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Autore: Madama Pigna    23/10/2014    2 recensioni
Appartenente alla serie "Tre figli di Laufey(e un mucchio di guai)"
Gli abitanti di Jotunheim attribuivano al loro Principe le più diverse caratteristiche.
Per alcuni era solo un modesto compromesso tra la scaltrezza e la forza bruta; per altri eccelleva in entrambe.
Certi lo consideravano solo un ragazzo viziato e ribelle che faceva il bello e il cattivo tempo, senza alcun rispetto per virtù sociali quali l'assoluta fedeltà al proprio padre e al proprio Re.
In molti controbattevano: l'unico Laufeyson rimasto era anche l'unica speranza per risorgere dalle ceneri della Grande Guerra, che era stata presto seguita da un regno di terrore che durava da molti anni.
Cosa ne pensava Byleistr?
Non amava mettersi in mostra, pur riconoscendo che a volte era necessario, data la sua posizione.
A suo parere, bastava essere una guida accorta e avere degli uomini pronti a tutto. Erano i soldati motivati quelli che facevano la differenza, e lui, da solo, non avrebbe mai concluso alcunché. L'ammirazione che era seguita dalle sue azioni individuali era solo qualcosa in più, nulla a cui il guerriero dava realmente importanza.
Il resto veniva da sé.
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Frigga, Laufey, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Mpreg, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tre figli di Laufey(e un mucchio di guai)'
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La Grotta della Fonte era fredda.
Gelida, anzi.
 
Non era pervasa dal semplice freddo – quello non avrebbe impressionato Byleistr più di tanto.
Era o non era un Gigante di Ghiaccio?
 
No.. in quel luogo la vita mancava del tutto. La morte sembrava permeare ogni cosa. Come una macchia che non sarebbe andata più via. Come una malattia che infettava la pelle. Come una maledizione eterna..
C’era lo spirito di un’anima defunta, lì dentro; uno spirito non-vivente che era sempre stato noto per la sua mancanza di pietà. Per la sua durezza e asprezza.
Ed era lui a causare questa atmosfera così.. così macabra.
 
Mimìr l’Onniscente.
 
Uno dei Re più antichi e severi della storia di Jotunheim. Si diceva che il suo acume era tale da capire i meccanismi di tutto quello che accadeva intorno a lui. Da comprendere persino quello che gli altri pensavano. Certi credevano addirittura che fosse stato un telepate. Probabilmente era così.
 
 
 
 
 
- Avvicinati, giovane Gigante. Avvicinati.. -.
 
Byleistr fissava l’Antenato immobile, senza dire nulla.
Lo stupore, per un momento, lo aveva colto impreparato.
 
Tuttavia si avvicinò, a passi cauti.
 
Sarebbe voluto scappare da lì. Ma qualcosa.. qualcosa lo portava a restare. Non sapeva cosa.
Con il senno di poi avrebbe ipotizzato che forse era stato convinto a non muoversi da lì.
 
Fissò Mimìr con un misto di rispetto e di paura. Aveva capito chi fosse –erano molte le storie che parlavano di quel Gigante, anche se fino a quel momento erano poche quelle in cui credeva.
Era un tipo scettico, dopotutto.
 
 
 
 
Sentì lo sguardo indagatore dello Jotun percorrerlo da parte a parte, come se lo stesse esaminando.
Gli occhi della Testa di Mimir, la quale fluttuava sopra una pozza d’acqua gelata, vagavano sul suo corpo, in cerca forse di difetti o qualità, ma soprattutto sembravano scrutargli la mente e l’anima.
 
Byleistr aveva sempre tenuto i suoi pensieri e le sue emozioni per sé. Non voleva che qualcuno entrasse all’improvviso dentro di lui per fare quello che più gli pareva. Ma in che modo poteva ribellarsi?
 
Decise quindi di stare zitto e al suo posto. Quello che aveva sempre fatto, durante gli anni della sua infanzia. Quando non era in grado di difendersi né dai bastoni né dalle malelingue.
 
 
 
Quando l’Antenato sembrò finire la sua ispezione, lo guardò negli occhi con un misto di austerità e alterigia.
- Vedo che sei un tipo disciplinato, Byleistr Laufeyson. E’ un bene. Devi sempre sapere qual è il momento buono per ribellarsi e quale non lo è -, affermò, duro, come se stesse parlando ad un bambino.
Il Principe non replicò. Non lo avevano mai trattato da adulto. Ma da secoli ormai non lo trattavano nemmeno da bambino. Anche quando le sue mani non erano ancora sporche di sangue innocente.
Cercò di non pensarci. Sentiva ancora la voce di suo fratello mentre lo chiamava mostro.
- E’ inutile crucciarsi sugli errori (o gli orrori) del passato, piccolo principe, e penso che tu lo sappia -.
- Sì, Re Mimìr -, rispose il giovane, non sapendo come ci si dovesse riferire ad un Antenato.
 
- Curioso, non trovi? Non credevi che la mia anima risiedesse davvero qui, insieme alla mia testa, eppure al contrario di molti altri venuti a cercarmi sei sopravvissuto alle Catene e sei giunto fin qui. Pensi di avere dei doni particolari che te lo abbiano permesso? -, chiese l’anziano Gigante, con tono beffardo.
 
Byleistr rispose con sincerità. – No. Solo fortuna, suppongo. Se c’è una ragione particolare per cui sono ancora vivo, immagino sia perché ho un dovere da seguire. Una missione che non sono ancora riuscito a compiere come vorrei -, disse, e le sue ultime parole traboccavano biasimo verso se stesso.
 
