Poche chiacchiere: dedico questa storia a coloro che hanno subito il fascino del trench, almeno una volta. Magari anche tu sei uno di loro.
Questa fanfiction vuole unire una passione ormai radicata - Doctor Who - e una che si sta pian piano formando - Constantine.
- 1 Trench meets 1 Trench -
Londra,
ottobre 2014
Un
uomo biondiccio e dall’aspetto trasandato, con un trench e
una cravatta rossa,
entra in un pub. Potrebbe essere l’inizio di una barzelletta,
ma non lo è: l’uomo
non ha voglia di ridere. Non si guarda nemmeno attorno, si siede al
bancone e
borbotta: “Whiskey, per di qua”.
L’uomo resiste alla tentazione di fumare una sigaretta e,
dopo essersi
allargato il nodo della cravatta, si toglie il trench e lo appoggia
sulla
sedia. È appena tornato dalla Pennsylvania, dopo
l’ennesimo caso misterioso.
Dolore. Disperazione. Demoni. Le sue “D”
più gettonate. In quel momento avrebbe
solo voluto sdraiarsi su un Divano e Dormire il “sonno dei
giusti”, per
Dimenticare, almeno per qualche ora, che lui non era un
“giusto”. Ma quelle “D”
no, non arrivano mai. Non
rientravano
nel suo Destino.
L’uomo col trench afferra il primo bicchiere e sospira.
Pochi
minuti dopo, un altro uomo in trench valica la porta di quello stesso
pub. Sembra
giovane, ma ha lo sguardo più antico
dell’Universo. Si muove tra la gente come
un’ombra, fino a che non si siede anche lui al bancone, non
lontano dall’uomo
con la cravatta rossa. Anche il nuovo venuto indossa una cravatta: è bordeaux, con
una fantasia di rose. Sotto
il trench indossa un completo gessato marrone, a righine azzurrine.
L’uomo con
la cravatta rossa lo squadra attentamente: lui è abituato a
notare le ombre. Abbassa
lo sguardo fino a terra e rabbrividisce. Converse. Scarpe di tela.
L’uomo
in converse incrocia lo sguardo del barista e, per un attimo, abbandona
l’espressione
persa che aveva un attimo prima. Gli sorride allegro, uno di quei
larghi
sorrisi che potrebbe convincere qualsiasi ragazza a seguirlo in capo al
mondo.
“Well…
un banana daiquiri, per favore! Che sia ottimo! L’ho
inventato io
stesso, secoli fa!”
L’uomo con la cravatta rossa soffoca una risata.
“Questo qui è già ubriaco”,
pensa.
Mentre aspetta il suo cocktail, l’uomo in converse si accorge
di essere
osservato: rivolge all’uomo con la cravatta rossa un gesto
amichevole e cambia
posto, sedendosi di fianco a lui. Si toglie anche lui il trench,
appoggiandolo
alla sedia.
“Bloody
Hell!” pensa l’uomo con la cravatta
rossa “ci mancava solo questa!”
L’uomo con le converse lo osserva per qualche secondo da
sotto il ciuffo
spettinato – ha proprio dei capelli stupidi! – poi,
come se fossero amici da
una vita, gli dice: “Sai dove ho imparato le cose
più importanti?”
L’uomo con la cravatta rossa non sa nemmeno se rispondere o
far finta di nulla:
nel dubbio, scuote la testa.
“Nei pub!” risponde l’altro, annuendo con
decisione “eggià! Le chiacchiere da
pub sono molto istruttive! Certo, prima devi eliminare tutte le cose
inutili…
che sono comunque un sacco… Ma quello che rimane, oh:
è pura saggezza!”
“Perché sono le chiacchiere di chi è
ubriaco perso, e solo gli ubriachi vedono
la verità” risponde l’uomo con la
cravatta rossa, decidendo di assecondare lo
sconosciuto “e la verità è che il mondo
è marcio e irrecuperabile”.
“Queste sono le parole di un uomo sobrio,
però” lo ribeccò quello, serio
“un uomo
sobrio che chissà contro quali demoni sta
combattendo”.
L’uomo con la cravatta rossa ride. Una risata sarcastica.
“Non ne hai idea”.
L’uomo con le converse solleva un sopracciglio.
“Oh, credo di sì, invece. Ho incontrato Satana,
una volta”.
“Oh, mi congratulo” esclama l’altro
“e cosa è successo?”
L’uomo con le converse solleva le spalle. “Nulla.
Il Diavolo è una bazzecola:
credevo di
più in qualcun altro”.
L’uomo
con le converse si interrompe e non aggiunge altro. L’uomo
con la cravatta
rossa conosce quello sguardo: lo sguardo di chi ha perso qualcuno, e sa
che la
colpa è sua.
“Le chiacchiere da pub sono finite, credo” dice ad
un certo punto l’uomo con le
converse “è tempo che vada…”
“E quale saggezza ne hai tratto?” chiede
sarcasticamente l’uomo con la cravatta
rossa.
L’altro gli sorride. “Che esiste ancora qualcuno
che ha voglia di fare quattro
chiacchiere con uno sconosciuto”.
L’uomo
con le converse prende il suo trench e si allontana, ma
l’altro si rende conto
che ha preso il cappotto sbagliato.
“Ehi!” lo chiama, e l’uomo con le
converse si volta.
“Ah! Sono proprio sbadato! I'm sorry, so sorry…”
con la massima naturalezza, infila la mano in una
delle tasche, tira fuori una carta d’identità e
legge “… John Constantine”.
John Constantine fissa l’uomo con le converse con uno sguardo
di sfida e anche
lui inizia a frugare nel suo cappotto, tirandone fuori un
portadocumenti scuro.
Lo apre e fa per leggere il suo nome, ma… vede solo una
tessera vuota.
“Cosa
c’è scritto?” gli chiede
l’uomo, con un sorriso beffardo, ma anche con un
po’
di curiosità.
“Niente” risponde John Constantine, stupito.
L’uomo annuisce. “Sei uno che ne sa, John
Constantine. Ti auguro di farti beffe
dei tuoi demoni, specie di quelli interiori”.
I
due uomini si scambiano il trench e lo straniero con le converse
s’infila il
proprio. In quel momento, però, il barista arriva con il
banana daiquiri.
“Quello lo offro io, John Constantine… alla
prossima!” esclama l’uomo, con un
saluto “sarà difficile riconoscermi, ma sono certo
che ne sarai capace: i
demoni possono indossare facce diverse, ma questo già lo
sai… Allons-y!”
John
Constantine osserva quell’uomo solitario uscire dal pub,
senza voltarsi
nemmeno una volta. L’incontro non l’ha rallegrato,
anzi, forse l’ha reso
addirittura più triste: sa infatti che, oltre allo stesso
trench, lui e lo
sconosciuto indossano lo stesso tipo di solitudine. Scuote la testa per
cancellare quel velo di malinconia, poi assaggia il suo daiquiri... For God's sake, è
veramente orrendo!
"Si può sapere chi era quel tipo?" chiese John Constantine
al barista.
"Non saprei" risponde quello "credo che si faccia chiamare Il Dottore".
- fine -