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Autore: Rozzy    10/10/2014    1 recensioni
Thranduil riflette sulla natura delle scelte di Legolas, e nel mentre ricorda...
(Thorin x Thranduil con accenni di Aragorn x Legolas)
Genere: Drammatico, Erotico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Thorin Scudodiquercia, Thranduil
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Note Iniziali:

 

La storia che segue, nonchè mio debutto sulla scena delle fanfic su Lo Hobbit, ha avuto una gestazione lunghissima; forse perché mi sentivo troppo coinvolta, forse perchè amo troppo i personaggi che ne fanno parte, e quindi avevo paura di non rendere giustizia a loro e alle 10000000 idee che mi frullavano in testa (paura che non si è per niente sopita per altro...), l'ho iniziata questa primavera e da allora è stato un continuo rimaneggiamento; poi un giorno ho fatto pace col cervello (e con il mezzo miliardo di sotto-trame che si affollavano tra le righe e che puntualmente cancellavo) e l'ho finita, tutta di un getto. Spero che Il risultato sia quantomeno gradevole.

  

DISCLAIMER: niente si ciò che segue, a parte quel poco di trama, è mio. E' tutto di JRR Tolkien e di Peter Jackson.  Le parti in corsivo sono strofe della meravigliosa canzone "Daniel" dei Bat For Lashes (https://www.youtube.com/watch?v=Uk5kBLkYFlc) . Quel che resta, è frutto della mia (troppa e malriposta) immaginazione.

 

 

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UN PUGNO DI CENERE

A Flame in Your Heart

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La parte peggiore, era il ricordo, pensò Thranduil mentre guardava la foresta addormentarsi nella bruma vespertina fuori dalla finestra;

assito su una sedia di legno intarsiato, il fuoco crepitante alle spalle,  Thranduil, socchiudendo leggermente gli occhi color dell'edera, portò il bicchiere finemente decorato in foglia d'oro alla bocca, bevendo in piccoli sorsi il vino rosso

 

Quel mattino era tornata alla reggia la delegazione che settimane prima era partita per Imladris per portare a Elrond la notizia della fuga di Gollum; i messaggeri, privati di uno dei membri che avevano lasciato inizialmente Bosco Atro, recavano un messaggio che avrebbe preferito non dover ricevere, per quanto arcani auspici e la sua stessa preveggenza gliel'avessero sussurrato sin dalla nascita di Legolas: il principe ereditario aveva deciso di partire assieme a 4 hobbit, uno stregone, un nano, e due uomini per quella che, per quanto fosse stata benedetta da Sire Elrond, pareva una missione dai tratti suicidi.

 

La notizia, se da una parte era stata foriera di non poco scompiglio alla isolana corte di Bosco Atro, -ben poco abituata a impicciarsi di affari che non fossero i propri - non consisteva invece in una così grande sorpresa per il suo Re, per quanto gli fosse sgradita.

 

Thranduil infatti ben sapeva cosa recava con se l'Hobbit partito dalla della Contea che Legolas  avrebbe accompagnato verso Mordor, sapeva a cosa sarebbero andati incontro i 9 compagni, e non da ultimo…sapeva perché il figlio aveva deciso così impulsivamente di partire.

 

Un solo nome: Aragorn.

L'amicizia che legava l'uomo a Legolas era di lunghissima e inossidabile data e, molto più che spesso aveva mostrato tutti i tratti di un sentimento molto più profondo e pericoloso di una banale amicizia virile.

 

Aragorn (o Estel, che dir si volesse) non pareva accorgersene, e suo figlio faceva finta -anche con se stesso- che non foss'altro che un grande affetto maturato negli anni, ma c'era un sentimento che bruciava sopito e solo in attesa di essere attizzato in fondo al cuore di entrambi, visibile solo al suo occhio attento e sospettoso di padre, che travalicava di gran lunga il semplice legame affettivo. 

 

D'altra parte, Thranduil non poteva biasimare il suo erede, e non poteva che comprendere cosa muovesse il cuore della sua impulsiva progenie.

Il fuoco di passione e coraggio che brillava negli occhi azzurro cielo di Aragorn, era in grado di generare un'attrazione irresistibile, che aveva inevitabilmente attratto a se e poi rapito l'anima candida e pura di Legolas fin dal momento, anni addietro, in cui i due si erano conosciuti.

 

E come poteva, lui, biasimarlo?

