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Autore: Ge5g    16/10/2014    1 recensioni
“Le sue lamentele furono presto interrotte dal passaggio di un Angelo: era la creatura più bella che avesse mai visto.”
Un amore nato da un sogno ed uno scontro casuale in un corridoio: sembrava impossibile, eppure non lo è stato.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era novembre e la pioggia batteva violentemente sul lucernario della camera ma Clara non ci fece più caso, era persa nei suoi pensieri da ore.

La musica sparata a tutti volume nelle orecchie faceva correre la sua fantasia troppo velocemente per tenerla a freno. 
Ogni pensiero iniziava sempre con ciò che faceva, generalmente i compiti. In quel momento stava facendo proprio quello. 
Aveva cominciato a studiate matematica e si era annoiata cinque minuti dopo, così prese il suo fedele iPod e si ficcò le cuffie nelle orecchie, facendo partire la musica: immaginò di essere a scuola, seduta sotto la grande quercia secolare e provava ad interpretare quei segni senza senso che rappresentavano la geometria; senza voglia e confusa, provava a capire il teorema di Pitagora. 
«Ma quel vecchio non poteva fare altro, anziché inventare 'sta roba?!» borbottò tra sé. 
Le sue lamentele furono presto interrotte dal passaggio di un Angelo: era la creatura più bella che avesse mai visto. 
Quella ragazza dai capelli neri si avvicinò a Clara e le rivolse un sorriso ma lei non ne capì davvero il motivo. 
«Ciao…» 
«Ciao!» l'Angelo le diede un bacio sulla guancia. «Che facevi?»
 «Geometria, anche se non ci capivo molto» 
«fFammi vedere, dai» e con un lieve sorriso tolse il quaderno dalle gambe di Clara ma, con una smorfia e un gesto secco della mano, lo richiuse e lo appoggiò sul prato, accanto alla cartella della ragazza; «oh che noia! Andiamo a fare un giro?» 
«Va bene...» così dicendo, con la sua solita titubanza, si alzò e iniziò a camminare accanto ad Angelo. 
«Che classe fai?» 
«La terza e tu?» 
«Davvero? Non ti ho mai vista...» nonostante le parole appena pronunciate, le sorrise; era un sorriso limpido e delicato, uno di quelli con cui puoi vedere l'anima delle persone.Quelle parole fecero sorridere quasi nervosamente Clara: nessuno si accorgeva mai di lei. 
Dopo quel lieve e poco intenso scambio di battute, la timida ragazza decise di provarci: 
«Come ti chiami?» 
Squadrò attentamente il piccolo Angelo che aveva di fronte: aveva i capelli neri e lisci fino alle spalle, una maglia rossa a maniche corte e un paio di jeans chiari; ai piedi portava delle comunissime trainers bianche. 
Si accorse che gli occhi allegri della ragazza la fissavano:
«Mi chiamo…» 
Proprio sul più bello, un tuono la svegliò dai suo sogno ad occhi aperti. 
 
 
Il giovedì era sempre terribile e matematica non l'aveva studiata. 
Arrivata a scuola, Clara passò in modo invisibile tra i ragazzi che correvano nel corridoio per raggiungere la classe. 
Non le piaceva farsi notare, odiava le persone senza distinzione. 
Odiava se stessa, odiava chi era e chi voleva essere perché sapeva che non lo sarebbe mai stata: si poteva definire un'ombra, una presenza a cui nessuno badava. 
Arrivò in classe in ritardo come ogni giorno dalla prima superiore e silenziosa si sedette al suo banco in ultima fila, tirò fuori dalla sua Eastpack nera il materiale e aprì il quaderno. 
«Oggi interroghiamo. Cosa c'è di meglio di un'interrogazione alle 8 di mattina?» ridacchiò sarcastica la signorina Baume. 
«Vederla agonizzante sotto una macchina, probabilmente...» le sussurrò Misha, la sua compagna di banco. 
Il viso le si distese appena in un lieve sorriso, tornando cupo poco dopo. 
«Misha, vedo che hai molta voglia di parlare, perché non vieni qui?» 
La ragazza si irrigidì ma mantenne un apparente calma e si alzò; camminò con sicurezza fino alla lavagna e la gonna corta dell'uniforme le oscillava sulle cosce. 
Clara provava una strana attrazione per quella ragazza, ma non era amore però, ogni volta che la osservava, sentiva dei brividi irradiarsi nel basso ventre: Misha aveva le spalle larghe ma nonostante questo una femminilità invidiabile, capelli biondi cenere, lisci, alta e gli occhi erano verdi: quegli occhi l'avevano sempre messa in imbarazzo e la facevano sentire piccola ma erano gli unici occhi che, però, si erano accorti di lei. 
«Allora, illustrami il teorema che c'era per oggi» 
«Devo?» 
«Devi» 
«Non ne ho voglia»
La tensione era palpabile in quella piccola aula di liceo ma la studentessa, in piedi di fronte all’insegnate, non cedeva; dopotutto, Misha era sempre stata forte, aveva sempre dovuto cavarsela da sola.
La sua era una famiglia difficile: sua mamma era caduta in depressione quando le morì tra le braccia il bambino che aveva appena partorito, il padre, invece, era un alcolista, non si era mai badato né di lei né della moglie o delle altre figlie ed aveva iniziato a bere per disperazione dopo il fallimento dell'industria familiare, l'unica cosa che lo faceva sentire vivo. 
Era quindi cresciuta solo con le sorelle, le stesse che a 15 anni aveva visto prostituirsi per qualche pagnotta di pane. 
«Misha, esci subito dall'aula» 
La ragazza posò il gessetto e sorrise: 
«Ci si vede.»- detto ciò, aprì la porta e scivolò fuori, dopo aver regalato all'insegnante un occhiolino che però fece partire l'immaginazione di tutti i suoi compagni maschi. 
La signorina Baume non era sposata e non aveva figli ma sapeva come trattate i ragazzi e fargli rispettare le regole. 
Ma con lei no. 
Non sapeva come trattate quella ragazza così forte, a reggere i suoi occhi verde smeraldo e a tenerle testa. 
Forse le faceva pena, tutti nel quartiere sapevano la sua storia. 
Si voltò verso gli alunni dopo aver tirato un sospiro per calmarsi… Glielo avevano insegnato a yoga. 
«Bene…»- rivolse ai ragazzi un lieve sorriso - «vuoi venire tu, Lara?» 
«Certo». Clara sentì la dolce voce della compagna e la guardò con la coda dell'occhio, poi immerse la testa tra le braccia e si perse nuovamente nel suo mondo, sperando di ritrovare Angelo.
   
 
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