Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: AidenGKHolmes    10/10/2014    6 recensioni
Nosense, nosense e ancora nosense, mescolato con molte dosi di idiozia e demenzialità.
Perchè non tutti sanno parcheggiare correttamente un furgone. Specialmente in certe condizioni.
Potrebbero sostituirlo al colpo di pistola alla nuca in Cina come metodo di esecuzione.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Duca di Weselton, Elsa, Hans, Kristoff
Note: AU, Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
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COME I PARCHEGGI NON FUNZIONANO

Una non romantica storia nosense per tutta la famiglia 
 


***



Kristoff si svegliò di soprassalto, mentre il suo viso veniva punto da una folata di vento simile alla puntura di mille spilli. Tutto attorno a lui sembrava roteare paurosamente, mentre i suoi occhi si abituavano alla luce solare.

La prima cosa che il giovane notò fu la nebbia e, poco dopo, la totale assenza di persone sui marciapiedi attorno a lui. Era sdraiato su una panchina di una via totalmente sconosciuta e non riusciva a ricordarsi come diamine ci fosse arrivato, nè perchè si trovasse là.

Tutti gli eventi successi dalla sera precedente sembravano sfuggire al suo cervello, come se tentasse di afferrare il fumo.

La sua mente, stranamente, non riusciva a formulare un pensiero più lungo e complesso di qualche sillaba e, a quanto  pare, nemmeno il suo corpo sembrava voler collaborare al corretto funzionamento di braccia e gambe, ragion per cui, non appena tentò di alzarsi in piedi, crollò rovinosamente a terra, gemendo di dolore, che dalle costole si propagava fino al braccio sinistro. Il suo naso si trovò a pochi centimetri da una bottiglia di Jack Daniel's semivuota, ma Kristoff non era nelle condizioni di intendere che colui che se l'era svuotata solo poche ore prima era proprio lui.

Inoltre... perchè continuava a tornarle in mente il ricordo di una ragazza dal viso coperto di lentiggini e coi capelli rossi? Chi era? Cosa voleva? Perchè stava infestando il suo cranio?
Improvvisamente la sua mente si rischiarò, come una tempesta estiva che si dissolve repentinamente:

"Al diavolo le feste dei diciotto anni..." Mugugnò inizialmente, appoggiandosi sgraziatamente allo schienale della panchina e tirandosi in piedi, facendo leva con le braccia. Nel girarsi, tuttavia, un dettaglio non poco rilevante attirò la sua attenzione:

"C'è un motivo per cui un camion dei gelati fumante ha sfondato la vetrina di una libreria?" Biascicò ad alta voce, osservando lo sconquasso che il veicolo aveva causato: il muro dell'edificio era stato sfondato e i pezzi di intonaco, cemento e vetri vari, oltre all'insegna color verde scuro "Libreria da Agdar, dove i libri prendono il volo", caduta sul marciapiede.

"Letteralmente..." Pensò Kristoff, riferendosi alla scritta.

Cercando di non ondeggiare, Kristoff entrò nell'edificio da quella nuova entrata a forma di cratere, per poi aprire lo sportello del conducente, senza tuttavia trovare il guidatore.
Un rumore improvviso, simile al verso di un lupo rabbioso che osserva la preda, fece raggelare il sangue a Kristoff, che si voltò di scatto.

La vista che gli si presentò davanti lo lascio piuttosto interdetto:

"Qualcuno può spiegarmi perchè il duca di Weselton è  sdraiato sul bancone? E soprattutto... perchè indossa un travestimento da Spongebob?" Si chiese il ragazzo, che subito dopo controllò il polso dell'anziano, per verificare che fosse effettivamente vivo.
Il battito era ben evidente, e la sua permanenza nel mondo dei vivi era verificata anche dal suo pesante russare, probabilmente risentiva ancora della sbornia della sera prima... aspetta, era anche lui un invitato alla festa? Kristoff non se lo ricordava.

Altri rumori, sul retro del negozio, attirarono la sua attenzione. Senza farsi implorare, si precipitò nel retrobottega, dove si trovò davanti ad uno spettacolo macabro, orrorifico, terrificante... semplicemente indescrivibile.

Una serie di lattine erano sparse su tutto il pavimento, chi era stato tanto incosciente da non mettere la birra in frigo?!
Kristoff si lanciò su di esse, raccogliendole amorevolmente tra le sue braccia e borbottando qualcosa sul mettere al sicuro l'antico vaso, per poi sbatterle con irruenza in un frigobar poco distante.