 

Aragorn era bello, maestoso, coraggioso e impulsivo come solo un mortale sapeva esserlo.

 

Il fatto era che Thranduil sapeva molto bene cosa volesse dire, per un elfo millenario, persino un Sindar di razza pura del più alto lignaggio come loro, trovarsi a fare i conti con un simile tranello… 

 

Dunque era inevitabile che tutta la faccenda di Aragorn gli facesse venire in mente che l''unica altra volta in cui, anni prima -quasi 80, a ben pensarci-, aveva visto in occhi azzurri non dissimili, un'eguale regalità e un eguale, malcelato desiderio di auto distruzione. 

 

Ed era stato il momento in cui Thorin Scudodiquercia era arrivato a palazzo.

 

Un sorriso dolceamaro piegò le labbra del Sire Thranduil, e il suo sguardo si addolcì, mentre l'orlo del bicchiere gli sfiorava le labbra …


 

... when I first saw you

I knew that you had a flame in your heart

And under wild blue skies

Marble movie skies

I found a home in your eyes

We'll never be apart


 

Thorin era arrivato un giorno di autunno.

 

L'avevano trascinato di peso; i polsi legati, lercio, gli abiti laceri e puzzolenti, i capelli incrostati di terra e sangue e un buon numero di ferite aperte -alcune delle quali ancora fresche- come unico paramento regale.

Eppure, anche in quel momento di massima degradazione, quando si era trovato ai piedi del suo avversario mortale, all'anatema della sua vita nelle peggiori condizioni, nel momento in cui avrebbe dovuto piegare la testa e chiedere pietà e aiuto per se e per i suoi nella speranza di vedere un nuovo giorno (giacché quella, al momento, era la migliore prospettiva), Thorin non aveva perso un grammo della sua usuale arroganza.

 

Non c'era stata sottomissione né autocommiserazione, negli occhi che avevano guardato Thranduil come si guarda un fastidioso inconveniente al quale non si era pensato -o forse si era pensato, ma si era sperato di evitare a tutti i costi-. Thorin non aveva paura, non aveva vergogna. Era passione nuda e cruda, che si manifestava in uno spettro sfaccettato di azioni ed emozioni dettate prevalentemente dall'impulsività: odio, rabbia, sete di vendetta, melanconia, una sconfinata tristezza, eroismo e sconsideratezza.

 

Tutto questo era Thorin.

 

Thorin era tutto ciò che un eroe e un anti-eroe potevano essere, e anche di più. 

Thorin era un pugno nello stomaco e una sberla in faccia nella monotona vita meditativa e stanca , a tratti viziata dall'isolamento dorato, di un elfo millenario la cui unica scelta era come poter terminare meglio i suoi tortuosi anni immortali: se nella rovina che presto sarebbe caduta sulla sua torre d'avorio, tra fantasmi del passato e ombre del presente, o se nelle Terre Immortali.

 

 

And when the fires came

The smell of cinders and rain

Perfumed almost everything

We laughed and laughed and laughed

 

 

Più di ogni cosa, Thranduil faticava a dimenticare gli occhi di Thorin: quel punto di blu così delicato, da una parte, e contemporaneamente intenso e sanguigno dall'altra; quegli occhi erano fari che illuminavano il bel volto del principe di Erebor, circondato da un groviglio selvaggio di trecce e barba corvini, il naso adunco e le labbra carnose.

 

Che fossero stravolti dalla passione, dalla rabbia o da entrambe contemporaneamente, che fossero immersi nei propri pensieri o nelle proprie riflessioni, agli occhi di Thorin non si poteva mai fuggire.

 

Si, Thorin era bello, ah, se era bello

 

Il corpo del nano, a tratti riusciva ancora a sentire il suo odore, che gli gli era rimasto impresso addosso come una cicatrice, era basso e tozzo ma agile, sinuoso, muscoloso, asciutto.

C'era della regalità in Thorin, e della maestosità

Non chiamavano la stirpe di Durin "I re sotto la montagna" per niente:  erano solidi, maestosi, ben piantati a terra eppure regalmente indistruttibili esattamente come il monte sotto al quale vivevano.

 

Thranduil si rese conto di desiderarlo pochi giorni dopo l'inizio della prigionia dei nani.

Lo voleva, lo bramava come in vita sua aveva bramato solo gemme splendenti di rara bellezza, e se ne sentiva attratto come fin ad allora si era sentito attratto da cose terribili ma bellissime, come la morte.

