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Autore: Sam__    20/10/2014    12 recensioni
AU basato su quel periodo di tempo dove Emma e Regina si amano ma non sanno di amarsi (quindi tutto il tempo) ma, se preferite, fine terza stagione visto che conta gli eventi accaduti tra Emma e Hook e Regina e Robin.
“Credo di essere un fantasma.” Spiegò Regina.
La ragazza scoppiò a ridere.
“Non c’è granché da ridere.” Si mise a braccia conserte la mora.
“Un fantasma, davvero?”
“Già.”
“Non potevi semplicemente tornare in vita?” chiese perplessa la ragazza.

One shoot di 5.914 parole. Buona fortuna!
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Emma, Regina...sarete sempre la mia favola preferita.
 
There’s just an echo where your heart used to be.
 
«Emma…se io morissi,moriresti con me?»
«Certo. »


Erano passati sette interi giorni.
Sette interi giorni da quando il suo corpo era diventato freddo come il ghiaccio.
Sette interi giorni che Emma non usciva di casa…che non si alzava dal letto, per essere precisi.
“Henry ha bisogno di te.” Le aveva detto sua madre.
E lei aveva bisogno di Regina. O almeno, era questo che il suo corpo le stava facendo capire.
Il pensiero di non vedere più Regina per Storybrooke, di non poterle più parlare, di non poterla più guardare da lontano, di non studiarla in ogni sua minima mossa, di non poter battibeccare con lei…la facevano sentire vuota. Senza uno scopo per il quale valesse la pena alzarsi dal letto.
Hook aveva cercato di tirarla su, di farla uscire da quel letto, da quella casa, di strapparle un sorriso…ma niente era abbastanza.
Solo il ritorno di Regina, forse, lo sarebbe stato.
Ma non sarebbe accaduto.
Perché non c’era magia così potente da risuscitare dalla morte.
Non c’era nessun sortilegio da spezzare con un bacio del vero amore.
C’ero solo un eco dove il cuore di Regina era solito stare.
 
“Emma.”
La ragazza aprì gli occhi al sentire il suo nome, ma non aveva ben capito di chi fosse la voce che la chiamava.
“Emma, sei sveglia?”
No, non poteva essere.
Spostò le coperte da sopra la testa.
Poi sgranò gli occhi.
Poi pensò di urlare.
Poi di piangere.
Infine respirò affondo “che razza di trucco è mai questo?” disse, fissando la figura di Regina in piedi accanto al suo letto.
“Sei viva.” Sibilò poi, alzandosi di scatto.
“No Emma non sono-“
La ragazza tentò di abbracciare la figura del sindaco ma invece, l’attraversò.
“..viva.” concluse Regina.
La bionda aggrottò le sopraciglia. “Che…cosa…sei un’illusione?”
 “No, non proprio.”
“Allora, sei un sogno…sto sognando. Mi sveglierò e tu non ci sarai ancora.”
“Sei già sveglia.”
“Okay…che diamine sta succedendo?” chiese Emma continuando a mantenere un tono calmo.
“Credo di essere un fantasma.” Spiegò Regina.
La ragazza scoppiò a ridere.
“Non c’è granché da ridere.” Si mise a braccia conserte la mora.
“Un fantasma, davvero?”
“Già.”
“Non potevi semplicemente tornare in vita?” chiese perplessa la ragazza.
“Non sono stata io a volerlo. Sento qualcosa dentro di me…come se c’è qualcosa che devo ancora fare, qualcosa che devo ancora dire…” chiarì il sindaco.  
“Magari devi dire addio ad Henry.” Scrollò le spalle l’altra.
“Non credo. Lui non può vedermi.”
“Davvero?”
“Sono andata da lui prima di venire da te… non può sentirmi, non può vedermi. Sono passata accanto a Snow, a Charming, a Hook e…accanto a Robin…nessuno di loro mi nota. Tu sei…”
“…l’unica.” L’interruppe Emma “l’unica che ti vede, che ti sente.”
Regina abbassò lo sguardo per poi guardare nuovamente Emma.
“Ha a che fare con me, quindi.” Dedusse la bionda “quello che hai da fare, da dire…devi farlo con me.”
“Sembra di si. Ma non ho idea di cosa sia.”
 
