Until It’s Gone
Uscendo
dal TARDIS una ventata di aria fredda della sera li investì, solleticando il
naso col suo profumo di neve fresca. I primi fiocchi cominciarono a cadere,
mentre l’asfalto gelato iniziò a ricoprirsi appena di piccoli batuffoli bianchi
là dove la luce dei lampioni lo rendeva visibile.
Il
Dottore si guardò in giro, avvolto nel silenzio. Solo i passi di Clara, lenti e
regolari, rimbombavano tra le pareti dei palazzi del circondario.
La
ragazza si strinse le braccia attorno al torace, dando uno sguardo veloce
intorno prima di fissarlo sulla schiena di Twelve. Lo sguardo nascosto, ma la
testa reclinata all’indietro le lasciava intuire che stesse guardando verso l’alto.
Le sembrava lontano, distante anni luce nonostante fisicamente fosse a soli
pochi passi da lei.
Quando
Twelve si voltò le sorrise triste. Clara si chiese perché il TARDIS fosse
atterrato in strada invece che in casa; ma la risposta nel suo inconscio la
conosceva già.
“Dottore?”
La
sua voce era un sussurro, tremante. Il Dottore non sapeva dire se fosse per il
freddo o per qualche altro motivo, restava fermo, come in attesa.
“Non
avevo previsto questo freddo… scusami. Avevo dimenticato che sulla Terra fosse
già Natale.”
Una
bugia. L’ennesima bugia.
Clara
abbassò per un attimo lo sguardo, con un sorriso amaro prima di scuotere la
testa ed avvicinarsi di un passo. Provò a parlare, ma Twelve l’aveva zittita
con un gesto inaspettato: allargò le braccia, pronto ad accoglierla con una
richiesta silente contro il suo petto, se solo lei avesse voluto.
“Dottore…
tu odi essere abbracciato.” Odiava ogni contatto in quella sua nuova forma che,
ormai, tanto nuova più non era. Ma il corpo di Clara si mosse da solo,
contrario alle sue stesse parole, fiondandosi tra le braccia di Twelve a passo
svelto, stringendosi a lui, affondando il viso contro il suo petto, avvertendo il
suo calore sul corpo e nelle orecchie il battito alternato e regolare dei due
cuori dell’uomo. Aveva dimenticato quanto fosse piacevole, ma decise di godersela
finchè ancora c’era, di imprimersi ben chiaro sul corpo e nella mente quella
sensazione tanto rara quanto intensa.
“Per
te posso fare un’eccezione, Ragazza Impossibile. Non credo abbraccerò mai più
qualcuno; almeno finchè avrò questo corpo. Questo abbraccio è solo tuo.”
Nella
mente di Clara si formarono le parole che lei stessa aveva ripetuto a Danny
qualche mese prima. Calde lacrime cominciarono a rigarle il viso mentre lo
affondava contro la giacca nera di Twelve, aspirandone appieno quel profumo
elegante e raffinato che nulla aveva del giovane uomo col farfallino che aveva
incontrato anni prima, ma che era comunque suo. Era sempre ed ancora lui.
“Ci
rivedremo presto?”
La
mano destra di Twelve salì a carezzarle i capelli, scendendo sulla nuca e fermandosi
là mentre le depositò un bacio delicato sulla testa prima di poggiarvi contro
la propria guancia:
“Certo!”
L’unica,
momentanea, risposta del Dottore; semplice e spontanea, tanto sicura da
sembrare una certezza. Una promessa.
Corri, corri
sapientone; e ricordati di me!
“Conterò
le ore; correrò incontro ai giorni in cui ti incontrerò ancora!”
E soffrirò. Nel
doverti vedere morire ogni volta.
La
mano sinistra a carezzare la schiena della ragazza, cominciando col corpo un
lieve dondolio nel tentativo di cullarla, di soffocare con il suo calore ed il
suo affetto i singhiozzi per troppo tempo repressi di Clara.
“Danny
è stato un uomo fortunato.”
Una
doccia fredda. Per entrambi.
Per
Twelve che non era riuscito a salvarlo.
Per
Clara perché non avrebbe mai più potuto amarlo.
