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Autore: HOPE87    20/10/2008    11 recensioni
Un cielo pieno di stelle... e la consapevolezza di non appartenere a nessuna di esse. Quanto luminosa può essere la strada di chi sa di dover brancolare nel buio totale?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Mu, Nuovo Personaggio, Un po' tutti, Virgo Shaka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ah, l’autunno…che magnifica stagione…

Me, myself and I

 

 

 

Ah, l’autunno…che magnifica stagione…

La temperatura fresca che va a sostituirsi con quella afosa dell’estate, tenuta viva da leggeri venticelli… il colore dorato delle foglie che si staccano delicatamente dai rami degli alberi spogli andando a creare tappeti dai colori caldi… le castagne! La loro morbida consistenza e il loro inconfondibile dolce sapore… tutti ottimi presupposti per starmene distesa in un verde prato a contemplare il cielo e rilassarmi…

-         NONOMURA!!!! -.

… se qualcuno non venisse puntualmente a rompermi le scatole.

-         Sì? – chiedo indifferente e diplomatica al mio interlocutore, senza curarmi di vedere di chi si tratti, continuando a starmene distesa sull’erba con gli occhi chiusi.

-         Ti sarei grato se perlomeno mi degnassi di uno sguardo… - mi dice dopo aver sospirato ed essersi avvicinato, al che io apro un occhio, lo guardo e sbuffo infastidita. Molto infastidita.

-         Che vuoi? – gli faccio, alzandomi e mettendomi seduta, pronta ad una parola di troppo per allontanarmi e rimanerlo imbambolato come la mattina precedente.

Lui non mi risponde ed infila una mano nella tasca dei pantaloni, estraendone subito dopo una scatolina quadrata dal rivestimento in velluto turchese, ponendomela davanti, pronto ad aprirla. Di nuovo.

Mi alzo, batto le mani sui pantaloni blu per liberarli dai fili d’erba rimasti impigliativi e scuoto i lunghi capelli neri per fare lo stesso. Sapete, avere i capelli ricci a volte può essere davvero irritante. Riuscita nel mio intento, mi allontano, volgendo le spalle all’idiota di turno e dirigendomi verso il centro della città, sentendolo subito dopo corrermi incontro.

-         Reiko! – urla, afferrandomi per un braccio costringendomi a girarmi.

-         Cosa vuoi, Sakada? – chiedo paziente, inarcando leggermente un sopracciglio per sottolineare quanto mi stia trattenendo per non riempirlo d’insulti.

-         Una risposta! – mi risponde con ovvietà, come se gli avessi chiesto la cosa più scontata del mondo.

-         Di nuovo? – gli chiedo, roteando gli occhi e liberandomi dalla sua presa, tornando poi a dirigermi verso il centro cittadino che pullula di gente. Sento di nuovo afferrami il braccio. Questa volta lo faccio fuori.

-         Toglimi-le-mani-di-dosso… SUBITO! – gli ordino, incenerendolo coi miei occhi scuri, sperando di ottenere l’effetto desiderato. Ma lui scoppia a ridere.

-         Sei adorabile quando fai così…- mi dice con un tono che credo voglia risultare suadente ma che invece alle mie orecchie è apparso come ridicolo, prendendo poi ad avvicinare il suo volto al mio.

Lo spingo con forza, finendo con l’allontanarlo. Lui allora alza un braccio, con sguardo offeso, e fa per colpirmi.

Ecco cosa aspettavo.

In un attimo l’albero che era alle sue spalle perde tutte le sue foglie. Il corpo dell’imbecille scivola lentamente contro il tronco, arrivando poi a toccare terra con le ginocchia.

-         MA SEI IMPAZZITA??? – urla fuori di se, con gli occhi iniettati di sangue.

-         Rompimi di nuovo l’anima e giuro che ti rompo la testa – . Tronco così la conversazione e riprendo a camminare, questa volta senza più voltarmi verso il biondo.

-         STUPIDA RAGAZZINA!!! – sento urlare Sakada, ma io ormai sono lontana e lo lascio sbraitare. – TE LA FARO’ PAGARE, STANNE CERTA! -.

Trattengo una risata e mi volatilizzo tra la folla che popola la strada principale della città, che ormai è stata attirata dalle urla del principe.

