Pierre Gringoire sembra aver dimenticato. Ma in ciò che scrive trapela, talvolta, un lieve rimpianto. Si avvicina un triste anniversario...
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Pierre Gringoire
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Sono settimane che ripeto a me stessa l'undicesimo comandamento: "Non
scriverai una fanfiction su un'opera che non hai letto fino in fondo".
Ma non ho resistito. Amo questo personaggio al punto di scacciare il
mio timore di profanare il grande Hugo. Lui mi capirà. Spero.
Dedicata allo staff e agli utenti del Notre Dame
de Paris Fans Forum. E a Matteo *sospira*
Forse un giorno scriverò ciò che sarebbe successo se... (vedere
penultima riga). Chi può dirlo?
Saki
*************
Una tragedia nuova! Niente di più congeniale alle orecchie dei buoni
cittadini di Parigi, che in quel giorno di festa si trascinavano
sonnacchiosi verso il luogo della rappresentazione.
Un poco più in carne di quanto molti di loro lo ricordassero, l'autore
della pièce
se ne stava tra gli spettatori, in silenzio, senza tirarli per la
manica a chiedere "commenti spassionati", senza più quello sguardo
tronfio e il sorriso estatico che anni prima portava dipinto in viso in
quelle occasioni.
Un brillìo negli occhi, sì, lo si poteva scorgere, ma aveva ben altro
significato.
- Le tragedie sono divertenti, mia cara, - l'aveva convinta Phœbus -
quando gli attori non sanno recitare. Non piangerai.
Ma non era certo per paura di commuoversi, che Fleur-de-Lys sdegnava di
recarsi a teatro: la verità era che il pubblico era sempre così... vario! Ritrovarsi
seduta accanto ad uno scalpellino, oh che orrore... e poi un lavoro di
quel Gringoire, un pezzente che fino a poco tempo prima era stato visto
mescolarsi agli esseri più abietti di Parigi! Solo il pensiero di
essere annunciati a dovere, al momento del loro ingresso, le fece
cambiare idea. Valeva dunque la pena di cadere in basso, per
un'ora, se il loro nome sarebbe stato declamato a gran voce
dall'usciere.
Il signore e la signora de Châteaupers assistettero così alla prima
rappresentazione, e convennero che il tale maestro d'ascia Jehan
Marchand aveva allestito una scena apprezzabile, ma davvero la
pronuncia degli attori era ben poco parigina, a dire di qualcuno
vagamente marsigliese. Dove Gringoire li avesse trovati, era meglio non
saperlo: per fortuna le battute erano migliori delle voci che le
scandivano senza alcuna energia.
- Amico mio, volete
dunque rifiutare di sposare mia sorella? Siete pronto a gettare nel
fango il nostro affetto, e costringermi ad una sfida? Hector, Hector!
Che cosa mai vi ha fatto quella dolce creatura, che cosa le manca?
- Voi non capite,
Étienne. Non ho altro desiderio che la sua felicità. Io non sono un
nobile, né un soldato, e non potrò mai proteggerla come si conviene ad
un marito degno di questo nome. Uccidetemi ora, vi prego, ma non
costringetemi ad un duello. Vi amo troppo entrambi!
Phœbus rise a quella voce sgraziata, al viso truccato in modo pessimo
che si volgeva verso il pubblico:
- Io non sono che un
povero scrittore. Non sono le mie parole che possono nutrirla e
vestirla, esisterà pure un uomo vero al mondo, che possa onorarla
standole accanto...
Era tutto così diverso per Gringoire. Erano adesso gli spettatori che
gli sedevano accanto a dargli manate sulle spalle, a complimentarsi: ma
l'unico ringraziamento fu un sorriso forzato e un dito posato sulle
labbra. Erano lontani i tempi in cui invocava silenzio perché si
ascoltassero le sue astruse moralités!
Ora che ciò che aveva scritto era sgorgato realmente dal profondo di
sé, li pregava senza una parola.
- Ma voi avete un cuore,
Hector. Gli altri suoi pretendenti la amano solo per il suo corpo, voi
pur sapete quale tesoro ella nasconde!
- Io? Un cuore? Ben
freddo e triste cuore, il mio, che si preoccupa soltanto di battere al
ritmo dei miei versi! No, mio caro Étienne, io non merito questo
tesoro, e lei non desidera me! Ah, non parlate più, se non con la
vostra spada, amico!
Ci furono applausi. Persino il capitano Châteaupers e la sua graziosa
consorte uscirono dal teatro soddisfatti - lui di aver trascorso un
pomeriggio senza le soffocanti regole dell'etichetta, lei di aver
ritrovato nei versi dell'opera un poco del romanticismo in cui credeva
un tempo, e che quei primi anni di vita matrimoniale avevano dissipato.
- Un giorno scriverete commedie per il Re - gli disse qualcuno, e un
pensiero di sollievo e amarezza insieme lo attraversò.
Non era lo stesso re che l'aveva quasi fatto impiccare, dopotutto. Era
possibile.
- Curioso, però! Una tragedia... che parla male dei poeti! È come darsi
la zappa sui piedi, mio caro Pierre.
Jehan si era appartato con l'usciere, che aveva forse dimenticato
alcuni titoli onorifici degli spettatori di alto rango.
"Dovremmo accordarci per bene su come dividere il nostro compenso. Non
si limita a segare qualche asse, ma mi tiene lontani gli impegni più
gravosi".
Stavano per scadere i quattro anni della sua strana vedovanza. Alla
donna che gli aveva sorriso una sera di festa, che gli aveva salvato la
vita, aveva dedicato questa sua opera. Non poteva fare di più, come non
aveva saputo e voluto fare nulla, allora...
- Pensi mai... se invece di fuggire fossimo rimasti con lei e Claude,
si sarebbe salvata?
Djali alzò gli occhi e gli rispose strusciandoglisi contro i calzoni,
affamata. Gringoire scosse la testa. - Non si torna indietro. No, questo non è
davvero possibile.