Fear to Trying
- Prologue -
Sua
madre aveva un tempismo perfetto per dargli notizie riguardanti la
sua vita sentimentale. Più che tempismo, ora che ci pensava,
approfittava dei momenti in cui lui non aveva grande
lucidità
mentale e spiattellargli le sue trentasette parole retoriche alla
velocità della luce, e lui si ritrovava ad annuire
meccanicamente,
come quando le diceva di “sì”, solo per
farla zittire. Frank si
era sempre ripromesso di ascoltare la madre almeno per i primi
diciassette secondi di discorso, ma puntualmente non ascoltava
nemmeno i primi cinque, e così si ritrovava spesso e
volentieri in
situazioni a lui ostiche e del tutto incalcolabili della sua vita,
come pranzo dai parenti, oppure accompagnarla a qualche zia malata di
domenica mattina o, addirittura, di dare il benvenuto in casa al suo
nuovo compagno-barra-promesso sposo.
Osservava
sua madre aggiustare una tovaglia in seta rossa sul tavolo del salone
e guardare in controluce ogni mobile della casa per vedere se ci
fosse anche solo mezzo dito di polvere su di essi. Ora che la
osservava meglio, da quando sua madre era così maniacale
nella
pulizia? No che fosse una sporcacciona ma, comunque, cercava tra il
lavoro e la sua vita personale di rendere la casa decente. E poi, da
quando sua madre indossava vestiti ed, addirittura, si truccava?
Frank guardò il profilo della madre, che indossava un abito
beige
corto fino al ginocchio, con la maniche a tre quarti ed una
scollatura abbastanza generosa ed ovale. Gli occhi verde nocciola,
che aveva ereditato con grande orgoglio, erano contornati da una
leggera sfumatura nera e le ciglia erano lunghe e nerissime. Sembrava
dimostrare almeno dieci anni in meno. Anche le rughe erano meno
accentuate, gli occhi le brillavano di felicità ed il
sorriso era
sempre stampato sul viso.
Da quando sua madre era così? Da quando
sua madre era felice?
Frank si sentì a disagio seduto su quel
divano di pelle nera consumata. Da quando aveva preso ad ignorare sua
madre? Da quando, non la osservava più e non notava
più i suoi
cambiamenti umorali o d'aspetto? Si sentì un'idiota
completo. Si
sfregò le mani sudate sui jeans logori e strappati ad
entrambe le
ginocchia, e si alzò dal divano per dare una mano a sua
madre, che
non riusciva ad aprire una bottiglia di vino.
“Lascia. Faccio
io.” le disse semplicemente, sfilandole la bottiglia tra le
dita.
Linda
Iero sorrise, comprensiva, e gli passò una mano sulla
schiena, come
quando cercava di rassicurarlo da piccolo “Grazie
Frankie.” gli
mormorò.
Frankie era il dolce nomignolo con cui era solita
chiamarlo nei loro momenti intimi tra madre e figlio, e Frank ci era
affezionato come non mai. Difficilmente lo avrebbe ammesso, ma voleva
un gran bene alla madre, più di quanto ne dimostrasse alla
stessa.
Era il suo punto fisso, la sua roccia miliare quando aveva bisogno
d'aiuto, di un consiglio o di un semplice abbraccio.
Stappò
la bottiglia e le riconsegnò alla madre, nel momento stesso
in cui
sentirono delle ruote di una macchina entrare nel loro vialetto di
casa e far scricchiolare la ghiaia di cui era formato e che spesso si
era scontrata con le ginocchia di Frank quando tentava di andare in
bici senza rotelle da piccolo.
Linda
sussultò e posò la bottiglia di vino in modo
secco e rumoroso sul
tavolo, precipitandosi fuori casa. Frank fece un sospiro e la
seguì,
con diversi passi di distanza e meno entusiasta della madre.
