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Autore: redalertbd    19/10/2008    5 recensioni
Finale del libro. Gli ultimi istanti insieme, una promessa infranta ed una da mantenere.
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Note: continuity del romanzo originale (Erik con la maschera di stoffa nera che gli copre completamente il volto), a parte per il riferimento alla scena dello smascheramento, che è quella del musical.





Osserva tutto come se si stesse svolgendo a grande distanza, come se i due giovani non si stessero abbracciando proprio di fronte a lui, la gioia di essere finalmente insieme, l'emozione per lo scampato pericolo più forti del pudore e dell'imbarazzo. Si ascolta parlare, la voce piatta mentre racconta al quasi imberbe visconte cos'è successo a suo fratello, come almeno quel delitto non debba essere imputato alla follia del Signore delle Botole. Sul suo viso shock e incredulità lasciano posto a dolore, ira e sospetto, ma è Christine a farsi avanti tra i due uomini, stringe la mano del suo amato e fissa il suo maestro negli occhi dicendo che no, non potrebbe mentire ora, a che gli servirebbe? Ed Erik davvero non può, non ne vedrebbe il senso, non è nemmeno sicuro di averne le energie. Solo un'altra volta nella sua vita si è sentito così estenuato, mentre attendeva la morte muovendosi nei corridoi di Mazendaran, chiedendosi quasi con noia in che modo sarebbe arrivata. Un dardo avvelenato, o forse un altro maestro nell'uso del cappio, come giusto contrappasso... Allora si sbagliava, c'era ancora molto che poteva fare, molto che poteva tentare, e fallire, nella sua vita maledetta. Ora, era davvero alla fine.

Poche altre parole, le indicazioni per raggiungere l'uscita di Rue Scribe attraverso i sotterranei, ma certo, Christine le ricorda bene. Infine si voltano, il ragazzo è ancora malfermo sulle gambe, parte di Erik si stupisce ancora che abbia resistito così a lungo alla camera dei supplizi... ma chi non sarebbe stato capace di affrontare prove ben al di là delle proprie forze, per un angelo, per Christine? Lei si volta ancora, sulla soglia della piccola porta, il suo sguardo è ormai indecifrabile per chi era convinto di conoscerla così bene, di essersi addentrato in ogni suo pensiero... stupido, illuso. Ormai può vederci solo la pietà, e si meraviglia di trovarne ancora. E' davvero un angelo... la più brava, dolce, coraggiosa ragazza che esista. La giovane donna mormora qualcosa al suo cavaliere, risponde alla sua esclamazione di protesta stupita stringendogli appena il braccio, muovendo le labbra in una supplica sottovoce. Dopo qualche istante lui annuisce, a denti stretti, si volta ancora a guardare l'uomo che si stanno lasciando alle spalle, lo sguardo esita un istante prima di posarsi sul volto mascherato, infine si gira ed esce dalla stanza. Ora sono soli.

Christine apre la mano, guarda l'anello che ha tenuto stretto sino ad ora, e poi alza lo sguardo verso di lui. I suoi occhi sono rossi, stanchi, hanno versato tutte le lacrime che potevano. E' straordinariamente bella, tanto da fargli male al petto. Tende il braccio verso di lui, porgendogli l'anello sul palmo aperto. E' solo un'altra ferita in un'anima che continua a pensare di non essere in grado di provare altro dolore, e continua a sbagliarsi.

"Non hai intenzione di accettarlo come dono di nozze? Non c'è davvero rispetto per l'ultima volontà di chi è ormai un morto che cammina?" Le labbra di Erik si piegano in un sorriso amaro. "Ti chiedo solo di riportarmelo quando sarò morto del tutto... non dovrebbe essere così terribile, non ci sarà molta differenza...". Probabilmente diventare uno scheletro del tutto davvero sarebbe stato un miglioramento.

Lei si morde il labbro inferiore, mentre i suoi occhi ritornano lucidi, ed Erik distoglie lo sguardo, maledicendosi ancora. Ogni sua parola, ogni suo gesto, non fanno che arrecarle nuovo dolore... Dandole le spalle si avvicina all'organo, vi si appoggia, poi si siede sullo sgabello. "Perdonalo, Christine, Erik non intendeva... se non vuoi riportarglielo fanne quello che vuoi. Solo... portalo fuori di qui con te, ora. Porta almeno qualcosa del... di me... fuori di qui con te".