 

Voleva sentirsi trascinare da quella tempesta che infuriava negli occhi blu di Scudodiquercia;

voleva sentirsi bruciare dal fuoco che ardeva nel cuore del Principe dei nani;

voleva sentirsi distruggere dalla sua brama di potere;

voleva farsi trascinare su quella terra dalla quale i nani traevano potere e vita, voleva sentirne il profumo, assaggiarne il gusto, sentirla scorrere fra le dita.

 

Voleva Thorin

 

Ma più di ogni altra cosa, voleva che Thorin lo bramasse, anche più di quanto lo desiderasse lui.

 

Non era stato facile, in quanto il nano era orgoglioso, ma, a essere proprio onesti, neanche troppo difficile.

Erano bastate poche, studiatissime visite alla cella del prigioniero nel cuore della notte, parole sussurrate in momenti vulnerabili tra il sonno e la veglia, 

trasparenze che appena svelavano, cascate di capelli color diamantino che appena coprivano, sorrisi appena accennati, seducenti ciglia nere come la notte che si schiudevano come petali su occhi color smeraldo.

 

…i nani, si sa, desiderano le cose belle più di ogni altra cosa.

E Thorin era cresciuto fra gli umani.  Ai desideri veniali di ori e gemme -spettri di un passato di gloria e opulenza- aveva imparato a contrapporre, in anni di povertà e indigenza, desideri molto più carnali e mondani.

E d'altra parte, Thranduil cos'era, se non una preziosa, bellissima gemma a sua volta?

Thranduil aveva l'oro sulla pelle, diamanti fra i capelli e smeraldi negli occhi, ed avvolto sempre più spesso in pesanti ma voluttuose vesti color rubino, o in sottili e leggerissime vestaglie ricamate di fili d'argento.

 

Quando Thorin si era arreso al potente desiderio di possedere quella meravigliosa gemma che risiedeva nel cuore del Bosco, la passione era diventata un'oscura brama.


 

And in the golden blue

Crying took me to

The darkest place you knew

And set fire to my heart



Si, c'era dell'oscurità in Thorin, ma d'altra parte non si poteva dire che non ce ne fosse altrettanta in Thranduil.

La vita era stata inclemente con loro due: entrambi si erano trovati a dover guidare la loro gente troppo presto, a dover sopportare la sofferenza e a difendere la vita di un popolo che amavano quanto loro stessi.

 

Entrambi avevano raccolto un'eredità pesantissima, entrambi si erano trovati ad avere a che fare con un nemico dalle potenzialità distruttive enormi, spropositate rispetto alle loro capacità di difesa.

 

Entrambi avevano perso molto più di quanto avessero guadagnato in quello scontro, ed entrambi vivevano attanagliati dal terrore di deludere le aspettative delle poche persone che veramente amavano.

 

Le responsabilità e la mano dell'oscurità avevano cambiato, contorto, esiliato nella propria torre d'avorio entrambi.

 

Di nessuno dei due si poteva vantare la grande bontà o la grande saggezza, neppure di Thranduil che, da creatura della luce, avrebbe dovuto esserlo per antonomasia -anche se nessuno poteva capire, poteva anche solo avvicinarsi a sospettare cosa potesse voler dire dover difendere il proprio popolo dagli orrori che popolavano Bosco Atro e i suoi confini giornalmente. Eppure non c'era mai pietà nella voce di chi sosteneva che gli elfi silvani erano meno saggi e meno buoni del loro cugini. Già. Come se per sopravvivere a ragni enormi e alla minaccia di Dol Guldur fosse bastata la saggezza e la bontà d'animo…-

ma di entrambi si cantava e si sarebbe cantato in futuro il coraggio, la tenacia, l'amore viscerale per il proprio, disgraziato popolo.

 

Era proprio In questa profonda oscurità, nell'abisso di disperazione così spesso trattenuta con briglie ferme e celata agli occhi delle persone a loro più care, Thorin e Thranduil si erano ritrovati


 

When I run in the dark,

To a place that's vast,

Under a sheet of rain in my heart,

I dream of home



Erano passati anni da alloraeppure era difficile che il ricordo di Thorin abbandonasse Thranduil, che se lo teneva stretto e ne rivangava la memoria di tanto in tanto come quando si gratta la crosta di una ferita fino a farla sanguinare di nuovo; come se il ricordo di Thorin, per quanto facesse male, fosse una delle poche cose che ancora lo teneva ancorato alla vita, a quella terra devastata, una luce nella corsa contro il tempo che era la lotta all'Oscurità.

