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Autore: pandamito    14/10/2014    0 recensioni
[Licantropi/Lupus in Fabula]
Alpha vive in un villaggio attaccato ogni notte dai lupi mannari. Così, dopo diversi attacchi in passato, il sindaco annuncia un'assemblea ogni mattina, dove si deve votare una persona che andrà al rogo, sperando sia un lupo, per porre fine agli omicidi.
Quello che nessuno sa, però, è che Alpha stesso è un licantropo, morso tempo addietro da una giovane donna di nome Ruby, che cercava qualcuno da unire al suo branco.
Nessuno si fida di nessuno al villaggio, tutti sono pronti a puntare il dito contro gli altri pur di salvarsi la vita.
Alpha, invece, ha delle persone da proteggere. Se da una parte c'è Ruby, dall'altra c'è la giovane che ormai da tempo ha rubato il suo cuore.
E alla fine Alpha dovrà chiedersi da che parte sarà disposto a stare.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il tradimento del lupo.
 
 
Odiava quell’Assemblea che si svolgeva ogni mattina in piazza, odiava ascoltare la gente ciarlare e dire essenzialmente nulla. Eppure doveva farlo, il sindaco diceva che era un dovere di tutti, affinché il villaggio potesse vivere in pace.
Una smorfia gli comparve sul viso a quel pensiero. Vivere in pace? I lupi non erano tanto stupidi da lasciarsi mettere al rogo così facilmente e di notte avrebbero continuato a cibarsi.
 
Si passò una mano sul braccio coperto dalla camicia, sprofondando nei ricordi.
Tempo addietro ricordava come lì era stato morso.
Era appena uscito dall’osteria, dopo una notte di fuoco passata in compagnia di Rose, la bella puttana con cui gli piaceva intrattenersi. Camminò costeggiando il bosco per tornare nella sua piccola baracca da taglialegna, quando sentì un ringhio provenire dall’ombra della foresta. Si arrestò per qualche attimo, capendo che lì non era al sicuro, doveva tornare a casa il più in fretta possibile. Accelerò il passo, il cuore gli batteva in gola e cercava di ignorare gli scricchiolii dei rami a terra, ma di concentrarsi sulla sua meta.
Un’ombra balzò velocemente su di lui, atterrandolo; lanciò un urlo, ritrovandosi il volto del lupo a pochi centimetri dal viso, che gli ringhiava contro e spalancava le fauci. Stava per morire, ecco tutto.
Ma poi il lupo lo morse su quello stesso braccio che ora accarezzava e poi si allontanò da lui con un balzo, aspettando la sua reazione.
Alpha Myth – ecco il suo nome – lanciò un altro grido di dolore, tenendosi il braccio grondante di sangue, agitandosi a terra in preda alle convulsioni. Dopo quel che gli sembrò un tempo infinito e agonizzante, svenne e credette di essere morto.
 
Quando riaprì gli occhi, si ritrovò il volto chino di una bella ragazza che lo fissava. Aveva lunghi ricci castani, occhi scuri, ed era avvolta da un mantello rosso.
«Tutto bene?» domandò la giovane, che però pareva avere qualche anno in più da lui.
Alpha si tirò a sedere a fatica, gemendo, per poi passarsi una mano fra i corti capelli castani.
«Che… Che è successo?» chiese, scombussolato.
«Ti ho morso.»
«Che cosa?» Alpha sgranò gli occhi scuri, puntandoli addosso alla giovane. Che cosa stava a significare che l’aveva morso? Quella, però, sembrava assolutamente seria e tranquilla.
«Mi chiamo Ruby» si presentò. «Ora non ti spaventare, ti prego, ma ti ho scelto per far parte del mio branco.»
«Branco?» ripeté il moro, incredulo.
Ruby annuì, un po’ titubante. «Sono un lupo, Alpha. Un lupo mannaro.» Il ragazzo si appiattì contro il muro, ora impaurito da quella donna. Si accorse solo in seguito che sapeva il suo nome e che molto probabilmente si era informata, l’aveva seguito chissà da quanto prima di poter essere certa che sarebbe stata lui la scelta giusta, quello di cui aveva bisogno. «E ora anche tu lo sei» proseguì la donna, facendo un cenno verso il braccio del giovane. Alpha seguì il suo sguardo e notò che dove ricordava chiaramente di essere stato morso, ora non c’era più nessun segno, neanche una traccia di sangue. «Va via subito dopo la trasformazione. Noi guariamo più in fretta» spiegò l’altra.
Alpha sollevò lo sguardo, confuso e forse anche un po’ pieno di timore. «Perché?» domandò piano. «Perché io?»
«Perché ho bisogno di te» rispose semplicemente la castana.
 
