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Autore: LifeIsAMovie    17/10/2014    1 recensioni
Tutti i bambini crescono, tutti vorrebbero restare piccoli per sempre.
Quante volte abbiamo sognato di poter restare giovani per sempre? Quante volte, giocando, avevamo desiderato che quegli attimi si potessero ripetere all’infinito?
La paura di crescere ce l’hanno un po’ tutti. La paura di affrontare davvero quello che è il mondo, nascosto dietro a favole e giochi. Il non voler invecchiare, perché prima o poi chi invecchia muore.
Ascoltavamo le storie riguardanti un bambino speciale, gli invidiavamo il fatto che lui non crescesse, che vivesse di avventure e che ogni giorno per lui era una scoperta. Viveva di giochi e divertimenti, senza preoccupazioni da grandi.
Tutti lo chiamavano Peter Pan, ma era davvero quello il suo nome?
Film su di lui se ne erano fatti, e tanti, trasformandolo in una leggenda, una fantastica storia da raccontare ai propri figli o nipoti prima di farli addormentare.
“Pan” non era nient’altro che un soprannome dovuto al dio dei boschi e “Peter”, beh, semplicemente suonava bene.
Il fatto è che “Peter Pan” non è altro che un nome di fantasia dato ad un personaggio del quale, altrimenti, si sapeva davvero poco.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                                      Grow up with me.
                           






QUESTA STORIA L'HO SCRITTA PER UNA MIA AMICA CHE, COME ME, HA COMPIUTO DA POCO 18 ANNI!
TANTI AUGURIIII!!
CHE DIRE? BAH, IO HO SEMPRE AMATO QUESTA FIABA E, NON MI VERGOGNO A DIRLO, PIANGO CON QUALSIASI FILM CHE RIGUARDA PETER (SI ANCHE QUELLO DISNEY).
E COMUNQUE IO SAREI RIMASTA TUTTA LA VITA SULL'ISOLA! CHI MI APPOGGIA?
COMUNQUE...BUONA LETTURA!




Tutti i bambini crescono, tutti vorrebbero restare piccoli per sempre.
Quante volte abbiamo sognato di poter restare giovani per sempre? Quante volte, giocando, avevamo desiderato che quegli attimi si potessero ripetere all’infinito?
La paura di crescere ce l’hanno un po’ tutti. La paura di affrontare davvero quello che è il mondo, nascosto dietro a favole e giochi. Il non voler invecchiare, perché prima o poi chi invecchia muore.
Ascoltavamo le storie riguardanti un bambino speciale, gli invidiavamo il fatto che lui non crescesse, che vivesse di avventure e che ogni giorno per lui era una scoperta. Viveva di giochi e divertimenti, senza preoccupazioni da grandi.
Tutti lo chiamavano Peter Pan, ma era davvero quello il suo nome?
Film su di lui se ne erano fatti, e tanti, trasformandolo in una leggenda, una fantastica storia da raccontare ai propri figli o nipoti prima di farli addormentare.
“Pan” non era nient’altro che un soprannome dovuto al dio dei boschi e “Peter”, beh, semplicemente suonava bene.
Il fatto è che “Peter Pan” non è altro che un nome di fantasia dato ad un personaggio del quale, altrimenti, si sapeva davvero poco.
Molti invece pensano che sia soltanto la parte bambina che si nasconde in noi anche quando cresciamo.
 
La brezza che gli sfiorava il viso era leggera e le nuvole bianche sotto di lui gli davano un senso di famigliarità. Quando guardava in basso vedeva la sua casa, la sua terra e i luoghi dove sapeva c’erano dei gran divertimenti.
Si era alzato presto quella mattina, o meglio, Trilli lo aveva svegliato presto, perché, a quanto pareva, era arrivato un nuovo bambino sull’ Isola che non c’è.
-Louis!
Sentiva il suo nome che veniva urlato da quella mandria scalmanata di bambini che si definivano suoi “discepoli” e gli piaceva, diamine se gli piaceva essere acclamato!
-Lou, devi stare attento,si trova tremendamente vicino alla baita dei pirati- Trilli gli si affiancò, come il solito,  iniziò a volare con lui che sorrideva. Perché si preoccupava tanto? Non era la prima volta che affrontava quel vecchio di un pirata da solo, non ne aveva affatto paura. Per lui era tutto un gioco, tutto serviva solo per divertimento.
Aumentò la velocità, sempre con quel sorrisino strafottente sulle labbra che era il suo marchio di fabbrica.
In pochi minuti si trovò nel posto descritto dallo spiritello che era solito avere al suo fianco. Scese lentamente, poggiandosi ai rami degli alberi che formavano quella foresta in cui il ragazzo si era rifugiato.
-Ei? C’è nessuno?- la sua voce si fece largo tra i rumori della foresta, il suo sguardo vagava in quel luogo così famigliare per cercare una figura che non lo era affatto.
-Li, guarda!- Trilli gli indicò un albero al centro di una radura illuminata, al suo fianco giaceva il corpo di un ragazzo, non era un bambino anche se i suoi tratti gentili lo ricordavano. Avrà avuto massimo sedici anni, se proprio si voleva dare un’età.
Si avvicinò a lui senza pensare e si meravigliò a vederlo così dolcemente addormentato contro il tronco di quella quercia secolare. Il suo volto aveva dei tratti dolci, le ciglia lunghe e scure, i capelli erano spettinati e non seppe dire se fossero ricci perché disordinati o per natura, ma erano belli e sembravano morbidi.
Si chiese cosa ci facesse un ragazzo di quell’età sulla sua isola. In pochi potevano vantare di essere così grandi, oltre i bucanieri. Lui e altri suoi compagni di avventura avevano avuto la fortuna, o la sfortuna, di crescere per via del tempo che passavano lontani dall’isola per visitare il mondo che li avrebbe dovuti vedere crescere e si erano amaramente accorti che questo tempo li aveva invecchiati, quindi decisero di comune accordo di non tornarci mai più. Niente più primavere, niente più lunghi periodi lontani dalla loro amata isola, niente più favole su di loro raccontate da qualche madre ai proprio figli per farli addormentare, non potevano permetterselo. Per non parlare poi di quella Eleanor, beh per tutti  era diventata Wendy
Si accorse troppo tardi che il ragazzo era legato al grande albero ma quando lo fece si scostò rapidamente prima di vedere degli uomini armati fino ai denti farglisi contro con aria minacciosa.
Sorrise spavaldo e si diede una spinta verso l’alto per non farsi acciuffare.
-Dovevo aspettarmelo!- disse con un ghigno divertito.
-Louis! Perché non scendi? Non vuoi salvare questo fanciullo?
Sapeva di chi fosse quella voce, l’avrebbe riconosciuta ovunque, viveva nei suoi incubi e la bramava nella sua realtà, perché voleva dire che lo attendeva una battaglia, una nuova avventura da raccontare.
E poi il suo modo di parlare da “grande” lo divertiva sempre.
-Uncino, non hai affatto fantasia nei piani, lo sai? Cosa c’è? La vecchiaia ti ha fatto completamente andare in pappa il cervello?- lo derise, come suo solito.
-Brutto insolente, scendi di li che ti faccio assaggiare la lama del mio uncino!- l’uomo dai lunghi capelli neri parlò con il suo solito tono prepotente ma elegante.
-Libera il ragazzo.
Avrebbe voluto dire di più ma Uncino scoppiò a ridere.
-Vieni giù e combatti- prese la posizione di combattimento, sguainando la spada e puntandola in alto verso di lui.
-Andiamo, sappiamo entrambi come finirà. Risparmiati questa umiliazione e lascialo libero- girò gli occhi verso l’alto. Non si sarebbe mai stancato di sfotterlo, era il suo passatempo preferito.
-Andiamo spavaldo Louis, non avrai mica paura della mia spada?- di nuovo quella risata maligna ma divertita.
-Io? Paura? Non so cosa sia la paura!- si sentì ferito nell’orgoglio e si sentì obbligato ad accettare la sfida.
-Se io vinco, tu lo lascerai andare!
Volare era un aiuto notevole durante gli scontri con i pirati e, anche se da solo, riusciva sempre a cavarsela. Ovviamente Trilli era sempre molto d’aiuto, quando non c’erano i ragazzi con lui.
Quando il vecchio pirata si ritrovò con le braghe calate e la sua flotta era completamente allo sbando, Louis seppe di aver vinto di nuovo e si lasciò andare, di nuovo, in una fragorosa risata.
Mentre fluttuava sopra la testa dei suoi avversari incrociò le gambe e poggiò il mento sul palmo della mano, il gomito puntato sul ginocchio e l’altra mano sul fianco.
-Tu, nipote del demonio!
Era sempre uno spettacolo imperdibile vedere Uncino sbraitargli contro dopo aver ricevuto un umiliazione.
-Io ti avevo avvertito, vecchio- lo ammonì spavaldo. –Ora lascia andare quel ragazzo!- indicò con l’indice il ragazzo ancora poggiato inerme al grande tronco.