 
“Tesoro!” esclamò Snow in un misto di sorpresa e felicità quando vide sua figlia scendere le scale del loft. “Non sapevo ti saresti alzata…ho fatto portare Henry a scuola da James per-“
“Ho fame.” L’interrupe subito sua figlia.
Snow aprì la bocca ma non disse niente, invece, si limitò a sorridere e ad annuire semplicemente.
Si girò nuovamente verso la parete attrezzata della cucina e prese una tazza, i cereali e il latte.
Voleva piangere perché Emma era lì, sembrava stare bene e voleva finalmente mangiare qualcosa di sua spontanea volontà! Credeva che questo giorno avrebbe tardato tanto dall’arrivare e invece era lì, iniziato con quella mattina e lei voleva assolutamente sapere cosa avesse finalmente spinto sua figlia a reagire.
Mise il latte nella tazza e l’appoggio nel bancone, davanti ad Emma, insieme ai cereali.
“Allora…che succede?” chiese Snow.
Emma verso i cereali nella tazza “niente” rispose.
“Tze, e pensi che se la beva?!” disse Regina, seduta accanto alla bionda.
Emma stava per controbattere quando si ricordò del fatto che solo lei poteva vedere e sentire la donna.
“Beh… non ti alzi da giorni e all’improvviso scendi giù a fare colazione come se fosse la cosa più normale del mondo…” scrollò le spalle Snow “…deve esserci una spiegazione.”
“Nessuna spiegazione. Ho solo delle cose da fare.”
“Che cosa hai da fare?”
“Faccende di lavoro…” rispose vaga.
“Emma.” La richiamò sua madre.
“Cosa?” sbuffò la ragazza “okay senti, voglio vedere Hook.”
“Che cosa?!” si allarmò Regina.
Snow restò piacevolmente sorpresa e regalò un genuino sorriso a sua figlia.
“Non puoi averlo detto davvero!” continuò l’ex sindaco.
“Ne parliamo dopo…” sussurrò la bionda.
“Come, tesoro?” chiese Snow, sentendo il bisbiglio della figlia.
“Non ho parlato.” Rispose la bionda.
“Cosa c’entra quel pirata in tutto questo?” sbottò Regina “avevi l’imbarazzo della scelta tra le scuse da poter usare e tu tiri in ballo proprio lui! Perché?”
“Sta zitta!” urlò Emma.
Sua madre la guardò spaventata e la ragazza alzò gli occhi al cielo, sbuffando.
Si alzò dallo sgabello, prese la giacca rossa dall’appendi abiti e uscì di casa.
“Che cavolo ti prende? Non posso parlare con te davanti agli altri, mi rinchiuderanno in un manicomio!” affermò la ragazza.
Regina camminava accanto a lei in silenzio, tenendo le braccia conserte.
“Ora non mi parli? Prima hai fatto di tutto per farmi scoppiare e adesso che siamo sole non mi parli?!” continuò “si può sapere qual è il tuo dannato problema con Hook?”
“E’ una cattiva compagnia per Henry, e tu lo sai.” Rispose stizzita la mora.
“E cosa c’entra questo col fatto che io voglia vederlo?”
“C’entra perché se esci con lui farà involontariamente parte della vita di Henry.”
“Ci uscivo anche prima, perché ora stanno venendo fuori tutti questi problemi?” chiese spazientita Emma.
“Perché prima ero qui per impedire che Henry imitasse le sue azioni, ora non più.” Rispose risoluta l’altra.
La bionda sospirò. Già, Regina non era qui.
Avendola intorno si era quasi dimenticata di quel dettaglio.
“…Comunque, non uscirò con lui e non ho nemmeno voglia di vederlo. E’ stata la prima cosa che mi è venuta in mente. Fine della storia.”
L’ex sindaco rilasciò un respiro che non si era nemmeno accorta di trattenere.
Oddio, perché mai le importava così tanto di quel pirata, poi?!
Scosse il capo, decisa a scacciare via quel pensiero e la sua assurda reazione.
“Allora, dove stiamo andando?” chiese poi ad Emma.
“Da Gold.”
“E perché?”
“Mi sembra ovvio no? Dobbiamo capire perché sei ancora qui sottoforma di fantasma, perché solo io posso vederti, e poi Gold saprà come riportarti indietro.” Spiegò la bionda.
“Non posso tornare indietro.” Ribatté Regina.
“Non puoi saperlo.”
“Non posso saperlo? Non c’è magia così potente da poter risvegliare dalla morte, lo sanno tutti!”
“Ci sarà un modo.”
“Non c’è nessun modo! Non sono vittima di qualche sortilegio, sono morta!”
“Smettila!” si fermò di colpo Emma, voltandosi a guardare Regina “Henry vorrebbe che io provassi il tutto per tutto per riportarti indietro!”
“Lo capisci che non puoi farlo?” cercò di farla ragionare la mora.
“Sono la Salvatrice. Ci sarà qualcosa che io posso fare che tutti gli altri non possono . E’ per questo che solo io posso vederti.”
 
