Nove ottobre: il silenzio tra le parole.
Le lenzuola sono fredde, il letto è vuoto;
la tazza sbeccata, infranta contro un pavimento
troppo pulito, troppo lucido; la pelle, denudata
della sua natura, rabbrividisce e collassa su ossa
bianche; imputridisce la mente sveglia da troppi
rintocchi d’orologio: le lancette corrono, s’inseguono
e si perdono nei meandri delle giornate uggiose.
L’anima digerisce ogni brandello consunto di respiro –
senti che torna lentamente la paura, l’afasia, il silenzio:
annaspi e non c’è più niente. Ancora. Il nulla. Ancora.
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