 

Faceva fatica a lasciarlo andare, e ne soffriva immensamente, eppure…eppure quando il ricordo di Thorin ritornava, particolarmente forte o vivo, Thranduil sorrideva, sorrideva sempre.

 

Quando in serate come quella il suo sguardo si posava sul suo letto, su quelle lenzuola, su quella stanza che aveva visto il consumarsi della loro passione, Thranduil sorrideva.

 

E si sentiva a casa ...

 

 

But in a goodbye bed

With my arms around your neck

Into our mouths the tears crept

Just kids in the eye of the storm

 

Thranduil non aveva conosciuto l'esatto significato della parola "passione" che con Thorin.

 

La notte che Thranduil aveva finalmente ceduto al principe dei nani, in cui Thorin era entrato nelle sue stanze per la prima volta, l'apparentemente algido re degli Elfi aveva trovato il senso della tempesta che gli infuriava dentro dacché ne avesse ricordo.

 

Finalmente, dopo millenni di vita, aveva trovato un fuoco che eguagliasse quello che gli ardeva nel cuore, e che desiderasse domarlo e conquistarlo.

 

Li vedeva ancora, i propri capelli sciolti e sparsi sulle lenzuola di seta, mentre le mani del nano li accarezzavano, li annusavano come fossero il più dolce bouquet di rose, vi si tuffavano e li strappavano con violenza.

 

A tratti vedeva ancora quella distesa d'oro mischiata ad altre ciocche di capelli neri come la notte, grossi e spessi che ricadevano pesanti incorniciando il volto stravolto dalla passione del nano;  ricordava ancora la sensazione di quella barba ispida, ma così piacevole, quasi rassicurante, che gli sfregava il mento mentre baci ardenti venivano scambiati, o venivano posti con una certa urgenza sul suo collo e sulle sue spalle

 

Sentiva ancora in bocca il sapore di Thorin: vino e fumo, in una bocca e denti voraci che sembrava volessero strappargli le labbra dal viso tanta era la violenza con cui lo baciavano.

 

Ricordava ancora le spalle larghe, forti e ben tornite, di chi ha lavorato una vita con l'incudine e il martello, e ricordava di aver desiderato prepotentemente di vederle sopra di se con non poca lussuria quando Thorin si era sfilato con noncuranza la camicia

 

E poi le sue braccia muscolose, e le sue mani callose da fabbro...Ah, quelle mani…

 

Le vedeva ancora mentre gli accarezzavano il viso dopo essersi allontanato brevemente da un bacio, gli schiudevano la vestaglia di seta sulle spalle mentre scendevano sul petto, si soffermavano all'altezza del suo ombelico allentando la sottile cintura quasi con reverenza e poi gli ghermivano le cosce, spalancandole, mentre i due lembi della vestaglia franavano come neve sulle lenzuola e quella stessa bocca iniziava a baciare con desiderio l'interno della sua gamba sinistra.

 

Ricordava, Thranduil che in quel momento, la testa ritorta all'indietro sul cuscino in preda al piacere, mentre Thorin si saziava della sua carne sempre più in giù verso la parte che più desiderava soddisfare, aveva chiuso gli occhi e aveva pensato che fosse la cosa più dolce, vedere l'orgoglioso re sotto la montagna  capitolare in mezzo alle proprie gambe.

Aveva pensato che quella sensazione di trionfo e di totale appagamento fosse una vittoria così tanto meritata dopo secolo di diatribe e scontri.

 

Eppure ...

 

Eppure quando, secondi, o minuti, o forse ore più tardi sentì il nano che lo penetrava con foga, mentre quegli occhi color dell'Iris lo inchiodavano al cuscino e solo gemiti incontrollabili e confusi gli uscivano dalle labbra, Thranduil non era stato poi più così tanto sicuro di essere lui il vincitore di quella guerra.