La campanella che annunciava l’aprirsi della porta tintinnò nel silenzioso negozio dei pegni.
“Gold!” esclamò Emma.
L’uomo uscì dal retro “Emma, come posso aiutarti?” chiese con quel solito sorriso enigmatico.
“Regina è tornata… sottoforma di fantasma.”
Gold fissò la ragazza per poi scoppiare a ridere. “E adesso dov’è?”
“Proprio qui, accanto a me.” Rispose la ragazza.
“Ma io non la vedo.”
“Infatti non puoi.” Affermò risoluta “posso vederla e sentirla solo io. E’ per questo che sono qui.”
“Onestamente, io non credo che tu stia mentendo. Ma è possibile che forse tu abbia perso un po’ il senno… non pensavo che la morte di Regina potesse scombussolarti fino a questo punto.” Osservò l’uomo.
“Non sono pazza!” si difese la ragazza per poi guardare la figura accanto a sé che sorrideva divertita. “Regina, fa qualcosa, per favore.”
“Che vuoi che faccia?!” chiese retoricamente la mora. “Non posso toccare niente e nessuno.”
“Usa…non so, la forza della mente?!” ribatté Emma.
“Okay…” s’intromise Gold “mi dispiace interrompervi ma, supponendo che Regina sia davvero un fantasma e che sia qui: dì a Emma qualcosa che solo io e te possiamo sapere.”
La mora ci pensò su un attimo “tempo fa mi donasti uno specchio che servì da portale per mandare mia madre nel Paese delle Meraviglie.”
Emma la guardò sorpresa “davvero?”
Regina alzò gli occhi al cielo “diglielo!”
“le donasti uno specchio che servì da portale per spedire Cora nel Paese delle Meraviglie.”  Ripeté la ragazza rivolta a Gold.
L’uomo sorrise entusiasta. “Stupefacente.”
“Allora, perché è rimasta qui? E soprattutto, perché posso vederla solo io?”
“Gli spiriti delle persone defunte possono rimanere intrappolati sulla Terra per tanti motivi. Nel caso di Regina, è possibile che ha qualcosa in sospeso che la sua morte improvvisa ha impedito di realizzare oppure in vita era talmente legata alle cose terrene da non volerle lasciare e quindi le segue ovunque vadano.”
“Ha detto qualcosa riguardo a una sensazione di qualcosa da dire, da fare.” Rispose la ragazza.
“Ma potrebbe anche essere che è troppo legata a Henry.” Suppose poi.
“Se Regina ha detto che percepisce che deve fare qualcosa, è questo. Il suo spirito vuole passare oltre ma non può farlo finché non sarà in pace.”
“Okay, e cosa deve fare?”
Gold rise. “Ed io come faccio a saperlo? E’ una cosa che deve scoprire lei. L’unica cosa che posso dirti con sicurezza è che ha a che fare con te, per questo puoi vederla solo tu.”
“L’avevamo capito anche noi questo.” Ribatté Emma.
“Perfetto. Sapete cosa fare. Altre domande?”
La bionda esitò un attimo. “C’è un modo per farla tornare indietro?”
“Un modo tipo quale? La magia? Lo sai già, essa può fare molto ma non questo.”
La ragazza sospirò. “D’accordo…qualche consiglio?”
Gold guardò un punto indefinito accanto ad Emma. “Regina, essere un fantasma significa essere qui senza essere davvero qui. Non puoi interagire liberamente con gli oggetti o le persone di questo mondo ma se ti concentri, se lo desideri e ci proverai…alla fine potrai toccare, anche se solo per pochi istanti, le cose appartenenti a questo mondo. E’ questione di allenamento, un po’ come quando ti ho insegnato a usare la magia.” Sorrise l’uomo.
“Ti ringrazia.” Rispose Emma.
 
-
 
“Penso che dovresti parlare con Henry.” Affermò Emma fissando il soffitto dal suo letto, sul quale era sdraiata.
“Come facevi a sapere che ero ancora qui?” chiese Regina.
“Dove altro dovresti andare? Sono l’unica persona che sa che sei qui.” Rispose ovvia l’altra.
“Pensavo stessi dormendo.”
“Ho dormito abbastanza. Ero solo intenta a pensare…dovresti parlare con Henry.”
La mora sbuffò. “In quale lingua devo spiegarti che non può né vedermi né sentirmi?”
“Tramite me. Intendevo che dovresti parlargli tramite me…” si spiegò la ragazza.
“Non sento il bisogno di farlo. E’ come se sentissi che sa già tutto ciò che gli direi.”
“Lo dici adesso. Magari averlo davanti ti farebbe capire il motivo per cui sei qui e potresti finalmente passare oltre.” Suppose la ragazza.
“Emma, se non mi vuoi qui, posso andarmene.” Scrollò le spalle Regina.
Vedere che Emma alludeva al non volerla lì, la rattristava e non sapeva esattamente perché.
“E dove vai? Non puoi passare oltre.”
“Ma posso sempre scomparire e riapparire in un altro posto.”
“Un po’ come quando avevi la magia…” sorrise Emma.
Regina non rispose.
“Ci sei?” chiese la ragazza.
Silenzio.
Si tirò su a sedere e con dispiacere vide che Regina non era più lì.
 
L’aveva ritrovata e se n’era riandata.
Non poteva crederci.
E doveva assolutamente fare qualcosa.
 
