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Autore: biancoceano    21/10/2014    1 recensioni
Il ragazzo sì voltò.
"Duemiladieci, hai detto?" Urlò il Dottore.
Kurt annuì. "Precisamente."
"Oh, allora scommetto che il prossimo sarà davvero un anno favoloso per te. Buonanotte!" Aggiunse, e lo salutò con la mano.
"Lo spero. Grazie." Disse, con una faccia interrogativa.
Per tutto il tragitto, Kurt continuò a domandarsi l'identità di quello strano ragazzo. Diceva di essere un dottore, ma era fin troppo giovane; parlava di "Terra" come se lui fosse un alieno.
Forse aveva la febbre e forse aveva davvero le allucinazioni.
Giunse finalmente alla porta di casa sua. Prima di infilare la chiave nella toppa, si girò verso la direzione dove doveva esserci la cabina. Non c'era più. Vuoto.
"Non sono pazzo, non immaginato tutto, andiamo!" Disse, alzando gli occhi al cielo.
Ritornò a volgere lo sguardo verso quell'angolo. "Il prossimo anno sarà un anno fantastico, eh?" Rise, e infilò finalmente la chiave nella toppa. "Nah, non ci credo."
Genere: Angst, Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Will you ever come back?
-No choice.



30 Dicembre 2004.
La pioggia batteva incessante sui vetri dell'auto, diminuendo la visibilità. Kurt stava disegnando sui vetri appannati e guardava le goccioline di pioggia scorrere. Erano usciti per andare a compare gli ingredienti per la loro tipica torta di capodanno. Il bambino la adorava, e adorava ancora di più cucinarla con la madre; era bellissimo potersi sporcare le mani e il viso con la farina e non beccarsi una sgridata. Era un brutto periodo per lui, perché i suoi genitori si erano divisi da poco e lui veniva sballottato di qua e di là senza sapere il perché. La mamma gli aveva detto che il papà aveva deciso di iniziare una nuova vita in un nuovo posto con una nuova persona, perché non aveva saputo apprezzare le gioie che il cielo gli aveva già donato. Kurt credeva di essere lui il problema, di aver sbagliato qualcosa, ma alla fine si rese conto di non avere nessuna colpa per il comportamento del padre. Nonostante la separazione e il continuo sballottamento, aveva avuto la possibilità di passare le feste con sua madre.
Quale gioia più grande!
Aveva pregato per giorni e giorni perché ciò accadesse, e qualcuno lassù l'aveva ascoltato. Gli mancava l'unità familiare, certo, ma meglio di nulla. 

"Kurt, tesoro, siamo quasi arrivati. Hai preso la lista?" Chiese la madre, con la solita voce dolce.

"Sì, l'ho messa in tasca." Rispose il piccolo Kurt, con la tipica vocina tenera dei bambini.

La vide sorridere dallo specchietto retrovisore e sorrise anche lui di rimando, mostrando la bocca mancante di qualche dente.
Parcheggiò e spense il motore.

"Tesoro, resta in macchina. Vado a pagare il parcheggio e torno." Gli schioccò un bacio sulla guancia e si avviò.

Kurt la vide allonanarsi con un ombrello rosso in mano, i capelli biondi svolazzanti sotto. Era bellissima e il bambino glielo diceva spesso, guadagnandosi sempre occhiate dolci e abbracci pieni di amore. Abbracci che solo lei sapeva dare.
Prese la lista dalla tasca e la ricontrollò, per essere sicuro di non aver dimenticato nulla. Conosceva gli ingredienti a memoria, oramai. 
Passò più di mezz'ora e il bambino iniziò a preoccuparsi. Fece pulizia sui finestrini per vedere all'esterno, ma non la vide da nessuna parte.
Decise di aspettare un altro po'. Alla fine, non poteva essere tanto lontana. 

Passò un'ora e Kurt si spaventò decisamente. Scese dall'auto e si avviò verso il supermercato per chiedere aiuto. 
Non fece in tempo ad arrivare, perché suo padre gli venne incontro e lo prese in braccio.

"Piccoletto, andiamo a farci un giro, ti va?" Non gli diede nemmeno il tempo di rispondere che lo portò verso la sua macchina e andarono via. 