Sento mormorare di me… tsk! Ma quanto sono ridicoli! Come se non li sentissi…

Giungo di fronte alle scale che conducono al tempio e le faccio tutte di corsa, superando gli allievi che ogni mattina si allenano percorrendole in salita e discesa più volte, e salutandoli con un gesto della mano quando li supero.

-         Reiko! – mi saluta Yami, l’allievo più giovane del maestro Shin. Mi limito a salutarlo a mia volta, inchinando leggermente la testa per non dargli modo di parlare ancora e sprecare fiato.

So per esperienza quanto possa essere faticoso parlare e moderare il fiato per fare gli esercizi… se s’insiste col fare entrambe le cose si rischia col spalmarsi sugli scalini prima di aver completato l’allenamento…

Aumento la velocità per trovarmi finalmente di fronte al tempio, di cui spalanco le porte di legno, assaporando a pieno l’odore d’incenso che m’invade le narici non appena sono dentro.

Trovo il maestro in meditazione di fronte all’enorme statua del Buddha posta in fondo alla sala.

Resto in silenzio per non disturbarlo, togliendomi silenziosamente le scarpe e apprestandomi a sedermi sul parquet di legno chiaro, che scricchiola appena sotto i miei passi.

-         Reiko… - . La voce del maestro Shin è appena udibile, roca, per via della veneranda età, ma vellutata, allo stesso tempo, come quella di un genitore che si rivolge ad un figlio. Nonostante non abbia utilizzato un tono particolare, riesco a scorgere nella pronuncia del mio nome un velo di rimprovero…

-         Maestro Shin… - rispondo, ma non finisco la mia frase che il maestro si gira e apre gli occhi, precedentemente chiusi per la concentrazione, lasciando intravedere uno sguardo grave.

-         Sai cos’hai fatto? – mi chiede con lo stesso tono usato in precedenza, alzandosi e venendomi incontro.

-         Ehm… - cerco di temporeggiare. – No? – chiedo ingenuamente, sperando di non affrontare di nuovo l’argomento che è stato trattato nei giorni scorsi, assumendo poi la mia classica espressione da bambina che sa di aver combinato un pasticcio, sperando di passarla liscia come al solito.

Non è facile essere donna in un ambiente di uomini in cui vige una mentalità prettamente maschilista secondo la quale le donne devono “solo” limitarsi a sposarsi e ad allevare i figli.

É dunque ancor meno facile essere una donna che ha mandato al diavolo questi preconcetti del cavolo e che si è rifiutata per ben tre volte di prender marito per

continuare ad allenarsi.

Sì, signori. Reiko Nonomura, una donna, badate! si allena. E, badate! è anche l’allieva migliore del migliore maestro di arti marziali d’India. Che quindi i preconcetti nei confronti del cosiddetto “sesso debole” siano infondati?

È anche vero che sono l’eccezione alla regola… qui intorno, nel raggio di chilometri e chilometri, non c’è una sola donna che svolga una vita simile alla mia che, anziché alzarsi di buon’ora ogni mattina solo e unicamente per badare alle faccende di casa come una brava domestica, si alza praticamente all’alba per fare degli esercizi che la tengano impegnata per tutta la giornata.

Dalla meditazione alle arti marziali, o, come direbbe il maestro Shin, “dalla cura dell’anima alla cura del corpo”.

Però in effetti… questa volta… donna emancipata o donna non emancipata… l’ho fatta un tantino grossa.

Il maestro Shin continua a guardarmi con aria grave, al che io abbasso lo sguardo sconfitta, mettendomi poi seduta sul parquet con le gambe incrociate, continuando a tenere il viso basso e aspettando la paternale.

Lo sento sospirare, alzarsi e avvicinarsi, sedendosi subito dopo di fronte a me.

-         Rei… - .

-         PERCHÉ AVREI DOVUTO ACCETTARE LA SUA PROPOSTA??? – scoppio, prima che lui dica una parola.

So fin troppo bene di aver esagerato… ma l’idea di essere rimproverata per non aver fatto qualcosa che invece “sarebbe stato il caso fare” mi dà sui nervi!

-         Non si tratta di non aver fatto qualcosa che invece avresti dovuto fare… ma il contrario - mi risponde il maestro, facendosi d’un tratto pensieroso, iniziando a lisciarsi la lunga barba bianca con una mano, richiudendo gli occhi.

Odio quando mi legge nel pensiero!!!

