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Autore: Cherish    18/10/2014    2 recensioni
-Pistaaaaa!! - oramai era vicino, pochi metri ancora e sarebbe riuscito a prendere l’ascensore che finalmente lo avrebbe portato all’ultimo piano del grande magazzino.
Charles perse un battito quando vide che le porte dell’ascensore stavano per chiudersi e con un ultimo scatto disperato, ci si fiondò dentro, senza badare se ci fosse qualcuno all’interno con il quale ci si sarebbe potuto scontrare.
Infatti …
Non fece in tempo a fermarsi, o almeno, a rallentare... che ecco andò addosso a un giovane biondo che perse l’equilibrio, cadendo a terra con sopra il povero Charles.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, Raven Darkholme/Mystica
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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DESTINI INCROCIATI [di Cherish e Franny87]

Ciao a tutti! Qui è Cherish e inauguro il primo capitolo di questa nuova ff a 4 mani che scriverò assieme alla mia cara amica Franny87! Sono tornata dopo molto tempo a causa di svariati impegni scolastici che hanno rallentato l'aggiornamento delle mie attuali ff  che NON sono intenzionata ad abbandonare, solo che, come si dice, qualche volta è bello iniziare una nuova storia, e spero davvero che questo primo capitolo vi piaccia! 
Ci rileggeremo presto, il prossimo capitolo lo scriverà Franny87!

Buona lettura!
-Cherish


CAP 1
UN INCONTRO/SCONTRO


Charles Xavier era di fretta quel giorno. Stava correndo da circa cinque minuti abbondanti, e non era ancora arrivato a destinazione.

-Accidenti!! Ma è possibile che ogni volta che devo fare una cosa importante sono sempre in ritardo!?!- 

La gente che lo vedeva passare e divincolarsi come una furia in mezzo ai passanti del grande centro commerciale credeva che fosse leggermente pazzo, beh, in’effetti poteva davvero sembrare. In quel momento non gliene importava per niente, era solo terribilmente agitato e preoccupato per la grande figuraccia che avrebbe fatto di lì a poco una volta presentatosi (in ritardo) al suo primo colloquio di lavoro. Non c’è stata una volta, nella sua giovane vita, nella quale non fece ritardo. Si ricordò della sua prima comunione, della sua cresima, dei suoi primi giorni di scuola, ai ritrovi con gli amici e insomma, si accorse che tutta la sua vita era piena zeppa di figuracce dovute al suo scarso modo di organizzarsi.

La situazione questa volta era diversa. Non poteva tardare un minuto di più, Charles doveva assolutamente ottenere quel lavoro da barista, che gli avrebbe permesso di pagarsi gli studi al suo primo anno di università.

-Pistaaaaa!! - oramai era vicino, pochi metri ancora e sarebbe riuscito a prendere l’ascensore; che finalmente lo avrebbe portato, all’ultimo piano del grande magazzino.

Charles perse un battito quando vide che le porte dell’ascensore stavano per chiudersi e con un ultimo scatto disperato, ci si fiondò dentro, senza badare se ci fosse qualcuno all’interno con il quale ci si sarebbe potuto scontrare.
Infatti …

Non fece in tempo a fermarsi, o almeno, a rallentare... che ecco andò addosso a un giovane biondo che perse l’equilibrio, cadendo a terra con sopra il povero Charles.

-Cosa diamine… ?? - il giovane sotto Charles era visibilmente sotto shock: non si sarebbe mai aspettato di essere investito da qualcuno, sopprattutto se era una persona goffa e impacciata.

Charles, che inizialmente aveva strizzato entrambi gli occhi dallo spavento, si decise di aprirli, visto e considerato, che il suo atterraggio era stato innaturalmente “morbido”.

I suoi occhi blu si scontrarono con quelli del suo malcapitato “paracadute”: Erik Lehnsherr, rimasto interdetto nell’osservarlo con un’espressione che variava dallo sconcertato all’infastidito. I due giovani rimasero per un po’ in silenzio a osservarsi, quasi a voler scavare l’uno dentro lo sguardo dell’altro, rimasti increduli di fronte alle parecchie scie di scariche elettriche che provavano nella loro distanza così ravvicinata.

Erik avvertiva il fiato accellerato del giovane Charles, quel viso stravolto dalla fatica della corsa, quelle labbra innaturalmente rosse dischiuse per racimolare il più ossigeno possibile e quei gioielli blu che portava al posto degli occhi lo avevano lasciato inizialmente spiazzato e confuso.

Più passavano i secondi e più Charles si sentiva a disagio. Una volta presa di nuovo coscienza della situazione in cui si stava trovando: era cavalcioni su di un tipo che non aveva mai visto prima, un tipo davvero molto bello, dal fisico longilineo, ma forte, con due occhi color del ghiaccio che lo osservavano silenziosi.

- Togliti - di - mezzo! - Ringhiò Erik. Tantè che, con uno spintone, tolse da sopra di sé Charles, che sbattè leggermente la testa contro il muro dell’ascensore pronunciando un sonoro “Ahio!”.

- Tu guarda un po’ cosa doveva capitarmi oggi!- sbottò infastidito Erik iniziando ad alzarsi ancora acciaccato per la botta appena incassata. Dovette riconoscere, un certo fastidio nel non avvertire più il peso di quel giovane ragazzo che lo aveva appena investito. Pensiero, però che spazzò via con l’esatta immediatezza con cui si spolverò cercando di sistemare i propri abiti leggermente sgualciti.

Diede una fugace occhiata a Charles che era rimasto immobile ancora seduto per terra con la mano che si massaggiava dolorante la testa mentre si mordeva il labbro inferiore, fissandolo. Doveva ammetterlo: era notevolmente carino per essere un ragazzino. Gli abiti che portava però non gli facevano onore: un paio di Jeans scoloriti e una maglietta a maniche corte blu, abiti molto in contrasto con quelli di Erik, la quale, indossava un completo elegante.