Una nuova sensazione si fece largo tra i suoi confusi pensieri: si sentiva osservato, come se qualcuno lo stesse spiando da dietro una porta socchiusa, l'unica della stanza. Cercò di raggiungerla, ma inciampò su una lattina vuota, imprecando violentemente.
Dopo essersi rialzato si avvicinò alla porta, aprendola con uno strattone. Una ragazza dai capelli rossi, stretti in due trecce, lo guardava, dapprima quasi spaventata, per poi sostituire l'iniziale espressione con un mezzo sorriso lentigginoso, che tuttavia scomparve non appena si rese conto di chi fosse quel ragazzo biondo.

"Ma scusa, come cavolo hai fatto a parcheggiare il camion dentro la vetrina?" Chiese Anna, a metà tra lo shock e la rabbia.

Kristoff la guardò senza capire, prima si sentì gli angoli della sua bocca arricciarsi in un sorrisino da ebete. Tale risolino venne, tuttavia, smorzato dal tono di Anna:

"La vetrina era praticamente nuova, ci devi più di mille dollari!" Continuò la ragazza, ma Kristoff non sembrava aver compreso una sola parola.
"Scusa, e tu saresti...?" Chiese Kristoff, mentre l'odore del rum bevuto la sera prima si faceva strada nel suo naso, atrofizzando il suo senso dell'olfatto.
"Non sai leggere? Sono Anna" Indicando la targhetta appuntata al suo petto "AN-NA" Scandì "E sono la figlia della proprietaria del negozio"
"Che magari è il tizio svenuto sul bancone? Che diamine ci fa lì?" Domandò il ragazzo, scrocchiandosi il collo.
"Svenuto dove?!" Rispose lei, sgranando gli occhi e scansando il ragazzo con un braccio, facendosi strada fino all'interno del negozio.
"Oh... già, ieri ha bevuto un po' troppo... comunque no, non è lui mio padre..." Commentò in seguito, tranquillizzandosi momentaneamente, osservando il duca che, nel frattempo, rotolò giù dal suo giaciglio, atterrando di faccia su un gelato che era volato fuori dal camion a causa dell'incidente.

"Eh?" Chiese l'uomo, alzando la faccia impiastrata di gelato alla fragola "Sì certo, signora Miller, certo.. voglio ballare con lei..." Sbiascicò, prima di lasciar nuovamente cadere la faccia sul pavimento, riprendendo poi a russare come un orso in letargo.
"Ok, questo lo lasciamo qui" Commentò Kristoff, prima di sedersi su una poltrona, aprendo un libro a caso, preso da uno scaffale, e cominciando a leggerlo, nonostante lo stesse impugnando al contrario "Chi diavolo è Epicuro?" Chiese, poi.
Anna alza le spalle, mentre cerca di spostare il duca di Weselton da terra, spostando col piede un libro che è rimasto vittima, assieme ad un paio di scaffali e agli altri tomi, dell'incidente col furgone.

"Questa è una LIBRERIA, non una biblioteca, se vuoi leggere, devi comprare" Puntualizzò lei, stizzita.

Kristoff la guardò, attonito, per poi iniziare a frugare tra gli scaffali. Infine sbattè un libro sul bancone, con un sorrisetto furbo ed ironico.

Fare il gelato - Il manuale, questo era il titolo.

"Forse non ci siamo capiti... potresti acquistare ciò che vuoi, se col tuo parcheggio non avessi tranciato i cavi della corrente... e vuoi spiegarmi che diamine ci fa un frigobar nel retro del negozio?"

Kristoff rimase deluso da quella reazione, le sue tecniche di seduzione non avevano mai fallito!
Cosa fare, cosa dire?!

"Ehm... volevo portare un po' di dolcezza in questo posto" Azzardò lui, sorridendo maliziosamente.
"E giustamente hai pensato di entrare con un furgone nel mio negozio...." Mormorò Anna. Kristoff, per tutta risposta, si scolò una birra, che reggeva da ormai dieci minuti, tutta d'un fiato, ruttando rumorosamente e sbattendosi la lattina sulla testa, una volta vuota.

Anna scosse la testa ed incrociò le braccia, per poi allontanarsi nel retro del negozio, borbottando qualcosa che suonò come "Questo, adesso, se la vedrà con Elsa..."
"Ehi, dove vai? Non te la fai una birretta?" Le domandò Kristoff, rincorrendola, per poi inciampare nuovamente nella stessa lattina e sbattendo, infine, la testa contro l'intelaiatura della porta, perdendo i sensi.

