Storie originali > Fantascienza
Ricorda la storia  |       
Autore: heliodor    02/11/2014    1 recensioni
Capitan Freedom ― il Capo ― è il supereroe. Liberty Boy ― il Ragazzo Fantastico ― è la sua fedele spalla.
Insieme lottano contro i supercriminali che minacciano la pace nel mondo, in particolare Mantra, il loro arcinemico.
Nella battaglia finale il Capo e Mantra restano intrappolati in una dimensione parallela mentre Liberty Boy perde i suoi poteri.
Anni dopo, il Capo ritorna trasformato nella mente e nello spirito.
Liberty Boy è costretto a indossare di nuovo la maschera, perché adesso è Capitan Freedom il supercattivo...
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La facciata dell'edificio esplode disseminando schegge di vetro e metallo in tutte le direzioni.
Una figura umana viene proiettata verso la strada, atterra su di un'auto in sosta sfondandole il tettuccio e rimbalza sul marciapiede.
I passanti che si trovano nelle vicinanze corrono via o si gettano a terra. Una donna grida, un uomo si protegge la testa con le braccia.
Dai rottami dell'auto emerge un uomo dal fisico imponente. Indossa una tuta color oro con ricamato un pugno rosso sul petto. Un cappuccio gli cela il viso, lasciando scoperti solo gli occhi. Ha un mantello sulle spalle. Muscoli possenti si intravedono sotto la tuta aderente.
L'uomo balza a terra, si guarda attorno con aria di sfida, poi alza la testa.
Sopra di lui volteggia una seconda figura umana. ― Cribbio che botta ― grida questa con voce squillante. È la versione più minuta e giovane dell'altro. La tuta colore verde mare con ricami in oro luccica sotto il sole mentre si libra a mezz'aria, dieci metri sopra il punto in cui l'edificio è stato sventrato. ― Per un attimo ho pensato che ci fossi rimasto secco. Che diavolo ti ha colpito?
― Un impulso ad alta energia. Sparato da centinaia di chilometri di distanza.
― Fico. Che razza di arma è?
― Non ne ho idea, ma temo che lo scopriremo presto.
Un uomo in giacca e cravatta, il microfono stretto tra le mani, emerge da un vicolo. Dietro di lui un cameraman punta la telecamera verso le due figure, inquadrando prima l'una e poi l'altra.
― Spettatori della KKLM, qui è Derek Weinstein che vi parla ― grida l'uomo nel microfono. ― Sono all'angolo tra la Ventiseiesima e Ocean Boulevard. Come potete vedere, la città è sotto attacco. Per la terza volta in una settimana. Capitan Freedom ― esclama rivolto all'uomo in tuta ancora fermo al centro della strada.
L'uomo col pugno dorato emette un sospiro. ― È pericoloso stare qui ― dice con tono rassegnato.
― Capitan Freedom. Signore ― dice il giornalista avvicinandosi.
― Trovate un posto dove nascondervi e restateci ― dice Capitan Freedom rivolto alla telecamera.
Il giornalista gli porge il microfono. ― Vuole dire qualcosa ai telespettatori?
― Mettetevi al sicuro.
― Si tratta di Mantra? È lui, lei, quello che è, non è così? È tornato?
Capitan Freedom si libra in aria e raggiunge l'altra figura.
Il giornalista fa cenno al cameraman di inquadrarli. ― Eccoli. Guardate, c'è anche Liberty Boy, il ragazzo fantastico.
Liberty Boy gonfia il petto e mette le mani nei fianchi.
― Smettila ― dice Capitan Freedom.
― Perché? Gli do solo quello che vuole.
Capitan Freedom lo prende per il braccio. ― Andiamo. Mantra deve essere qui vicino.
― È lui che ti ha attaccato? Pensavo l'avessimo eliminato per sempre nell'incidente dell'atollo.
― Si vede che è riuscito a tornare. Quelli come lui tornano sempre.
I due si sollevano a centinaia di metri dal suolo, fermandosi solo quando la città sottostante è ridotta a una sua versione in miniatura.
Gli occhi di Capitan Freedom scrutano l'orizzonte.
― Hai idea di dove possa essere? ― domanda Liberty Boy.
― Baytown ― risponde l'altro. ― È lì che si nasconde ora.
― Andiamoci subito.
― Aspetta, Steve. Stavolta potrebbe essere veramente dura.
― Non lo è sempre? Ricordi quando abbiamo deviato quell'asteroide?
― Era molto piccolo.
― Piccolo? Sarà stato grande almeno quanto un autobus.