-Hey, che cavolo ti guardi?!- gli chiese sprezzante Erik aprendo le braccia in segno di stizza. Gli dava fastidio essere fissato soprattutto da quel ragazzino impertinente dall’aria molto infastidita.

- Certo che potresti pure avere dei modi più garbati con le persone…idiota…- l’ultima parola l’aveva leggermente accennata, ma Erik la sentì lo stesso. Si voltò verso i numeri dei piani che segnava l’ascensore: ne mancavano ancora cinque e sperava in cuor suo che nessuno sarebbe salito, così da poter insultare tranquillamente quel ragazzino che continuava a fissarlo con astio.

-Scusami?!- Erik si voltò lentamente verso Charles il quale impallidì visibilmente una volta che questi gli si avvicinò con fare minaccioso.

-Hai sentito bene!- gli disse sprezzante. Non aveva intenzione di dargliela vinta a quel tipo dal fare così arrogante.

-Ripetilo… se hai il coraggio…- Erik era a pochi centimetri dal viso di Charles. Poteva benissimo avvertire di nuovo il suo respiro accellerato sul suo viso, ma non avvertiva in lui paura, cosa davvero strana. Anzi, il ragazzo lo fissava con determinazione, come se sapesse quasi cosa stava per fare di lì a poco.

-Ho detto… che sei un idiota, Erik. -

Erik.

Lo aveva appena chiamato per nome.

Strabuzzò gli occhi per la sorpresa: non si ricordava di averlo mai visto in vita sua quel ragazzino. Leggeva nei suoi occhi una certa contentezza nel vederlo in difficoltà e Dio solo sapeva quanto gli dava fastidio sentirsi in difficoltà, senza contare che gli capitava assai di rado.

Strinse i  pugni dalla rabbia e decise di dare un assaggio di quello che era capace a quel ragazzo impertinente che aveva osato sfidarlo anche e solo con lo sguardo.

D’un tratto l’ascensore diminuì la sua potenza, e le luci al suo interno iniziarono a offuscarsi. Charles si leccò istintivamente le labbra per poi guardarsi intorno meravigliato.

Meravigliato.

Non spaventato.

La cosa diede gli diede parecchio fastidio, e senza pensarci due volte, decise di usare i suoi poteri per bloccare del tutto l’ascensore, che immediatamente si spense lasciando azionate solo le luci soffuse di emergenza. Charles sobbalzò appena, volgendo poi lo sguardo verso di Erik che sorridendogli maligno, lo aveva completamente bloccato con la sua presenza.

- Bel trucchetto Lehnsherr…- gli disse sussurrandogli vedendo poi il volto soddisfatto di Erik cambiare in un’espressione sconvolta.

- Come cavolo fai a sapere come mi chiamo, microbo?!- gli disse in preda al nervoso prendendolo per la maglietta arrivando a pochi centimetri di distanza dal suo viso. A quel contatto ravvicinato fremettero entrambi, visibilmente scossi da quelle strane sensazioni che stavano provando, ma di certo quello non era il momento migliore per ragionarci sopra.

“Tu hai i tuoi trucchi e io ho i miei”

La voce di Charles dentro la testa di Erik lo scosse visibilmente, mollando la presa su di lui e facendo poi ripartire l’ascensore. La sorpresa era tale da averlo distratto troppo perdendo la concentrazione necessaria per poter tenere bloccato l’ascensore.

- Cosa diamine mi hai fatto?! Eri dentro la mia testa…- gli chiese Erik riavvicinandosi ancora con fare minaccioso verso Charles, che sorridente alzò lo sguardo su di lui.

- Diciamo che sono come te…- rispose con naturalezza piegando leggermente la testa di lato. Non era un tipo da spifferare a destra e a manca la sua mutazione ma, visto che anche Erik era un mutante pensò che non c’erano pericoli.

Erik lo guardò malissimo. I mutanti che meno sopportava erano i telepati.

- E per come te, non intendo di certo “Idiota”…- a quella battuta Erik perse completamente le staffe, ritornando a strattonare per la maglietta Charles che a stento trattenne una leggera e divertita risata. Guardò fugace i numeri dell’ascensore. Mancava solo un piano, e aveva tutto sotto controllo.

Doveva ammettere che quell’Erik era odioso tanto quanto divertente, anche se Charles non era il tipo da prendere in giro le persone, decise che per lui avrebbe fatto un’eccezione, giusto per scaricare via tutta quella tensione che aveva, visto l’immenso ritardo al suo primo colloquio di lavoro.

-Senti…tu…-

“Mi chiamo Charles…”

-Ngh…- Erik gemette per l’ennesima ed improvvisa intrusione dentro la sua testa.

-Tu…Charles…non ti azzardare più a entrarmi in testa…- gli disse quasi ringhiando per poi stringergli i folti capelli castani. Cosa che stupì parecchio
Charles.

-N... non credo che si ripresenterà più l’occasione…- sussurrò a malapena stringendo il braccio teso di Erik.

- Lo spero vivamente per te, ragazzino…la prossima volta non sarò così buono…- gli sussurrò all’orecchio per poi respirare a pieni polmoni il buon profumo di shampoo al cocco che aveva Charles.

Appena le porte dell’ascensore si aprirono, entrambi si distaccarono come se avessero preso la scossa e se ne andarono scambiandosi un’occhiataccia reciproca.

“Non ho mai incontrato un tipo così fastidioso in vita mia!” pensarono insieme allontanandosi il più in fretta possibile da quell’ascensore che li aveva fatti scontrare, o per dirla tutta... Incontrare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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