Era stata tutta la notte ad aspettare il ritorno di Regina. Del resto, dove altro poteva andare? Nessuno può stare senza qualcuno. Ed Emma era sicura valesse anche per i fantasmi.
Ma l’attesa si faceva sempre più lunga e la ragazza scoppiò.
“Regina, ti prego torna qui! Non intendevo che non volessi la tua presenza qua. Penso solo che trovando ciò che t’incatena qui e affrontandolo, sarai libera e potrai passare oltre. Stare qui deve essere un inferno per te. La costante sensazione di aver dimenticato qualcosa d’importante da fare non deve essere piacevole. Voglio solo trovare questa cosa…” parlava girando lo sguardo da una parte all’altra della stanza.
All’improvviso, Regina apparve proprio al centro di questa.
“…voglio solo che tu stia bene.” Sorrise la ragazza alla vista della mora.
“Io sto bene, malgrado la costante sensazione d’incompletezza.” Affermò la donna.
“Dobbiamo capire il motivo per cui sei qui. E’ possibile che la vista di un oggetto, o un luogo ti farebbe ricordare ciò che dovevi fare quando eri in vita?” chiese speranzosa Emma.
“E’ possibile.” Scrollò le spalle Regina.
“Okay, accompagniamo Henry a scuola e poi andiamo a farci un bel giretto per Storybrooke!” esclamò la ragazza, uscendo dalla stanza.
Entrò in quella di suo figlio, aprendo l’avvolgibile della finestra e avvicinandosi poi al letto “sveglia ragazzino.” Affermò, scompigliandogli i capelli.
Regina se ne stava in mezzo alla stanza a braccia conserte, con un semplice sorriso dipinto in volto.
Henry aprì piano gli occhi “ciao mamma” sussurrò ancora assonnato.
“Alzati, devi andare a scuola.”
“Allora stai davvero bene.” Constatò il ragazzino scrutando sua madre.
La ragazza gli rivolse uno sguardo confuso.
“Nonna mi ha detto che ieri ti eri alzata ed eri uscita, ma quando sono tornato eri nella tua stanza, come se niente fosse cambiato da quel giorno. Così ho pensato avesse mentito per non farmi preoccupare.” Spiegò Henry mettendosi seduto.
Il sorriso dell’ex sindaco si trasformò in un cipiglio confuso.
Cosa intendeva Henry con ‘niente fosse cambiato da quel giorno’?!
Emma sentì subito lo sguardo di Regina addosso. E per un istante ringraziò il fatto che la donna non fosse davvero lì per porre quella domanda. Magari da quel momento a quello dove sarebbero rimaste sole, avrebbe scordato le parole di Henry. Ma la ragazza sapeva che quel suo pensiero era più una vana speranza che una possibilità.
“Non ti ha mentito. Sto bene, è vero. Ieri sono uscita a fare un giro e poi mi sono andata a rintanare nella mia stanza perché era ancora tutto molto…strano.” Sorrise forzata la bionda.
Il ragazzino ricambiò il sorriso “sono contento che tu ti sia ripresa.”
Emma s’avvicinò ed abbracciò il figlio.
“Ho molte domande da farti.” Disse lui sciogliendo l’abbraccio.
“Lo so, immagino. Ma non saprei dare una risposta.” Rispose evasiva la bionda “ma intanto posso accompagnarti a scuola, ti va?”
Henry annuì entusiasta.
“Preparati, io ti aspetto sotto per la colazione.” Gli disse, per poi uscire dalla stanza.
Nel percorrere le scale che collegavano il piano superiore col pian terreno, Emma era pronta alle sfilze di domande di Regina. Ma invece la mora non era neppure accanto a lei, se la ritrovò seduta composta nello sgabello dove si era accomodata anche la mattina prima.
Poi notò i suoi genitori regalarle un sorriso luminoso. Charming le andò incontro e la strinse in un abbraccio. “Ti sei alzata, anche oggi.” Disse invece Snow sorridendo.
David lasciò andare la figlia che con una smorfia tra lo stupito e sconcertato andò a sedersi nello sgabello vicino a Regina.
“Ho fatto i pancakes!” annunciò suo padre, dirigendosi subito al piano cottura per prendere suddetti pancakes dalla padella e metterli sul piatto che poi poggiò sotto il naso della figlia.
“Sono contenta che tu ti sia davvero ripresa e che non sia stata una cosa passeggera!” esclamò Snow mentre si andava a sedere nello sgabello vicino ad Emma dove quest’ultima però, ci vedeva seduta Regina.
“Non sederti…”
L’ex sindaco le sorrise per poi sparire.
“…lì.” Finì in un sussurrò Emma.
Snow s’accomodo accanto a lei “come tesoro?”
“Lascia perdere.” Le sorrise forzata la bionda.
“Sai, ci chiedevamo cosa non ti faceva alzare dal letto da una settimana...” iniziò sua madre scambiandosi uno sguardo con suo marito.
Emma cominciò a mangiare, ignorando la domanda implicita di sua madre.
“Già, cosa ti è successo? Non volevi vedere nessuno e mangiavi a malapena…” continuò suo padre cercando di spronarla a parlare.
“E adesso sembri di nuovo quella di prima…” le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, sua madre.
“Quello che vogliono dire” fece il suo ingresso Henry al pian terreno “è: sei strana da quando mamma è morta. Perché eri strana? Vi sopportavate a malapena. E perché adesso sembri star bene come se quei sette giorni non fossero mai esistiti?” chiarì il ragazzino, avvicinandosi al bancone per i pancakes.
Emma mandò giù un boccone. “Io…non lo so.”
E questo le fece guadagnare un’occhiata perplessa dai suoi genitori e un sorriso da suo figlio.
“Ci sarà un motivo…non credi?” tentò Snow.
“Ci sarà sicuramente. Ma non l’ho ancora capito. E adesso mi sono ripresa perché…ho superato le cinque fasi del dolore, forse?” forzò un sorriso. Ma anche se la ragazza non sapeva perché l’assenza di Regina le fece avere una tale reazione, sapeva esattamente perché quel macigno che sentiva dentro e che non la faceva reagire s’era fatto più leggero negli ultimi due giorni: Regina era tornata.
 “Dolore?! Per la morte di Regina?” le chiese suo padre.
“S-si. Nessuno di voi c’è stato un po’ male?”
“Tutti siamo stati in lutto ma…insomma, c’è passata.” Rispose Snow.
“Ottimo. Ora è passata anche a me.” Si alzò dal suo posto “andiamo, ragazzino?” si rivolse a suo figlio.
Henry annuì con la bocca piena, per poi seguire Emma fuori dall’appartamento.
 