― D'accordo, ma...
― E la base sottomarina? ― Steve ridacchia. ― Oh, quella volta è stata proprio grande.
― Quello che sto cercando di dirti è che gli attacchi di Mantra diventano sempre più violenti. Dopo tutte le sconfitte che ha subito, siamo diventati troppo confidenti. Non vorrei che avesse un asso nella manica.
― Una specie di superarma segreta?
― Non proprio...
― Un megaraggio della morte?
― No.
― Un cyborg mutante?
― Steve, il tuo problema è che non prendi niente sul serio.
― Capo, io sono serissimo quando... ― Nell'aria risuona il trillo di un telefono. Steve si mette una mano in tasca e ne tira fuori un cellulare. ― Ci metto un secondo. Juliet, che sorpresa! No, non mi disturbi affatto. Sì, sono libero stasera. Okay, ti passo a prendere alle otto.
Capitan Freedom scuote la testa.
― Facciamo alle nove. ― Steve nasconde il telefono nel risvolto del costume. ― È pazza di me.
― Andiamo. Abbiamo già perso abbastanza tempo.
***
Il cielo sopra Baytown è di un azzurro cristallino. Un paio di nuvole di passaggio gettano un'ombra sui grattacieli che guardano il mare. Sospeso tra i due promontori che formano la baia che dà il nome alla città, un ponte a campata unica affollato dal traffico di metà mattinata.
Una folla di un migliaio di uomini e donne di ogni età si è radunata sulla spiaggia. Indossano costumi di Liberty Boy e Capitan Freedom. Una ragazza in bikini e occhiali da sole sventola un cartello con su scritto a pennarello: ― Vai Liberty!
All'arrivo dei due supereroi si accendono i flash dei telefonini e delle macchine fotografiche come centinaia di minuscole fiammelle disperse tra la folla.
Poliziotti e soldati in assetto da guerra trattengono la folla lontano dalle transenne. Mescolati ai veicoli militari ci sono i furgoni delle tivù locali con le antenne paraboliche in bella mostra sui tetti.
Nel cielo volteggiano un elicottero della polizia e due militari, più una dozzina con le scritte sui fianchi che richiamano la sigla delle televisioni dai quali cameraman spericolati si sporgono per riprendere la scena.
Un tuono fa sollevare la testa a tutti quelli che si trovano sulla spiaggia.
Nel cielo sopra il grattacielo più alto sono apparse due figure che si librano nell'aria, i mantelli che si agitano al vento.
Dalla folla si alza un coro di applausi, grida e fischi.
― Li hai chiamati tu? ― Capitan Freedom perplesso.
Steve fa spallucce. ―Ho solo detto a un paio di amici sul mio profilo Storybook che eravamo di passaggio a Baytown.
― Steve, quella gente corre un grave pericolo.
― Andiamo, capo. Vogliono solo godersi lo spettacolo in prima fila. Sarà una bella giornata da raccontare in chat.
Capitan Freedom scuote la testa. ― Mi fai pentire di averti scelto.
― Non dire così. Per me sei come un padre.
― Allora comportati come un bravo figlio.
I due volano in direzione della baia, sorvolano il ponte affollato di curiosi che sono scesi dalle auto e guardano in direzione della sfera.
Il mare all'improvviso si gonfia e si solleva. Da sotto l'acqua emerge un essere d'acciaio alto una cinquantina di metri. La testa somiglia a un canestro da basket dotato di aculei e obiettivi per vedere in tutte le direzioni. Braccia e gambe sono spessi come autobus e il corpo tozzo e massiccio ha la forma di una botte da vino. Le mani terminano con due tenaglie che si piegano e si aprono con un clangore metallico.
― Megacyborg ― esclama Steve entusiasta. ― Stavolta Mantra ha fatto proprio le cose in grande.
― Anche troppo. Occupiamoci di lui.
Il cyborg solleva le braccia e cerca di afferrarli, ma Steve e Capitan Freedom schivano i colpi. Librandosi sopra la creatura meccanica sembrano danzare nell'aria come mosche attorno a un gorilla infuriato.
― Tutto qui, bello? ― Grida Steve sfiorandogli la schiena.
― Niente rischi inutili ― lo ammonisce Capitan Freedom.
― Non ti sento. ― Steve atterra sulla testa tozza del gigante e fa una smorfia in una delle telecamere. ― Sei lì dentro, Mantra? Veniamo a prenderti.
La mano del Cyborg scatta verso Liberty Boy, ma questi si solleva di scatto mandando a vuoto il colpo. La tenaglia si chiude su una delle telecamere, strappandola via.