Il
loro abbraccio si strinse per un attimo, prima di sciogliersi del tutto e creare
nuovamente quella distanza, piccola, ma che aveva sin dall’inizio della nuova
rigenerazione caratterizzato il loro nuovo rapporto. Ma quella piccola fiamma
di calore che mai si era spenta continuava a bruciare, ed era bello poterla
sentire.
“Hai
già scelto un nome?”
La
domanda di Twelve sembrò messa un po’ a caso. Come un tentativo di riempire lo
spazio tra loro due, così piccolo ma che sembrava ad entrambi immenso, infinito
come l’Universo.
Clara
tirò su col naso, passandosi le mani sul volto a togliere gli ultimi rimasugli
delle lacrime che lo avevano solcato e reso triste. Sorrise appena, guardando
verso il basso ed annuendo leggermente.
“Se
è una femmina Ellee.”
Twelve
sorrise annuendo in segno di approvazione, infilandosi le mani in tasca.
“Come
tua madre. Ottima scelta.”
Clara
si voltò verso il TARDIS, scostandosi un fiocco di neve che le era caduto
freddo sulla guancia, prima di continuare titubante ed un po’ imbarazzata.
“Se…
se è un maschio… mi piacerebbe dargli il tuo nome.”
“Dottore?
Un nome strano per un bambino… non credo che da adulto sarà felice di questa
scelta; se prende il caratterino della madre potrebbe venire a cercarmi e
schiaffeggiarmi!”
Il
tono di voce incerto tra l’ironico ed il serio, mentre si portava la mano
destra alla testa fingendo perplessità.
Clara
rise, la prima risata spontanea da mesi; la prima risata spontanea da quando…
era accaduto!
“Non
Dottore.” Impresse una nota di rimprovero nella voce, ma la addolcì con un
sorriso pieno di amore: “Il tuo nome.”
Twelve
intuì, ma si bloccò. Provò a parlare ma il suo respiro era fermo, così come i
suoi due cuori che persero un battito ciascuno prima di cominciare a battere
forte, tra stupore, felicità, ansia, emozione e paura.
Clara
si avvicinò, gli prense una mano come a volergli dare sicurezza:
“Non
quello vero. So che deve restare celato.”
Al
tocco della ragazza il Dottore si rilassò, avvertendo il freddo diventargli
estraneo invaso da una piacevole sensazione di calore che contrastava decisa il
brivido fastidioso che gli correva lungo la schiena; quel brivido incontrollabile
che lo paralizzava ogni volta che qualcuno lo toccava o provava ad abbracciarlo.
Solo Clara riusciva a dominarlo.
“John…”
Rispose Twelve sorridendo e calmando il ritmo dei suoi cuori. “John Pink. Suona
bene.”
E
diceva davvero. Perché quel John Pink suonava simile al suo John Smith pure
essendo diverso.
Poi
il suo sguardo si incatenò a quello di Clara, imprimendo nel suo animo un’improvvisa
paura ed incertezza, chiedendosi se davvero stava facendo la cosa giusta, se la
decisione che aveva preso fosse davvero necessaria o poteva anche mandare al
Diavolo tutto!
Un
impulso irresistibile, qualcosa di irrefrenabile si impossessò di lui
costringendolo a stringere nuovamente la ragazza tra le sue braccia. Ancora
quel brivido fastidioso sempre presente, ma quasi intangibile soffocato dalla
sensazione di pace e di calore che gli dava la vicinanza di Clara.
Avvicinò
le labbra all’orecchio destro della ragazza, continuando a stringerla.
Ti ho amata
tanto, Clara; la mia Clara.
Ma
dalle sue labbra non uscirono quelle parole. Quelle che nemmeno con Rose erano
uscite secoli addietro, quelle che solo River aveva avuto l’ardire di sentire.
“Corri.
Corri Ragazza Impossibile. Ed ogni tanto pensami!”
Quelle
parole improvvise, inaspettate sorpresero la ragazza, la confusero non
preparandola al bacio che Twelve le regalò negli istanti immediatamente
successivi.
Avrebbe
potuto. In quel momento il Dottore avrebbe potuto cancellare i suoi ricordi, ma
non voleva, lasciando in entrambi una sorta di speranza per un futuro ritrovo.
Un’ultima
bugia, prima di dirle addio.
Quando
Clara riaprì gli occhi, il suono del TARDIS e la sua figura erano già scomparsi.
Addio, mia
Ragazza Impossibile.