“Io so perché eri strana quando mamma è morta.” Iniziò Henry mentre camminava affianco ad Emma “ti manca.” Disse semplicemente.
Emma sorrise tristemente. Era vero, e infondo lei l’aveva sempre saputo anche se non l’aveva mai ammesso nemmeno a se stessa.
“E credo che tu ti sia ripresa perché in qualche modo sai, come me, che mamma sarà sempre viva, dentro i nostri cuori.” Continuò il ragazzino sorridendo.
La ragazza ricambiò il sorriso, pensando che perfino suo figlio  era più forte di lei. Era riuscito ad affrontare la morte di sua madre, e lei non riusciva nemmeno ad alzarsi dal letto al pensare che la madre adottiva di suo figlio non c’era più. C’era riuscita solo perché lei era in qualche modo tornata.
Si fermarono davanti la scuola “allora, passo a prenderti all’uscita?” chiese Emma sorridendo.
Il ragazzino annuì, salutando Emma per poi entrare a scuola.
“Ho anch’io un paio di domande da farti.” Disse una voce alle spalle della bionda.
“Dove ti eri cacciata?” si girò la ragazza con un sorriso stampato in viso.
“Ho fatto un giro…” scrollò le spalle Regina “mi era sembrato di capire che volessi del tempo con i tuoi genitori.”
“E’ il contrario semmai. Sono loro a voler passare del tempo con me.” Ribatté la bionda.
“Sia come sia. Cosa intendeva Henry con ‘niente fosse cambiato da quel giorno’?” chiese schietta l’ex-sindaco.
Emma deglutì. “Sono stata male.”
“Da quando? Perché?”
“Da circa una settimana. Non lo so il perché.” Rispose sbuffando la ragazza.
“Io sono morta da una settimana.” Osservò Regina.
“E’ una coincidenza.” obiettò vaga l’altra.
Regina non ne era convinta ma non voleva forzare Emma a dare una risposta dal momento che la ragazza non sembrava disponibile a darla. Decise di lasciar perdere per quel momento.
“Okay…dove andiamo, allora?” cambiò argomento.
“Ho pensato che se non è Henry, potrebbe avere a che fare con Robin.” Disse la bionda.
“Non credo. Ma tentar non nuoce.” Scrollò le spalle la donna.
“Andiamo.” Le fece cenno col capo di seguirla.
 
Erano nel bosco, davanti la tenda di Robin e Marian.
“Possibile che vivano ancora in una tenda? Se non possono comprarsi una casa, che si affittino una stanza da Granny’s!” ringhiò Regina.
“Quello che vogliono fare non è affar tuo.  Dobbiamo solo capire se Robin è la chiave per farti passare oltre.” Le fece notare Emma. “Robin!” quasi urlò.
L’uomo uscì dalla tenda sorpreso ma pur sempre sorridendo.
“Emma! Qual buon vento?”
“Io-“ iniziò la ragazza imbarazzata, guardando la donna accanto a sé per cogliere ogni piccola emozione che potesse trasparire dal suo viso. Ma sembrava che non provasse nulla. Era lì ferma a guardarlo come se stessa guardando una qualsiasi comunissima persona.
“facevo un giro di circospezione. Qui tutto bene?” gli regalò un sorriso tirato la bionda.
“Uhm-si…grazie.” rispose perplesso Robin.
“Voi state bene?”
“Si, stiamo tutti bene. Henry invece, ho sentito che si è ripreso abbastanza velocemente…”
“Già. E’ così.” Annuì la ragazza.
“Mi fa piacere. Non tutti riescono a uscire sani e salvi da una situazione del genere..è un bambino molto forte, come le sue madri, del resto.”
“Si, lo è, grazie.”
“Allora…”
“Continuo il mio giro. Ci vediamo.” Lo salutò Emma, avviandosi seguita da Regina.
“Come stai? E’ cambiato qualcosa?” chiese la bionda quando furono abbastanza lontane dalla tenda di Robin.
“Mi sento come al solito.”
“E’ sicuro che tu possa provare ancora delle emozioni?” chiese incerta Emma.
“Quando ho visto Henry svegliarsi, questa mattina, ho provato un naturale senso di felicità.” Sorrise al ricordo la mora.
“E non hai provato proprio niente vedendo Robin?”
“Nulla. Come se ciò che ho provato per lui non fosse mai esistito.”
“Okay, almeno sappiamo che provi qualcosa in base alle persone. Un po’ come essere ancora viva.” Concluse la ragazza.
Cosa provi quando sei con me? Avrebbe voluto aggiungere.
 
Mentre passavano davanti al Rabbit Hole, incrociarono Hook.
“Amore!” esclamò il pirata alla vista di Emma “sei uscita, finalmente.”
“Già.” Rispose Emma, mentre Regina non desiderava altro che la sua magia per far sparire quel lurido pirata dalla faccia della terra.
“Allora, una bevutina?” ammiccò lui indicando il locale davanti il quale si trovavano.
“No, grazie, non bevo di mattina.”
“Ma dobbiamo festeggiare il fatto che tu ti sia ripresa!” esclamò l’uomo, avvicinandosi alla ragazza e invadendo il suo spazio personale.
Ed Emma avrebbe potuto dire con certezza che quel pirata aveva già bevuto, e parecchio.
“No Hook, davvero, non mi va!” gli poggiò una mano sul petto, nel tentativo di spingerlo via, ma quello che ottenne fu la mano del pirata che teneva ferma la sua mano sopra il proprio petto.
“Su tesoro, non farti pregare.” Sorrise vincitore.
Ma proprio mentre cercò di avvicinarsi maggiormente alla ragazza, il pirata fece un bel volo indietro, cadendo rovinosamente a terra.
Emma si voltò a guardare la donna accanto a sé “come hai fatto?”
Regina scosse il capo e scrollò le spalle.
Hook si rialzò piano da terra “ma che diamine…”
“Io devo andare!” si affrettò a dire la ragazza, per poi dileguarsi da lì.
 