-         Ma sa che è stata la terza volta??continuo imperterrita a sfogarmi, per evitare che lui possa comunque trovare un modo per farmi la paternale.

-         Ciò non ti autorizzava ad usare la psicocinesi… -.

Merda. L’ha avvertito.

Mi fermo di scatto, imponendomi d’impedirmi di continuare a sbraitare.

-         M-ma… l-lui… -. Non riesco a farmi uscire le parole di bocca, è troppo imbarazzante.

-         Cosa? – mi chiede il maestro, facendosi attento.

-         Solo perché ha un titolo nobiliare non era autorizzato a mancarmi di rispetto! – mi decido a dire, anche se so che l’ultima frase è un po’ esagerata.

Vedo il maestro aggrottare la fronte… per poi sorridere, finendo col ridere sommessamente.

Mi ha letto di nuovo nel pensiero!!!

-         Capisco… - dice, ignorando il mio volto in fiamme su cui padroneggia un’ espressione seccata. – La terza volta? – mi chiede poi, per cambiare di poco il discorso.

-         Esattamente – rispondo sbuffando e volgendo il volto seccato su un punto a caso del parquet.

-         A quanto pare, promesse di ricchezze e corone non sono serviti a farti innamorare… -. E ride di nuovo.

Mi limito a guardarlo ridere, non sapendo cosa rispondergli, e scoppio a ridere anch’io per l’ennesima situazione assurda in cui mi sono ritrovata.

Sakada è stato il terzo ragazzo che mi abbia chiesto di sposarlo, solo che lui non si è limitato a chiedermelo una sola volta. Credo che lo abbiate ormai capito, me l’ha chiesto per ben tre volte! E come se ciò non bastasse…

Per voi è normale chiedere la mano ad una perfetta sconosciuta di cui si è venuto a sapere il nome tramite dei conoscenti e a cui si dice di amarla solo perché la si considera “bella”??? Io dico di no… solo che, sapete, dopo il terzo che mi chiede la mano per lo stesso motivo, comincio seriamente a pensare di essere io l’anormale.

-         E se provassi a non lavarmi, a tagliarmi i capelli e andar in giro vestita di stracci?? Secondo lei, risolverei? -.

-         Mmmm… potresti provare – mi risponde lui, riprendendo a ridere.

Se non ci fosse il maestro Shin…

-         Reiko – dice poi, tornando serio. – Ad ogni modo, che lui sia stato insistente o che sia stato poco rispettoso… - .

-         Lo so – lo anticipo. – Non devo usare la psicocinesi… - .

-         Anche perché credo che Mu ti abbia elencato questa regola prima ancora di insegnarti a svilupparla - .

-         Già! – rispondo con più enfasi del dovuto, ricordandomi del giovane eremita del Jamir. Tra due giorni dovrò ritornare da lui… non oso immaginare la strigliata che mi darà…

-         Riesce a incutere terrore, eh? – mi chiede il maestro, ridendo sotto i baffi.

-         Terrore no… anzi… la sua persona è così gentile e delicata che non gli si potrebbe mai far andare a pennello questo termine… ma il luogo di addestramento ne incute, eccome! Lui si limita semplicemente a raddoppiarmi o a triplicarmi gli esercizi… -.

E come si diverte! Il maestro Shin ha tanti amichetti sadici, e Mu è fra questi…

FLASH BACK…

-         Devi piegare di più le ginocchia per sorreggere meglio la schiena! Di questo passo non arriverai a farne nemmeno dieci… e devi averne concluse cinquecento entro il calar del sole! - .

Di addominali.

Appesa a testa in giù al ramo di un albero.

Ma mica un ramo qualsiasi… quello che sporge di più sopra l’immensa voragine che costeggia il ponte che conduce al suo palazzo.

Ovviamente con un peso da venti chili tra le mani.

Sì… effettivamente se ripenso agli anni addietro che mi hanno vista sua allieva, il termine “terrore” è perfetto per indicare la sensazione che provavo quando Mu apriva la bocca per informarmi sui “programmi per la giornata”.

Improvvisamente Miki, una delle domestiche che si occupano della pulizia del tempio, viene ad annunciare l’arrivo del mio simpaticone preferito.

-         Maestro Shin, il maestro Shaka è arrivato – dice con la sua voce sottile, inchinandosi con reverenza davanti all’anziano, facendo cadere davanti le lunghe trecce di capelli castani.

