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Autore: Macy McKee    19/10/2014    4 recensioni
[Spoiler 3.01]
‹‹Ai tuoi occhi sono ancora la stessa persona che mordicchiava una penna rossa nel suo ufficio, Oliver?›› ti domandi in silenzio.
‹‹Sono ancora troppo debole per starti accanto?››
E non sai se il problema sia la tua debolezza o la sua.

Dopo essersi allontanati, Oliver e Felicity riflettono su chi ciascuno dei due sia e su chi ciascuno dei due stia diventando.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: L’ho fatto. Ho scritto una storia che non parlasse di Sara Lance. Ma presto mi farò perdonare da Sara scrivendo una storia particolarmente angst-y su di lei. Don’t worry, Sara, non ti ho tradita definitivamente.
Beh, prima Olicity sulla famigerata 3.01. Si nota che quella puntata mi ha più o meno rovinato l’esistenza?
Le parti in corsivo sono flashback. Ogni cambio di paragrafo è un cambio di POV da Oliver a Felicity e viceversa

 
Beyond the mirror, into the soul

Far and beyond the stars there's
A place where all the love,
All the goodness we could have still resides
But we choose life away from the light

(What did you do in the war, dad? – Sonata Arctica)
 
C’è uno specchio sulla parete di fronte a te. È appannato dal vapore che scivola fuori dalle pentole e fluttua pigro verso il soffitto, ma sembra osservarti malignamente.
Sembra attendere, calmo come un predatore in agguato, che il tuo sguardo si alzi e incontri quello della tua immagine riflessa. Sembra attendere che tu faccia la conoscenza di te stesso, per ricordati che sei un equilibrista che sfida la follia camminando su un filo sempre più instabile sopra il baratro che è la tua mente.  
Per ricordarti che il più subdolo nemico di Arrow è sempre lì, in agguato, pronto a colpire. Per ricordarti che Oliver Queen sarà sempre una minaccia per Oliver Queen.
Ti aspetti di vedere Slade Wilson. Ti aspetti di vedere Ivo o Malcom Marlyn. Ti aspetti di incontrare lo sguardo colmo di odio di Thea o del corpo senza vita di Laurel. Ti aspetti di udire la voce colma di risentimento di Shado, un ‹‹Perché mi hai uccisa, Oliver?›› Ti aspetti di essere costretto a un’altra scelta crudele, fatale, un altro ‹‹chi delle due salverai, Oliver Queen?››
Ti aspetti che la Vertigo ti metta di fronte a un fantasma del passato, un dramma già vissuto, una tragedia in cui hai già recitato la tua parte.
Ma niente di tutto questo arriva. Ci sei tu, solo tu, davanti ai tuoi occhi. Sei tu colui che sferra i colpi, tu colui che attacca. Sei tu il predatore, l’assassino, il malvagio e l’incosciente. Sei tu, tu con i tuoi errori e i tuoi limiti e le tue debolezze.
Sei tu la tua paura più grande. E, si sa, la paura non può essere sconfitta. Può essere accantonata, ma non si dissolve mai: torna sempre a distruggerti.
 
 
Le luci danzano nello specchietto retrovisore del taxi, un balletto abbagliante che non rallenta mai. Mentre la città scompare in una scia di colori accanto, distorta dalla velocità, cogli un frammento di te. Sei una macchia di capelli biondi e pelle chiara e occhiali scuri che si confonde con le insegne luminose
Hai uno sguardo così serio. ‹‹Ai tuoi occhi sono ancora la stessa persona che mordicchiava una penna rossa nel suo ufficio, Oliver?›› ti domandi in silenzio.
‹‹Sono ancora troppo debole per starti accanto?››
E non sai se il problema sia la tua debolezza o la sua.
‹‹Quando parleremo sarà tutto finito›› gli dici, e vorresti che non fosse vero. Vorresti che non potesse finire mai, neanche dopo che avrete parlato. Ma lo dirà, sai che lo dirà. Dirà di non potersi permettere di affezionarsi a te. E tu penserai che non è così, non è mai stato così. Penserai che in realtà non vuole permettersi di affezionarsi a te perché non vuole permettersi di vivere. Non vuole concedere a se stesso la possibilità di esistere, Oliver.
Quella che non può permettersi di affezionarsi sei tu. Sei tu quella che non è in grado di vedere Oliver che si allontana, che si sgretola, che si autodistrugge davanti ai tuoi occhi perché è convinto di non poterti proteggere.
Sei tu quella che non può vedere Arrow soffocare Oliver Queen, schiacciarlo sotto il senso di colpa e l’impotenza. Sei tu che non riesci e non riuscirai mai ad andare avanti senza sapere chi ti stia accanto, quale lato di lui stia prendendo il sopravvento quando si avvicina a te.
E quando ti bacia non sai se a baciarti sia stato Oliver Queen o Arrow.
 
 
Ma non è ciò che c’è nello specchio a spaventarti, vero, Oliver? È ciò che c’è oltre lo specchio, dentro quella sagoma di te che tiene la testa bassa. È il non sapere chi sia la figura riflessa nello specchio e chi sia l’uomo che guida le tue azioni. È il non sapere se tu sia Arrow o se tu sia Oliver. Se tu sia l’uomo che ha lasciato morire Shado o l’uomo che ha lasciato morire la sua stessa madre. Non sai se tu sia il giusto o il giustiziere, se tu sia il buono o il malvagio. Quando colpivi te stesso, sotto l’effetto della Vertigo, chi eri?
E chi eri quando il ristorante è stato inghiottito dalle fiamme davanti ai tuoi occhi, quando Felicity è caduta al tua fianco? Chi eri quando l’hai lasciata andare? Chi eri quando lei ti ha detto che sarebbe finito tutto dopo il confronto e quando non hai osato dirle che no, non sarebbe mai finito, ed è proprio questo il problema?
Chi sei ora, solo in un locale, la testa bassa e il volto contratto che scoraggiano chiunque dall’avvicinarsi a te? Chi è l’uomo con la tua stessa posa nello specchio appannato, quell’uomo che non osi guardare?
E non osi guardarlo perché hai paura della risposta.
 
 
Ti ha vista come ti stai vedendo tu ora?
Non vuoi guardare il tuo riflesso, ma stai cercando un po’ di lui nel tuo sguardo e non riesci a fermarti. C’è qualcosa di consolante in quell’immagine confusa, in quelle chiazze di colore in movimento. C’è qualcosa di confortante in ciò che cambia, che si sposta, che non è definitivo.
Sono state definitive le tue parole? L’hai allontanato per sempre? Tornerà? Tornerai?
Come ti vedrà, la prossima volta che sarà di fronte a te? Ti vedrà come ti stai vedendo tu ora, con gli occhi lontani che cercano risposte che nessuno ha?
Come lo vedrai, tu? Chi vedrai, la prossima volta che gli sarai accanto?
E vorresti non scendere mai da quel taxi per non conoscere la risposta.
   
 
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