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Autore: Melian    04/11/2014    9 recensioni
"Con un sorriso sottile – o, meglio, la promessa di un sorriso insinuante, più che uno ampio e pieno – Sebastian allargò il nodo della cravatta e si avviò lungo il corridoio, guardandosi furtivamente attorno. Sicuro di non essere seguito, uscì dalla porta secondaria.
«Tesoro, sto arrivando.»"
[Quinta classificata e vincitrice del "Premio Risata" al contest "La verità è che mi piaci" indetto da AmahyP sul forum di EFP]
[Seconda classifcata al contest "Una corolla di immagini" di aturiel sul forum di EFP]
Storia partecipante al contest “Un cliché per tutti” indetto da Ciulla sul forum di EFP
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ciel Phantomhive, Grell Sutcliff, Sebastian Michaelis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dichiarazione d'amore

 

 

«Domani mattina, per colazione, vi farò trovare una deliziosa lemon pie. Avete bisogno di altro?», la voce suadente di Sebastian scivolò nel buio, morbida e avviluppante quanto le coltri che il maggiordomo aveva appena rimboccato.
«No, non mi serve nulla. Puoi andare, Sebastian. E...», Ciel lo guardò senza l'impiccio della benda e il Marchio del Contratto snudato, nella tenue luce delle candele del candelabro che Sebastian teneva sollevato.
«Sì?», domandò il Demone, restando diligentemente immobile accanto al letto, il volto dai tratti vagamente affilati atteggiato in un'espressione di attesa.
«La tua giacca. Mi fa starnutire. Cambiala!», chiosò Ciel e si tirò le coperte fin sopra il capo, rigirandosi e dandogli la schiena con un gesto imperioso e definitivo: la discussione era finita.
Sebastian rimase immobile per qualche istante, osservando interdetto la sagoma del ragazzino sbozzata sotto le coperte, quindi sospirò con aria afflitta e si allontanò, chiudendosi la porta alle spalle con un laconico: «Buona notte, padroncino.»
La residenza dei Phantomhive sembrava circonfusa di una pace improvvisa e rara che solo a quell'ora della sera era possibile ottenere.
Sebastian fece il giro di ogni stanza, come sua abitudine, accompagnato solo dall'eco smorzata dei propri passi lungo i corridoi. Si sincerò che tutto fosse impeccabilmente pulito e ordinato, che Mey-Rin non avesse ridotto a pezzi l'ennesimo servizio di porcellana, che Baldroy non avesse dato fuoco di nuovo alle cucine e che Tanaka... beh, che il signor Tanaka avesse la sua tazza di tè caldo a portata di mano. Restava solo da controllare che Finnian non avesse raso al suolo i giardini, a dire il vero.
Sebastian, terminata l'ispezione, scivolò nella propria stanza e gettò la giacca sul letto perfettamente immacolato, dato che a lui non occorreva. La stanza riservatagli era piuttosto spartana, ma aveva anche un indubbio vantaggio: posta nell'ala riservata alla servitù, dava la possibilità di uscire nel giardino sul retro della residenza senza dare nell'occhio.
Con un sorriso sottile – o, meglio, la promessa di un sorriso insinuante, più che uno ampio e pieno – Sebastian allargò il nodo della cravatta e si avviò lungo il corridoio, guardandosi furtivamente attorno. Sicuro di non essere seguito, uscì dalla porta secondaria.
«Tesoro, sto arrivando.»