Alpha recitava, parlava a gran voce in mezzo alla folla per farsi sentire, attirando l’attenzione di tutti. Si lamentava come i lupi non fossero stati ancora uccisi, che dovevano fare in fretta o ci sarebbero state ancora più vittime e la gente annuiva, mormorava, chi gli dava ragione, chi tremava al sentir chiamare in ballo i lupi, come se non fossero lì per parlare proprio di loro.
«E chi ci dice che tu non sia il lupo?» domandò una voce rachitica dalla folla.
Tutti si voltarono verso la fonte di quella voce: una vecchia dai ricci capelli lanosi e i tondi occhiali a fondo di bottiglia, vestita di stracci e strani gioielli.
«Chi mi dice che non lo sia tu?» ribatté Alpha, tranquillo.
La vecchia fece qualche passo in avanti, guardandosi attorno. «Lo vedremo domani mattina» propose, continuando: «Prometto che entro domani scoverò il lupo che si cela fra noi!»
Una veggente, pensò Alpha, quasi gongolando. Non gli faceva paura, anzi, quella situazione quasi lo eccitava. Doveva essere molto stupida, però, per esporsi così tanto, l’avrebbe sbranata quella stessa notte.
Sentì la presenza di Ruby che gli si affiancava, fingendosi un’innocente paesana curiosa. Dall’altro lato, invece, con la coda degli occhi, scorse la figura di Juliette, col timore nei suoi occhi chiari.
Alpha riportò la concentrazione sulla vecchia, ma poi tornò a guardarsi intorno, parlando alla folla: «Una veggente? Quale veggente sana di mente si esporrebbe così tanto? Lo sanno tutti che qui muoiono sempre per prime» dichiarò, sorpassando i mormorii di tutti. Puntò il dito contro la vecchia, proseguendo: «A meno che tu non sia sicura di non esser sbranata la notte, il che mi porta a pensare che tu stessa sia un lupo. O magari stai attirando l’attenzione solo per essere protetta dai nostri cavalieri?» l’accusò. Sul volto delle persone lì intorno si insinuò il dubbio, in alcuni persino la rabbia, mente la vecchia accorciava il collo, facendo saettare lo sguardo sui visi che la circondavano. «Tutti noi dovremmo essere protetti! Questa è un’ingiustizia!» urlò ancora più forte.
La folla lo seguì, gridando, protestando, dandogli ragione, lamentandosi di essere stufi di avere paura. La presunta veggente si fece da parte, ritirandosi, mentre il sindaco iniziava a mangiarsi le unghie per l’ansia, temendo che scoppiasse una rivolta. Cercò di placare la gente, ma fu tutto inutile, ottenne solo l’effetto contrario.
«E che ne dite di quel vecchio che si è appena trasferito al villaggio, eh?» Alpha riprese la parola e tutti placarono le grida, tornando ad ascoltarlo. «Non è neanche venuto all’assemblea, a quanto pare. Chi ci dice che non sia lui il lupo? Magari è venuto qui solo perché voleva avvicinarsi di più al villaggio.»
«Che sciocchezze!» sbottò la vecchia, adirata. «Si è appena trasferito!»
«Ah, come te?» chiese il ragazzo, pungendola nel vivo.
«Ma lui è il nuovo guaritore!» s’intromise il sindaco, a disagio.
«Buon metodo per attirare la gente nelle sue fauci.» La voce di Ruby lo raggiunse da dietro le spalle. Tutti si voltarono verso di lei, eretta e fiera con la mantella rossa a coprirle le spalle. «Fingersi uno studioso, un guaritore, e poi sbranare chiunque cerchi il suo aiuto. Ottimo piano, direi.»
Si levò il brusio terrorizzato della gente, che non cessò fino a quando il sindaco impose l’ordine e, stanco, ordinò che si procedesse con le votazioni.
Quella mattina i cavalieri marciarono nel villaggio, diretti alla camera dell’osteria dove il nuovo arrivato stava alloggiando, e, portandolo di peso e senza dargli spiegazioni, lo bruciarono in mezzo alla piazza.
 
Il giorno dopo ritrovarono il corpo a brandelli e privo di vita della vecchia veggente vicino il limitare della foresta.
 