- Sei severo con te stesso, e questo mi piace. Spesso i giovani sono degli smidollati che si concedono qualunque piacere e vizio, trascurando le loro responsabilità. E qual è il tuo dovere, figlio di Laufey e Farbauti? -.
- Proteggere la mia gente -.
- Da chi? -.
- Da chiunque possa rivelarsi pericoloso. Laufey, i suoi seguaci. Gli Asir o qualunque altro straniero con intenzioni bellicose. Anche da me stesso, se sarà necessario -.
- Molto bene. Allora perché non hai ancora concluso nulla? -, domandò Mimìr, tagliente.
 
Quel quesito fu uno schiaffo morale per Byleistr, il quale si sentì molto più incapace di quanto fosse in realtà. Tentò di spiegarsi, ma il suo tono di solito secco e determinato si era fatto flebile.
- Se.. se mi fossi ribellato.. Laufey avrebbe fatto del male a mio fratello.. -.
- Credi che un mutaforma come lui non sarebbe stato in grado di difendersi? -.
- Non lo so. Non è un mago esperto, non ha studiato il Seidr. Segue solo l’istinto e io avevo paura che mio padre riuscisse a.. -.
 
- SILENZIO! -, urlò Mimìr.
 
- IL TUO PEGGIORE SBAGLIO E’ STATO TENERLO LONTANO DALLO SCHIFO CHE TUO PADRE CAUSAVA! IN QUESTO MODO LO HAI RESO CIECO, DEBOLE E INCAPACE DI DIFENDERSI! -, continuò.
Un potente alone azzurro, che già avvolgeva il capo del Gigante, esplose avvolgendo la grotta, colpendo in pieno Byleistr. Non lo spazzò via, ma il Principe poté sentire quel gelo che emanava persino dentro la sua anima. Non seppe replicare con convinzione a quell’accusa. Non sapeva che altro fare, non aveva idea di come difendere suo fratello e la sua gente da Laufey a quei tempi. Era solo un infante..
 
- Io.. io volevo solo proteggerlo come mi aveva chiesto mio padre.. -, mormorò. Il freddo era tale che si era istintivamente abbracciato il petto, strofinando i palmi delle mani sugli arti per riscaldarsi.
- Un bambino non può proteggere un altro bambino -, fu la fredda replica di Mimìr.
 
- Ma tanto ormai a che servono questi rimproveri? Helblindi se ne è andato. Ho ucciso suo figlio. Lo capisco da me di avere fallito e di aver distrutto l’unica persona che mi voleva bene.. -, disse, abbassando lo sguardo. Non si sarebbe mai perdonato per quello che aveva fatto al suo stesso fratello.
Non si sarebbe mai perdonato..
 
 
 
- SCIOCCO! -, urlò Mimìr. Nello stesso momento in cui urlò, un’altra onda di energia azzurra si diramò dalla Testa, spargendosi per tutta la caverna e scompigliando i capelli di Byleistr. Si riparò il volto con un braccio, sentendo ancora un gelido vento percorrere il suo corpo. Il tono dell’anziano si era fatto terrificante.
- NON SARAI MAI UN BUON RE, SE PRIMA NON PLACHERAI I TUOI CONFLITTI INTERIORI!! CREDI FORSE CHE UN PROBLEMA SI RISOLVI IGNORANDOLO, FIGLIO DI LAUFEY?!! -.
- NO! -, replicò Byleistr con lo sguardo basso, urlando pur di farsi sentire. – Ma come posso stare bene con me stesso, dopo quello che ho fatto?! -, continuò, pur immaginando che l’Antenato si sarebbe infuriato ancora di più.
Contrariamente a quanto si aspettava, però, l’Onnisciente sembrò calmarsi, guardandolo con superiorità.
La corrente magica sembrava essersi placata, per il momento.
- Infatti. Anche quando le tue ferite smetteranno di sanguinare, e apparentemente rimarranno solo delle cicatrici, tutte le volte che ci ripenserai sentirai sempre il dolore quasi come se fossero ancora fresche. La tua agonia vivrà di pari passo con la tua coscienza, giovane Gigante. Ma puoi sfruttarla a tuo vantaggio. Vuoi davvero rendere Jotunheim un luogo migliore, piccolo principe? -.
- Certo che lo voglio! -, rispose lui.
- Bene. Allora non dimenticare mai quello che hai fatto. Non negare mai a te stesso i tuoi errori. Prendi il tuo dolore e usalo contro i tuoi nemici. Rendilo la tua corazza, fanne la tua forza, fai in modo che ti sproni e che non ti blocchi nell’autocommiserazione. Ritorci le tue paure in modo che siano tue alleate, e non tue nemiche, contro chi vuole la tua morte. Sfrutta le ore d’insonnia per pensare a come agire, per stare in guardia. Nasconditi nell’ombra per scovare i traditori e punirli. Usa la tua oscurità per ricostruire un mondo pieno di luce -.
 
Il principe ascoltò attentamente. Era un discorso sensato, supponeva, del resto non avrebbe mai potuto dimenticare il male che aveva compiuto. Tuttavia abbassò lo sguardo, ancora una volta.
Non si sentiva all’altezza.
 
- E il mio popolo? Cosa penserà il mio popolo di me, adesso? Ciò che ho fatto non mi farà mai conquistare la loro fiducia. E senza quella, come potrò avere il loro appoggio? Non mi accetteranno mai -, disse, privo di ottimismo.
 

Mimìr lo guardò intensamente per un momento. Pensoso. Poi parlò.






- A questo credo di avere una soluzione.. -.





 
  
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