Per essere un bambino piccolo era abbastanza sveglio ed intelligente, e sapeva che qualcosa non andava. Non aveva il coraggio di chiederlo, perché non aveva la forza di sentire la verità. Si accoccolò sul sedile posteriore e, guardando sempre la pioggia cadere sul vetro, sprofondò in un sonno pieno di incubi.


"Cosa stai dicendo?! Io Signore del Tempo? Mi stai prendendo in giro?" Kurt era sconvolto. Stava scherzando, non c'era altra soluzione.

"No, non scherzerei mai su una cosa del genere. Devi sapere, Kurt, che tua madre non è morta in un incidente stradale, come tutti i giornali terrestri hanno detto, ma è morta, diciamo così, a causa di forze più potenti." Karas si sfregò le mani e tornò alla sua scrivania. Quella calma calcolata gli dava ai nervi. 

"Spiegati meglio." 

"Impertinente. Mi piace." Sorrise ed incrociò le dita davanti a sé. "Mi spiego meglio. Tua madre era una Signora del Tempo e anche molto rispettata, devo dire. Decise di entrare all'interno della mia cerchia di pochi eletti una volta finita la scuola, ed io accettai. Non avrei mai potuto lasciare una persona così importante fuori dal mio gruppo; poteva essermi utile. Ebbene, fu invitata a partecipare ad una spedizione sul pianeta Terra; su Gallifrey facevamo spesso queste cose, sai, per scoprire le abitudini degli altri pianeti. Fece un errore grandissimo: si innamorò di un umano, di tuo padre. Quando tornò a casa, fece di tutto per chiedere un TARDIS tutto suo, ma nessuno le diede ascolto. Scappò, lasciandosi tutto alle spalle. Lasciandosi me alle spalle. Kurt, nessuno può abbandonarmi di punto in bianco, nessuno l'ha mai fatto. Lei però lo fece. Devi sapere che, in un modo o nell'altro, ha pagato per quello che ha fatto." 

"TU HAI UCCISO MIA MADRE!" Kurt gli saltò addosso con tutta la forza che aveva. Avrebbe voluto fargli male da morire, prenderlo a pugni e fargli provare lo stesso dolore. Lo avrebbe fatto se solo il Dottore non fosse entrato nella stanza all'improvviso.

"Kurt, cosa stai facendo?" Entrò nella stanza ansimando. Ciò che vide lo fece spaventare: Kurt addosso ad un tizio vestito in modo elegante e, doveva ammetterlo, anche piuttosto affascinante. 

"Oh, ma guarda chi è arrivato." Karas si scrollò Kurt di dosso in un secondo e andò verso il Dottore. "Che piacere rivederti!"

Blaine lo guardò in faccia e sbiancò. "Karas." 

"In tutto il mio splendore." E fece una piroetta su se stesso.

"Cosa ci fai qui e cosa vuoi dal mio amico." Disse con voce dura. 

"Oh, nulla di che. Solo parlargli delle sue origini." Karas lo fissò per un paio di secondi, poi continuò; un ghigno maligno sul suo viso. "Tu non sai. Devi sapere che il tuo amichetto qui è un Signore del Tempo. Non proprio per intero, a dirla tutta."

Blaine si sentì mancare. Lo sapeva.
Sapeva che Kurt aveva qualcosa di diverso, di strano, ma mai avrebbe pensato a questo.
Il terrore si mischiò alla sorpresa; solo in quel momento il Dottore si rese conto di non essere più solo. 
C'era un altro dubbio da chiarire.

"Cosa intendi con "quasi"?" 

"Il padre di Kurt è umano, la madre è una Signora del Tempo. Dato che due più due fa quattro, Kurt non ha tutte le caratteristiche della nostra specie." Fece una pausa e sospirò. "Ha solo una vita, non può rigenerarsi." 