Si poteva dire tutto di Uncino, tranne che non manteneva la parola data…avrebbe dato anche l’altra mano pur di passare per un uomo di parola. Così se ne andò, lasciando la radura e il ragazzo alle cure di Louis.
Si precipitò a slegare le corde che gli stringevano i polsi, le tagliò frettolosamente con il suo spadino d’oro, regalatogli dal regno delle fate, lo adagiò delicatamente a terra e si sporse sopra di lui per vedere se dava segni di vita.
Si soffermò a guardarlo più del dovuto.
-Non è bellissimo? Secondo te quanti anni ha?- si rivolse sorridente alla giovane fata che aveva sopra la spalla. La biondina si limitò a scuotere la testa e ad alzare le piccole e magre spalle.
Passò il polpastrello dell’indice sul volto del giovane addormentato, tracciandone i contorni delicati.
-Secondo te perché ancora non si sveglia?- ora il suo tono era preoccupato, un pizzico di nervosismo si poteva cogliere a malapena.
La sua piccola amica si adagiò delicatamente sulle labbra del nuovo arrivato in quell’isola e si chinò per cercare qualche traccia di veleno, Uncino era solito farne uso. Louis non volle nemmeno pensare a quella probabilità.
-Sonnifero- esclamò quasi risollevata da quella scoperta che fece tranquillizzare anche il ragazzo al suo fianco.
-Dobbiamo portarlo al rifugio.
-No. Louis, Capitan Uncino potrebbe aver lasciato uno dei suoi scagnozzi alle tue calcagna e poi rischieresti di sballottolarlo troppo- Trilli aveva decisamente ragione, lo fissava severa e con le mani sui fianchi.
Louis si limitò ad annuire e iniziò a darsi da fare per costruire un riparo intorno al corpo dormiente del ragazzo che aveva salvato dall’uncino del capitano.
Una volta finita la piccola casina costruita con rami e fronde di alberi li intorno, si sedette poggiato ad un tronco  e tirò fuori il suo flauto di pan, costruito con le sue stesse mani qualche tempo prima. Stava ancora imparando a suonarlo, per ora era solo “bravo” ma puntava ad essere “strepitoso”, come in ogni cosa che faceva del resto.
Passò tre ore buone a perfezionare la sua tecnica mentre teneva d’occhio il ragazzo che continuava a dormire nella tenda. Trilli lo aveva lasciato per tornare ad informare gli altri ragazzi.
-Oh ma andiamo! Perché non suoni?! Stupido agglomerato di canne!
Il su lamentarsi arrivò alle orecchie di un ragazzo che si svegliava lentamente dal suo lungo sonno, decisamente non desiderato.
Il ragazzo, una volta essersi ripreso del tutto, uscì spaventato e spaesato dalla casetta improvvisata e una volta guardatosi in torno notò un ragazzo rannicchiato ad un grande albero, aveva le gambe piegate, la testa nascosta tra le braccia incrociate sulle ginocchia ricoperte da una calzamaglia verde, a pochi metri da lui giaceva un flauto, era lo stesso che lo zio aveva a casa e che, quando era più piccolo, gli insegnò a suonare. Si avvicinò all’oggetto e lo raccolse prima di avvicinarsi timidamente al ragazzo che piagnucolava come un bambino.
-Ei- la sua voce uscì tremante quindi si schiarì la gola, in imbarazzo.
Il ragazzo davanti a lui, spaventato, si tirò su, schiacciandosi totalmente contro l’albero. Con grande sorpresa del nuovo arrivato, si alzò di qualche centimetro da terra.
Louis, quando si accorse di avere davanti il ragazzo addormentato, si riprese dallo spavento e si ricompose asciugandosi immediatamente le guancie rigate di inutili lacrime. Odiava non riuscire a farcela in qualsiasi campo, voleva essere il migliore in tutto.
-Perché piangi?- il riccio inclinò la testa di lato facendo ricadere i morbidi ricci. Lo scrutava incuriosito, non aveva paura di lui, infondo era solo un ragazzo e gli era sembrato innocente e privo di protezione, come lui.
-Io non piango- il tono di superiorità non sfuggì alle orecchie del ragazzo che si ritirò, come scottato.
Non volle insistere.
-Questo è tuo?- allungò la mano che teneva stretta il flauto di pan e quasi si spaventò quando l’altro lo sorvolò senza degnarlo nemmeno di uno sguardo. Si girò pronto a rincorrerlo.
-Non voglio più averne a che fare, puoi prenderlo.
Lo guardò sfasciare la piccola abitazione improvvisata e alzando la spalle si portò alle labbra il piccolo oggetto. Iniziò a soffiarci sopra nel modo giusto, per far uscire un dolce suono.
A quel piacevole rumore, Louis, si girò di scatto e volò verso il ragazzo che subito si bloccò per ricambiare lo sguardo.
-Sai suonarlo?- sembrava un bambino eccitato.
-Si, beh, un po’. Mio zio era bravo.
Louis lo guardò meravigliato per altri istanti prima di alzarsi di qualche centimetro da terra, sdraiarsi, incrociare la caviglie e poggiare la testa sui dorsi delle mani intrecciate, le braccia allargate come se fossero appoggiate ad un ripiano duro.
Spronò il ragazzo a continuare la melodia e questo, esitante, lo fece.
-Beh, credo sia tutto- disse non appena finita la canzone alzando le spalle, imbarazzato.
-Sei davvero bravo- Louis era davvero colpito dalla sua bravura.
-Grazie- le guance gli si fecero rosse.
-Allora? Come ti chiami?- girò la testa dall’altro lato e sorrise amichevolmente.
-Sono Harry, ma non è importante, insomma tu…tu voli! E poi…dove caspita sono?- sorrise ma era davvero frastornato da quegli avvenimenti.
-Si credo che ti devo una spiegazione in effetti- sorrise mettendosi “seduto” a gambe incrociate e si grattò la nuca non sapendo da dove iniziare.
Il riccio si limitò ad accomodarsi a terra e a spronarlo, con un occhiata, a parlare.
-Allora…io sono Louis…cioè, non so se hai mai sentito parlare del mitico “Peter Pan”, ecco sono io. Ora tu sei sulla mia isola perché, credo, sei stato rapito da Uncino per fare da esca. Ti ha usato per attirarmi qui, sapeva che sarei venuto a prenderti.
Dovette metterci un po’ per realizzare davvero quelle parole e Louis si trattenne dal ridere quando la sua faccia si trasformò in una maschera piena di stupore e incredulità.
-Ok questo è un sogno, tu non esisti! L’isola che non c’è non esiste, Capitano Uncino non esiste! Ora mi verrai anche a dire che con te c’è sempre una fatina di nome Trilli e che…- fu interrotto dalla mano di Louis che coprì la sua bocca, non si era nemmeno accorto del tono alto e stridulo che aveva usato.
-Io esisto, sono qui, mi vedi? Esiste l’isola, esiste Uncino, esiste Trilli e esistono i “bimbi sperduti”. È tutto vero, tranne il mio nome. Quello che usano da voi è solo un soprannome- lasciò libera la bocca di Harry distanziandosi un poco da lui. Continuò a volteggiargli davanti.
-Quindi vuoi dire che le storie su di te…
-Sono tutte vere, almeno che non ne abbiano fatte di nuove. Poche cose differiscono dalla vera storia e io stesso ho dato il permesso a Barrie di scrivere qualcosa su di me, beh anche agli altri- alzò le spalle, sperava davvero che Harry gli credesse. Non gli piaceva passare per bugiardo.
-Cosa non è vero di quello che si dice sul tuo conto?
-La ragazza non si chiamava Wendy ma Eleanor, i suoi fratelli sono rimasti con me, uno si chiama Liam e l’altro Niall…
-Ok ok ho capito, tu esisti, non sei solo una leggenda- si portò le mani tra i capelli e scosse il capo per riprendersi.
Dopo diversi e imbarazzanti secondi il suo sguardo si puntò di nuovo su Louis, era imbarazzato ma la curiosità se lo stava mangiando dall’interno.
-Quindi tu hai conosciuto anche Disney?
Di tutte le cose che poteva chiedergli! Si diede dello stupido da solo.
Louis scoppiò a ridere per quella domanda così inappropriata. Insomma poteva chiedergli delle sue mille avventure, della sua fantastica vita…invece gli chiese se aveva conosciuto solo un altro che aveva voluto raccontare le sue gesta, trasformandolo in un eroe per bambini.
-Si, l’ho conosciuto. Era un tipo stravagante e mi aveva sempre attratto, avevo sentito parlare molto di lui, sapevo che raccontava storie a bambini di tutto il mondo e mi aveva incuriosito. Quando l’ho conosciuto lui mi chiese immediatamente se poteva usarmi per un suo cartone e io ovviamente accettai.
-Fico.
-Vero?- sorrise di nuovo a quel ragazzo così singolare, poi però si riprese e decise di scendere, almeno per il momento.
Gli si fece più vicino e gli prese velocemente una mano, ignorò il rossore sul suo volto e iniziò a tirarselo dietro.