― Ti sei fatto la bua tutto da solo? ― dice Steve con tono canzonatorio. ― Ora ti do il bacetto e ti passa tutto. ― Si tuffa verso l'addome del gigante e lo colpisce con i pugni tesi. L'acciaio si piega verso l'interno. La creatura barcolla ma si mantiene eretta sulle gambe tozze.
Steve si allontana. ― Accidenti se ha la pelle dura.
― Mantra deve avere usato una nuova lega per la corazza ― grida Capitan Freedom. ― Non  sottovalutarlo.
― Esatto Capitano. ― La voce metallica erompe da un microfono posto sulla parte frontale del gigante.
Steve e Capitan Freedom si scambiano un'occhiata perplessa.
― Se ti stai chiedendo se sono qui dentro ― continua la voce. ― Guarda verso la baia.
Il tratto di mare in mezzo ai due promontori si solleva come un'enorme bolla. Un disco color argento si libra sopra la baia.
― Mantra ― urla Capitan Freedom. ― Cos'hai in mente stavolta?
― Perché non vieni qui e me lo domandi di persona? Sempre che tu abbia abbastanza fegato. ― Il messaggio termina con una risata metallica.
― Tu pensa al Cyborg ― dice Capitan Freedom prima di lanciarsi verso il disco.
Steve lo segue. ― Aspetta.
― Steve, ti ho detto...
― Lo so che cosa hai detto, ma ascolta un attimo. Mantra ci vuole dividere, è chiaro. Fammi venire con te. Potrei esserti utile, stavolta.
― Tu sei utile. Devi difendere i cittadini di Baytown.
― Non ti fidi di me?
― Mi fido abbastanza da affidarti la vita di migliaia di persone.
― Ma non la tua.
― Sarà per la prossima volta. Te lo prometto.
― È perché non sono abbastanza forte? Non quanto te, almeno?
Capitan Freedom gli mette una mano sulla spalla. ― Non ti ho scelto per la tua forza. Ma per quello che hai qui dentro. ― Gli posa il palmo della mano sul cuore. ― Ho visto qualcosa in te. Una luce.
Steve distoglie lo sguardo. ― Sì, certo...
― Steve. Non siamo solo dei tizi col costume. Siamo dei supereroi. Comportati come tale.
― Okay. Ma la prossima volta Mantra è mio.
Capitan Freedom solleva il pollice. ― Hai la mia parola.
Il megacyborg incombe sul ponte, le braccia alzate sopra la testa tozza e sgraziata, pronte a vibrare il colpo.
Steve gli passa in mezzo alle gambe, si libra al di sopra del torso e con le mani intercetta il colpo. Il metallo stride e si piega.
― Vuoi giocare a braccio di ferro? Sono un campione.
Steve stringe i denti e con un ultimo sforzo solleva le braccia del robot verso l'alto, allontanandole dal ponte.
Lo stridio del metallo riempie l'aria e ferisce i timpani. Il gigante d'acciaio indietreggia e si piega su di un ginocchio.
Steve gli vola attorno come una mosca. ― Ti arrendi già? Mi deludi amico.
La mano del robot scatta verso di lui e lo scaraventa contro il ponte. Liberty Boy atterra su un'auto in sosta al lato della carreggiata, sfonda il finestrino e sbuca dalla parte opposta, rotolando sull'asfalto per una decina di metri.
Il pubblico trattiene il fiato, le ragazze si coprono la bocca con la mano.
Steve si rialza di scatto, e con le braccia sui fianchi si esibisce in una posa marziale.
Il pubblico esplode in un applauso fragoroso accompagnato dai flash dei telefonini.
Il robot incombe sul ponte, le braccia sollevate per sferrare un nuovo attacco. Steve scatta verso l'addome del mostro di metallo, lo colpisce con entrambi i pugni chiusi. L'acciaio si piega, dall'interno giunge il rumore di ingranaggi che si inceppano e metallo che si spezza.
Il robot indietreggia, si piega su entrambi le ginocchia affondando nell'acqua fino alla vita, la testa tozza piegata in avanti.
― Vai ragazzo ― grida un poliziotto vedendo Steve scattare verso l'alto per poi gettarsi in picchiata contro il megacyborg.
L'impatto produce un suono metallico che si riverbera nella baia. Il mostro emette un sordo lamento e si piega sull'addome.
― Sì ― esulta Steve col pugno alzato. ― E ora pensiamo a Mantra.
Capitan Freedom si lancia verso il disco color argento.