 

Quella notte si era protratta all'infinito;

 

Thranduil aveva preso dentro di sé Thorin in tutti i modi in cui gli era stato possibile;

Gli aveva dato piacere con la bocca mentre le rudi mani dell'altro gli tenevano la testa e gli strappavano i capelli, e poi, quando Thorin era stato sull'orlo dell'orgasmo l'aveva cavalcato come cavalcava i suoi stalloni più selvaggi, sentendoselo arrivare dentro fino in fondo a proprio piacimento mentre il nano, supino sul letto, non poteva far altro che dimenarsi selvaggiamente sotto di lui

Si era fatto prendere da dietro come un animale, le proprie mani che arpionavano il muro cercando sostegno ma faticando a trovarlo tra le spinte potenti di Thorin.

 

E ogni volta che aveva sentito il seme del nano sciogliersi in mezzo alle sue cosce, ai suoi glutei, in bocca, mentre Thorin gridava agli Dei e gridava il suo nome, si era sentito trionfante e vivo.

 

E non c'era stato più niente di tanto bello quanto era stato sentire il viso di Thorin affondato tra i suoi capelli che, dopo l'ultimo orgasmo, disperdeva lacrime singhiozzanti di dolore e disperazione per aver conquistato, amato, rovinato, la più bella e preziosa delle gemme di Arda
 

 

And as my house spun round

My dreams pulled me from the ground

Forever to search for the flame

For home again

For home again

 


Ogni muscolo del corpo di Thranduil doleva, il giorno seguente, dalla base del collo alle spalle muscolose, dagli addominali alla cima delle cosce.

 

Thranduil ancora ricordava la propria immagine riflessa allo specchio il mattino dopo la loro prima notte di sesso:

il mento e il collo arrossati dallo sfregare della  barba del nano contro la sua pelle nella foga dei tanti baci, le labbra gonfie, quasi tumefatte dai morsi, e tra le sue dita ancora qualche capello nero corvino, indubbiamente reciso con foga dalle trecce che adornavano i lati del bel volto di Thorin.

 

I suoi capelli d'oro erano scarmigliati e annodati, sparsi disordinatamente sul petto ampio e sulle braccia.

 

Un buon numero di lividi era apparso sulle cosce, che il nano aveva stretto, accarezzato stritolato all'inverosimile mentre si allargavano sotto di lui o mentre lo cingevano, e sulla vita (sottile, rispetto all'ampiezza delle spalle), che aveva stretto per cercare di controllare il ritmo dell'amplesso.

 

La parte posteriore del suo corpo…non aveva osato guardarla.

Sentiva addosso tracce residue di sperma nell'incavo del sedere e sapeva dei numerosi graffi che aveva sulla schiena.

 

Si era guardato ammirato.

Erano secoli che non si trovava così bello, così vivo, così…umano.

 

Da quella notte non c'era stata una sola notte in cui il nano e l'elfo non avessero fatto l'amore.

 

 

When I run in the dark,

Into a place that's vast,

Under a sheet of rain in my heart,

I dream of home


 

…finché Thranduil non aveva iniziato a sperare che Thorin non se ne andasse mai

 

Invece Thorin se ne era andato.

 

Thranduil se l'era lasciato sfuggire, e deluso, incattivito, e impaurito da quel che di lì a poco sarebbe successo aveva dato ordine che niente e nessuno uscisse né entrasse più dalla sua reggia. 

 

Il senso di responsabilità e la sua altrettanto coriacea cocciutaggine gli avevano impedito di seguirlo, di fermalo, di implorarlo e … di salvarlo.

 

Quindi Thorin se n'era andato, aveva risvegliato il drago, aveva combattuto ed era morto.

 

E nel momento in cui quella che poi avrebbe preso il nome della Battaglia dei 5 Eserciti aveva raggiunto il culmine, nel momento in cui amore e morte si erano abbracciati al loro apice nell'infuriare della guerra, Thorin aveva esalato il suo ultimo respiro, e Thranduil aveva pianto.

 

Perché da quel momento, a parte il ricordo, non gli era rimasto in mano che un pugno di cenere, e il ricordo di come si era sentito vivo.

 

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fine

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NOTE CONCLUSIVE:

 

Spero di non essere andata troppo OOC....E' che, come per le trame, nella mia testa si affollano anche un mezzo milione di Thranduil diversi. Quale scegliere perchè sia il più possibile fedele all'originale è sempre un dilemma. Spero di averne prodotto una versione decente, a sto giro.

Comunque, vi incoraggio caldamente a recensire. Ci tengo che non rimanga un caso isolato, questa storia, e dei pareri son sempre ben accetti. 

  
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