-Dove andiamo?- Harry era confuso dalla reazione della giovane leggenda. 
-Ti porto con me- si voltò per sorridergli e poi si alzò in volo facendolo quasi urlare per la paura. –tranquillo ti tengo io- se lo portò sotto di lui e lo afferrò saldamente per i fianchi.
Dopo qualche minuto di silenzio arrivarono nella tana dei “bimbi sperduti” e Louis iniziò ad urlare per avvisarli del suo arrivo con un nuovo ragazzo.
Harry si vide assalito da una mandria di ragazzini urlanti, poi vide Louis ridere di gusto e si lasciò andare, rilassandosi quasi completamente.
Quel posto si riempì di caos e di bambini che urlavano cose del tipo “Louis, chi è questo?”, “e tu chi sei?”, “Benvenuto all’isola che non c’è!”.
Un bambino, uno dei più piccoli, gli saltò in braccio e Harry si ritrovò spiazzato da quel gesto.
-Quando sei arrivato? Ti piace qua?- la voce era dolce, il volto di quel bambino era dolce…ma era tremendamente sporco.
-Piumino lascialo respirare, è appena arrivato e non ha ancora visto nulla, ma recupereremo, c’è tempo- Louis gli tolse il bambino dal grembo e lo poggiò a terra, poi si voltò verso di lui e gli sorrise amichevolmente.
-Cosa? No. Cioè, Lou io devo tornare a casa…- dal suo tono di voce si riuscì a capire la confusione che contraddistingueva i suoi pensieri.
Non poteva assolutamente restare li e quando Louis lo capì, analizzando le sue parole, ci rimase realmente male. Si era illuso di aver trovato un nuovo amico, uno che poteva insegnarli a suonare il flauto di pan, uno che poteva raccontargli come era proseguito il mondo al di fuori della sua isola magica.
-Vuoi andartene?- la delusione era palese in quelle parole.
-No, cioè, devo.
-No se non vuoi! Sei libero di fare quello che vuoi, la scelta è tua. Se vuoi resta!- Louis gli prese velocemente le mani e i suoi occhi per un attimo sembravano pregarlo di valutare almeno quella folle idea di restare in quel posto, con lui.
-E la mia famiglia? Gli studi? Non posso mollare tutto!- si scostò togliendo le mani dalla presa di Louis.
-Lasciami qualche giorno, d’accordo? Il tempo di mostrarti l’isola e cosa ti perdi se te ne vai. Ci stai?- nei suoi occhi c’era di nuovo speranza, un luccichio che Harry non poteva, non voleva, davvero spegnere.
Il riccio annuì e Louis, insieme ai suoi bimbi sperduti, esultarono come solo loro sapevano fare.
Tutto quel rumore richiamò la curiosità dei più grandi che si avvicinarono alla fonte del baccano.
-Pan, ma che succede?- la voce era dolce e assonnata e la figura che si avvicinò fu invasa da braccia che si aggrappavano ad essa.
-Abbiamo uno nuovo?- un’altra voce, un accento diverso.
-Deve decidere se rimanere o meno- Louis alzò le spalle poi si ritrovò a sorridere nel vedere Liam lanciare i più piccoli in aria.
-Ciao, io sono Liam- il ragazzo porse la mano ad Harry che la strinse mentre vedeva l’altro afferrare un bambino dalla sua schiena e alzarlo in aria facendolo ridere.
-Harry.
-Inglese?
-Si, Londra.
-Oh, anche io. Come mai sei qua?- gli sorrise dolcemente per metterlo a suo agio in mezzo a quella bolgia.
C’era chiasso ovunque e nessuno si preoccupava di farsi male.
-A quanto pare sono stato portato qua da Uncino…- alzò incurante le spalle. Si guardò attorno per poi vedere un bambino che faceva pericolosamente avanti e indietro appeso ad una liana.
-E come…insomma perché te?- Liam era un tipo davvero curioso.
-Probabilmente avrà avuto un abbaglio. Dove abitavi?- un ragazzo moro si accostò vicino a loro, in mano teneva una mazzafionda in legno.
-Dove abito- lo corresse il riccio. –Comunque abito nel quartiere di Bloomsbury, una vecchia casa che fa angolo in una stradina. Perché?- assottigliò lo sguardo.
-Liam, non era lo stesso quartiere in cui abitavate te e Niall? Anche voi poi avevate una casa che faceva angolo. Magari si è sbagliato o magari la casa è la stessa ma ha cambiato proprietari- Zayn alzò le spalle quasi come se la cosa non lo riguardasse affatto. Sembrava così ovvio e Liam gli diede ragione.
-Uncino diventa sempre più stupido, mi chiedo se lui, al contrario nostro, senta il peso degli anni e inizi a soffrire di qualche demenza senile- in quel momento apparve un ragazzo biondo, avrà avuto una quindicina d’anni si e no. Quelle sue parole fecero scoppiare tutti a ridere. Harry intanto continuava a guardarsi attorno con meraviglia.
-Harry!
Gli arrivò una palla di neve in faccia. Non ebbe nemmeno il tempo di chiedersi dove caspita avessero preso la neve perché, beh, Louis si era avvicinato ridendo a lui e lo aveva destabilizzato.
Era davvero un bel ragazzo. Ma era un bambino, i suoi comportamenti ricordavano quelli di un bambino.
-Ho bisogno di parlarti, Zay, vieni con me- prese velocemente la mano del moro e lo trascinò lontano da loro che continuavano le presentazioni e a scherzare tra loro.
Harry si stava davvero integrando e Louis non poté esserne più felice. Sperava davvero che sarebbe rimasto con lui, non gli sarebbe affatto dispiaciuto vedere quel bel viso ogni giorno, per il resto della sua vita.
-Zay, ho solo pochi giorni per convincerlo a restare qui. Come faccio?
-Perché vuoi farlo restare a tutti i costi? Non abbiamo mica bisogno di espanderci!- il suo tono era divertito ma Louis sapeva benissimo quanta curiosità lo spingeva a parlare.
-Non lo so…insomma…mi piace. Si, cioè, secondo me dovrebbe essere bello passare del tempo con lui e poi…è bello- sospirò come una ragazzina alla prima cotta.
-Lou, da quando hai detto addio ad Ele ti sei rincitrullito, lo sai?
-Non sto scherzando! Ascoltami! Voglio che resta perché, non lo so, c’è qualcosa che mi piace in lui e poi sa suonare il flauto di pan! Insomma potrebbe aiutarmi! Aiutami a farlo restare, ti prego!- il suo tono passò in poco tempo da scocciato, ad esaltato, a supplichevole. Era un bambino.
-D’accordo Lou, ma ci devi mettere del tuo- Zayn gli diede un piccolo schiaffo sulla nuca prima di prendere uno skate che aveva rubato nella sua ultima visita a Londra.
Louis volò fino ad Harry, che stava giocando a pallacanestro con i due fratelli, e gli si posizionò sulle spalle chiudendogli gli occhi con le mani.
-Vieni con me- fu un sussurro lieve nel suo orecchio, ma sorrise convincendosi che si, si sarebbe divertito con quel ragazzo così unico, come era Louis.
-Non aver paura, ora ti insegno a volare!- la sua voce traspariva l’entusiasmo che provava mentre Harry non riusciva ancora a realizzare bene. Non sapeva se essere elettrizzato o impaurito.
Lo portò in uno spiazzo libero anche dalla confusione infernale che c’era per via di quei bambini.
-Pensa a qualcosa di bello- sorrise prendendogli le mani.
E lo fece, lo fece davvero, pensò al suo sorriso, ai suoi occhi meravigliosamente chiari ma scuri allo stesso tempo…chissà cosa nascondevano, quante cose avevano visto e quanta solitudine c’era dietro.
Annuì e Louis lo lasciò andare per farlo alzare in volo.
Ci riuscì, all’inizio, ma dopo pochi secondi si vide già precipitare addosso al ragazzo che spaesato se lo ritrovò contro il petto, i loro volti erano ad un millimetro di distanza dall’altro.
-Ciao- disse Louis sorridendo dolcemente.
-Ops- Harry lo disse in contemporanea ma con un tono più imbarazzato che divertito.
Il riccio attese qualche secondo poi arrivò alla conclusione che fosse inappropriata la loro vicinanza e si scostò con impaccio notevole.
-Scusa- la voce era flebile e ne trasparve un notevole imbarazzo.
-No, la colpa è mia…ho dimenticato la cosa più importante- da una piccola sacchetta, appesa alla sua “cinta”, tirò fuori una polverina d’orata, aprì il palmo della mano e ci soffiò sopra.
Il soffio caldo accompagnò la polverina e si posarono entrambi sul volto di Harry che fu invaso da piccoli e sconosciuti brividi. Si sentì strano per un attimo, Louis continuava a guardarlo dritto negli occhi e a sorridergli, così non si accorse nemmeno che aveva iniziato a librarsi in aria.
Glie lo fece notare un Louis sorridente che iniziò a guardare in basso e poi di nuovo verso di lui con sguardo orgoglioso.
-O. Mio. Dio.