“Ha fatto un volo di almeno 2 metri!” esclamò la ragazza, mentre faceva avanti e indietro nel perimetro della centrale dello sceriffo “come è possibile che tu non sappia nemmeno come hai fatto?”
“Per l’ultima volta Emma, non lo so! Mi sono solo basata su quello che Gold ha detto ed è successo!” rispose frustrata la mora.
“Ti sei concentrata e l’hai voluto davvero, quindi? Perché non provi a fare una carezza ad Herny? O a farti vedere da lui? Invece di sprecare energie con Hook?!”
“Non l’ho voluto io! O almeno, lo volevo ma non pensavo sarebbe accaduto! Ho solo desiderato che si allontanasse da te e così è stato!”
“Hai davvero desiderato questo?” si fermò dalla sua insistente camminata, la bionda, guardando l’altra donna.
“Ho solo pensato che avessi bisogno d’aiuto…” scrollò le spalle Regina.
“Beh…grazie.”
“Non c’è di ché.”
Emma spostò il peso da un piede all’altro. “Hai faticato nel farlo? Hai bisogno di riposarti, anche se sei un fantasma?!”
Regina guardò in basso. “Mi sento debole, anche se non so come questo sia possibile dal momento che il mio corpo non è nemmeno fatto di muscoli…”
“Gold ha detto che essere un fantasma è essere qui senza davvero essere qui. Magari senti le stesse sensazioni di quando si ha un corpo pur non avendolo.” Suppose la bionda.
“E’ possibile.” Acconsentì l’altra.
“Puoi riposarti, se vuoi. O tornare a casa e riposare lì…”
“Non posso dormire. Ho già provato. Credo di sentirmi così perché è passato poco tempo da quando ho concentrato tutta me stessa in quelle azioni… non farlo più per un po’ dovrebbe farmi recuperare le forze, suppongo che equivarrebbe al dormire…” ipotizzò la mora.
“Come vuoi.” Annuì l’altra.
“Che mi dici di casa mia? E’ ancora come l’ho lasciata? Vorrei andarci…”
“E’ come sempre. Eccetto che è chiusa. Ma non dovrebbe essere un problema, per te, entrare.” Sorrise la bionda.
Regina annuì.
“Forse gli oggetti di casa tua ti faranno capire cosa devi fare per passare oltre…passo a darti una mano più tardi, se vuoi.”
Regina scrollò le spalle. “Mi troverai lì.”
 
“Regina?” chiamò Emma bussando al numero 108 di Mifflin Street.
La donna apparve accanto a lei.
“Trovato qualcosa?” chiese la ragazza.
“Niente che mi abbia aiutato…ma ho meditato…se ho fatto fare quel volo a Hook, posso anche sfiorare Henry, non credi? Vorrei almeno provare.” affermò la mora.
 “Finalmente!” sorrise la bionda “andiamo a prenderlo a scuola, gli spiegherò tutto e-“
“E’ meglio che tu non gli dica niente.” La interruppe l’altra “almeno per il momento.”
“Perché? Henry è molto intelligente per la sua età, e sarà felice a saperti qui.”
“Non voglio dargli false speranze. Fammi prima provare e, se funziona, gli spiegherai tutto.”
“D’accordo.”
 