-         Fallo entrare – le chiede il maestro, mentre io mi appresto ad alzarmi e a togliere il disturbo.

-         Sai benissimo che non disturbi, figliola – mi dice tempestivamente lui, avendo ascoltato i miei pensieri.

-         Lo so, maestro… ma temo possa disturbare qualcun altro – gli rispondo mentre il portone principale viene aperto da due allievi, che s’inchinano fino a toccare terra con la testa di fronte alla figura del simpaticone. – E onde evitare spiacevoli inconvenienti – dico, mentre il biondo ossigenato è ormai a pochi passi da noi. – Vado ad allenarmi – concludo, facendo un inchino e congedandomi, ignorando completamente lo stangone alto più di un metro e ottanta che si è ormai avvicinato.

-         Buongiorno, maestro Shin – dice, inchinandosi anche lui.

Perfino la sua voce mi è antipatica.

Non c’è un motivo particolare… o meglio, lui in particolar modo non mi ha fatto niente, solo che le persone che si danno delle arie e che sprizzano superbia da tutti i pori non le ho mai potute digerire.

Se poi non ti guardano nemmeno in faccia quando, colta da un improvviso rimorso, credendo di essere tu la causa di tanta ostilità, li degni di un saluto, allora la guerra dell’indifferenza è dichiarata.

Sono diciassette anni che conosco Shaka, da tutta la mia vita insomma, il maestro usava recarsi spesso nel tempio che lo ospitava per parlare con lui perché lo considerava una specie di fenomeno da baraccone… da premettere che non ho mai capito cos’è che vedesse in lui il maestro… solo che tutte le volte che provava a farmelo capire usava sempre le parole “comunicazione” “spiritualità” e “Buddha”… boh.

Non c’ho mai capito nulla e nulla me ne importa sinceramente, soprattutto se il discorso verte sulle divinità, a cui non credo nella maniera più assoluta.

Ecco. Ho perso il filo del discorso… ah, sì! Il simpaticone.

Dicevo, lo conosco da tutta la vita… e mai una volta che abbia avuto “l’onore” di vedere di che cavolo di colore avesse gli occhi.

Mai una volta che li abbia aperti, o meglio, che li abbia aperti davanti a me! Per “la concentrazione”! È così complicato concentrarsi e tenere allo stesso tempo gli occhi aperti?? …misteri della vita…

Devo aver pensato di nuovo “troppo forte” perché adesso il maestro Shin sembra essere particolarmente imbarazzato.

Shaka è come sempre impassibile, anche se comunque credo che, per essere stati avvertiti dal maestro Shin, i miei pensieri siano stati avvertiti anche da lui.

Improvvisamente accade il miracolo.

Shaka… molto lentamente… udite, udite… apre gli occhi.

Con la stessa lentezza delle sue palpebre, la mia bocca si apre, arrivando al risultato che quando lui ha aperto completamente gli occhi, la mia mandibola ha toccato completamente terra.

Meglio se non l’avesse mai fatto… adesso mi trovo a fissare come una rincoglionita quei due pozzi turchesi che si ritrova al posto delle pupille.

Già, turchesi, ma mica un turchese qualsiasi! Un turchese che va tra l’azzurro e il blu… di un’intensità tale da farmi accapponare la pelle.

-         Contenta? – mi chiede con la sua voce. Superba pure quella. E al diavolo gli occhi belli, se devi continuare a sprizzare antipatia!!! Sentitelo!! Sembra che mi abbia fatto un favore.

-         Non ce n’era bisogno – rispondo secca, riprendendo il pieno controllo della mia mandibola e utilizzandola per articolare frecciatine. – Anzi, richiudili… non vorrei che venisse a mancarti la concentrazione! - .

-         REIKO! – urla il maestro, spalancando anche i suoi di occhi, solo che di un grigio scuro.

Mi mordo la lingua. È l’unico modo che ho per tenerla a freno.

-         Perdonatela, nobile Shaka… - .

Nobile?

-         È piuttosto insolente da quel che avrete potuto notare – gli fa notare il maestro, facendomi mordere ancora di più la lingua.

Ma questo va bene. Finché si tratta del maestro Shin… “insolente” può anche andare.

-         Ho notato – risponde Shaka, sempre con espressione impassibile.

Giuro che prima o poi lo uccido.