Grell Sutcliff si specchiava sulla superficie delle sua Death Scythe, passandosi ossessivamente le dita tra i suoi lunghi capelli rossi come il sangue, disciplinandoli con una cura quasi eccessiva. Piegò il capo da un lato e dell'altro, sorridendo con i denti affilati al suo stesso riflesso.
«Voilà, sono un vero splendore. Non potrà resistermi.», sussurrò vanesio, mentre dava un paio di strattoni ai lembi del cravattino a forma di fiocco come ultimo tocco.
Si incamminò lungo il parco della tenuta dei Phantomhive con andatura svelta, impaziente, mentre il lungo impermeabile rosso gli scivolava languidamente giù dalle spalle, lasciando scoperta la linea della schiena e il panciotto. Grell aveva l'aria di un uomo discinto in preda ai più turpi desideri.
«Tesoro, sto arrivando.», mormorò mentre si trascinava la Falce lungo il prato e la luna piena lo illuminava come le pallide dita delle anime che mieteva. Ma in quel momento non doveva catturare nessun Cinematic Record: era fuori servizio.
Quando raggiunse la residenza dei Phantomhive, non stava più nella pelle e sorrideva con la dentatura da squalo in piena mostra, saltellando come un innamorato che non vede l'ora di vedere la sua dolce metà.
«Sì, sì, tesoro, sto arrivando!», cinguettò ancora, bloccandosi di colpo quando – nemmeno troppo lontano – scorse la sagoma longilinea di un uomo vestito di nero che passeggiava tra i cespugli delle rose.
«Oh, che romantico! Mi sta aspettando!»
In punta di piedi, Grell si infilò nel roseto; sotto al piccolo gazebo si sedette su una sedia da giardino in ferro battuto con le gambe accavallate e la schiena inarcata, in una posa che – per lui – doveva essere conturbante.
«Vieni e prendimi, amore mio, sono tua! ti ho amato fin dal primo istante!», sussurrò, sfarfallando le lunghe ciglia.

Sebastian passeggiava con aria assorta. Si sfiorò il mento con le dita, accigliandosi.
«Dov'è?»
Al lume della paffuta luna piena, la sua ombra longilinea lo anticipava, ma l'andatura altera ed elegante tradiva, però, una sorta di apprensione.
Infine, si fermò a pochi passi dal gazebo, tra i filari di rose rosse dai petali carnosi bagnati di rugiada.
Si chinò: il ginocchio destro era puntellato per terra, quello sinistro invece rimase sollevato ad accogliere l'avambraccio. Rimase a capo basso, fissando intensamente davanti a sé con un sorriso soddisfatto a indugiargli sulle labbra.
Grell, appena vide Sebastian inginocchiato, ebbe un sussulto. Pronunciò le labbra come sul punto di urlare e congiunse le mani davanti al viso, gingillandosi come se a rendergli omaggio fosse stato uno dei capi degli Shinigami in persona.
«Sebas-chan!», lo chiamò, spalancando le braccia.
Il maggiordomo non si mosse, né fece cenno di rispondergli, ma restò nella medesima posa di prima, con i capelli che gli celavano, in parte, il volto.
Grell, allora, si fece coraggio e si alzò, con tutto l'ardore che lo contraddistingueva.
«Sapevo che, prima o poi, saresti capitolato davanti al mio fascino. Sì, è vero, il nostro amore è come quello di Romeo e Giulietta, un amore impossibile, ma noi... noi, non possiamo arrenderci davanti alle nostre differenze, non trovi? Tu sei l'uomo che ho sempre cercato, l'unico che faccia per me. E io ti amo, Sebas-chan! Mi senti? Io ti amo e vorrei sentirti dire che anche tu mi ami. Dimmelo, perché sento che il mio piccolo, povero cuore ha bisogno di ascoltare queste tre parole magiche.»
Grell sospirò ambiguo, socchiuse gli occhi mentre avanzava verso il Demone e poi, con un che di drammatico e assolutamente teatrale, sollevò lo sguardo al cielo e accennò con un gesto elegante della mano alla luna, muta spettatrice.
«Oh, l'invidiosa luna ci guarda, ma noi la faremo tingere del rosso del nostro sangue e della nostra passione. Il nero e il rosso che si fondono! Non sarebbe meraviglioso?»
«I tuoi capelli...», ribatté Sebastian di colpo, con tono fievole. Non si mosse, rimase come congelato in quell'inchino e con il sorriso beato sulle labbra. «I tuoi bellissimi, folti e lucidi capelli...»
Grell sembrò andare in visibilio e fece una piroetta su se stesso, mentre la lama dentellata della sua Falce riluceva, sprizzando riflessi d'argento qua e là, come un caleidoscopio. «I miei capelli? Oh sì, i miei capelli! Ancora, dimmi ancora qualcosa di bello, Sebas-chan!»
«I tuoi languidi, grandi occhi in cui tutta la luce si raccoglie: così vividi, così espressivi, così intelligenti!», continuò Sebastian, ammaliato, come se fosse imprigionato in un sogno a occhi aperti e non potesse dissimulare quella cocente ammirazione. Si portò una mano guantata all'altezza del cuore e aggiunse, con enfasi: «Il tuo corpo così flessuoso e agile! L'armonia dei tuoi tratti e l'intrigante morbidezza delle tue dolci...», Sebastian si interruppe e afferrò qualcosa rintanato tra i cespugli delle rose. «... zampine!», concluse e si strinse una gatta nera che gli faceva le fusa al petto, strofinando la guancia contro la sua testolina.
Sembrava non avesse nemmeno notato Grell!
Lo Shinigami rimase spiazzato, allibito, senza parole. Gli occhiali per poco non gli caddero, mentre si sbracciava, inalberandosi.
«Un gatto? Stavi parlando con un misero, inutile, pulcioso gatto?!»
Sebastian non fece caso alla serie di sproloquianti e deliranti recriminazioni dello Shinigami e si beò mentre sprimacciava i cuscinetti morbidi e rosei della gatta, osservando gli artiglietti sgusciare e poi ritrarsi ogni volta che li premeva. La riempì di carezze e si sorprese quando la gatta, divincolandosi, si acciambellò e venne asserragliata da quattro minuscoli cuccioli in cerca di latte e calore materno.
«Oh!», Sebastian rimase spiazzato e sfiorò con un dito i quattro micetti. «Quattro adorabili fagiolini in pelliccia? Non sapevo avessi messo su famiglia, piccola.»
«Ehi, ma mi stai ascoltando sì o no?!», sbottò a un tratto Grell, alzando la voce, indignato e contrariato, puntando contro il maggiordomo la propria Falce. «Non ti rendi conto di aver appena ferito i miei sentimenti? Ti ho dichiarato il mio amore e tu mi ignori per un sacco di pulci! Imperdonabile!»
Per la prima volta, Sebastian fissò Grell con tale freddezza da apparire crudele.
«Spero tu ti renda conto che potresti svegliare il mio padrone: questo è imperdonabile.»
Si rialzò e, con uno scatto, rifilò un pugno in pieno viso allo Shinigami, incurante di spaccargli gli occhiali e di vederlo crollare a terra.
Senza badare a Grell con il naso sanguinante che si lagnava dal dolore, Sebastian si chinò nuovamente e rimase a contemplare la gatta con i suoi cuccioli, al chiar di luna, estasiato.
«Sei davvero bellissima, tesoro. Resterei qui con te per sempre.», fu la sua dichiarazione d'amore.




