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Autore: fingerking    17/10/2014    1 recensioni
Non cavalcavo spesso con Saphira, sulla via del ritorno.
A me piaceva passeggiare ed essere bagnato dai raggi lunari, mentre riflettevo sulla giornata o sul futuro. Avevo stabilito che riflettere sul passato non faceva che farmi soffrire maggiormente.
A lei volare in solitudine, mentre la vita sotto di lei piano piano si spegneva, rilassava. Spesso mi mostrava le persone che le porgevano i loro saluti o i draghetti che le volavano intorno felici prima di andare nel nido.
Una riflessione del nostro Cavaliere mentre torna a casa, dopo una giornata di vita in Accademia.

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Prima OneShot su Eragon. Siate clementi ^^
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eragon, Saphira
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Alagaesian Tales'
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The Walk

 

Le stelle illuminavano il paesaggio, mentre camminavo in tutta tranquillità per le praterie.
Erano oramai venti anni che io e Saphira ci eravamo lasciati alle spalle la nostra vecchia vita, nella nostra terra.
Amici, familiari, amori. Spazzati via da una semplice predizione.
Non aveva senso, nè ci sembrava giusto, ma chi eravamo noi due per discutere le parole del destino?
E così eravamo salpati alla volta di nuove terre, con la tristezza nel cuore, mentre Arya e Firnen ci omaggiavano, sulla sponda del fiume.

Non cavalcavo molto Saphira, sulla via del ritorno.
A me piaceva passeggiare ed essere bagnato dai raggi lunari, mentre riflettevo sulla giornata o sul futuro. Avevo stabilito che riflettere sul passato non faceva che farmi soffrire maggiormente.
A lei volare in solitudine, mentre la vita sotto di lei piano piano si spegneva, rilassava. Spesso mi mostrava le persone che le porgevano i loro saluti o i draghetti che le volavano intorno felici prima di andare nel nido.
Non era una brutta vita: andare in Accademia al mattino, gestire la città e la cittadella al pomeriggio, cavalcare poco prima del tramonto e raggiungere i nostri alloggi in tranquillità mentre il caos della giornata andava scemando.
Ma non potevamo non notare la mancanza di ciò che un tempo era stato importante: i nostri compagni che scendono in battaglia al nostro fianco, i canti pieni di tristezza della foresta, l'urbanizzazione e le praterie che si confondevano dall'alto del cielo.

Ricevevo sporadiche notizie dal Regno.
I miei allievi elfi, che avevano deciso di stabilirsi nella Foresta, spesso venivano a trovarci per apprendere di più o semplicemente per un volo in compagnia.
Roran mi mandava spesso delle lettere, per raccontarmi della vita sua e di sua moglie e delle figlie.
Orik mi faceva arrivare barili di birra ogni anno, facendo sorgere un sorriso sulla mia faccia quando gli scaricatori si adoperavano per alleggerire la nave da tutto quel ben di dio.
Nasuada mi mandava lettere amichevoli una volta, formali l'altra. Sembrava che tutta quella burocrazia la stesse sfinendo.

Ed Arya.

Arya.

Il più grande punto interrogativo nella mia vita.
L'elfa che si era impedita di amare, mentre ora aveva una figlia.
L'elfa che si era impedita di vivere, mentre ora era sposata.
L'elfa che avevo amato, ma che mai mi aveva ricambiato.

Negli anni avevo avuto modo di riflettere sul mio amore per lei. Mi ero accorto che man mano che il tempo scorreva, amavo sempre di più l'immagine che avevo di lei, mentre la realtà andava avanti e si dimostrava differente. Probabilmente un tempo ero davvero stato innamorato di lei, ma mai nel modo bruciante ed assoluto che era consono agli elfi.

Quindi cosa mi rimaneva?
Un fratello, folle, che dirigeva la difesa della cittadella, un cugino, anch'egli folle per buona parte, che dopo aver combattuto per i campi di battaglia con un martello, combatteva su un trono con la burocrazia.
Due nipoti mai viste, un fratellastro nano che tentava di rendermi alcolizzato, una signora che diventava col passare degli anni sempre più annoiata dalla politica.
Un'elfa che viveva nella pace e noiosità della foresta assieme alla figlia ed al marito e il suo drago verde.

Arrivato alla porta di casa, una lettera giaceva davanti alla porta. Portava il sigillo Reale di Nasuada.
Lessi la lettera velocemente, ignorando Saphira e la sua curiosità, mentre un sorriso naturale spuntava sul mio viso.
Alzai gli occhi al cielo.

« Vent'anni fa, eh? Magari potrei rispettare quel vecchio patto... »

Fine..?

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...ooook
So che potrebbe non avere senso, ma vi assicuro che nella mia testa ne aveva! VE LO GGIURO!
Anyway!
Il finale è un piccolissimo cliffhanger per una long che ho pronta alla revisione.
Difatti molte cose di cui parlo, differiscono da come ci lascia Paolini nel finale dell'ultimo libro (vedi Arya e marito o la seconda figlia di Roran) ma se riesco a finire almeno il primo capitolo (e non assicuro niente) si riuscirà a capire un po' di più la storia.
Questo è tutto! Spero vi piaccia e vi prego di lasciare una traccia del vostro passaggio, mi farebbe immensamente piacere :D

da fingerking è tutto, alla prossima!
  
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