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Autore: PaleMagnolia    13/10/2008    0 recensioni
Il giovane, benestante Keith Finnegan viene ritrovato, morto, nel garage di casa sua. Nè Richard, l'ex fidanzato, nè la sorella Nicole credono che si tratti di suicidio. Richard indaga in sordina, cercando al contempo di non perdere il posto di protagonista nell'opera Le Corsaire, ottenuto in parte grazie al suo talento e in parte alle raccomandazioni di Keith. Le cose si complicano quando Elizabeth, prima ballerina della compagnia, diventa una presenza troppo assidua nella vita di Richard...
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo e i seguenti risulteranno, temo, capitoli "di transizione" non molto densi di avvenimenti. Ma, da brava grafomane, ho complicato eccessivamente la trama e ora la devo districare un po'. Spero che questa parte della storia non risulti troppo pesante, ma credo sia funzionale al proseguimento della storia. (Sì, lo so, dato che l'autrice sono io, avrei potuto evitare di ingarbugliare così le cose: ma i personaggi mi hanno preso la mano, facendo quel che volevano loro, e io ho una personalità troppo debole per contrastarli...)

 

E invece, Wilkes non diede nessuna spiegazione, quando si incontrarono davanti a casa Finnegan, il giorno seguente

E invece, Wilkes non diede nessuna spiegazione, quando si incontrarono davanti a casa Finnegan, il giorno seguente. Prima di entrare, Richard lo aveva preso per una manica per farlo girare verso di lui, e gli aveva parlato delle due telefonate a vuoto.

Sulle scale dell’ingresso, il notaio si voltò; la luce si rifletteva sulle lenti degli occhialini tondi, in modo che Richard non riusciva a vedere i suoi occhi, ma solo due cerchi bianchi, inespressivi..

L’aria gli usciva a sbuffi dalle labbra pallide, le guance scarne arrossate dal freddo.

Il taglio severo del suo cappotto, gli occhiali fuori moda, la rigida borsa porta-documenti di pelle, lo facevano sembrare un medico d’altri tempi.

“Non so che dirle, mr.Williams.” aveva replicato, semplicemente.

Il tono quieto, quasi di scusa, che aveva usato, convinse Richard di essersi sbagliato sul suo conto. Lo seguì in casa, imbarazzato.

Wilkes si presentò e procedette alla lettura del testamento, con voce bassa e pacata.

Quand’ebbe finito, si tolse gli occhialini con gesto rapido, quasi un tic nerveux, e girò lo sguardo sui presenti. I suoi occhi azzurro cupo passarono da Nicole a Richard, a Mr. Finnegan.

“Qualche domanda?”, chiese infine, gentile.

Tutti scossero la testa; Mr.Finnegan si alzò dalla poltrona e lo ringraziò con voce turbata, stringendogli brevemente la mano.

Wilkes ricambiò la stretta, ma sembrò improvvisamente ansioso di andarsene. Scusandosi per la fretta, cominciò a raccogliere le sue cose, quando Mr.Finnegan lo fermò.

“Mr. Wilkes, mio figlio le ha dato tutto ciò che le spettava? Lei è stato così gentile, e io non vorrei essere in debito…”

“Oh, no, no, Mr. Finnegan, sono a posto con i pagamenti, davvero.” cercò di schermirsi l’uomo, a disagio.

“Per favore, può controllare? Non è- non era raro che mio figlio lasciasse conti da pagare.”

“Controllerò, Mr. Finnegan, ma sono sicuro che suo figlio mi avesse dato quanto dovuto.”

“In ogni caso, potrebbe lasciarmi recapito telefonico col quale io possa contattarla?

“Ma certamente.” Wilkes tolse dalla tasca della giacca un biglietto da visita, poi lo girò e scrisse qualcosa sul retro. “Non ho ancora fatto stampare il numero del mio telefonino”, spiegò, con un sorriso di scusa.

Mr. Finnegan prese il biglietto e diede una rapida occhiata, poi se lo mise in tasca.

“Grazie, Mr. Wilkes.”

“Di nulla. Ora, se volete scusarmi --”

Wilkes prese la borsa e il cappotto, e uscì.

Richard, Nicole e Mr. Finnegan restarono a guardarsi in silenzio, a disagio.

Mr. Finnegan si schiarì la gola, si scusò e disse che andava a riposare. Prima di uscire, si girò verso Richard. “Grazie per essere venuto”, disse.

Richard e Nikki rimasero soli.

“Dunque, Ben Wilkes era il suo notaio, non il suo nuovo compagno”, disse infine Nikki, dopo un lungo silenzio.

“Già.”

“Mi spiace”

“Non fa niente.” Richard sospirò. “Sai, ieri sera ho persino pensato che avesse falsificato il testamento”, disse, e le spiegò brevemente gli avvenimenti del giorno prima.

“Fa’ vedere”, disse Nikki, incuriosita, prendendo la copia che il notaio aveva lasciato sul tavolo.

“Vedi? Le firme sono diverse, ma la lettera “n” è fatta allo stesso modo.”

Mentre lo diceva, Richard stesso si rese conto di quanto debole fosse la sua argomentazione.

“Uhm.”, fece Nikki, poco convinta. “A me sembra solo che entrambi avessero un po’ fretta. Anche io scrivo in quel modo, quando non ho tempo.”

Posò il foglio e si appoggiò al tavolo, le braccia conserte.

“E per quanto riguarda le telefonate, può darsi che fossero le persone sbagliate. Forse erano amici di Keith dai tempi del college.”

“Sì, probabilmente hai ragione”, mormorò Richard, avvilito. Non tentò nemmeno di farle notare che aveva trovato i due nomi nella stessa pagina dell’elenco. Gli avrebbe risposto che era ovvio, dato che i loro cognomi erano uno seguente all’altro in ordine alfabetico.

Nikki si staccò dal tavolo. “Be’, io devo andare, adesso. Non farti prendere troppo da questa storia, intesi? Hai un lavoro da mantenere, Keith non vorrebbe che tu gettassi la tua grande occasione al vento.”

Richard prese la sua giacca e si preparò ad andarsene a sua volta.

“D’accordo.” Disse. “Cercherò di non pensarci, per un po’. Ci vediamo, Nikki.”

“Ci vediamo.”

 

 

 

  
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