***

Appena svegliatosi, la prima cosa che notò fu il viso di una ragazza dai capelli platinati, chinata su di lui.

"Ah, bene, un altro ubriacone della festa di ieri..." Disse lei, tagliente "Come l'hai presa la patente, coi punti del latte?"
"Veramente erano quelli della Wal Mart, ma sono dettagli... illuminami un attimo, dove sono, chi sei, chi sono e cosa sei?"

La ragazza gli tirò un braccio per farlo alzare in piedi, riuscendo nel suo intento al terzo tentativo.

"Sei... Kristoff" Disse Anna, spuntando fuori da non si sa quale pertugio, il suo sguardo era fisso sulla carta d'identità del giovane.
"Io sono Elsa, El..." Tentò la bionda
"Lascia stare, Elsa, ci ho già provato anch'io..."
"Ok, ok, Elna, Ansa e cose così... qualcuno sa che fine ha fatto Hans? L'ultima volta che l'ho visto aveva detto qualcosa a proposito di una spranga in metallo e di un paio di persone che ascoltano musica house..."
Mormorò Kristoff, rotolando giù dal luogo dove era disteso.
"Cosa c'entra ora il mio ragazzo?!" Ribattè Elsa, indignata.
Anna le lanciò un occhiataccia, per poi rispondere "E' andato a casa. Lo conosci?"
"Lo conosce meglio la bottiglia di vodka che si è scolato ieri sera, oltre al palo con cui ha tentato di pomiciare..." Affermò l'altro, mentre la sua testa girava come il cestello di una lavatrice a pieno regime
"A proposito, furia scatenata, sei impegnata?" Chiese poi, Kristoff.

Anna dovette fare appello a tutte le sue forze per evitare di tirargli una sberla in pieno viso, se non altro lo avrebbe fatto tornare in sè...

"Ah, sì, sono molto impegnata... a ripulire questo disastro!" Esclamò lei, sarcastica, additando la vetrina ormai distrutta e al veicolo incastrato nel negozio.
"Bonjour finesse" Disse Elsa, commentando le avances del ragazzo.
"E comunque i pali non baciano bene" Rispose Kristoff.
"L'avevo intuito" Ribattè la rossa, sorridendogli in modo sinceramente divertito per la prima volta, iniziando a raccogliere i vetri dal pavimento.

Elsa fece sedere Kristoff, che puntualmente si bevve un'altra birra, osservando la platinata nell'atto di rimettere in ordine i libri.

"Ehi... ehi... quel palo era un eccezione... io lo amavo..." Biascicò, per poi crollare svenuto nuovamente a terra, a causa della nuova introduzione di alcol nell'organismo.
"Ma quanto cavolo ha bevuto, 'sto tizio?" Chiese Elsa, prima di recarsi sul retro a chiamare l'assicurazione.
"Non domandarmelo... e come lo togliamo il furgone da qui?" Chiese Anna, prima che il lampadario si staccasse dal soffitto, precipitando accanto al duca di Weselton, il quale, svegliato dal fracasso infernale di vetri e ferraglia varia, schizzò in piedi, correndo via dal negozio nel modo più goffo che le ragazze avessero mai visto.

Direzione 73esima   strada nord.

"Però è carino, dai..." Concluse Anna, sfiorandogli i capelli dorati.
"Chiamo Hans, forse lui ci potrà aiutare..." Continuò la maggiore, portandosi il cellulare all'orecchio.

***

Nel frattempo Hans si era pacificamente assopito nel frigorifero di casa sua e, nel tentativo di sdraiarsi in esso, aveva distrutto tutti i ripiani. Dai suoi capelli cadevano alcune gocce di salsa piccante, appartenenti al pollo del giorno prima.
Sentendo il telefono squillare, Hans si alzò di scatto, prendendo una craniata tremenda che lo fece ripiombare seduto.

Il secondo tentativo andò a buon fine; riuscì ad accettare la chiamata e ad ascoltare ciò che Elsa aveva da riferirgli, rispondendo a monosillabi. Una volta conclusa la conversazione aveva capito solo che doveva recarsi alla libreria della sua ragazza, non si sa bene per far cosa.