Alpha quella notte aveva capito perché la vecchia l’avesse accusato con tanta determinazione.
Si era ricordato che qualche sera prima si era sentito seguire da un’ombra, ma aveva lasciato perdere quando, invece di dirigersi verso il bosco, dove l’aspettava Ruby, aveva cambiato direzione ed era entrato in una casa più verso il centro del villaggio.
Una volta chiusa la porta, fu attirato da un paio di braccia attorno al suo collo e delle soffici labbra che premettero contro le sue. Rispose a quel bacio, accarezzando i fianchi della ragazza e stringendola in un abbraccio.
Quando si allontanarono, gli occhi azzurri della bionda erano un misto di emozioni: gioia, desiderio e anche timore.
«Penso che qualcuno mi stia seguendo, Juliette» le confessò, suscitandole un gemito spaventato. «Ma non ti preoccupare. Ti prometto che nessuno ci scoprirà.»
 
Era passato molto tempo da quando aveva capito di amarla e ancora oggi stentava a credere come, fra tutte le ragazze che poteva scegliere, si fosse innamorato della sciocca e ingenua Juliette, che tutti etichettavano e schernivano come la scema del villaggio. Eppure, sebbene Alpha riconoscesse che non vi era chissà quale intelligenza celata sotto quella cascata di lunghi e lisci capelli biondi, amava la sua dolcezza, il modo in cui lo guardava, le sue carezze, i suoi baci, il suo respiro sulla sua pelle e il sentirla stretta fra le sue braccia.
Ma non poteva rivelarlo al mondo per molti motivi.
I genitori di Juliette non avrebbero mai permesso di sposarla.
Le altre ragazze del villaggio sarebbero diventate tristi e gelose.
Ma, soprattutto, Ruby avrebbe pensato che fosse un traditore, che avrebbe preferito Juliette a lei.
Effettivamente era vero, ma non poteva veramente lasciarglielo pensare.
 
La mattina seguente si stava dirigendo tranquillamente all’assemblea in piazza, quando qualcosa urtò contro di lui e lo sorpassò. Spossato, vide la scia di riccioli rossi che fuggiva lontano da lui a passo spedito.
«Rose!» la chiamò, confuso, scattando in avanti per agguantarla.
Quanto la rossa sentì la mano di Alpha stringersi attorno al suo polso, lo strattonò e si voltò a lanciargli un’occhiata furiosa. «Lasciami stare!» gli gridò, scoccandogli uno sguardo sprezzante e una smorfia pieno di disgusto.
Alpha corrugò le sopracciglia, un po’ offeso da quella reazione. «Che diavolo ti prende?»
«So chi sei» disse la rossa in un sussurro a denti stretti, che doveva essere qualcosa come una minaccia. Gli occhi chiari di Rose guardarono oltre la spalla del ragazzo, che, voltandosi, vide poco più giù la figura pallida di Juliette che li fissava come preoccupata e ferita, ma poi, dietro di lei, Ruby aveva lanciato loro un’occhiata e si era coperta il capo col cappuccio.
«Lasciala in pace» lo avvertì una voce profonda spuntata chissà dove. Un uomo in armatura cinse le spalle di Rose e si mise in mezzo ai due, con uno sguardo minaccioso verso il giovane.
Alpha fece una smorfia e si trattenne dal lasciarsi sfuggire una risata. «Ma certo.»
«Problemi?» chiese il cavaliere in tono duro.
«No» tagliò secco il moro, indietreggiando con la rabbia che gli ribolliva in corpo.
Tornò indietro, quando, passando di fianco a Juliette, la bionda lo fermò tirandolo per la camicia. Alpha si fermò, ma nessuno dei due disse nulla. La fissò con la coda dell’occhio, ma Juliette sembrava intenzionata a continuare a guardarsi i piedi.
Le si avvicinò all’orecchio, intuendo forse i suoi pensieri, poi le scostò una ciocca di capelli e gliela mise ordinatamente dietro l’orecchio. «Non ti preoccupare» le sussurrò, provocandole qualche brivido. Poi la bionda sciolse la presa e Alpha si allontanò, dirigendosi verso Ruby.
«Che cosa voleva?» chiese la castana da sotto il cappuccio, facendo un cenno col capo.
Alpha si accorse che parlava di Juliette e non di Rose. Alzò le spalle. «Lo sai che piaccio alle ragazze» rispose, indifferente.
Ruby alzò gli occhi al cielo, abituata a quelle uscite, ma leggermente divertita.
 