― Vieni capitano ― urla Mantra. ― Ti sto aspettando.
Il disco ruota di centottantagradi sul suo asse, volgendo la parte inferiore a Capitan Freedom. Una turbina emette raggi color viola in direzione dell'uomo.
L'energia lo investe in pieno, respingendolo.
Capitan Freedom si lancia in avanti con veemenza.
― Vengo a darti una mano ― grida Steve.
― No. Guarda alle tue spalle.
Steve si volta di scatto. Il robot è riemerso dall'acqua. Con un movimento lento ma deciso solleva la mano sopra il ponte e vi si abbatte sopra con forza, scuotendolo.
L'arcata di metallo vibra sotto il colpo del gigante, piegandosi e scricchiolando. I cavi d'acciaio in tensione che assicurano la campata si spezzano uno a uno con uno schiocco metallico che risuona nell'aria.
I poliziotti e gli spettatori sul ponte si guardano attorno impauriti.
Capitan Freedom si libra sul disco d'argento evitando il raggio viola. Steve si volta verso di lui.
― Vai. Non pensare a me.
Liberty Boy si lancia verso il ponte.
Il robot perde la presa e con un ultimo stridore metallico spezza in due la campata del ponte, che inizia a piegarsi verso il basso, sostenuta solo dai pochi cavi rimasti.
Steve colpisce il robot alla schiena. Il gigante si piega su se stesso e precipita in acqua, scomparendo in un gorgo.
Steve vola fino al ponte e afferra gli ultimi due cavi prima che vengano strappati via dal peso del ponte, reggendoli con una mano ciascuno, al di sopra dell'asfalto che si sta spezzando e piegando verso il basso.
La gente assiepata sul ponte lo guarda a bocca aperta. ― Che aspettate? Andate via. Non reggerà a lungo.
La gente inizia a scappare abbandonando auto e veicoli in mezzo al ponte. In breve un fiume di gente si forma su entrambe le estremità del lungo serpente di acciaio e asfalto sospeso cinquanta metri sopra la baia.
Steve volta la testa di scatto verso il disco d'argento. Un flash di energia viola gli fa chiudere gli occhi. ― Capo ― geme, i muscoli tesi allo spasimo nel reggere i due cavi d'acciaio.
Capitan Freedom si getta in picchiata sul disco. La parte superiore è una cupola a forma di goccia che svetta su tutto il resto. L'impatto produce un tonfo sordo. Le pareti si piegano verso l'interno, il metallo si spezza.
Capitan Freedom fluttua all'interno di uno spazio di forma sferica, le pareti traslucide sono attraversate da lampi viola che ne percorrono la circonferenza muovendosi in tutte le direzioni.
I due poli sono occupati da enormi antenne a forma di parabola da cui erutta un fascio di energia che attraversa la sfera da un capo all'altro.
Un'ombra si addensa vicino al fascio di energia viola, si compatta, prende forma. Prima un corpo, poi un viso con due buchi al posto degli occhi a una fessura per bocca.
― Benvenuto, Capitano ― dice l'ombra muovendosi attorno al raggio.
― Mantra. Che cosa stai facendo?
― Quello che faccio sempre. Vincere la nostra piccola contesa.
― Non c'è nessuna contesa. Tu sei solo pazzo.
― Pazzo? Ti sembra l'opera di un pazzo, questa? Quei generatori possono creare energia infinita, Capitano. Sai che cosa significa? Il mio potere non avrà più limiti!
― Mantra, una volta non eri così.
― Una volta avevo un corpo ― L'ombra si avvolge attorno al fascio di energia. ― Ma tu me l'hai strappato via, insieme a tutto il resto.
― È stato un incidente e tu lo sai. Io non volevo...
― Basta parlare ― tuona la voce. L'ombra si immerge nel fascio d'energia, diventando tutt'uno con esso.
Lampi che vanno dal viola tenue e quello intenso prorompono dalle pareti della sfera colpendo Capitan Freedom.
― Ah! ― grida librandosi lontano dai fasci di energia che lo tempestano da tutte le direzioni.
― Ti sei messo in trappola da solo ― grida Mantra, la voce che sembra provenire da tutti i punti della sfera. ― Questo è il mio mondo e ora tu sei mio prigioniero.
Fulmini di energia viola colpiscono Capitan Freedom alla schiena e all'addome, facendolo piegare in due. Scariche violacee ne attraversano il corpo mentre precipita verso una delle due antenne.
― La mia vittoria è totale! ― grida Mantra.
L'intensità dei fulmini cala per un istante. Capitan Freedom si riscuote e con un guizzo si getta contro il raggio che attraversa la sfera.
