Segreti
Arrivai
presto quella mattina di inizio settembre. L'aria era ancora calda e
non potevo credere che nel giro di poche settimane sarebbe iniziato
l'autunno, con la solita pioggia, il freddo e via dicendo. Non che mi
dispiaccia un tempo simile ma sicuramente l'estate permette di
indossare abiti più comodi.
L'ala ovest della G-Corporation dove
lavoravo era deserta; per la verità, credo che la maggior
parte
dell'intera struttura della società fosse deserta. L'orario
lavorativo non era ancora cominciato ma avevo bisogno di terminare
alcune cose.
Passai la card magnetica per aprire la porta
d'ingresso e anche per usare l'ascensore e anche per aprire la porta
degli uffici dove il team di ricerca svolgeva le proprie mansioni
amministrative. Il livello di sicurezza era altissimo.
In fondo
al corridoio c'erano i laboratori dove si svolgevano i compiti
più
pratici e dove io mi trovato più a mio agio, in
quell'ambiente
sentivo di poter contribuire attivamente al progetto a cui stavamo
lavorando.
Accesi le luci al neon bianche, indossai il camice e
gli occhiali e mi misi al computer. Dovevo solo copiare alcuni
fascicoli inviati dal centro di ricerca centrale e poi mi sarei fatta
un buon caffè aspettando i colleghi.
Le cose però
andarono diversamente.
Non ero arrivata nemmeno a metà del lavoro
che dovevo svolgere, quando mi accorsi di un file chiamato
“Progetto
D”. La mia curiosità è ben nota tra le
persone che mi conoscono e
non resistetti, lo aprii.
Non starò qui ad elencare in dettaglio
i nomi e i termini scientifici riportati in quel file, tutto
ciò che
dovete sapere è che il reale motivo per il quale il team G,
come ci
chiamavano a noi del progetto Genocell, stava lavorando sulle cellule
rigenerative, era poter rendere quasi immortali i membri della
famiglia Mishima.
Molti non conoscono il segreto che si cela
dentro i membri maschi della famiglia Mishima, il demone che li
divora dall'interno. Io purtroppo ho avuto a che fare con il Devil
molte volte nel corso dei Tornei di arti marziali organizzati da
Heihachi Mishima e sapere che il Dr. Abel stava usando le migliori
menti del paese per vendere le ricerche alla Zaibatsu, era a dir poco
terrificante.
Decisi di copiare
i file in un hard disk che avrei portato con me e cancellai tutti i
dati registrati sul database dell'ufficio.
Se in quel momento
avessi avuto il lontano pensiero che potessi essere in errore, il
fatto che il Dr. Abel mi puntò una pistola contro e senza
esitare
aprì il fuoco, cancellò ogni dubbio. Non lo
sentii nemmeno entrare
e non mi disse molto a riguardo, aveva in mente solo una cosa,
uccidermi.
Lasciai l'ufficio e riuscii a fuggire dall'ala ovest
della G-corporation ma ciò che accadde subito dopo fu anche
più
strano.
Mentre mi
allontanavo a passo spedito attraverso il cortile ci fu un'esplosione
proveniente dall'ala est. Fui abbastanza lontana da non subire nessun
danno ma crollai a terra ugualmente, spaventata, sorpresa. Rimasi
lì
per lunghi minuti, quasi mi dimenticai che il Dr. Abel poteva ancora
raggiungermi per finirmi ma ciò che attirò la mia
attenzione fu un
giovane uomo, non doveva avere più di ventidue o ventitre
anni. Era
biondo, alto, di corporatura massiccia e con lineamenti occidentali.
In qualche modo mi ricordava il mio ex ragazzo, con quell'espressione
triste e pensierosa.
Camminava con
passo deciso nella mia direzione ma ci mise qualche attimo ad
accorgersi di me, si fermò e ci guardammo in silenzio. Era
come se
si dovesse convincere che non ero una minaccia. Si chinò di
fronte a
me e mi aiutò ad alzarmi, mi chiese se stessi bene. Riuscii
solo ad
annuire.
Uno sparo ci mancò
entrambi per un pelo e ci svegliammo da quello strano torpore mentale
in cui ci eravamo tuffati così placidamente, come a voler
sfuggire
da tutti i problemi del mondo.
Il Dr. Abel era
ancora in circolazione e sempre più determinato a farmi
fuori. Quel
giovane mi afferrò per un braccio e ci allontanammo
velocemente.
Corsi a lungo e
usai tutto il fiato che avevo in corpo, per un po' sentimmo i
proiettili fischiare vicino alle orecchie, poi smisero. Percorremmo
la strada polverosa fino a raggiungere un punto prestabilito dove il
biondo sconosciuto aveva nascosto una moto, fuori dalla carreggiata,
in un fosso. Lo aiutai a mettere il mezzo sulla strada e mi
offrì un
passaggio per allontanarmi più velocemente da quel luogo.
Accettai.