Quando
si ritrovò fuori, vide un BMW nero e lucido, parcheggiato in
modo
preciso e delicato sul vialetto, dietro l'utilitaria di casa Iero.
Vide sua madre di fronte la portiera del conducente, che sorrideva
felice. Dalla vettura scese un uomo alto e con i capelli neri
puntinati di argento, che l'abbracciò stretta stretta,
dondolandosi
un po' sul posto. Frank sentì che si mormoravano qualcosa
nell'orecchio, e che sua madre fece un risolino divertito e
soddisfatto. Quando si staccarono, si guardarono intensamente negli
occhi, e l'uomo poggiò la sua fronte su quella di Linda e
gli
sorrise. Frank distolse un attimo lo sguardo, mordendosi il piercing
sul labbro. Sua madre prese l'uomo per mano per mano e lo
allontanò
dalla macchina, avvicinandosi all'altra portiera, da cui scese
un'altra persona, più bassa del primo. Era una ragazza.
Linda Iero
la strinse in un abbraccio, per poi metterle entrambe le mani sul
viso e congratularsi di qualcosa che Frank con riuscì a
capire. Era
talmente intento a guardare le due, che non si accorse che l'uomo di
sua madre gli si parò di fronte, sorridendogli cordiale.
Ora che
lo poté osservare meglio notò che, oltre ad
essere molto alto,
aveva il viso squadrato con una mascella pronunciata e gli zigomi
duri, gli occhi erano di uno sconvolgente verde erba e dal taglio
piccolo. Le labbra, increspate in un sorriso, erano sottili e
pallide, come la pelle.
“Non vuoi un abbraccio, vero?” scherzò
l'uomo, arricciando un po' il naso “Sono cose da
femminucce.” e
gli tese una grande mano, affinché gliela stringesse.
“Frank.”
rispose il ragazzo, abbozzando un sorriso e stringendogli la mano.
“Scott
Berman. Da non confondersi con barman, sono un medico.”
scherzò
ancora l'uomo, osservandolo da capo a piedi “Hai gli occhi di
tua
madre.” continuò poi, guardandolo in modo dolce ed
evitando di
dire qualcosa sul suo aspetto un po' particolare, fatto di tatuaggi,
piercing e vestiti scuri strappati.
Frank
si grattò la nuca “Grazie.”
Sua madre, nel frattempo, si era
avvicinata stringendo le spalle della ragazza con un braccio, e
sorridendo felice. La ragazza era bassina e mingherlina, con dei
capelli castani legati in una cipolla distratta e con gli occhi del
padre, solo più grandi e dolci. Aveva addosso una felpa
rossa, in
tono con le Converse, e dei jeans a sigaretta di un intenso blu.
Sua
madre gliela parò davanti, sorridendo “Lei
è Marnie, la figlia di
Scott. Ha un anno in meno a te.”
Lei
gli sorrise, timida, e tese una mano, aspettando che il ragazzo
gliela stringesse,
“Frank.” mormorò questo,
stringendogliela.
Le sue dite erano fredde.
Linda
invitò la ragazza a casa, ma prima fermò Frank
per un braccio
“Frankie, aiuti Scott a portare dentro la loro roba, mentre
faccio
vedere la casa a Marnie?”
Dopo
aver sistemato tutte le scatole all'interno della casa, i due
raggiunsero nel salone Linda e Marnie, che sedeva imbarazzata sul
divano che apparteneva a Frank fino ad un quarto d'ora prima. Il
ragazzo si avvicinò alla madre e prese un bicchiere di vino
che ella
aveva riempito poco prima e ne bevve un lungo sorso.
“Marnie,
vuoi qualcosa?” chiese la donna, gentilmente.
Lei
alzò i suoi occhioni verdi e scosse la testa in segno
negativo. Il
padre le fu subito vicino, poggiandole una mano sulla spalla, con
fare incoraggiante “Non essere timida...”
Lei
lo osservò un po', poi si morse il labbro “Un
bicchiere d'acqua
andrà bene.” disse. Frank notò che
aveva una voce sottile, ma
ferma e ben intonata.