Ma prima che potessi formularne il modo, il portone principale da cui siamo entrati io e il simpaticone si spalanca di botto, mostrando uno Yami impietrito alle spalle di un omaccione grasso… grosso e…

No. Addirittura portarsi dietro il padre??? Patetico!

-         MAESTRO NONOMURA!!!!! – urla l’orso appena entrato, facendo echeggiare il suo vocione tra le pareti porpora del tempio.

Già, l’orso. Ergo, il padre di quell’insetto di Sakada, nonché il sovrano di un paese vicino che un giorno, per mia sfortuna, venne a visitare l’India.

Altro discorso che avevo lasciato in sospeso… ecco perché vi dicevo di averla combinata “un tantino grossa”…non tanto perché avessi usato la psicocinesi su qualcuno… ma perché quel qualcuno era nientepocodimenoche sua maestà il principe!

E qui ci starebbe bene un bel conato di vomito. Solo che in questo preciso momento non mi viene, aspetto di avere di fronte il figlio, anziché il padre. Ammesso che sia venuto anche lui, ovvio.

E infatti eccolo sbucare da dietro il padre, facendo irruzione nella sala urtando con una tal violenza Yami da togliermelo dalla visuale.

Dopo gli faccio pagare anche quella.

-         Eccellenza! – esclama il maestro Shin senza scomporsi. Probabilmente se lo aspettava. – Quale onore! – dice alzandosi in piedi, imitato da Shaka che guarda, attraverso le palpebre chiuse naturalmente, primo l’uno e poi l’altro, incapace di capire cosa stia succedendo.

-         Sa perché sono qui?! – sbraita ancora l’orso, avanzando di un passo, imitato dall’insetto, che mi lancia occhiate di fuoco.

Che paura!

-         No… - risponde con voce mesta il maestro Shin. – Ma se si fosse fatto annunciare come conveniva avrei potuto far preparare del the anche per lei… - .

Grande! Poi mi chiedono perché adoro quell’uomo. Volete far irritare particolarmente qualcuno? Chiedete al maestro Shin! Oltre ad essere un maestro di arti marziali, vanta anche di possedere lodevoli doti di prese per il culo. Solo che riesce a rifilarle in maniere molto diplomatica... ecco il motivo per cui ve lo consiglio. Credetemi, è una garanzia!

Ecco.. infatti! “Sua maestà” ha assunto un colorito più tendente al nero. Meglio che mi prepari al meglio… dove ho messo la katana?

Shaka, oltre ad essere superbo fino alla nausea, manca anche di senso dell’umorismo.

Infatti mi ha appena incenerita con uno sguardo che definire “freddo” è riduttivo.

Che emozione… ho visto i suoi occhi due volte in un sol giorno… se andiamo avanti così mi commuovo sul serio!

Ma lui m’incenerisce di nuovo con lo sguardo… uff… devo ricordarmi di chiedere a Mu di darmi un ripasso sul come si alzano le barriere mentali. Così evito di emozionarmi in una giornata così tante volte!

-         Non sa cos’ha fatto la sua allieva?! – urla di nuovo l’orso, facendo un altro passo avanti, imitato di nuovo dall’erede.

Ah… cosa mi tocca vedere…

-         Maestà – dico, stampandomi in faccia un bel sorriso innocente e avanzando verso di lui tranquillamente. – Il maestro Shin è impegnato con un ospite, come Sua Signorìa avrà certamente notato… - indico Shaka, che inarca un sopracciglio perplesso.

-         Mi stai cacciando, mocciosa? – mi urla contro la bestia, rivolgendosi a me finalmente in prima persona.

-         Assolutamente no! – gli rispondo, continuando a mantenere inalterata la mia espressione facciale. – La sto solo invitando a venire al dunque… sa, questo è un tempio… e in quanto luogo sacro un comportamento consono prevederebbe il silenzio e il rispetto… - .

La bestia si blocca improvvisamente, incapace di rispondermi a tono. Non deve aver capito dove stia l’offesa.

Deve averci pensato su, perché adesso è paonazzo… manca solo che cacci il fumo dalle orecchie.

-         Come osi rivolgerti così a mio padre?!? - .

Uh. L’insetto ha ricordato di avere la lingua. Ma deve essersi scordato il fegato, perché non appena l’ho guardato ha indietreggiato di un passo.

Mi sbagliavo. Non è un insetto, è un coniglio… oppure un incrocio tra le due razze, chissà.