-Harry stai volando!- Louis era felice quasi quanto il ragazzo, ancora incredulo, davanti a lui.
-Sto volando! Lou, sto volando!- si guardò intorno poi tornò con lo sguardo a Louis e gli sorrise con gli occhi lucidi per la felicità.
Passarono il resto del tempo a far esercitazioni di volo e a fare lezioni con il flauto di pan. Si divertivano da matti insieme ma Harry iniziava ad accusare i colpi della stanchezza e Louis fu costretto a riportarlo a casa prima di quanto volesse realmente farlo.
-Io dove dormo, Lou?
-Vieni- gli sorrise per l’ennesima volta e lo prese per mano trascinandoselo dietro, dentro la sua “tana”.
-E tu?- si guardò intorno, gli piaceva quel posto.
-Questa è la mia stanza- gli spiegò prendendo posto su un letto di foglie secche.
Gli fece segno di avvicinarsi e Harry non se lo fece ripetere una seconda volta.
-Ti va di parlare un po’?- Louis si rannicchiò in un angolo del letto e parve ancora più bimbo agli occhi di Harry che si limitò ad annuire.
-Cos’è successo di nuovo? Hanno raccontato qualcos’altro sul mio conto?
-Disney ha fatto un sequel del suo classico- lo informò il ragazzo che si era appena sdraiato di fianco a lui.
-Parla sempre di me?- la sua voce era incuriosita ma si riusciva ad intravedere della stanchezza.
-Si, Uncino rapisce la figlia di Wendy e la porta qui, tu la salvi e poi, beh, le solite cose. Lei diventa una bimba sperduta ma poi sceglie di tornare a casa e tu rivedi Wendy che ormai è cresciuta…
-Sei un pessimo racconta storie, lo sai?
Harry ridacchiò e diede una piccola gomitata al fianco di Louis che mugugnò qualcosa prima di sorridere divertito.
-Torna a Londra e cercati una nuova Wendy- alzò entrambe le sopracciglia, gesto inutile dato che Louis non lo avrebbe potuto vedere.
-Sento un po’ di gelosia nella tua voce- lo derise di nuovo, ovviamente sapeva che Harry sarebbe stato al gioco.
-Oh si, non sai quanta- Harry alzò gli occhi al cielo. Il suo tono era sarcastico ma si, un po’ geloso lo era.
Il cielo, si ritrovò a pensare se quello sopra di loro ora fosse lo stesso cielo che guardava sempre prima di addormentarsi, quando si affacciava dalla finestra di camera sua. Finestra che, disgraziatamente, quella sera era stata dimenticata aperta. Era sempre stato abituato a chiuderla.
Continuarono a parlare del più e del meno, di tutte le cose che erano cambiate dall’ultima volta che Louis aveva messo piede nel mondo “reale”, di quello che avrebbero fatto la giornata seguente e di Uncino.
Si addormentarono con ancora delle domande da fare e delle risposte da dare.
 
Il mattino seguente, Pan, si svegliò presto. Era entusiasta all’idea di mostrare la sua isola al nuovo ragazzo e non vedeva l’ora di fargliela apprezzare nei minimi dettagli.
-Ei svegliati dai!
-Ecco ecco- mugugnò per girarsi poi dall’altra parte, dandogli le spalle. Si rannicchiò ancora di più.
Louis si chinò per guardarlo in viso e, di nuovo, rimase stregato dalla bellezza di quei lineamenti.
Harry aprì un occhio e sorrise al ragazzo che si tirò indietro per non farsi beccare, si girò a pancia in su facendo in modo che il volto dell’altro fosse sopra il suo.
-Buongiorno- sorride con la voce ancora impastata dal sonno.
-Buongiorno- arrossì lievemente per aver ricevuto quel sorriso così carico di dolcezza.
Non era ancora del tutto abituato a quelle attenzioni, insomma i bimbi sperduti non sono dolci, Capitan Uncino non è tenero, Liam, Niall e Zayn si limitano a consigliare e a divertirsi, gli indiani sono simpatici ma irruenti, Giglio Tigrato è talmente timida da saper solo arrossire in sua presenza mentre le sirene…loro sono solo sfacciate.
Eleanor, si forse lei gli aveva riservato quel sorriso molto tempo prima, l’unica che gli aveva dato amore, che gli aveva mostrato un modo di vivere diverso dal suo ma che aveva prontamente rifiutato, perché non era ancora pronto a lasciare la sua vita e la sua isola.
“Amore”…che strano sentimento per un ragazzo che conosceva solo divertimento, avventure e orgoglio.
-Che stavi guardando?
-Nulla.
-A me non sembrava- sembrò divertirsi per via del nervosismo dell’altro.
-Sei…bello- sussurrò continuando a guardarlo negli occhi che si spalancarono per la sorpresa.
Harry arrossì violentemente a quelle parole.
-Perché sei arrossito?- girò il capo per scrutarlo meglio.
-Lou…posso…posso darti un bacio?
L’emozione stava prendendo il sopravvento e anche la vergogna ma sentiva il bisogno di provare a sfiorare quelle labbra sottili.
Sapeva che Louis ormai sapesse cosa fosse un bacio, sapeva che Eleanor glie lo aveva dato. O forse quella scena faceva parte della storia inventata?
-Non so ancora distinguere bene un bacio da un ditale ma…
Le sue parole vennero interrotte bruscamente dalle labbra morbide e piene di Harry.
Fu un solo un leggero tocco ma fece sorridere di soddisfazione Harry e arrossire Louis.
-Questo è un bacio…cioè non un vero bacio ma quello è ancora presto per dartelo- Harry distolse lo sguardo da Louis che invece continuava a guardarlo meravigliato e interdetto.
-Wow…emm…fico- si allontanò mettendosi seduto a gambe incrociate vicino al corpo disteso del riccio.
-Fico?- Harry si sedette e voltò la testa in direzione del’altro.
-Si insomma, non lo so…che dovrei dire?- Louis alzò lo sguardo per puntarlo dritto su Harry e i suoi occhi dannatamente verdi, come gli alberi della sua amata isola.
-Nulla- abbassò la testa e lo sguardo, era rimasto alquanto deluso dalla piega che aveva preso la mattinata.
Ma che poteva pretendere da qualcuno che non sapeva la differenza tra un ditale e un bacio? Tra un oggetto duro e freddo e un qualcosa di così morbido, caldo e rassicurante?
-Ok. Dai andiamo che ti porto a vedere l’isola!- si riprese e l’entusiasmo tornò nel suo tono di voce e nei suoi gesti, gli occhi gli si illuminarono e si alzò di qualche centimetro da terra.
Harry trattenne un sorriso, gli bruciava ancora quel “dopo bacio”.
-Louis, io vorrei tornare a casa adesso- era un sussurro, quello che diceva non era affatto un suo desiderio.
Il ragazzo in calzamaglia si posò di nuovo sul letto, gli occhi spalancati e l’espressione tra l’incredula e la sconcertata.
Non voleva che se ne andasse. Non dopo quel mezzo bacio. Non dopo che si era dimostrato quello che avrebbe potuto dargli amore, come si era ripromessa Eleanor.
-No! No tu non puoi! Mi hai concesso qualche giorno per farti vedere l’isola! Harry tu…no!- sta urlando in faccia al ragazzo che non osava guardarlo in faccia nemmeno per un secondo. Era terrorizzato all’idea di lasciarsi scappare l’opportunità di una nuova avventura con quel ragazzo.
-Perché dovrei restare?- Harry incrociò le braccia al petto e lo guardò in modo duro.
-Per le avventure, per il divertimento e…- si spinse verso l’alto. Davvero Harry voleva un motivo per restare? La sua amicizia non bastava? Le avventure e i giochi nemmeno?
-Sai solo pensare a quello- quasi sbuffò.
-A che altro dovrei pensare? Non sono un adulto!
-No infatti- voltò lo sguardo altrove.
Restarono in silenzio per molto prima che Louis volasse vicino al suo viso e guardandolo negli occhi gli sussurrasse “mi è piaciuto quel bacio”. Harry arrossì notevolmente tornando a guardarlo.
-Posso averne un altro?- gli sorrise. Sapeva che facendolo innervosire non avrebbe ottenuto altri giorni insieme, doveva addolcirlo in qualche modo. Infondo era come quando creava una strategia per attaccare Capitan Uncino insieme ai bimbi sperduti.
Anche sta volta era determinato a vincere.
-Non ti conosco nemmeno!- cercò di trattenere un sorriso.
-Sai la mia storia, abbiamo passato un po’ di tempo insieme, mi hai già dato un bacio- gli fece notare, mantenendo però il sorriso furbo.
Harry lo accontentò, si voltò verso di lui e posò delicatamente le sue labbra su quelle del ragazzo che continuava a sorridere soddisfatto.
-Ora andiamo! La laguna delle sirene è qui vicino!- lo prese velocemente per il braccio e se lo trascinò dietro.
Iniziarono a volare insieme fino al posto indicato da Louis che poi, per divertimento, lo fece scendere in picchiata insieme a lui.