Linda
gli diede un colpetto col gomito e Frank capì che doveva
essere lui
a portargli il bicchiere richiesto. Appena si allontanò dal
salone,
Marnie si alzò in piedi e lo seguì in cucina,
mettendosi le mani
nelle tasche posteriori dei jeans, ed affondando la testa nelle
spalle. Frank prese dalla dispensa un bicchiere di vetro blu ed
aprì
il rubinetto dell'acqua, facendola scorrere e si voltò ad
osservare
la ragazza, intenta a guardarsi in giro, curiosa.
Ora che la
guardava meglio, notò che era un tipo abbastanza comune, non
aveva
nulla di appariscente o particolare, a differenza sua, che vestiva
sempre di nero, sfoggiava tatuaggi da ogni parte del corpo ed aveva
dei piercing sul viso. Lei no. Aveva una faccia acqua e sapone,
niente trucco o fronzoli come orecchini o collane; indossava una
felpa ed un jeans normali ed aveva un colore di capelli molto comune.
Quando tolse le mani dalle tasche, notò che non aveva
nemmeno lo
smalto alle unghie, vezzo di molte ragazze ma che lei non aveva
minimamente calcolato. Lo guardò negli occhi, ed storse un
angolo
della bocca in quello che gli sembrava un sorriso, e si morse
nuovamente un labbro. Il naso era piccolo ed all'insù,
puntinato,
come le guance, da piccole lentiggini che la rendevano simpatica agli
occhi.
Frank
si voltò e riempì il bicchiere, porgendoglielo
poi.
“Grazie.”
mormorò questa, bevendone un piccolo sorso, dopo averlo
presa
titubante.
“In realtà, non avevi voglia di nulla,
vero?”
sputò Frank, senza rendersene conto e, per fortuna,
mantenendo un
tono calmo.
Marnie
abbassò lo sguardo a terra, fissandosi distrattamente le
punte delle
scarpe “Mi sembrava scortese.” soffiò
poi.
“Tuo
padre sembra simpatico...”
Lei
accennò un sorriso “Grazie. Anche tua madre. E'
stata molto
gentile.”
Finì
di bere, ed iniziò a sciacquarlo nel lavandino
“Dov'è il sapone
per i piatti?”
Frank
le tolse il bicchiere di mano e chiuse il rubinetto dell'acqua
“Oggi
sei ospite. Da domani puoi lavare i piatti quando vuoi, anche al
posto mio.” sorrise il ragazzo.
Marnie
sorrise, imbarazzata, per poi asciugarsi le mani con un canovaccio.
Tornarono entrambi nel salone, e videro i loro genitori seduti sul
divano e si tenevano le mani, parlottando tra loro, felici e
sorridenti.
Frank
si schiarì la voce, ed i due si lasciarono le mani, come se
fossero
scottanti.
Linda
sorrise al figlio “Scott mi stava raccontando della Florida.
Marnie
è nata lì.” e lanciò
un'occhiata dolce alla ragazza, che sorrise
appena.
“Da
domani frequenterà la tua scuola, Frank.” si
intromise Scott,
guardando serio il ragazzo “Ti prego di aiutarla ad
orientarsi.”
- Frank annuì.
“Beh...”
esclamò Linda Iero, alzandosi dal divano “Credo
che tu voglia
vedere la tua camera, Marnie.” e la prese a braccetto,
portandola
al piano superiore di casa Iero.
“Non
aspettarti chissà cosa, però è molto
confortevole ed
accogliente... E potrai decorarla come meglio credi.”
“Basta
che non demolisci casa, Marnie.” scherzò il padre,
dandole una
pacca affettuosa sulla spalla. Frank sorrise.