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Note dell'autrice.

 

Questa storia è stata scritta per il contest: “La verità è che mi piaci” di AmahyP, indetto sul forum di EFP, che chiedeva una dichiarazione d'amore tra due personaggi di coppie non canon.
La mia scelta è ricaduta sul fandom di Black Butler e su Grell e Sebastian, perché trovavo simpatica l'idea di cercare di creare una situazione umoristica basata sul classico disguido (da qui il genere “commedia”, dato che black-humor non è tra i generi selezionabili u.u”).
Non so (non credo XD) se si sono davvero riuscita, ma ci ho provato.
Siccome amo l'IC dei personaggi e non riesco per niente a gestire coppie yaoi, ho espressamente seguito quelli che sono i personaggi, quindi un Grell che è sempre esagerato e teatrale che ha una passione per Sebastian e il Demone che, invece, non se lo fila per niente. Ma la dichiarazione di amore di Grell ci stava, così come quella di Sebastian... per la sua bella gatta, ovviamente!

Questa è anche la mia prima storia su questo fandom e, quindi, è un vero e proprio esperimento.
Ho cercato di restare fedele ai personaggi e alle situazioni quanto più possibile. Inoltre, ho ripreso delle cose che nel manga (ma anche nell'anime) sono ben presenti, ovvero i riferimenti a “Romeo e Giulietta” che usa Grell (compresa la battuta “sull'invidiosa luna”) e l'amore totalitario di Sebastian per i gatti. Anzi, la gatta a cui mi riferisco è quella che appare nel numero due del manga, per essere precisi. ù_ù

Insomma, è una piccola one-shot senza nessunissima pretesa, anzi! Magari per i pomodori, però, ci organizziamo, ok?


Melian

   
 
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