“Mi spieghi che esperimento devi fare?” chiese Henry entrando nella stanza di Emma, seguito proprio da quest’ultima.
Era appena apparsa anche Regina.
“Okay, devi solo stare qui per qualche minuto.” Gli disse sua madre, richiudendosi la porta alle spalle.
“Stare qui fermo? Per cosa?” ribatté il ragazzino.
Emma guardò Regina. “Lo vedrai tra poco.”
L’ex sindaco s’avvicinò al figlio, piazzandosi proprio davanti a lui. Si chinò per baciargli la fronte e si concentrò sul ricordo dell’emozioni e delle sensazioni che un semplice gesto come quello le avevano sempre dato. E desiderò con tutta se stessa di poter sentire il calore di quel contatto, anche solo per un secondo.
Ma se Regina sentì un forte calore, Henry sentì un forte freddo e balzò all’indietro.
Malgrado quell’azione non durò nemmeno pochi secondi, era stata al quanto decisa e carica abbastanza da essere percepita.
“Che cosa è successo?” chiese Henry spaventato e confuso.
“Ce l’hai fatta!” esclamò Emma rivolta ad una Regina felice e affannata.
“Con chi stai parlando?” domandò Herny perplesso.
“Stai bene?” chiese invece la bionda alla donna accanto a lei.
Regina annuì, sorridendo. “Sembra che le emozioni positive stanchino di più di quelle negative.”
“Mamma! Che sta succedendo?” disse a voce alta il ragazzino.
“Ecco…tua madre, è qui.” Spiegò Emma.
“Che?”
“Regina. E’ qui come fantasma e ti ha baciato sulla fronte…ecco perché hai sentito quella sensazione.”
“Non ho sentito una sensazione. E’ stato come se mi avessero scagliato un cubetto di ghiaccio in piena fronte.” Ribatté Henry.
“Per me è stato come bruciarmi le labbra.” Affermò Regina.
“Ha detto che per lei è stato il contrario: come bruciarsi.” Ripeté la bionda.
“Perché non la vedo?” chiese lui.
“Gold ha detto che solo io posso vederla perché ciò che deve fare per passare oltre è legato in qualche modo a me.” Rispose sua madre.
“E che deve fare?”
 “Non lo sappiamo ancora.” Disse guardando Regina “pensavamo potesse centrare qualcosa con te o Robin ma sembra che non sia così.”
“Non può tornare indietro?” chiese il ragazzino tristemente.
“Nessuna magia è tanto forte.” Scosse il capo la ragazza.
Henry si rattristò per un attimo.“Allora, posso aiutarvi a cercare chi o cosa aiuterà mamma?” disse poi.
“Solo ad una condizione: non devi dire a nessuno che lei è un fantasma.”
“D’accordo! Allora, cosa avete fatto fino ad ora?”
“Abbiamo girato per Storybrooke, siamo andate a casa di tua madre, a chiedere spiegazioni a Gold, da Robin e da te. Niente di queste cose ha aiutato.” sintetizzò Emma.
“Magari bisogna solo cercare più affondo! Dovremmo guardare in ogni angolo di Storybrooke e guardare con attenzione ogni oggetto presente in quella casa!”
“Okay, possiamo iniziare subito.” Sorrise la bionda.
Il ragazzino ricambiò il sorriso per poi guardarsi intorno“ah e…mamma? E’ davvero bello saperti qui.”
-
I giorni passavano, le ricerche s’intensificavano ma niente sembrava essere utile per far passare oltre Regina.
Ormai era diventata un’abitudine stare a casa di Regina a cercare quel qualcosa che fosse la chiave per farla passare oltre. E lo era anche lo starsene semplicemente lì a parlare di qualunque cosa.
Era un posto sicuro, tranquillo e discreto. Il migliore dove poter stare con un fantasma.
Mary-Margaret  e David si chiedevano come mai la ragazza passasse tanto tempo in quella casa vuota che non le apparteneva nemmeno, e avevano oramai capito che ad Emma doveva mancare parecchio Regina, visto che tornava nel loft dei suoi genitori solo per dormire. Poiché era stupido restare lì a dormire, dal momento che Regina non aveva nemmeno bisogno di dormire. Ed Emma doveva pur riposare per qualche ora, oltre al vedere i suoi genitori.
Ma quella sera Emma era esausta e si era accoccolata sul letto di Regina sottocostrizione di quest’ultima giacché ‘è davvero stupido tornare a casa a quest’ora considerando quanto sei stanca e dal momento che tornerai qui domattina.’
“Io non capisco.” Affermò la voce fiacca della ragazza.
“Cosa?” chiese la mora.
“Come niente e nessuno ti ricordi quello che devi fare. Non dovresti tipo…essere attirata verso chi o cosa può darti la ‘libertà’, uh?”
 Sono attirata da te. Pensò Regina. “Non ho idea di come funzioni.” Rispose invece.
Ma la verità era che cominciava a capirlo.
Vedere Emma appisolata sul suo letto non le faceva sentire più quell’ incompletezza dentro. Anzi,  si sentiva come se avesse finalmente trovato il posto dove apparteneva. Era sempre stato lì, proprio accanto ad Emma.
Ma lei ci aveva messo troppo tempo per capirlo.
E si sa, il tempo non aspetta nessuno.
“Emma…credo di essere pronta.” Annunciò la donna.
“Per cosa?” chiese assonnata la ragazza.
“Per passare oltre.”
“Che cosa!?” si mise a sedere con un balzo “no ferma non farlo!”
Regina le sorrise tristemente.
“Vieni qui.” Le fece segno di avvicinarsi.
La mora la raggiunse sul letto, sedendosi di fronte a lei.
“Come hai fatto a capirlo?” le chiese con calma la bionda.
“Non sento più il costante senso di qualcosa da fare.”
“Com’è possibile? Non abbiamo fatto niente.”
“Perché la risposta era sempre stata sotto i miei occhi. Dovevo solo decifrarla.” Affermò Regina.
“Che cosa vuoi dire?”
“Io non posso-non voglio spiegarmi…”
Emma la guardò confusa.
“Vedo una piccola luce bianca e credo che se ti dirò ciò che sento, si farà sempre più grande e non potrò sottrarmi dal seguirla.”
“Okay non seguirla. Resta qui. Facciamo qualcosa….non so, usciamo? Scendiamo a cucinare? Vuoi chiacchierare?” la bionda sembrava presa dal panico.
La donna scosse il capo.“Voglio solo stare qui.”
“Si okay va bene, stiamo qui.”