Tutti
e quattro si diressero al piano di sopra e la donna aprì una
porta,
quella che stava affianco alla stanza di Frank, e la
spalancò. La
camera era della stessa dimensione di quella del ragazzo, e le pareti
erano di un verde pallido immacolato. Ad un lato della stanza, c'era
un'enorme libreria vuota con affianco una scrivania, che aveva dei
cassetti sul fondo ed a cui avevano posato sopra un porta penne ed
una lampada da studio. Il letto era posizionato sotto la finestra ed
aveva delle lenzuola rosse pulite e profumate. La ragazza
entrò
titubante nella sua stanza, a cui Scott aveva già
posizionato dei
scatoloni contenenti le sue cose, e si diresse dritta verso la
finestra, che aveva un enorme davanzale su cui ci si poteva sedere
comodamente. Salì sul letto, togliendosi di scatto le
scarpe, ed
aprì le imposte, vi si affacciò ed
ispirò l'aria.
Si
girò verso Linda e le sorrise “Mi
piace.” disse, semplicemente.
“Ti
lasciamo disfare gli scatoloni, ok?” domandò la
donna, sorridendo
di rimando. Annuì.
Frank
si grattò la nuca “Beh, io allora vado. Ho le
prove col gruppo.”
“Hai
una band?” domandò Scott, poggiandogli una mano
sulla spalla
“Cavolo, mi fai sentire vecchio. Anche io ne avevo una alla
tua
età. Cosa suoni?”
“La chitarra.” rispose distrattamente il
ragazzo, allontanandosi un po' dall'uomo, cercando di essere comunque
gentile.
“Anche
io. Qualche volta, possiamo suonare insieme qualcosa.”
continuò
Scott, sorridendogli.
Frank borbottò qualcosa e poi si precipitò
fuori casa, salutandoli con un striminzito “ciao”.
“Beh,
detto così, non sembrano male.”
Gerard
Way era il migliore amico di Frank, oltre ad essere il cantante della
sua band, i My Chemical Romance. Lui, nonostante
tutto,
cercava sempre di fargli vedere il lato positivo delle cose,
nonostante fosse la persona più negativa del mondo, al
contrario del
fratello, Mikey, che era più positivo di lui, ed anche
più
mingherlino.
“Non
so... Ancora li riesco ad inquadrare.”
“Tua
madre è felice?” gli chiese Mikey,
improvvisamente, mentre
accordava il suo basso seduto sul una poltrona rossa consumata e
bucata peggio di una groviera.
“E'
questo il punto! Sì, lo è, ed io non mi sono
accorto di nulla fino
ad oggi, che imbandiva casa peggio di una torta nuziale.” -
si
sentiva ancora a disagio con se stesso per non essersi reso conto di
nulla, nemmeno avesse delle fette di zucca sugli occhi.
“E
tu? Non sei felice che lei lo sia?”
“Non
la vedevo così felice dal mio C- in matematica, al primo
anno di
liceo, Ray...”
Ray
Toro era il secondo chitarrista della band, ed era un ragazzo alto,
tutto ricci e buon senso.
“Quindi,
avrai una sorella...” le parole di Gerard rimasero sospese,
fino a
quando l'amico non annuì “Ed è
carina?” continuò il
cantante.
Frank lo guardò male, per poi sospirare “Non so...
Come definirla... E' normale.”
Marnie
ai suoi piedi aveva un enorme scatolone aperto e da cui vi cacciava
fuori libri in continuazione, riponendoli accuratamente nella
libreria che le aveva comprato Linda. Quando le sue dita
accarezzavano le rilegature, si trovava stranamente bene ed in pace
con se stessa. Aveva una mentalità molto aperta e positiva
sulla
vita, infatti quando il padre le disse che avrebbero abbandonato la
Florida per trasferirsi nel New Jersey, lei non aveva fatto una
piega, considerandola una buona occasione per ampliare le sue vedute
e per imparare a vivere, iniziando da zero. E poi, lasciava pochi
affetti lì, qualche amica e conoscente.