Cinque minuti dopo si ritrovò a salterellare allegramente sul vialetto di casa sua, con gli abiti ancora intrisi di fumo, alcol e salsa piccante.

"A quanto pareeeeeeeee c'è un camion dei gelati nella li-bre-ri-aaaaaaaa!" cantava a squarciagola, causando la rottura di un bicchiere di cristallo in una vetrinetta di una casa poco distante.

Perdendo l'equilibrio, picchiò il naso sul finestrino dell'auto, tingendolo di rosso. Ma un dettaglio attirò la sua attenzione come un magnete; era proprio vero? Non stava sognando? Hans strabuzzò gli occhi.

"Ci sono gli sconti Ikea!" Gridò entusiasta, osservando il volantino posato sul cruscotto, mentre cercava le chiavi.

Dopo aver messo in moto l'auto, partì a tutta velocità, guidando in modo professionale e sicuro, come avrebbe in seguito affermato.
In cinque minuti era arrivato alla libreria; scese dal veicolo e si trascinò fino all'ingresso, sventolando il foglietto pubblicitario

"Oh, una poltrona di pelle scontata del 50%!" Esclamò, mentre Elsa gli andava incontro, preoccupata.
"Ma perchè ci hai messo tanto?" Domandò lei, notando la carrozzeria devastata dell'auto e i resti di un'anguria che giacevano tristemente sul parabrezza.

Hans non rispose nulla, si fece strada nel negozio, ignorandola e appoggiandosi al bancone dove giaceva Kristoff.

"Zio Kristooooooff!" Lo salutò vivacemente, ricevendo un grugnito come risposta.
"Come sarebbe zio? Che mi sono persa?" Chiese Anna.
"Oh, Anna, ma come sei antica! Lui non è mio zio, ma è zio Kristoff" Le spiegò Hans, scombussolandola ancora di più.
"E' il loro modo di salutarsi, capisci?" Aggiunse Elsa.
"Dai, vado a tirare fuori il vetrino dalla camiona!" Continuò Hans, dirigendosi verso il mezzo.

Imprecando come un camionista, Hans tentò di aprire la portiera, senza riuscirci ma, non appena mollò la presa dalla maniglia, lo sportello si staccò dai cardini, cadendo a terra con un fracasso allucinante.
Intanto Kristoff riprese conoscienza, buttandosi, senza rendersene conto, tra le braccia della rossa
"Kristoff! Che fai!" Esclamò Elsa, trascinandolo via.

"Ma come... non è quel sexy palo di ieri sera?" Domandò Kristoff, dubbioso.
"Salta su, zio, che andiamo ad approfittare degli sconti sulle candeline aromatizzanti svedesi!" Disse Hans, entusiasta.

Tra lo sferragliare del motore e le marce innestate a suon di calci, il furgone uscì lentamente dal negozio, trascinandosi appresso uno scaffale ancora in piedi, seppur precariamente, rimanendo attaccata al paraurti posteriore.
Il veicolo, si allontanò sfrecciando lungo la strada, lo stridio delle gomme alla prima curva fu l'ultima cosa che le due ragazze sentirono.

"Ehi, Elsa, è un bel ragazzo" Affermò la minore, prendendo, col dito, un po' di gelato alla fragola  e portandoselo alle labbra.
"Sarà bello per te, ma Hans è molto meglio" Sostenne l'altra "Toglimi una curiosità... perchè stai leccando del gelato dal bancone?"

Anna spostò i suoi occhi vivaci su di lei "E' il mio gusto preferito" Le rispose ridendo.




Note dell'autore/autrice (No, Kesserling non cambia di sesso): verrà il giorno in cui pubblicherò robe sensate e serie, ma non è questo il giorno! Quest'oggi si postano boiate!

Ok, basta cavolate... dunque, questa storia è un collab; nasce da un'epica chattata con LateNight_01 (Un'altra bravissima scrittrice di questo fandom http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=729374), che mi ha proposto di creare una storia scrivendo un input, per poi svilupparla ad ogni nostro messaggio. Ed è così che abbiamo creato questa... roba, assolutamente allucinante e priva di qualsivoglia significato morale, politico, umoristico, culturale, religioso e aggiungerei anche puccioso.

Ringrazio nuovamente LateNight_01, la vera mente dietro a questo casino di storia senza senso.
Spero che vi piaccia, se non ci capite un cavolo... beh, è normale, credo XD

Kesserling in compagnia di LateNight_01




 
   
 
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