-Sono simpaticissime, vedrai!- gli sorrise trascinandolo su uno scoglio al centro della laguna, dietro di loro una cascata scendeva rumorosa ma magica, un arcobaleno a contornarla.
-Louis! Ragazze è arrivato Louis!
Harry vide sei sirene venirgli incontro, schizzavano con le loro pinne celesti e correvano per arrivare prime.
-Lou, come stai?- una di loro, con i capelli biondi, poggiò le braccia sullo scoglio dove erano poggiati i due ragazzi e iniziò a fare gli occhi dolci a Louis.
-Benissimo!- Louis sembrava non accorgersi neanche dell’ammirazione che le sirene avevano per lui. Era sprizzante di energia come al solito, un uragano.
-Oh Lou, che ci racconti di nuovo?- un'altra dai capelli lunghi e rossi si avvicinò ammirata e  civettò come le altre che cercavano di attirare l’attenzione del giovane.
-L’altro giorno ho sfidato Capitan Uncino! Eravamo nella foresta e…ei ragazze ma vi ho presentato Harry? È il nuovo arrivato! Ho sfidato quello stoccafisso per salvare lui!
Le sirene, da prima, rimasero infastidite che il “loro” Louis avesse rischiato la pelle per qualcuno che nemmeno conoscevano ma poi, beh, rifletterono che il ragazzo non fosse affatto male.
-E così tu sei Harry? Avevamo sentito di un nuovo arrivo, l’isola non parla d’altro!- una mora dagli occhi celesti gli si fece vicino e sbatté più volte le lunghe sopracciglia. 
Harry si ritrovò a pensare che fossero tutte delle gran vanitose. Ma era un gentil’uomo e non poteva farglielo notare.
-Si sono io- rispose accennando un sorriso.
-Lou perché non ci racconti una storia?- sta volta a parlare fu una castana.
-In realtà io dovrei…-
-Dai, sono certa che Harry è curioso di sentire le tue avventure! Vero, Harry?
Harry si trovò ad annuire spaesato per la sfacciataggine di quelle sirene.
-Ok allora mettetevi comodi!- Louis si sedette a gambe incrociate sulla punta del masso, immerso per metà nell’acqua, le sirene si misero sedute intorno a lui e due di loro si appiccicarono ad Harry che era alquanto spaesato.
-Vi ho mai raccontato di quando presi il tesoro ad Uncino? E poi lo nascosi nella caverna! Ci mise così tanto per capire dove fosse!- Louis scoppiò a ridere seguito poi dalle sirene.
-Oh si Lou, quella è la mia preferita!- una di loro sospirò sognante.
-Lou, io vorrei andare a visitare altri posti- lo interruppe Harry, visibilmente infastidito.
Louis alzò lo sguardo verso di lui, spaesato. Gli sembrava surreale il fatto che qualcuno non volesse sentire le sue storie. Però non poteva contraddirlo, non poteva rischiare di perderlo.
-Ragazze ci vediamo, devo mostrare l’isola ad Harry!- si tirò su, sorridente come sempre.
-Oh no, dai Lou, hai tempo!
-No invece, perché poi io torno a casa- si intromise furente Harry.
-Come torni a casa?
-E perché?
Anche le sirene erano confuse da quella sua decisione, forse anche deluse.
-No ragazze, lo sto convincendo a restare. Tranquille- Louis parve rassicurarle.
-Fino ad adesso non mi ha convinto un gran che- rispose acidamente Harry.
-Dai Harry non andare! Resta con noi!- la bionda gli afferrò una mano mente la roscia gli mise un fiore tra i capelli ricci.
Louis sentì che qualcosa non andava. Non gli dava fastidio il fatto che le sirene non prestassero attenzione solo a lui, o forse un po’ si, ma che ne dassero troppa ad Harry.
-Noi ora andiamo. Ciao- prese bruscamente Harry per la mano e lo spronò a volare via con lui.
-Torna a trovarci domani, Harry!
-Lou tornerai anche tu vero?
Erano quelli i saluti che si lasciarono alle spalle.
-Tutte delle gran oche! Con la o maiuscola!- Harry si pulì i pantaloni una volta aver rimesso i piedi a terra. Era infastidito e deluso per la visita alle sirene. Non le sopportava.
Louis scoppiò a ridere al suo fianco.
-Andiamo! È più che normale! Sono il massimo che sia mai esistito!- si pavoneggiò e questo diede ai nervi ad Harry.
-Se non sbaglio ci stavano provando anche con me- alzò un sopracciglio e incrociò le braccia al petto.
-Già- constatò amareggiato. Non dovevano assolutamente provarci con lui, i baci che dava quel ragazzo riccio erano solo per lui, li voleva solo per lui.
-Comunque, quest’isola ha solo perso punti per colpa di quei pesci troppo sviluppati. Ora che si fa?
-Gli indiani!- lo disse come se fosse stata un’illuminazione.
-E dove sono?
-Vieni con me!- di nuovo se lo trascinò in aria costringendolo a volare di fianco a lui.
Arrivarono presto e i colori estivi e primaverili che caratterizzavano la laguna delle sirene divennero più autunnali. Da lontano si scorgeva del fumo che in alto dava vita a diverse forme. Harry riconobbe un giglio tra quelle figure sfumate dall’aria.
-Augh, grande capo indiano!- Harry vide Louis alzare la mano destra vicino alla testa, in segno di saluto.
-Augh, grande guerriero Aquila Volante, grande capo indiano Toro Seduto accogliere voi- il gigantesco pellerossa fece lo stesso segno di saluto verso di loro tenendo gli occhi chiusi e le gambe incrociate mentre si scaldava davanti al fuoco con la sua tribù.
-Lui essere mio nuovo amico e volere conoscere voi, grande capo indiano- Harry non aveva mai sentito Louis parlare con tanta riverenza a qualcuno. Forse era meglio portare rispetto e non far arrabbiare quel Toro Seduto.
-Piacere di conoscerla signore- Harry gli porse ingenuamente la mano per stringerla in un saluto ma ricevette solo un occhiataccia dall’uomo con la faccia tremendamente rossa e una gomitata sul fianco da parte del suo amico.
-Cioè volevo dire…Augh grande capo indiano!- si ritrovò ad imitare in modo impacciato il saluto che Louis aveva riservato a quell’uomo che subito richiuse gli occhi smettendo di guardarlo male.
-Mia figlia essere molto impaziente di vedere te, Aquila Volante.
Harry si ritrovò a sbuffare, non conosceva la figlia del capo indiano ma sicuramente era un’altra follemente invaghita di Louis. Questo lo infastidiva.
-Io volere solo far conoscere voi e vostra tribù a mio amico, Harry.
-Voi ora ballare con noi- finito di parlare partì una musica di tamburi, molto ritmata. I due si girarono e trovarono l’intera tribù pronta a ballare al suono del tabla.
Harry provò a tirarsi indietro ma un’indiana lo prese e lo buttò tra gli altri che ballavano attorno al fuoco.
La ragazza iniziò a ballare con lui che iniziò a prenderci gusto e a divertirsi, bastava solo seguire il ritmo e quei pochi passi che la mora gli insegnò.
Quando si girò vide Louis intento a ballare con una della loro età, più o meno, ridevano e si divertivano.
Divenne più rosso del capo indiano quando la giovane avvicinò il suo naso a quello di Louis e li fece scontrare diverse volte, velocemente. Era furente. Gli dava fastidio, tremendamente fastidio. Erano troppo vicini.
Fece la stessa cosa con l’altra ragazza che sorrise felice della sua decisione, non capendo minimamente il perché. Rimase di sasso quando sentì una mano afferrarlo per il braccio e allontanarlo dalle danze.
-Ma che fai?!- era Louis ed era anche abbastanza irritato.
-Non lo so ma tu l’hai fatto con quella e…- provò a giustificarsi ma invano.
-Per caso ti piace?- Louis parve farsi più quieto e abbassò lo sguardo.
-Chi? No!- Harry parve quasi oltraggiato. –E a te piace quella li?- voleva disperatamente un “no” come risposta.
-No, è mia amica- Louis sembrava essersi ripreso anche se non era sprizzante di gioia.
Rimasero entrambi con lo sguardo basso e in silenzio.
-Andiamocene- Louis si voltò e iniziò a volare via, Harry non poté fare a meno di seguirlo.
Louis non si voltò mai, nemmeno una volta, per guardarlo e vedere se lo avesse davvero seguito.
Volarono molto, senza mai scambiarsi nemmeno una parola o un’occhiata.
Questa situazione stava infastidendo Harry, sempre più propenso ad andarsene.
-Louis, fermati!- fu quasi un ordine quello che uscì dalle sue labbra carnose.
Il ragazzo si voltò.
-Possiamo parlare?
Lo vide scendere e lo seguì. Si accorse solo allora che erano nell’esatto posto in cui Louis l’aveva salvato dai pirati di Uncino.
-Ti ho dato due baci e tu ancora credi che un indiana possa interessarmi?
-Non lo so.
-Almeno guardami!- alzò notevolmente il suono della voce che, nervoso, rimbombò in quella radura.