Sentì
bussare alla porta della sua stanza e si voltò, vedendo la
testa
mora di sua padre farne capolino.
“Come
va?” le chiese, sorridendole e chiudendosi la porta alle
spalle.
Marnie
alzò le spalle, gettando un'occhiata agli scatoloni ancora
chiusi
“Non ricordavo di avere tanta roba...” ammise poi.
“Vuoi
una mano?” si propose Scott, prendendo alcuni libri dallo
scatolone
che stava svuotando e passandoglieli.
“Senza
offesa...” iniziò la ragazza, prendendo i tomi
“Ma sei
abbastanza disordinata come persona.”
Il
padre rise, alzando le mani “Mi scusi, signorina.”
e gettò uno
sguardo in giro per la stanza “Come ti sembra?”
“Comoda.”
rispose Marnie, continuando a mettere in ordine i libri.
“Linda?”
chiese stupito ed aggrottando un sopracciglio.
“Ah...
Credevo ti riferissi alla stanza...” e guardò suo
padre “Sembra
gentile e... Si vede che ti vuole bene, papà.”
“Sono
contento che ti piaccia.”
“Papà,
deve piacere a te, non a me...” iniziò a dire la
ragazza, ma fu
fermata da una mano del padre.
“Sì,
lo so... Ma la tua opinione per me è importante, ed io sono
felice
con Linda, dico sul serio, ma sarei ancora più felice se mia
figlia
lo fosse.” le spiegò, avvicinandosi ad essa e
prendendole le
spalle con la mani “Io la penso così, ed anche
Linda è della
stessa opinione.”
Marnie
si morse un labbro “D'accordo.”
Il
padre le sorrise “E che ne pensi di Frank?” chiese
curioso.
La
ragazza si morse il labbro inferiore “Non so... Non sembra
normale.”
Salve,
popolo di EFP! Buon Ieroween a tutti!
Allora... Non so sinceramente che dire su questa cosa... E' da un
po' che fantasticavo ed avevo deciso di mettere tutto per iscritto, e
di pubblicarlo solo a completamento, così da avere un ritmo
di pubblicazione piuttosto omogeneo. Ovviamente, io sono nota per
mandare alle ortiche tutti i buoni propositi e poi, oggi è
il compleanno del nostro nano malefico preferito, quindi mi sentivo in
obbligo di pubblicare questa cosa...
Come avrete notato, è un tipico cliché! La nostra
Linda Iero che trova un nuovo amore con una nuova figlia, e bla bla...
Ma a noi piacciono i cliché, vero?
...
Ok,
non a tutti, ma la maggioranza approva! Credo...
In ogni caso, questo è il prologo della storia. Non
è molto lungo, ma serve per indrodurvi i personaggi e capire
un po' la mia scrittura, suprattutti perchè è la
mia fanfiction che scrivo su questo fandom e devo cercare di farmi
conoscere (ah-ah!). Sono una grande appassionata di musica, derivo da
una famiglia di appassionati di musica, non potevo non scrivere su una
delle band più influenti della mia vita.
Ok, sto deviando il discorso, ma si nota che non so cosa scrivere?
Ad ogni modo, mi spiace deludere le fan della Frerard, ma questa
sarà una Het (risata malefica), ma non è detto
che in futuro non possa scrivere su di loro, dato che sono una delle
mie OTP preferite e che m'ispirano di più.
Credo di aver finito... Per ora! Non so quando riaggiornerò,
conto di farlo entro la settimana prossima, massimo quella prossima
ancora, non so... Ho una connessione che fa pietà!
Titolo rubato palesemente ad una canzone di Frank, Stage 4 Fear to
Trying.
Ringrazio The World is
Ugly dei MCR, che mi ha ispirato per questa cosa.
Qui di seguito ci sono i miei contatti, giusto per tormentarvi ancor di
più... E nulla, spero di rivedervi presto.
Vostra, Lu.
(HTML si rifiuta di collaborare)
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