Quel giorno, però, il sindaco annunciò che nessuno sarebbe andato al rogo.
Perché? Alpha se l’era chiesto più volte nel giro di qualche secondo, gli ingranaggi del suo cervello stavano ruotando velocemente. Il sindaco aveva visto i voti e poi aveva dato quell’annuncio.
La rabbia si impossessò di nuovo di lui.
A passo spedito passò di fianco a Rose, borbottando un «Ora te la fai anche con lui» di disprezzo e allontanandosi velocemente da lì.
 
Ci aveva pensato a lungo, in realtà, oramai erano giorni che soppesava quella follia nella sua testa, ma sapeva che era la decisione giusta.
Nel buio scivolò dentro la casa di Juliette, consapevole che quella notte ci sarebbe stata solo lei, e la strinse a sé non appena quella gli saltò incontro per salutarlo. Le accarezzò i capelli e restò un po’ in silenzio a contemplare, mentre le sottili dita di lei si stringevano sulla sua camicia e il viso sprofondava nel suo petto.
Qualunque cosa fosse accaduta, si disse, l’avrebbe fatto per proteggerla.
«Dobbiamo fuggire» le disse, staccandosi un poco da lei.
«Cosa?» mormorò quella, sgranando gli occhi e facendosi assalire dal panico. «Ora? Così? Perché?»
Alpha scosse la testa. «No, no, ma per noi qui non è più sicuro.» Le afferrò le spalle, guardandola negli occhi. «Juliette, non possiamo più vivere qui, rischiando ogni giorno di essere uccisi. Dobbiamo andarcene.»
Gli occhi chiari della bionda si velarono di lacrime, ma le trattenne, prendendo un bel respiro profondo. «Quando?» chiese, in muto acconsento.
Alpha ebbe un guizzo al cuore sapendo che la ragazza aveva accettato, ma si prese qualche momento per riflettere. «Presto.»
 
Quando rientrò dentro la sua baracca, trovò Ruby stesa scompostamente sul letto che giocava con uno dei suoi coltelli. Non disse nulla, fu lei a parlare.
«Non possiamo ucciderla oggi» sentenziò alquanto scocciata.
Alpha intuì di chi parlasse, ma lo chiese lo stesso. «Chi?»
Ruby gli lanciò un’occhiata ammonitrice. «Quella Rose» disse, come se fosse ovvio. «Mi sono avvicinata a casa sua.»
«Non ti avrà mica visto?» la interruppe il minore, allarmato.
Ruby fece un gesto della mano per rassicurarlo. «C’era qualcuno con lei.» Alpha roteò gli occhi. Quella non era una novità. «Era un cavaliere, Al. Armatura d’argento, fottutissime spade e tutto il resto.»
Il moro si accarezzò la mascella, riflettendo e immergendosi nei suoi pensieri. «Dobbiamo ucciderlo, quindi» dichiarò in tono piatto.
«Domani» disse la maggiore. «Meglio domani.»
 
Ma neanche la mattina seguente qualcuno andò al rogo.
Alpha strinse i pugni, imprecando nella mente. Non doveva andare così, quell’imprevisto non era nei suoi piani. Prese un bel respiro, rilassandosi e ricordandosi che poteva ancora salvare la situazione.
Evidentemente Rose e quel cavaliere stavano facendo circolare la voce che lui – e magari anche Ruby – fossero dei lupi. E questo non poteva permetterlo.
 
«Lurida puttana.» Il suo insulto andò al vento, mentre fissava il corpo a brandelli e senza vita di quel cavaliere che gli aveva dato tante rogne. «Si fotteva anche lui.»
L’avevano attaccato prima che potesse raggiungere Rose all’osteria, doveva avevano sentito che si sarebbero dovuti incontrare. La rossa, aspettando e non vedendolo arrivare, si sarebbe sicuramente spaventata. Ma quella non era ancora la notte in cui sarebbe arrivata la sua ora. Non dovevano attirare sospetti.
Ruby gli si affiancò, circondandogli le spalle con un braccio. «Ti piaceva?» chiese, fissando il morto, ma ovviamente riferendosi alla prostituta dai capelli rossi.
Alpha fece una smorfia. «Me la sono fatta qualche volta, non essere gelosa» scherzò. «Piuttosto, quella ci vuole morti.»
«Lo so» sospirò la maggiore.
Alpha attese qualche istante, poi, dopo quello che pareva essere stato un tempo infinito, si voltò verso il suo capo branco e le chiese: «Perché io?»
I loro sguardi scuri si incrociarono e poi Ruby rispose semplicemente: «Perché stranamente la gente ti crede.» Alpha rifletté su quelle parole, ma poi la castana gli diede qualche pacca sulla schiena prima di allontanarsi. «Sei un bravo oratore, Al.»
Strabuzzò gli occhi, in un primo momento di incredulità. Poi sollevò le spalle e le si affiancò. «E’ che sono bello e attiro le ragazze. Ho conquistato anche te.»
Ruby alzò gli occhi al cielo, scompigliandogli i capelli. «Ma stai zitto. Sei praticamente mio figlio.»
 