L'aria si fece pesante.
La delusione era dipinta sul volto del Dottore, che si girò verso Kurt per vedere la sua reazione. Non lo aveva ancora guardato in faccia per davvero da quando aveva messo piede nella stanza. 
Tutto gli sembrava così surreale ed impossibile.
Aveva vissuto la sua vita con la consapevolezza di essere l'unico rimasto, l'unico ad avere il compito di rendere giustizia a quella razza antica ma, ormai, estinta da tempo.
La gioia di avere un suo simile che non aveva manie di protagonismo come Karas lo aveva investito come accade come un raggio di sole durante una giornata di pioggia. Ma le nuove sono più forti, e avevano vinto anche questa volta.
La mente del Dottore iniziò a lavorare freneticamente come suo solito, e giunse ad un'orrenda conclusione.

"Tu, sei stato tu!" La rabbia tinse il volto di Blaine. "Tu hai mandato gli automi a casa di Kurt! Tu sapevi già tutto! Cosa speri di ottenere, eh? Ricostruire la Razza Antica? O cosa?"

"Dottore, Dottore." Fece una risata. "No, assolutamente no. Voglio uccidervi e rimanere solo. Voglio la gloria tutta per me. Voglio essere ricordato come colui che ha donato giustizia alla razza più potente di tutti i tempi. Io, Dottore, e non tu."

Non fece in tempo a parlare che un raggio di luce violetta lo investì violentemente, facendolo cadere a terra. 
Nonostante la botta pesante, riuscì ad alzarsi e a fissare il suo nemico negli occhi.

"Da quando sei diventato così prevedibile?" Si asciugò un rivoletto di sangue. "Devi sapere che, venendo qui, ho preparato un giocattolino. Sai, quelli che facevo da piccolo e che tutti deridevano. L'ho costruito con i pezzi della tua navicella, Karas. Non ti hanno mai detto di non lasciare un Signore del Tempo da solo con una navicella? L'ultima volta che è successo, credo di averla rubata." Le gambe gli dolevano e stava per piegarsi; Kurt gli corse accanto e lo sorresse. Blaine lo guardò riconoscente. "E questo che a te mancherà sempre, Karas. Qualcuno che ti sorregga. Da quanti anni sei da solo? Tanti, a giudicare dal tuo viso. Hai passato la tua vita a circondarti di seguaci, mai veri amici. Ti vanti di essere il capo dell'Universo: bhè, complimenti! Ma la vera domanda è: hai qualcuno con cui dividerlo? Hai qualcuno che, ogni tanto, ti faccia i complimenti per il lavoro svolto? No, rispondo io. 
Io non sono nessuno, puoi vederlo tranquillamente. Viaggio da anni perché ho conosciuto la sofferenza e ho visto la guerra con i miei occhi; ho semplicemente detto "basta così" e sono fuggito. Vigliacco da parte mia, certo. Ma ero fermamente convinto che la mia gente sarebbe morta anche con il mio aiuto; allora perché non partire per nuove mete ed evitare stragi del genere?
Quanta gente che ho salvato, non puoi saperlo e non puoi nemmeno immaginarlo. Non ho ottenuto nessun riconoscimento e nessun vitalizio, ma sono soddisfatto. 
Tu cosa mi dici, eh? Sei soddisfatto del tuo lavoro? Di ciò che hai distrutto, delle persone a cui hai fatto del male? Sei soddisfatto di tutto il dolore che hai causato a migliaia di persone? 
Se lo sei, non ho intenzione di giudicarti. Ma, sfortunatamente, la mia esperienza mi dice esattamente il contrario.
Posso distruggere il tuo impero solo premendo un bottoncino, Karas." 

L'uomo sorrise amaramente. "Non lo farai, non ne sei capace." 

"Sono cambiato, il tempo passa." 

Il Dottore stava per premere il pulsante. Si girò verso Kurt, ancora accanto a lui pronto a sorreggerlo. 

"Mi dispiace." Disse. 

E il buio li avvolse. 


 
 


 
Angolo autrice:  Salve, gente!
Sono in super ritardo e mi scuso tantissimo.
Voglio dirvi subito che il prossimo capitolo sarà l'ultimo. Succederà una cosa molto triste che spiegherà un po' il titolo della storia.
Vi consiglio di ascoltare Die For You dei Lawson per questo capitolo.
Alla prossima (e ultima). <3
 

Il solito grazie ad Ivola. <3
 
  
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