Ormai era scesa la sera, era quasi buio.
-Vattene, Harry, torna a casa- si voltò dandogli le spalle, il tono triste e rassegnato. Non era affatto da lui arrendersi.
-Cosa?! Prima mi preghi di restare e ora…ma che ti prende?!
-Credevo di potermi divertire con te! Credevo che avremmo avuto grandi avventure insieme…ma non è così, tu sei così rigido e…- si voltò per urlargli contro.
-Per te è solo tutto un gran divertimento, vero? Tu non sai com’è la vita vera! Tu vuoi qualcuno che te la racconti perché hai paura di viverla! Sei solo un bambino e non cambierai mai se non vai via da questa isola e io non voglio finire come te! Voglio andarmene! Io non ho paura di vivere e di crescere!- trattenne qualche lacrima.
-Vattene allora! Vattene e non tornare! Non sei il ben venuto qui!- anche gli occhi di Louis si fecero lucidi e rossi, ma non voleva piangere. Che figura c’avrebbe fatto? Il grande Pan che piange, ridicolo.
Louis sentì i passi di Harry allontanarsi e, mentre quest’ultimo stava per alzarsi in volo, gli urlò per fermarlo.
-Aspetta!
Harry si fermò per girarsi e guardarlo negli occhi celesti.
-Voglio un bacio, Harry, un bacio vero. Non so quando mi capiterà l’occasione di averne uno, forse mai più. Ricordo quando Eleanor me ne diede uno, era come quelli che mi hai dato sta mattina, ero arrossito e ero felicissimo. Ma sta mattina avevo solo una strana sensazione, ero felice, si, ma avevo paura, paura di non poterne più avere degli altri, paura che anche tu mi avresti lasciato…nessuno mi ha mai guardato come hai fatto tu questa mattina, nemmeno lei…
Harry sentiva che il ragazzo aveva altre cose da dirgli ma non se ne curò, sfruttò il volo per raggiungerlo velocemente e si mise davanti a lui, toccando di nuovo terra con i piedi.
Harry poggiò la fronte a quella del ragazzo davanti a lui, chiuse gli occhi e Louis, tremando, fece lo stesso.
Non sapeva cosa aspettarsi da un vero bacio.
Sentì una mano di Harry accarezzargli il collo e sostare dietro la sua nuca, l’altra si poggiò delicatamente sul suo fianco per tirarselo più vicino.
Le loro labbra stavano per sfiorarsi di nuovo quando si fece buio per entrambi i ragazzi e si sentirono staccarsi rudemente l’uno dall’altro.
Harry gridava impaurito il nome di Louis.
Louis gridava preoccupato il nome di Harry.
 
Quando Louis riaprì gli occhi si ritrovò sul veliero di Capitan Uncino, era circondato da tutti i suoi pirati che lo deridevano. Realizzò di essere legato interamente come un salame, con le braccia dietro la schiena e privato di ogni cosa, a parte i vestiti. Anche il cappello giaceva lontano dal suo corpo steso pesantemente a terra.
Si guardò intorno ma non vide nessuna chioma riccia, solo un asse di legno che puntava dritta verso il mare.
-Dov’è Harry?!- urlò per richiamare l’attenzione del capitano che stava gioendo per la cattura.
-Oh è preoccupazione quella che sento, Louis?- il capitano lo derise e tutti in quella nave scoppiarono a ridere.
-Dimmi dov’è, Uncino, o giuro che…- cercò invano di liberarsi.
-Cosa, Pan? Sei morto ormai! Sta volta ho vinto io!- il suo tono si fece più duro e fece più paura al ragazzo.
-Ti prego…non fargli del male- smise di combattere, chiuse gli occhi e pregò che nemmeno una lacrima scendesse dai suoi occhi. Sospirò rassegnato.
-Louis, ma cosa ti è successo? Non di nuovo spero! E di un altro che preferisce crescere pur di non rimanere con te!- il suo tono era derisorio mentre mostrava una compassione che non aveva.
-Non è vero! Lui sarebbe rimasto!- la consapevolezza lo colpì in pieno ma doveva difendersi in qualche modo.
Harry non lasciarmi, ti prego. Per favore resta con me.
-E allora perché se ne sta andando mentre tu sei qui?- gli indicò il cielo, una figura che ben conosceva si stava allontanando, dietro di lui una scia di polvere di fata.
-La tua amata Trilli lo sta scortando, non preoccuparti, troverà la strada di casa.
Non riuscì più a trattenere le lacrime. Un altro se ne stava andando, negandogli l’amore che ora sapeva di non meritare. Il problema era lui, la sua immaturità e il suo non voler crescere.
Restare un bambino aveva i suoi pro e i suoi contro…e non avrebbe mai saputo cosa fosse l’amore.
Eleanor c’aveva rinunciato e come lei Harry. Tutti si arrendevano con lui, tutti pensavano fosse solo un bambino. Nessuno pensava ne valesse davvero la pena.
Si sentì solo e ripensò che nemmeno la madre lo aveva amato tanto da tenere la finestra aperta per aspettarlo.
Stava praticamente per morire e si sentiva solo. È  una pessima accoppiata se ti servono dei pensieri felici per rialzarti e combattere.
Ad un tratto sentì delle urla provenire dalla stiva della nave, la botola aprirsi e i bimbi sperduti scaraventarsi contro i pirati.
Sorrise, almeno loro non si erano arresi. Avrebbero trovato un altro Pan, magari Zayn, o Liam o Niall.
Addio Harry.
Chiuse gli occhi e sospirò lasciandosi andare. Non voleva nemmeno cercare di combattere.
Harry lo aveva abbandonato senza pensarci due volte. Almeno Eleanor era rimasta a combattere al suo fianco.
-Louis, riprenditi! Dai, Lou, ti prego!- era una voce lontana ma riconoscibile. Era semplicemente Liam.
Si sentì scuotere prepotentemente ma non batté ciglio.
-Harry non ti ha lasciato, Lou! Dai Pan, riprenditi!- questa voce era più vicina e diversa, era sicuramente Zayn.
-Si invece, non capite? Se n’è andato perché non so amare, perché sono solo un bambino- era un sussurro debole e stentò a credere che lo avessero sentito.
-Piantala! Uncino gli ha promesso che ti avrebbe risparmiato se se ne fosse andato. Ha solo pensato al tuo bene!
Il tocco del suo amico fu spazzato via da qualcuno di imponente. Una volta che ebbe riaperto gli occhi vide Uncino ghignargli davanti.
-Precisamente gli ho promesso che non avrei alzato mano verso di te…grazie a te però io non ho una mano- scoppiò a ridere, malvagio. Ecco cos’era: un uomo di parola malvagio.
Harry si era solo fatto abbindolare dalle sue belle parole.
Si riprese. Voleva il bel viso di Harry davanti e i suoi splendidi occhi verdi a guardarlo ma decise di non sprecare il gesto di Harry.
Vinta quella battaglia sarebbe tornato a Londra per salutarlo, per dirgli addio.
-Sei…sei…- non trovò un insulto degno di Uncino.
-Risparmia il fiato, Louis, ti servirà per urlare di dolore!- altre risate.
Vide i bimbi sperduti presi, vinti dai pirati di Uncino.
Doveva combattere anche per loro.
-Tu non vincerai mai! Sei solo un vecchio pirata che spreca i suoi giorni a perseguitarmi! Sei pus sulla cacca di un topo di fogna! Senza di me non sei nessuno, Uncino! Morto io…tu non avrai più scopi!- quelle parole erano veleno.
Con la coda dell’occhio vide Trilli tornare, silenziosa, si avvicinò a lui e senza farsi vedere lo aiutò a slegarsi. Gli doveva di nuovo la vita.
-Sei solo un bambino impertinente e maleducato! Anche il tuo caro Harry l’ha capito e ti ha lasciato, esattamente come Eleanor! Arrenditi Louis, sei solo…come me.
-No, io non sono solo. Io ho i bimbi sperduti, ho Zayn, Liam e Niall, ho Trilli e persone che mi vogliono bene! Tu sei solo, lo sei sempre stato e sempre lo sarai- si tirò su di scatto lasciando a terra la corda. Era ancora troppo debole per volare in alto come al solito ma ce la metteva tutta.
-Sei una tragedia! La peggior tragedia che sia mai esistita!- Uncino iniziò ad inveirgli contro mentre Louis schivava prontamente tutti i suoi affondi con la spada.
-Sono il massimo che sia mai esistito!- controbatté convinto, il solito sorriso ad incorniciargli il volto.
-Sei il figlio del demonio!
-Sei solo un vecchio stoccafisso…morirai da solo Uncino!- schivò un ultimo colpo e il pirata cadde in mare, quel mare dove ancora c’era l’enorme coccodrillo che voleva mangiarselo.
-Dai Spugna corri a salvare il tuo capitano!- Louis rise divertito nel vedere l’uomo barbuto e grassoccio buttarsi in mare con una scialuppa per salvare Uncino dalle fauci della bestia.
Quando tornò a guardare l’interno della nave trovò i bimbi sperduti che facevano buttare in acqua i pirati.
