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Autore: Emily27    06/11/2014    4 recensioni
Un dolore irrompe nella vita di Emily, una nuova ferita che solo chi le vuole bene potrà curare.
(Storia partecipante al concorso "Heal my wounds" indetto da Stareem)
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Emily Prentiss
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ferite



Dopo aver indugiato a lungo sotto il getto caldo della doccia, Emily uscì dal box e si avvolse nell'accappatoio. Tamponandosi i capelli con un asciugamano, si osservò nello specchio, che rifletteva l'immagine di un viso pallido e triste. Con una mano si sfiorò l'addome, là dove una ferita ormai rimarginata sembrava pulsare ancora, sanguinante al ricordo del dolore.
Emily si era trasferita a Londra convinta di poter riprendere in mano le redini della sua vita, ogni giorno si ripeteva di aver preso la decisione giusta per se stessa, di essersi lasciata alle spalle disagi e turbamenti, ma ora si stava rendendo conto che non era così. Ora che un dolore nuovo aveva fatto riapparire i fantasmi dai quali era fuggita.
Uscì dal bagno e andò in camera da letto. Era stata una giornata pesante, come tutte quelle delle ultime due settimane, anche se la sua stanchezza era mentale piuttosto che fisica: stava cercando di mostrarsi forte, com'era nella sua natura, dentro però si sentiva fragile e sola.
Si sedette sul letto, dove lei e Mick Rawson avevano fatto tante volte l'amore, senza mai fare progetti, senza mai dirsi ti amo, ma facendo parlare i loro gesti e gli sguardi, consapevoli di diventare sempre più importanti l'uno per l'altra.

Da quando Mick era tornato a Londra ed era entrato a far parte della sua squadra all'Interpol, spesso avevano partecipato insieme a missioni sotto copertura, come in quel momento. Si trovavano al sesto piano di un albergo nella periferia di Praga, accovacciati dietro una sponda del letto, con le pistole in pugno e lo sguardo puntato in direzione della porta, attraverso la quale, da un momento all'altro, sarebbero entrati i russi per ucciderli. La loro copertura era saltata.
Non c'era tempo per fuggire, né esistevano vie di fuga, in quanto l'unica finestra dava sul lato dell'edificio privo di balconi. Non restava che affrontare gli uomini del terrorista al quale stavano dando la caccia.
Mick si voltò verso di lei e abbozzò un sorriso.
«Dobbiamo accettare che questa volta potrebbe non esserci un lieto fine» disse.
Aveva ragione, dopo essere usciti incolumi da numerose situazioni di pericolo, a quella sarebbero potuti non scampare.
Emily fu attraversata da un brivido, ma sorrise a Mick di rimando.
«Noi non siamo tipi da “vissero per sempre felici e contenti”.»
Si guardarono per un lungo istante, che ebbe quasi il sapore di un addio.
Poi successe il finimondo.
Pochi minuti dopo, nella stanza era nuovamente scesa la calma, nell'aria ancora l'eco dei colpi e l'odore della polvere da sparo.
Emily, ansante, era seduta a terra con la schiena appoggiata alla parete e la pistola, ormai scarica, ancora stretta nella mano. Era viva e l'unico dolore che sentiva era il bruciore ad una spalla, dove una pallottola l'aveva presa di striscio. I corpi dei tre russi giacevano al centro della stanza, privi di vita. Mick era steso sul pavimento non lontano da lei, i suoi occhi la fissavano, ma nel suo sguardo era ormai scesa l'ombra della morte.
Dalla finestra aperta giunsero le note lontane di una canzone, inconsapevole colonna sonora di quegli istanti.

Darling, do you feel, there is a storm coming our way. The burning light between us is already starting to fade...
La tempesta era arrivata, la loro luce si era spenta.
Emily abbassò stancamente il braccio e depose a terra la pistola, incapace di ogni altro movimento chiuse gli occhi, restando in ascolto di quelle tristi note e dei battiti del suo cuore spezzato.


Lacrime trattenute troppo a lungo scesero a rigarle le guance. Mick le mancava, voleva ridere ancora alle sue battute, fare l'amore con lui, dirgli che lo amava, ma non avrebbe più potuto farlo. Mick non sarebbe più tornato.
Era stanca di resistere al dolore, doveva lasciarlo libero e permettere a qualcuno di curare le sue ferite. Aveva bisogno di braccia amiche che la stringessero, del calore delle persone che le volevano bene.
Sergio entrò silenziosamente nella stanza e le balzò in grembo. Emily lo accarezzò dolcemente e lui ricambiò con sonore fusa e strusciando il musetto sulla sua mano, riuscendo a strapparle un lieve sorriso.
«Torniamo a casa, Sergio.»
Non sapeva per quanto tempo si sarebbe fermata, se un giorno, una settimana o per tutta la vita, ma l'unica cosa che desiderava in quel momento era tornare dalla sua famiglia.


 
  
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