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Autore: Tury    29/10/2014    7 recensioni
Gli occhi dell’uomo, così simili a quelli di Regina eppure così diversi, si posano sul volto della sua prigioniera.
“Non avrei mai immaginato di assistere ad una scena simile e se anche le mie visioni l’avessero mostrato, avrei dubitato di me stesso. Mai avrei creduto possibile che la Regina Cattiva avrebbe dato la vita per salvare la sua nemica. Emma Swan.”
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emma Swan, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il silenzio cala nell’aria. Un silenzio di paura, terrore. E morte.
Solo il respiro affannato dell’Oscuro rompe quel silenzio statico, immobile. Un respiro provato, come provato è il corpo dell’uomo, dopo la furiosa battaglia.
“Avresti dovuto ascoltare i consigli di tua madre, Regina. Se solo lo avessi fatto, ora non ti ritroveresti in questa situazione. L’amore rende deboli.”
Tremotino muove passi stanchi, avvicinandosi al corpo riverso al suolo, apparentemente privo di qualsiasi forma di vita. Si inginocchia, di fronte a quel corpo esanime, stringendo tra le mani quel pugnale che è la sua vita e la sua forza. L’Oscuro sta per affondare la lama nella gola della sua nemica, ma è costretto a fermarsi, interrotto da quell’urlo carico di dolore.
“Stai lontano da lei.”
Gli occhi dell’uomo, così simili a quelli di Regina eppure così diversi, si posano sul volto della sua prigioniera.
“Non avrei mai immaginato di assistere ad una scena simile e se anche le mie visioni l’avessero mostrato, avrei dubitato di me stesso. Mai avrei creduto possibile che la Regina Cattiva avrebbe dato la vita per salvare la sua nemica. Emma Swan.”
“Non permetterti di rivolgerti a lei con quei termini.” Ringhia Emma, imprigionata da catene invisibili.
“Sa, signorina Swan- dice l’uomo, alzandosi- Credo che lei non sia nella condizione di poter decidere delle sue azioni, si figuri delle mie. Ed è inutile che lei si illuda, Regina è e resterà sempre la Regina Cattiva.”
“Non devi nominarla, perché non ne sei degno. Questo discorso varrà certamente per te, Tremotino, ma non per lei.”
“Vale per entrambi, signorina Swan. A noi non è concesso alcun lieto fine.”
“A te di certo no, ma a lei sì.”
“Si sbaglia, signorina Swan. E può vederlo lei stessa. Regina ha provato a cambiare il suo essere, ha provato a ribellarsi ad un destino già scritto ed ecco cosa ha ottenuto. Niente, nemmeno la semplice vita.” Termina, muovendo leggermente il capo della donna con la punta della sua scarpa, per avvallare le sue parole.
Ed è la vista di quell’atto ignobile e disumano, che permette ad Emma di liberarsi della sua prigionia, da quelle catene che la costringevano ad assistere senza poter intervenire. Perché mai, prima d’ora, il cuore della Salvatrice ha provato così tanta rabbia e rancore.
“Ti ho detto che devi starle lontano, bastardo!” dice, colpendo Tremotino con la sua magia, scagliandolo contro uno degli alberi della foresta.
L’Oscuro tenta di rialzarsi, a fatica, cosciente che nulla, adesso, potrebbe salvarlo dall’ira della Salvatrice, troppo provato dallo scontro appena terminato. E così, decide di ritirarsi, rimandando la sua vendetta contro quella ragazza che aveva avuto la presunzione di sfidarlo e colpirlo.
Emma corre da Regina, restando qualche secondo ad ammirare quel volto pallido, sporco di terra e di sangue. Lo accarezza, come se il calore che invade le sue membra potesse trasferirsi a quel corpo ormai freddo.
Passi risuonano nell’aria, impegnati in una disperata corsa, per poi spegnersi definitivamente.
Ed è giusto un sussurro, quello che si alza nell’aria.
“No, non può essere vero…” dice Mary Margaret, guardando il corpo di colei che era sempre stata la sua rivale, riverso al suolo. Lacrime candide cadono dai suoi occhi, mentre una mano corre a coprirle il volto.
Emma, con gesti rapidi, quasi convulsi, alza le maniche del suo giubbotto di pelle, per poi poggiare le mani sul petto di Regina. Chiude gli occhi, cercando di concentrarsi, per poter convogliare tutta la sua magia nei suoi palmi.
“Emma, fermati. È tutto inutile.” Tenta di dire Mary Margaret, osservando il disperato tentativo della figlia.
“Stai zitta! Regina è forte, non si sarebbe mai lasciata uccidere da Tremotino. Lei è forte, ha solo bisogno di una mano adesso. Ha solo bisogno… di me.” le lacrime ormai solcano anche il viso della Salvatrice, incapace di trattenerle.
“Ha solo bisogno della mia magia.”
Quella magia che ha imparato a controllare grazie ai suoi insegnamenti, quella magia così diversa da quella di Regina, ma così simile. Quella magia piena della sua essenza, in ogni sua sfumatura.
Mary Margaret si avvicina alla figlia, cingendole le spalle.
“Emma, ascolta. Capisco il tuo dolore ma è inutile. Regina si è sacrificata per te e, purtroppo, non c’è nulla che noi possiamo fare adesso. Lei… si è comportata da vera eroina, Emma. Sii felice di questo.”
“No, tu non capisci e io non sarò felice finché lei non avrà riaperto gli occhi. Non mi importa se le rovinerò il suo momento di gloria, se le impedirò di essere ricordata come un’eroina. Non è questa la sua ora, lei deve vivere. Io sono la Salvatrice!” termina Emma, mentre le lacrime si fanno più copiose, rendendole quasi impossibile parlare.
Chiude gli occhi, ricordando le parole che Regina le aveva detto, prima di frapporsi tra lei e Tremotino.
 