Avevano vinto di nuovo, eppure lui si sentiva così vuoto e triste.
Si sentì tirare giù da una strana forza, si voltò verso Trilli che gli si affiancò preoccupata.
-Devo rivederlo, Trilli, ho bisogno di salutarlo come si deve…portami da lui- gli occhi lucidi esprimevano una tristezza che Louis non sapeva nemmeno di avere dentro di se.
-Seguimi- Trilli lo riempì di polvere di fata e lo aiutò di nuovo ad alzarsi in volo.
In poco tempo furono davanti alla finestra di quella casa che conosceva benissimo, i ricordi iniziarono a tornare.
Rivide Eleanor affacciata ad aspettarlo o a salutarlo, la rivide invecchiare davanti ai suoi occhi, rivide sua figlia e poi suo nipote che dormiva nella culla, dondolato dalle mani rugose e tremolanti di lei.
Il neonato aveva degli occhi verdi che ricordavano la vegetazione dell’Isola che non c’è, aveva delle graziose fossette agli angoli del grande sorriso sdentato, i pochi capelli erano ricci e castani, la voce era melodiosa e esprimeva dolcezza ad ogni verso…però non pensò molto al bambino quella sera in cui la rivide, i suoi occhi erano tutti per Eleanor che era invecchiata senza che lui potesse fare nulla…sarebbe morta, l’avrebbe persa.
Ora in quella stanza c’era solo un letto e la finestra era chiusa. La finestra di quella stanza non era mai stata chiusa, non gli era mai stata chiusa in faccia. Ma a quanto pare le cose erano cambiate anche in quella casa.
Non si diede per vinto e iniziò a bussare freneticamente alla finestra. Improvvisamente la sentì cigolare e venne aperta da un Harry confuso e in lacrime.
-Lou, non dovresti stare qui. Vattene- fece per chiudere la finestra ma glie lo impedì.
-No, ascoltami, Harry! Voglio quel bacio, me l’avevi promesso! Dammi il mio bacio e io me ne vado, giuro.
Ad Harry parve illogico ma quella parole così disperate lo spinsero ad avvicinarsi ancora di più al ragazzo.
Se lo strinse contro afferrandolo per il viso, lo fece entrare completamente in camera sua e premette le loro labbra in un bacio un po’ rude, primitivo. Quando entrambi capirono le esigenze e le richieste dell’altro iniziarono a baciarsi davvero, in modo lento e dolce aprendo le labbra per accogliere l’altro.
Louis sorrise in quel bacio e Harry non poté fare altrimenti se non seguirlo, anche se entrambi sapevano che sarebbe stato l’ultimo.
-Non dimenticarti di me, ti prego- Louis sospirò chiudendo gli occhi e poggiando la sua fronte a quella di Harry.
-Dimenticarti? Come potrei? Sei il massimo che sia mai esistito- fece una pallida imitazione che lo fece sorridere un po’ prima di sentirlo sospirare e tornare serio.
-Harry? Mi piacciono i tuoi baci, questo più di tutti- sussurrò facendo sorridere il riccio.
-Pensa a me quando vivrai una delle tue fantastiche avventure, chiaro?- gli sfiorò le labbra con le sue.
Louis annuì debolmente.
Si staccarono, si guardarono negli occhi e si sorrisero per fare forza all’altro.
-Tieni, così quando la guarderai penserai a me- si tolse la catenina che aveva al collo e glie la mise, Louis la guardò per un istante sorridendo, poi alzò lo sguardo verso di lui.
-Questo non è un ditale, vero?- sorrise e Harry rise divertito prima di scuotere la testa e mordersi le labbra.
-Questa è una catenina d’argento, questo è un ciondolo a forma di aeroplanino di carta, un po’ come me no? Volo in un equilibrio precario. Non sono adatto al volo- sorrise ma si vedeva tutta la tristezza che non voleva far trasparire.
Louis annuì, sorrise e baciò il ciondolo portandolo poi sotto la maglia verde.
-Io non ho nulla da darti, Harry…
-Ssh, non importa. Dammi solo un altro bacio- sta volta aspettò che le labbra del ragazzo si poggiassero sulle sue e non il contrario.
Di nuovo iniziarono a baciarsi dolcemente, le lingue andavano lente e lenti erano anche i loro respiri, delicati i loro tocchi.
Era arrivato il momento di salutarsi.
-Non crescere troppo in fretta!- si raccomandò Louis uscendo dalla finestra, le lacrime agli occhi e un sorriso sulle labbra ormai rosse.
-Se vengo a sapere che hai fatto qualcosa con le sirene o con le indiane giuro che torno e ti prendo a calci, Louis! Avessi anche ottant’anni- lo avvertì sorridendo…anche se era abbastanza serio.
-Tranquillo, ti do la mia parola!- si portò la mano sul cuore e uscì definitivamente da quella stanza, rimase impalato davanti alla finestra.
-Tornerai a trovarmi?- Harry era speranzoso.
-Non lo so, farebbe troppo male poi riandarsene e tornare per doverti vedere con qualcuno che non sono io…- parlò per esperienza, lo aveva già vissuto con Eleanor. Anche se questo sembrava più forte e spiazzante.
-Addio Lou, mi mancherai- sollevò una mano allungando il braccio verso di lui che fece lo stesso sfiorando le sue dita.
-Anche tu, Harry.
-Non farti ammazzare!- gli urlò mentre lo vedeva allontanarsi sempre di più.
Seconda stella a destra e poi dritto, fino al mattino.
Salutò velocemente anche Trilli, con un sorriso e un movimento veloce della mano.
 
 
Erano due anni che Harry faceva volontariato all’orfanatrofio, due anni che raccontava ai bambini le storie di Peter Pan e i bimbi sperduti, due anni che si immaginava un’ombra che lo guardava da fuori la finestra, ormai sempre rigorosamente aperta. Erano due anni che non lo vedeva.
Erano tre mesi che stava con il suo attuale ragazzo.
Erano sdraiati sul letto, Tom era sopra di lui e gli baciava passionalmente il collo lasciandogli anche dei segni rossi, Harry guardava fuori dalla finestra aperta due stelle, una più luminosa dell’altra, non riusciva a smettere di fissarle. Non riusciva neanche ad eccitarsi, non era abbastanza concentrato in quello che stavano facendo.
Stava per lasciarsi andare quando scorse un ombra fuori dalla sua finestra, il dottore prese a spogliarlo ma lui lo fermò immediatamente mettendogli le mani sulle spalle e spingendolo via da sopra di lui.
-Harry ma che ti prende?- lo guardò stranito e frastornato.
-Nulla, scusami Tom, mi è sembrato di vedere qualcosa alla finestra…- sospirò rassegnandosi al fatto che li fuori non ci sarebbe mai stato il ragazzo che voleva trovarci.
-Non ti va sta sera, vero?- gli sorrise comprensivo e gli accarezzò dolcemente una guancia.
-No, mi dispiace…possiamo vederci domani? Giuro che…- sentiva di doversi giustificare.
-Ei ei, tranquillo piccolo, non fa nulla. Ci vediamo domani tesoro, ti amo- lo baciò dolcemente e uscì dalla sua stanza.
Una volta solo, Harry, si affacciò alla finestra e iniziò a guardare fuori. Si mise seduto sul piccolo ripiano che c’era sotto.
-Ma dove sei, Lou? Mi manchi da morire…- sospirò prima di asciugarsi una piccola goccia con il dorso della mano.
Sentì un sospiro provenire da fuori la sua finestra e si sporse speranzoso per poter vedere meglio chi fosse.
Si era decisamente sporto troppo, per i gusti di Louis che, preoccupato che potesse cadere, lo prese per le spalle e lo spinse dentro in modo irruento.
-Ma sei impazzito?! Saresti potuto cadere!- lo rimproverò, l’unica cosa che ricevette fu un sorriso raggiante e gli occhi lucidi di Harry che lo fissavano come fosse un miraggio.
-Louis! Louis sei tornato!- gli si buttò addosso facendosi stringere.
-Non me ne sono mai andato, ogni volta che potevo ero sempre qui a tenerti d’occhio- ammise facendosi rosso in viso.
-Mi sei mancato così tanto!
-Anche tu, Harry. Ma baci un altro quando mi avevi promesso che non mi avresti dimenticato- fece l’offeso.
-Non ti ho dimenticato Lou, ma dovevo andare avanti dopo due anni- gli fece notare garbatamente.
- Mi baceresti adesso? - lo baciò in fronte coccolandoselo al petto.
-Io sono maggiorenne Lou, tu sei un bambino- gli fece notare con un sorriso dispettoso.
-Al diavolo! Ma non mi vedi? Avrò solo tre anni meno di te.
-Fai l’amore con me, Lou- arrossì perché sapeva che Louis non avrebbe capito.
-Sarebbe quella cosa che fai con quel Tom sul letto?
Harry annuì in imbarazzo.
E così lo spiava?
