Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Gobbigliaverde    11/10/2014    4 recensioni
lei è umana, prima o poi dovrà morire.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
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IL CUORE DEL GHIACCIO

Arendelle. Un luogo inutile. Solo e solo ghiaccio. E il mio divertimento? Creare il freddo. Che divertimento c'è a creare il freddo dove è già tutto completamente congelato?
    Ah, sì. Dimenticavo. Io sono Jack Frost. Ed ero li, ad Arendelle quando è nata quella principessina... Elsa. La magia? È cominciato tutto da un mio stupido errore: L'estate quasi perenne di Arendelle è stata ghiacciata per quasi 10 giorni, l'anno della sua nascita, e lei è nata con quelli che tutti definivano "poteri". A causa sua tutto il mio divertimento era sparito. Il giorno che lei fuggì, io decisi di seguirla. Lei non credeva in me, esattamente come tutto il resto del mondo, quindi non mi poteva vedere. I suoi capelli intrecciati ondeggiavano di fronte al mio naso, mentre lei creava opere che non avrei neppure potuto immaginare, con la MIA materia. Una rampa di scale enorme, lucente, cristallina, sembrava invogliare tutti gli amanti del ghiaccio come me ad avvicinarsi a quel meraviglioso castello. DOVEVO fermarla. Io sono il padrone dell'inverno, unico e insostituibile. Mi arrampicai sul terrazzo, e aspettai. Eccola, baldanzosa, con un abito più sfarzoso di quello che indossava all'incoronazione. Stavo quasi per pensare al fatto che era davvero bella, quando notai che, a rendere luccicante l'abito, c'era il ghiaccio. Il MIO ghiaccio. Qualcosa non andava. Io dovevo essere l'unico a poter controllare il freddo, e invece...
    E se... Un incidente può capitare a tutti, no? Il ghiaccio è pericoloso per quelli che non ne hanno il pieno controllo. Per un'intera settimana cercai di far accadere qualcosa, ma nulla. Lei, per un motivo o per l'altro sembrava non accorgersi neanche dei pericoli che le facevo correre. Un giorno però, un pensiero mi balenò in mente: lei è umana, prima o poi dovrà morire. Così, andai avanti intere giornate a ripetermi la stessa frase, e il sorriso mi ritornava subito sulle labbra. Fu così per molto tempo, ma un giorno, scivolai sul corrimano delle scale, e caddi a terra con un grande tonfo. Quella fu la prima volta che qualcuno si girò verso di me. Mi scrutava con aria ostile, ma io ero troppo preso ad assaporare la sensazione di essere guardato per accorgermi delle sue domande. Senza pensarci presi il mio bastone, e come a dimostrazione di quello che sapevo fare, provocai una nevicata all'interno della stanza. Vidi i suoi occhi azzurri vagare stupiti cercando la fonte di tutta quella bellezza, e poi la sua bocca inarcarsi in un sorriso a trentadue denti, poi la sua voce, come un'incantesimo più bello della neve rubò tutte le mie attenzioni: "allora non sono sola..."
    Eh no, Elsa, non eri sola. Quello stesso giorno stipulammo un patto. Io le avrei insegnato a controllare almeno in parte la magia, e lei mi avrebbe insegnato a creare cose tanto spettacolari quanto il suo castello. Ogni giorno però, mi svegliavo con la stessa frase in testa: lei è umana, prima o poi dovrà morire. All'inizio ero solo un po' triste, ma col tempo ogni sera piangevo ogni attimo che era passato, poiché per lei non sarebbe più tornato. Per lei forse ero soltanto una leggenda, una storia narrata ai bambini, forse credeva fossi solo frutto della sua immaginazione. Ma per me, lei era più di un'amica: prima di lei, credevo di amare la mia solitudine.
    Ma ora sono qui, al funerale di una grande regina, che se ne è andata gustandosi tutta la sua vecchiaia, a leggere queste parole che ho scritto ad alta voce, anche se nessuno di presenti può ne sentirmi ne vedermi. Elsa, non sei sola. Non lo sei mai stata. Io però, ora dovrò esserlo per tutto il resto della mia infinita vita. Credo che la cosa peggiore che mi sia capitata è proprio averti conosciuta, perché d'ora in poi saprò che cosa vuol dire amare, ma sarò costretto a non poterlo fare più.

  
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