― Che stai facendo? ― domanda Mantra sorpreso.
Il raggio si spezza nel punto in cui il corpo di Capitan Freedom lo ha intercettato. Le pareti della sfera sono percorse da fulmini violacei che le fanno scintillare.
― No. Smettila!
Scosse e dardi di energia colpiscono Capitan Freedom facendolo sussultare. ― Mantra! Lo sto sovraccaricando. Farò esplodere tutto.
― Tu non sai che cosa stai facendo ― grida Mantra disperato. ― La mia macchina non è un semplice generatore...
Le voce di Mantra viene coperta dal crepitio delle scariche di energia che saettano in ogni direzione. Una luce violacea invade la sfera. Le pareti si sgretolano e dissolvono nell'aria, lasciando solo le due immense antenne a fluttuare nell'aria sospese sulla baia.
― Capo! ― esclama Steve.
L'ultimo agente di polizia lascia il ponte. Liberty Boy molla la presa sui tiranti e la striscia di asfalto e acciaio che collega i due promontori della baia si affloscia e precipita in mare sollevando colonne d'acqua alte decine di metri.
Una tempesta di fulmini violacei investe in pieno Steve, che precipita verso la spiaggia.
Quando si rialza, i suoi occhi notano al centro della baia un nuovo sole che brilla di luce violacea. Fulmini dello stesso colore guizzano in ogni direzione sferzando l'aria e il mare.
― Ma che...
La sfera si contrae in un punto e un tuono squarcia l'aria. L'onda d'urto attraversa la baia sollevando onde di dieci metri, investe ciò che resta del ponte e prosegue verso la città. Le persone assiepate sul lungomare vengono sbalzate a terra e trascinate via dalla forza del vento. Auto e furgoni si rovesciano, gli alberi e i pali della luce si piegano e poi si spezzano. I vetri di un grattacielo esplodono disseminando schegge di vetro in ogni direzione.
Steve viene sbalzato via, rotola nella sabbia e termina la sua corsa battendo la testa contro una pietra.
***
Steve sbatte la palpebre, si passa la mano sulla fronte. Un rivolo di sangue gli cola sulla guancia da una ferita sulla tempia. Solleva la testa di scatto ed emette un gemito di dolore. ― Questa è stata peggio della base sottomarina ― dice con voce impastata.
Il mare è calmo, il cielo limpido. Al centro della baia il disco argenteo è sparito insieme al minuscolo sole violaceo. Una coppia di gabbiani volteggia sulla battigia.
Steve si rialza e getta un'occhiata alle sue spalle. I resti del ponte giacciono in mezzo alla baia. Mezzi della guardia costiera sciamano attorno alle rovine. Un elicottero passa sopra la sua testa. Il cameraman si sporge per riprendere la scena sottostante.
Steve si tocca la guancia. Fissa perplesso il sangue rappreso sui polpastrelli.
Si avvia barcollando verso la strada che costeggia la spiaggia. Arrivato alla striscia d'asfalto viene raggiunto dal lamento delle sirene. Qualcuno sta gridando.
Mezzi della polizia e ambulanze con i lampeggianti accesi sono fermi su entrambi i lati della carreggiata. I paramedici sciamano tra i feriti assiepati lungo il ciglio della strada. Un autopompa dei vigili del fuoco lo sfiora di un paio di metri. Steve guarda nella stessa direzione e nota il fumo di una dozzina di incendi che si leva dal centro della città.
Una mano lo afferra per il braccio, scuotendolo dal torpore. ― Ehi ― grida il poliziotto che l'ha bloccato. ― L'ho trovato.
― Aspettate ― borbotta Steve.
Il poliziotto lo trascina verso un'ambulanza. ― Un altro di quei dannati ragazzini con il costume.
Il paramedico gli rivolge un'occhiata veloce. ― Ha una ferita alla testa. Forse una commozione cerebrale. Caricalo dietro.
― No, io non... ― protesta Steve con scarsa convinzione.
― Su, andiamo. Te la sei cavata, ragazzo.
Il poliziotto lo fa stendere sulla lettiga. ― Come ti chiami?
― Liberty Boy ― esclama Steve con voce impastata, gli occhi che restano aperti a fatica.
Il poliziotto sorride. ― Certo. ― Scuote la testa. ― Dannati ragazzini.
La porta dell'ambulanza si chiude con un tonfo sordo. Steve resta al buio, la testa adagiata sulla lettiga. Un attimo dopo scivola nel sonno.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: heliodor