Emma si sdraiò su un fianco e Regina l’imitò.
Si guardavano, sapendo perfettamente cosa volevano dirsi l’un l’altra ma non sentendo affatto il bisogno di dirselo.
“E’ tutta la vita che mi guardi.” Affermò Regina.
“Non parlare.” l’ammonì Emma.
“Parla tu, allora.”
“Non possiamo semplicemente stare qui a guardarci come abbiamo sempre fatto?”
“Mi piace sentire la tua voce. E non potrò più sentirla. Quindi ti prego, parla.”
“Regina, non devi dire queste cose.”
“Devo seguire quella luce ugualmente. Prima o dopo.” Si strinse nelle spalle.
“Meglio dopo. Se tu stai zitta sarà molto dopo.”
Regina le sorrise tristemente.
“Ti ricordi la storia che sono stata chiusa nella mia stanza per una settimana giusto da quando tu non c’eri più?” chiese la bionda.
L’altra annuì.
“Non era una coincidenza. Stavo male ed ero arrabbiata perché...non si fanno queste cose. Te ne sei andata così, senza dire niente. Tu pensi che sia giusto andarsene così all’improvviso? Senza dire niente, lasciando Henry e lasciandomi sola qui...sparire come se non fosse niente?!” disse con le lacrime agli occhi la ragazza.
“Non sono stata io a volerlo.”
“Lo so ma...riuscivo solo a pensare che se almeno ti avessi salutato, ti avessi detto…non lo so…”
“Puoi dirmelo adesso.” l’interrupe Regina.
“E’ diverso stare a Storybrooke senza di te.”
“Perché?”
“Perché mi manchi costantemente. Non uscivo di casa perché non ne valeva la pena se non ti avrei visto. E all’inizio non capivo nemmeno perché la tua assenza mi facesse avere una reazione simile, poi ho capito.” Sorrise Emma.
“Cosa hai capito?”
“Quello che era stato ovvio ad entrambe da sempre e che nessuno delle due si decideva ad ammettere. Ed ora non c’è più tempo.”
Regina si rattristò ulteriormente ma poi un’idea le balzò in testa “abbiamo ancora un po’ di tempo.” Affermò avvicinandosi ulteriormente alla ragazza.
“Che stai facendo?” chiese confusa Emma.
“Ciò che provo per te va oltre la gelosia nei confronti di Hook e l’amore per Henry. Se sono riuscita ad avere un contatto con loro, posso averlo anche con te.”
Emma continuò imperterrita a fissarla. Desiderando con tutta se stessa che Regina avesse ragione.
“Chiudi gli occhi.” Le disse quest’ultima. E se Regina non fosse stata un fantasma, Emma avrebbe sentito il respiro della donna sulle sue labbra.
La ragazza fece come le era stato detto.
Poi Regina si concentrò con tutte le sue forze sul rendere possibile quel contatto. Desiderò poter sentire le labbra di Emma sulle sue più di ogni altra cosa al mondo. Ed immaginò l’impagabile sensazione che quel bacio le avrebbe dato.
Fu il bacio più semplice e veloce che Emma avesse mai ricevuto.
Ma fu anche il più incantevole.
La ragazza spalancò gli occhi e ricambiò il sorriso che Regina le stava già rivolgendo.
“Stai bene?” le chiese.
La mora annuì. “Tu?”
“Henry aveva ragione…sei fredda come un cubetto di ghiaccio.”
“E tu scotti come il fuco.”
“Ma n’è valsa la pena.”
“Assolutamente.”
Si scambiarono un altro sorriso. Ma poi Emma si rattristò a vedere lo sguardo di Regina vagare da lei ad un punto indefinito nella stanza. “Quanto è intensa quella luce?” chiese.
“Abbastanza.”
“Non andare. Rimani qui.”
“E anche se rimarrei cosa faremmo?” scrollò le spalle Regina “non puoi mica avere una relazione con un fantasma. Di cosa vivremmo? Di attimi in cui possiamo sfiorarci? Non ti meriti una cosa del genere.”
“No, hai ragione. Io meritavo la mia occasione con te. Noi meritavamo un’occasione.” Affermò Emma con dispiacere.
“Lo so. Ma tu avrai altre occasioni, non con me, ma le avrai.”
“No!”
“Emma, devi promettermi che non tornerai a chiuderti in quella stanza. Devi farti forte per Henry e devi continuare ad amare.” Pregò la mora.
“Non voglio amare nessuno che non sia tu.” Ribatté la ragazza.
“No! Tu starai bene, okay? Non dovrai preoccuparti di niente perché anch’io starò bene. Ed Henry ti darà forza per non mollare.” Abbozzò un sorriso l’altra.
“Lui è così coraggioso.”
“E da chi pensi lo abbia preso? Tu sei coraggiosa e lo sarai anche stavolta.”
Emma annuì, cercando di cacciare indietro le lacrime.
“Magari…quando muoio ci incontreremo su qualche nuvola o in qualche altro posto.” Disse, con voce ormai spezzata.
“Sarò lì ad aspettarti.”
Regina distolse lo sguardo dagli occhi di Emma per rivolgerlo alle spalle della ragazza.
“Non sai quant’è luminosa quella luce.” Disse, tornando a guardarla.
“Devi andare?”
La mora annuì. “Ti amo, Emma Swan. E ti ho baciato. Era ciò che per cui la mia anima non riusciva a stare in pace. In un certo senso, mi hai salvato, come da copione.”
Emma la vide sorridere per poi scomparire davanti i suoi occhi.
“no no aspetta…” si mise in ginocchio sul letto, volgendo lo sguardo in ogni angolo della stanza “Regina!” urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
E gli eroi chi li salva?
 

NDA:
Ringrazio infinitamente chi è riuscito ad arrivare alla fine di questa storia.
Rileggendo il mio manga preferito ho trovato quella citazione che c’è all’inizio e dopo averci messo in mezzo il nome di Emma pensando a Regina che le rivolge la domanda, è stato inevitabile pensare a una fan fiction.
Premetto che a me non piacciono molto le fan fiction angst, quindi nemmeno le scrivo, ma non mi veniva in mente modo migliore per finire questa. Spero che comunque ne sia valsa la pena, malgrado la fine.
Spero che i personaggi non siano stati troppo OOC.
Ringrazio HermSev per averla betata (ti adoro♥)
Fatemi sapere cosa ne pensate con qualsiasi tipo di recensione.
Ringrazio ancora chi ha letto.
Sam.
  
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