Ma la mattina nessuno andò al rogo. Però, per Alpha, quello fu quasi un sollievo.
 
Dopo che Juliette aveva accettato la sua proposta, aveva realizzato cosa quello avesse comportato. Significava abbandonare tutti, lasciarsi tutto alle spalle. Ma per Alpha aveva un significato maggiore: se fosse scappato, Ruby si sarebbe infuriata, etichettandolo come traditore. Non poteva fuggire finché lei fosse stata in circolazione; essendo un suo beta, lei l’avrebbe trovato e così avrebbe scoperto anche di Juliette.
Doveva eliminarla.
Non voleva, o almeno sperava ci fosse un’altra soluzione, ma più scavava nella sua mente in cerca di risposta, più la verità gli si rivelava ovvia: doveva farlo o Juliette sarebbe morta al posto di qualcun altro.
 
Rientrò a casa la sera e sentì vide i ricci scuri di Ruby. Si stava ripulendo braccia e viso con una pezza, lavando via quello che sembrava sangue.
«Dove sei stata?» le domandò, corrugando le sopracciglia.
«Era evidente che quella puttana mi volesse far fuori» rispose la maggiore, sbuffando. «Era l’unica cosa da fare. Non voleva proprio crepare.»
Alpha annuì, ma la sua mente era lontana, più avanti. Domani sarebbe stato il giorno decisivo e le sue labbra si piegarono all’ingiù.
 
Il sindaco chiamò a gran voce il nome di Ruby, annunciando che lei sarebbe stata il sacrificio di quel giorno.
Due guardie l’agguantarono e la trascinarono al rogo, mentre la mora gridava e si dimenava come una fossennata.
Lo stomaco di Alpha si contorse nel guardare quella scena orripilante, il senso di colpa gli attanagliava la gola. Poi, delle piccole e morbide dita si chiusero attorno alle proprie e, voltandosi si scatto, vide gli occhi chiari di Juliette che lo fissavano comprensivi. Alpha annuì con la testa, sapendo che la giovane aveva intuito che era arrivato il momento: quella notte sarebbero andati via, lasciandosi tutto alle spalle.
Ruby gridava ancora, il corpo legato saldamente al rogo con le corde, mentre i cavalieri si accigliavano a bruciare la paglia. I suoi occhi scuri si sgranarono quando nella folla trovarono quelli del suo beta, quando videro la sua mano stretta in quella di una ragazza bionda.
Gridò ancora più forte. «Maledetto! Maledetto!»
Le fiamme l’avvolsero, ma lei non finiva di ripetere quelle urla. Poi, improvvisamente, ci fu una fiammata più grande, ma quando si placò, le fiamme si spensero, ma di Ruby neanche l’ombra.
Urla di paura si dispersero fra la gente del villaggio, Juliette strinse ancor di più la mano di Alpha e lui sgranò gli occhi, incredulo, non riuscendo a trovare una risposta a quello che aveva visto.
Ma non importava. Ora erano liberi.
Era tutto finito.
Forse.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
PANDABITCH.
Bao e banane a tutti. (?)
Prima di iniziare volevo specificre che cos'è Licantropi/Lupus in Fabula a tutti quelli che non lo sanno. E' un gioco di ruolo che principalmente si fa con le carte, dove vi è un Master che gestisce i vari personaggi presenti nel gioco, che hanno il compito di far vincere la propria fazione.
Con questa introduzione, volevo dire che io e un gruppo ci stiamo giocando su facebook e siamo letteralmente andati in fissa. Poi fidatevi che esiste il culo del principianti, perché la prima volta che ho giocato, ho vinto. 
Bene, sentendomi figa, ho deciso di scrivere una one-shot su una delle partite che ho giocato.
Probabilmente in futuro ne scriverò altre, ma non è questo il giorno.
Quindi, se volete andare a spulciare il mio account, vi piacciono i fandom in cui scrivo e tutto il resto, potete mettere mi piace a Come una bestemmia. su facebook per i vari aggiornamenti. Se volete sono @pandamito su twitter, o comunque nel mio account trovate tutti i social network in cui sono registrata e su cui potete contattarmi.
Baci e panda, Mito.
   
 
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