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Autore: LoreleiJTyler    01/11/2014    1 recensioni
Da singola one-shot, ora questa fanfiction è destinata a diventare una raccolta cross-over che descriverà gli incontri più o meno probabili di John Constantine, maestro delle arti occulte, e il Dottore... w il trench, and enjoy!
"Chissà contro quali demoni stai combattendo”.
"Non ne hai idea".
"Oh, credo di sì, invece. Ho incontrato Satana, una volta".
"E cosa è successo?"
"Nulla. Credevo di più in qualcun altro".
Genere: Comico, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Clara Oswin Oswald, Doctor - 10, Doctor - 12
Note: Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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1 trench meets 1 trench

Poche chiacchiere: dedico questa storia a coloro che hanno subito il fascino del trench, almeno una volta. Magari anche tu sei uno di loro.

Questa fanfiction vuole unire una passione ormai radicata - Doctor Who - e una che si sta pian piano formando - Constantine.

- 1 Trench meets 1 Trench -

Londra, ottobre 2014

Un uomo biondiccio e dall’aspetto trasandato, con un trench e una cravatta rossa, entra in un pub. Potrebbe essere l’inizio di una barzelletta, ma non lo è: l’uomo non ha voglia di ridere. Non si guarda nemmeno attorno, si siede al bancone e borbotta: “Whiskey, per di qua”.            
L’uomo resiste alla tentazione di fumare una sigaretta e, dopo essersi allargato il nodo della cravatta, si toglie il trench e lo appoggia sulla sedia. È appena tornato dalla Pennsylvania, dopo l’ennesimo caso misterioso. Dolore. Disperazione. Demoni. Le sue “D” più gettonate. In quel momento avrebbe solo voluto sdraiarsi su un Divano e Dormire il “sonno dei giusti”, per Dimenticare, almeno per qualche ora, che lui non era un “giusto”. Ma quelle “D” no, non arrivano mai. Non rientravano nel suo Destino.    
L’uomo col trench afferra il primo bicchiere e sospira.  

Pochi minuti dopo, un altro uomo in trench valica la porta di quello stesso pub. Sembra giovane, ma ha lo sguardo più antico dell’Universo. Si muove tra la gente come un’ombra, fino a che non si siede anche lui al bancone, non lontano dall’uomo con la cravatta rossa. Anche il nuovo venuto indossa una cravatta:  è bordeaux, con una fantasia di rose. Sotto il trench indossa un completo gessato marrone, a righine azzurrine. L’uomo con la cravatta rossa lo squadra attentamente: lui è abituato a notare le ombre. Abbassa lo sguardo fino a terra e rabbrividisce. Converse. Scarpe di tela. 

L’uomo in converse incrocia lo sguardo del barista e, per un attimo, abbandona l’espressione persa che aveva un attimo prima. Gli sorride allegro, uno di quei larghi sorrisi che potrebbe convincere qualsiasi ragazza a seguirlo in capo al mondo.               
Well… un banana daiquiri, per favore! Che sia ottimo! L’ho inventato io stesso, secoli fa!”      
L’uomo con la cravatta rossa soffoca una risata. “Questo qui è già ubriaco”, pensa.       
Mentre aspetta il suo cocktail, l’uomo in converse si accorge di essere osservato: rivolge all’uomo con la cravatta rossa un gesto amichevole e cambia posto, sedendosi di fianco a lui. Si toglie anche lui il trench, appoggiandolo alla sedia.         

Bloody Hell!” pensa l’uomo con la cravatta rossa “ci mancava solo questa!”    
L’uomo con le converse lo osserva per qualche secondo da sotto il ciuffo spettinato – ha proprio dei capelli stupidi! – poi, come se fossero amici da una vita, gli dice: “Sai dove ho imparato le cose più importanti?”
L’uomo con la cravatta rossa non sa nemmeno se rispondere o far finta di nulla: nel dubbio, scuote la testa.
“Nei pub!” risponde l’altro, annuendo con decisione “eggià! Le chiacchiere da pub sono molto istruttive! Certo, prima devi eliminare tutte le cose inutili… che sono comunque un sacco… Ma quello che rimane, oh: è pura saggezza!”   
“Perché sono le chiacchiere di chi è ubriaco perso, e solo gli ubriachi vedono la verità” risponde l’uomo con la cravatta rossa, decidendo di assecondare lo sconosciuto “e la verità è che il mondo è marcio e irrecuperabile”.            
“Queste sono le parole di un uomo sobrio, però” lo ribeccò quello, serio “un uomo sobrio che chissà contro quali demoni sta combattendo”.               
L’uomo con la cravatta rossa ride. Una risata sarcastica. “Non ne hai idea”.       
L’uomo con le converse solleva un sopracciglio. “Oh, credo di sì, invece. Ho incontrato Satana, una volta”.
“Oh, mi congratulo” esclama l’altro “e cosa è successo?”            
L’uomo con le converse solleva le spalle. “Nulla. Il Diavolo è una bazzecola: credevo di più in qualcun altro”.

L’uomo con le converse si interrompe e non aggiunge altro. L’uomo con la cravatta rossa conosce quello sguardo: lo sguardo di chi ha perso qualcuno, e sa che la colpa è sua.           
“Le chiacchiere da pub sono finite, credo” dice ad un certo punto l’uomo con le converse “è tempo che vada…”           
“E quale saggezza ne hai tratto?” chiede sarcasticamente l’uomo con la cravatta rossa.              
L’altro gli sorride. “Che esiste ancora qualcuno che ha voglia di fare quattro chiacchiere con uno sconosciuto”.              

L’uomo con le converse prende il suo trench e si allontana, ma l’altro si rende conto che ha preso il cappotto sbagliato.               
“Ehi!” lo chiama, e l’uomo con le converse si volta.        
“Ah! Sono proprio sbadato! I'm sorry, so sorry…” con la massima naturalezza, infila la mano in una delle tasche, tira fuori una carta d’identità e legge “… John Constantine”.     
John Constantine fissa l’uomo con le converse con uno sguardo di sfida e anche lui inizia a frugare nel suo cappotto, tirandone fuori un portadocumenti scuro. Lo apre e fa per leggere il suo nome, ma… vede solo una tessera vuota.             

“Cosa c’è scritto?” gli chiede l’uomo, con un sorriso beffardo, ma anche con un po’ di curiosità.             
“Niente” risponde John Constantine, stupito. 
L’uomo annuisce. “Sei uno che ne sa, John Constantine. Ti auguro di farti beffe dei tuoi demoni, specie di quelli interiori”.               

I due uomini si scambiano il trench e lo straniero con le converse s’infila il proprio. In quel momento, però, il barista arriva con il banana daiquiri.  
“Quello lo offro io, John Constantine… alla prossima!” esclama l’uomo, con un saluto “sarà difficile riconoscermi, ma sono certo che ne sarai capace: i demoni possono indossare facce diverse, ma questo già lo sai… Allons-y!               

John Constantine osserva quell’uomo solitario uscire dal pub, senza voltarsi nemmeno una volta. L’incontro non l’ha rallegrato, anzi, forse l’ha reso addirittura più triste: sa infatti che, oltre allo stesso trench, lui e lo sconosciuto indossano lo stesso tipo di solitudine. Scuote la testa per cancellare quel velo di malinconia, poi assaggia il suo daiquiri... For God's sake, è veramente orrendo!
"Si può sapere chi era quel tipo?" chiese John Constantine al barista.
"Non saprei" risponde quello "credo che si faccia chiamare Il Dottore".

- fine -

  
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