Tu non puoi permetterti di morire, Emma. Devi pensare ad Henry, devi prenderti cura di lui. So che è inutile, ma promettimi che ti prenderai cura di lui. E che lo amerai anche da parte mia.
 
Ma Emma non le aveva promesso nulla, perché fare quella promessa avrebbe significato accettare l’idea che lei si stesse sacrificando per loro. E lei non lo avrebbe mai accettato. Non lo avrebbe mia permesso. Il bagliore bianco della sua magia diventa ancora più intenso. Emma, ormai, trema per lo sforzo, ma non avrebbe smesso, non finché quel cuore non fosse tornato a pulsare. Non le importa nulla se avesse perso tutta la sua magia in questo assurdo tentativo, perché la sua magia non avrebbe avuto più alcun senso se al suo fianco non ci fosse stata Regina. Perché era con lei e solo con lei che Emma poteva dar sfogo al suo vero potenziale. E ora l’avrebbe usato per lei.
Mary Margaret continua a guardare la figlia, i suoi occhi sempre più lucidi. Avrebbe voluto essere più forte per fermarla, per impedirle di sopportare il dolore della delusione che, ne è certa, sarebbe giunta. Perché nessuna magia, per quanto potente, può fermare la morte.
Ma, contro ogni sua previsione, gli occhi di Regina si aprono, puntandosi in quelli di Emma.
E Mary Margaret non può che osservare, incredula, incapace di qualsiasi movimento.
Regina si alza a sedere lentamente. Una fitta alla testa la costringe a portarsi la mano alla fronte, per poi ritrarla rapidamente. Sulle sue dita ci sono tracce di sangue. Sta quasi per chiedere il motivo di quelle ferite, quando sente due braccia stringerla.
“Swan?” chiede, sorpresa da quell’abbraccio.
E si sorprende nuovamente nel sentire il corpo di Emma tremare contro il suo, scosso dai singhiozzi. Mai, Emma si era lasciata andare ad un pianto simile, nemmeno quando aveva rischiato di perdere Henry o aveva visto spegnersi tra le sue braccia Neal. Ma adesso non può impedire a quel dolore di restare celato. Perché la verità è che, da quando è giunta a Storybrooke, non ha fatto altro che temere che quei legami che aveva appena instaurato si rompessero, lasciandola nuovamente sola. E ora aveva rischiato di perdere lei, Regina, la persona che credeva non avrebbe mai avuto bisogno della Salvatrice. L’unica persona che la faceva sentire protetta, che alleviava le sue spalle dal doloroso peso di quel titolo. Ed era stato orribile vederla cadere senza poter fare nulla. Senza impedire a quel corpo di toccare quel terreno sporco e indegno di lei. E aveva avuto paura, perché si era sentita di nuovo persa. Di nuovo sola e vulnerabile.
“Emma…” dice nuovamente Regina, ancora stordita da quella situazione e dal pianto dell’altra. Un pianto all’apparenza implacabile. Sta per portare le sue braccia a cingere il corpo della ragazza, in un impacciato tentativo di tranquillizzarla, quando quest’ultima si separa violentemente da lei per poi darle uno schiaffo in pieno viso.
Regina resta qualche secondo immobile, per poi voltare lentamente la testa, puntando i suoi occhi in quelli di Emma.
“È impazzita, Swan?”
“Ascoltami bene, Regina- dice Emma, con tono duro, nonostante le lacrime continuino a scendere- Prova ancora a salvarmi la vita e te ne pentirai.”
Detto ciò, la Salvatrice si alza, dirigendosi verso la sua auto. Asciugando con foga le lacrime.
“Un grazie sarebbe bastato.” Dice Regina, guardandola allontanarsi.
“Non prendertela. Si è davvero spaventata.” Risponde Mary Margaret.
Regina si volta verso di lei, guardandola per la prima volta. Non si era minimamente accorta della sua presenza.
“Si è spaventata per me?” chiede scettica.
“Vedi qualcun altro che ha rischiato la vita qui?” le domanda Mary Margaret sorridendo, asciugandosi le lacrime, sollevata.
“Grazie, Regina, per aver salvato mia figlia.”
“Non l’ho fatto per lei, l’ho fatto per Henry.”
“Certo, certo.” Risponde Mary Margaret, sorridendo e avvicinandosi alla donna, per poi passarsi un suo braccio di lei intorno al collo.
“Che fai?” dice sorpresa quanto confusa Regina.
“Ti aiuto ad alzarti. Emma ci sta aspettando in auto ed è meglio non farla arrabbiare.”
“Dove volete portarmi?” chiede, alzandosi a fatica e aggrappandosi a Mary Margaret.
“Dalla tua famiglia. Torniamo a casa, Regina. Insieme.”
  
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