-         Come hai osato usare la psicocinesi su mio figlio?!? - .

-         La psicocinesi?? – chiede a quel punto Shaka, aprendo di nuovo gli occhi e guardandomi stupefatto.

Non te l’aspettavi eh, Adone??

Sto per un attimo a guardarli tutt’e tre, poi sbuffo e mi allontano, dirigendomi verso la porta.

-         Dove credi di andare?? Porgi immediatamente le tue scuse! -.

La bestia mi ha afferrato un braccio, stringendomelo. Per la precisione me lo sta stritolando.

Quando ho deciso come agire, e cioè recidergli il braccio a partire dalla spalla, un altro braccio fa la sua comparsa. Questa volta non a trattenere me, ma a trattenere quello della bestia.

Oh… ma che razza di giornata è questa??? L’Adone che mi difende??

Shaka ha gli occhi completamente aperti, puntati in quelli dell’uomo, che continua a trattenermi.

-         Sarebbe il caso di parlare civilmente e risolvere la faccenda in modo altrettanto civile, non crede? - .

Fermate il tempo. Questo non sta succedendo davvero! Ha ragione quando il maestro Shin dice che sono una calamita per gli eventi assurdi! In una giornata sono riuscita a: far arrabbiare il figlio del re, far aprire gli occhi a Shaka, farglieli aprire una seconda volta, farglieli aprire una terza, far incavolare il re e a farmi difendere Shaka con gli occhi aperti, il che implica l’essere riuscita a farglieli aprire una quarta volta… giornata più ricca di eventi di questa!

“Sua maestà” sembra essere intimorito, perché mi ha appena lasciato il braccio.

Riusciamo infine a metterci tutti seduti come dei bravi bambini a ragionare sulla situazione.

La seduta si scioglie dopo circa un paio d’ore, dopo varie minacce e diversi tentativi indiretti, da parte dei due membri reali, di farmi cambiare idea sul matrimonio, sancendo, finalmente, la mia mancata condanna a morte per aver rifiutato, o meglio, “osato rifiutare”, di sposare il principe.

E adesso anche Shaka sa come va la mia vita privata.

Altro evento da aggiungere alla lista precedentemente compilata.

Avrei preferito di gran lunga uccidere entrambi i coglioni reali e farla finita non appena la zampa reale mi aveva afferrato il braccio.

Ma non si può avere tutto dalla vita…

La testa sta per scoppiarmi, il livello di tolleranza per le cose stupide questa settimana ha raggiunto e superato il limite... credo proprio che anticiperò la mia partenza per il Jamir.

Mi congedo nuovamente dal maestro Shin, riservando un accenno di saluto anche a Shaka… stavolta, nonostante tutto, credo proprio di doverglielo, in fondo ha evitato una strage.

Esco dal tempio e corro giù dalle scale, dirigendomi, sempre correndo, vero il centro, precisamente al negozio di dolciumi di cui sono cliente fedele, pensando a cosa portare allo scricciolo dagli occhioni verdi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

Hola! Ebbene sì, ho deciso di realizzare quel progetto di cui ho accennato nella precedente fan fiction, solo che non so ancora con quale ritmo lo scriverò, avendo ancora il finale di un’altra fan fiction che ancora bolle in pentola, e siccome sono una persona che detesta gli “arrangiamenti”, preferisco prendermi più tempo, piuttosto che tirar fuori una storia senza capo ne coda.

Perché no, la storia non ce l’ho ancora scritta. Una parte della trama è scritta ovviamente nella mia mente, solo che pensarla è un conto e renderla viva su carta ne è un altro, e chi scrive sa di cosa parlo.

Beh… fatta questa piccola premessa… non posso che augurarmi che qualche anima pia mi segua in questo esperimento e che man mano mi dia i suoi pareri, i suoi consigli e, perché no, mi faccia delle critiche, a patto che siano costruttive però.

Come ho gia detto precedentemente (nell’altra ff) questa è la prima storia che scrivo su Saint Seiya… quindi abbiate bontà ç__ç

Detto ciò vi lascio, ringraziando tutte le persone che hanno commentato, supportato, o semplicemente letto la mia precedente ff. Ringrazio in particolar modo chi l’ha messa tra i preferiti *inchino* e vi do appuntamento al prossimo capitolo, sperando che la protagonista non venga subito e facilmente fraintesa.

 

HOPE87

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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