"Tu sarai sempre con me. Ogni volta che canterò, ogni volta che penserò all'Opera..." le muore la voce, e scuote la testa. E' troppo stanca, troppo estenuata, anche lei. Sono entrambi al limite. Lentamente, abbassa la mano.

"Continuerai a cantare, vero?" chiede Erik. "La tua voce... è meravigliosa, ma ha bisogno di esercizio costante, lo sai".

"Lo so. Come potrei dimenticarmene, con tutte le volte che me l'hai ripetuto?" C'è il vago suono di un sorriso, in fondo alla sua voce, troppo debole da salirle alle labbra. Si avvicina fino a stare dietro le spalle dell'uomo, il ricordo della posizione, la stessa da cui gli aveva tolto la maschera la prima volta, gli fa abbassare le spalle e il capo. Come se volesse replicare la scena, Christine allunga la mano e la posa sul tessuto liscio che copre la sua guancia, ancora umido delle loro lacrime mescolate. Questa volta si muove lenta a sciogliere il nodo tra i capelli radi. Lui la lascia fare, impotente. Perchè vuole guardarlo ancora, perchè vuole andarsene da lì con la memoria vivida della sua deformità oltre che dell'oscurità della sua anima...? Sentendo il nastro allentarsi Erik prende la maschera, la stringe in mano chiudendo gli occhi, e lascia passare i secondi.

La sensazione è dapprima così lieve, così estranea, che fa fatica a riconoscerla. E' solo quando sente il respiro caldo sfiorare la pelle tesa e sottile della sua fronte, che si rende conto che Christine vi ha posato le labbra, ed allora non osa muoversi, non osa aprire gli occhi, non osa nemmeno respirare per timore che infranga quel momento. Che lei gli abbia consentito di posare le sua labbra gelide sulla pelle pura della sua fronte, di sentire la morbidezza dei suoi capelli tra le dita, era sembrato un sogno. Ma che lei... volesse... dargli un bacio... il primo bacio che abbia mai ricevuto sulla sua pelle da cadavere... il primo...

Le mani di Christine accarezzano le guance scavate, le dita tracciano gli zigomi freddi, asciugano le lacrime che hanno ricominciato a scorrere. Quando si ritrae, i suoi occhi sono tristi ma determinati. Gli prende la mano, apre le dita che stringono il pezzo di seta nera e lo portano via. Senza dire una parola, posa l'anello sopra la cassa dell'organo, e poi di nuovo si china su di lui, di nuovo bacia la sua fronte e mormora la parola, la richiesta, il comando contro la sua pelle.

Vivi.

Si stacca ancora da lui, questa volta definitivamente. In mano stringe la sua maschera. L'anello deve restare lì, non è giusto che lei lo tenga, ora, nè che lui la leghi a una promessa simile. Non ora.

Vivi.

Si gira ed esce dalla stanza senza voltarsi, va via verso la luce com'è giusto che sia, lei non è una creatura di oscurità e morte. Erik resta seduto dov'è, senza percepire i minuti che passano, che diventano ore, perso nella memoria di una sensazione dolce ed intossicante come l'oppio, nel ricordo della sua voce.

Vivi.

Chiede, comanda di sopravvivere a lui, che l'aveva ingannata, che aveva cercato di piegarla al suo sozzo volere, che aveva quasi distrutto tutto ciò che lei amava, che l'aveva quasi...
Una supplica, una promessa, un fardello. Già una volta gli era stato detto che lasciarsi morire era la soluzione più semplice e più vile, che solo la vita avrebbe potuto portare redenzione e riscatto. Quella volta non era servito, e aveva finito per fare altro male.

Ma quella volta non aveva creduto davvero di poter essere diverso. Di poter sentire... una dolcezza simile... da una donna viva. Dalla donna che amava.

Non sa quanto tempo sia passato. Probabilmente una vita intera. Prende l'anello e lo fa scivolare nella tasca della sua giacca, respira a fondo come se dovesse prepararsi ad un assolo. Erik, il Signore delle Botole, il Fantasma dell'Opera, si alza in piedi, a testa alta.




FIN


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