-Devi spiegarmi come si fa…io vi ho visto farlo solo una volta, poi ho sempre preferito evitare, non so perché ma faceva troppo male vedervi insieme- il suo sguardo si rattristò all’improvviso e Harry cercò di risollevarlo con un bacio sul naso.
-Lou, è normale…vieni con me…ti insegno io a fare l’amore…- si allontanò dal suo corpo e lo prese per mano trascinandolo sul suo letto.
Lo fece sdraiare sotto di lui e con occhi lucidi prese a baciarlo dolcemente. Le mani erano al lato della testa di Louis e le braccia tese per non gravargli troppo sopra, infondo era cresciuto.
-Lou, puoi usarle le mani, sai? Puoi…toccarmi- sorrise ma si fece rosso in viso quando dovette dire l’ultima parola.
Louis si limitò ad annuire e, continuando a guardarlo in viso, posò le mani sui suoi fianchi che trovò più secchi rispetto all’ultima volta. Era rigido mentre Harry si muoveva sopra di lui.
-Rilassati Lou, penso a tutto io- era un sospiro e lo fece sentire ancora più bambino. Prese spunto da Harry e chiuse gli occhi cercando di rilassarsi. Harry non gli avrebbe mai fatto del male.
Quando Harry si staccò dalle sue labbra, e non per parlargli, si irrigidì di nuovo e aprì velocemente gli occhi trovandosi Harry seduto a cavalcioni su di lui e intento a levarsi la maglietta. Si sentì avvampare e una nuova sensazione di calore lo colpì nel bassoventre. Era intimorito da quelle nuove e potenti sensazioni ma, andiamo, Uncino gli aveva fatto più male quando lo aveva graffiato con l’uncino.
Perse un momento per guardare ogni minimo dettaglio del corpo del riccio che a sua volta lo guardava con desiderio.
-Sei…sei bellissimo- sussurrò senza distogliere lo sguardo dal suo petto.
In realtà non era la prima volta che lo vedeva nudo, spiandolo dalla finestra lo vedeva anche appena uscito dalla doccia…ma non l’aveva mai sentito così suo. Senza contare che la sensazione fastidiosa che provava in quei momenti si era appena quadruplicata e si sentiva sempre più stretto in quella calzamaglia verde.
Harry gli tolse, con fatica, i vestiti e li gettò vicino al letto, poi prese il cappello verde del ragazzo e se lo mise sorridendo.
-Come mi sta?
-Benissimo- ed era vero, era perfetto con quel cappello che gli schiacciava i riccioli castani.
Harry non se lo tolse e riprese a baciare Louis, ormai nudo sotto di lui. Scese con le labbra sul suo collo, poi sul suo petto,gli leccò lentamente un capezzolo e Louis gemette per la piacevole sorpresa.
Arrivò fino al basso ventre e percorse con la lingua tutta la cicatrice a forma di uncino.
-Rilassati ok? Lascia fare a me- sussurrò il ragazzo, prima di scendere a baciare l’erezione del più piccolo e poi leccarla lentamente partendo dal basso.
-Ha…Harry- gli mancava il fiato. Si sentiva stringere la gola e aveva paura.
-Si Lou?
-Non riesco a respirare, mi sento strano…
-Lou, stai solo provando piacere, lasciati andare- gli sorrise prima di tornare ad avvolgere con le labbra la sua intimità.
Louis seguì il suo consiglio e chiuse gli occhi, strinse in dei pugni ferrei le lenzuola bianche e non trattenne nessun gemito di piacere.
Prima che venisse, Harry, lo lasciò uscire dalla sua bocca.
-Ti è piaciuto?- si assicurò dolcemente.
-Tantissimo…perché hai smesso?- arrossì di colpo.
-Ora vedrai- si allontanò da lui e prese tutto il necessario, si spalmò del lubrificante sulle dita e diede ordine a Louis di aprire le gambe e piegarle ai lati dei suoi fianchi, lui obbedì incuriosito.
Quando sentì il dito del riccio a contatto con la sua pelle, subito, volò via sbattendo la schiena contro la parete dietro il letto.
-Lou, tranquillo. Non ti farei mai del male, lo sai- lo rassicurò dolcemente tendendogli la mano che Louis afferrò insicuro per farsi riportare sul letto.
Si irrigidì quando il dito di Harry si fece spazio in lui, iniziò a piacergli dopo che il secondo e il terzo dito furono entrati ma non parlava, sospirava rumorosamente e cercava aria quando gli piaceva di più.
Quando Harry tolse le dita, Louis, lo guardò incuriosito e accigliato, tanto da far sorridere divertito l’altro che si preparava con preservativo e lubrificante.
-Questo farà più male, Lou…
Louis si irrigidì e lottò contro l’istinto di spiccare il volo e allontanarsi. Harry lo capì, lesse nei suoi occhi l’insicurezza e la paura.
-Ti fidi di me, Lou?
Louis annuì senza nemmeno pensarci due volte. Certo che si fidava di lui. Insomma, Harry se ne era andato via dall’isola senza salutare lui e gli altri solo per salvarlo da Uncino. Doveva fidarsi di lui come Harry si era fidato su quell’isola.
Il ragazzo si inserì dolcemente cercando di leggere l’espressioni sul volto dell’altro per capire se continuare o meno, se stava andando bene o no. Quando Louis strinse gli occhi e annuì, Harry si spostò più avanti posizionandosi completamente dentro di lui.
-Ora?- la voce era spezzata ma comprensibile.
-Ora devi dirmi quando posso continuare.
-Mi dai un bacio?- ne aveva davvero bisogno.
Il riccio si chinò su di lui e prese a baciarlo dolce ma passionale al tempo stesso.
-Puoi continuare- sussurrò Louis sulle sue labbra, prima di tornare a baciarlo.
Harry prese un sospiro e iniziò a muoversi lentamente, per poi andare sempre più veloce in base all’esigenze sue e del ragazzo che aveva sotto di se.
Sentiva di stare per raggiungere il limite e vide che Louis si tratteneva dal non urlare di piacere, così prese a masturbarlo seguendo il ritmo delle sue spinte.
Una volta venuti, entrambi avevano il fiatone e Louis sentì l’impellente bisogno di stringersi sempre più vicino ad Harry.
-Lou?!- la voce di Harry era tra il divertito e l’impaurito mentre si aggrappava a Louis per non cadere.
Pan si guardò intorno e si accorse che il pavimento distava qualche metro da loro e che con la testa sfioravano il soffitto.
-Scusa…io credo…che…si…l’ultima cosa che è successa mi abbia…- era arrossito e cercava di non guardare il volto divertito del ragazzo che teneva tra le braccia.
-Quindi volerai ogni volta che avrai un orgasmo?- alzò le sopracciglia ridendo rumorosamente.
-Cos’è un orgasmo?
-Poi te lo spiego- si riprese e gli lasciò un bacio sfuggente sulle labbra.
Louis annuì e si lasciò andare anche lui ad un sorriso.
-Ora possiamo sdraiarci di nuovo sul letto?- il riccio lo guardò con sguardo divertito stringendogli le braccia al collo, Louis lo accontentò e si sdraiò con il ragazzo sopra di lui che non smetteva di sorridere e di stringerlo ancora di più.
Dopo qualche secondo di silenzio Harry trovò il coraggio di parlare.
-Resta con me, Lou- era un sussurro assonnato e una richiesta esplicita che fece irrigidire Louis.
-Harry…
-Non è meglio questo di tutte le avventure che hai avuto? Potremmo farlo quando vorrai…
-Si, mi è piaciuto e lo rifarei subito se non mi facesse male il culo ma…non lo so, come faccio con i bimbi sperduti? Con Zayn, Liam e Niall? E Uncino? Per non parlare poi di Trilli!
-Giusto, la tua vita è la…come la mia è qua- il suo tono ora era rassegnato e gli occhi chiusi per impedire di vedere la realtà.
-Io voglio far parte della tua vita, Harry, non voglio vederti crescere da dietro una finestra, non voglio vederti di nuovo con Tom, non voglio che lui venga a vivere qui e non voglio che in questa stanza ci sia un altro bambino con il nome scelto da te e lui insieme. Dobbiamo sceglierlo noi il nome, io e te.
Quella rivelazione fece alzare di colpo Harry che iniziò a guardare il ragazzo davanti a lui con occhi sorpresi e il volto inebetito.
-Vuoi vivere qui con me, Lou? Vuoi far parte della mia vita?- si avvicinò di nuovo a lui guardandolo dolcemente.
-Mi prometti che ci saranno altre avventure per noi?- il suo sguardo era supplichevole e la sua volontà vacillava.
Quindi era solo questo il problema…lui voleva solo vivere di avventure e Harry poteva rassicurarlo, poteva dargli una certezza.
-Vivere può essere un’avventura straordinaria- sussurrò Harry, gongolando per la felicità coccolandosi di nuovo sopra il suo petto e lasciandosi stringere.
Louis fu colpito da quelle parole e, si, gli diede raggione. Voleva vivere, vivere davvero.
-Al tuo fianco, poi, la più bella di tutte- gli sollevò il volto con l’indice e gli posò un dolce bacio a fior di labbra.
 
  
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