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Autore: WibblyVale    07/11/2014    2 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Kakashi e Shiori si risvegliarono ancora abbracciati la mattina successiva. Il sole era già alto nel cielo e i riflessi della sua luce contro l'acqua della cascata illuminavano la grotta con i colori dell'arcobaleno. Il fuoco era ormai spento, ma il freddo della notte stava lasciando posto al leggero tepore del mattino.
"Buongiorno." disse lui scostondole i capelli dal viso.
"Dobbiamo proprio alzarci?"
La ragazza si stiracchiò lentamente. Sembrava un gatto che faceva le fusa. Una scarica elettrica percorse il corpo del copia-ninja, che cercò di allontanare da sè strani pensieri.
"Ecco perchè ci serve Tenzo. Noi due da soli saremmo capaci di poltrire per tutto il giorno."
"Non credo che Tenzo si sarebbe sentito molto a suo agio in questa situazione."
Shiori si appoggiò su un gomito per osservare meglio il ragazzo. Quando i loro occhi si incontrarono un sorriso apparve sul volto di Kakashi.
"Per fortuna questa volta era impegnato."
Si chinò su di lei e la baciò.
Controvoglia decisero che era arrivato il momento di andare.
Dato che non dovevano più seguire nessuna traccia, affrontarono il viaggio di ritorno più velocemente.
L'Hokage li accolse con la solita aria soddisfatta dipinta sul volto e si fece raccontare per filo e per segno i particolari della missione.
"Non credo che tenteranno mai più di rubarci qualcosa." concluse Kakashi.
Sarutobi li congedò subito dopo, consigliando loro di riposarsi un po'.
Usciti dall'ufficio dell'Hokage, il copia-ninja prese Shiori per mano e la portò dentro una stanza vuota.
"Credi che, quando lo scoprirà, non ci farà più lavorare insieme?" chiese la ragazza preoccupata.
"In realtà, non credo che gli importerà molto. Almeno finchè continuiamo a prendere il nostro lavoro seriamente." disse prendendole il viso tra le mani e baciandola.
"Dovremmo dirlo a Tenzo." contiuò lei con il fiato un po' corto per il bacio.
"Ora?" chiese lui posandole un leggero bacio sul collo.
"Forse possiamo aspettare qualche giorno." disse lei ammiccando.
"Tuo... fratello... invece..." cominciò a dire tra un bacio e l'altro il copia-ninja.
"Oh no!"
"La prenderà così male?" chiese lui sconcertato.
"E' piuttosto protettivo nei miei confronti, ma non è questo. E' che devo andare. Shikaku mi aspetta."
A Shiori piaceva passare il tempo con il fratello, ma in quel momento era talmente felice da non voler essere da nessun altra parte. Kakashi fece un piccolo verso contrariato, poi la strinse a sè cingendole la vita.
"Ci rivediamo presto." promise, dandole un ultimo bacio.

Shiori arrivò a casa praticamente camminando su una nuvola. Sapeva di avere un sorriso idiota stampato sulla faccia, ma non riusciva a smettere.
Yoshino sussultò quando sentì un saluto squillante entrare dalla porta di casa. Era davvero Shiori? Da quando i Nara erano così pieni di vita? In un attimo capì e cominciò a ridacchiare tra sè e sè. In fondo aveva già avuto a che fare con un Nara innamorato. Forse si era convinta a parlare con quel ragazzo.
"Ti sta già aspettando." urlò a sua cognata, che si stava fiondando sotto la doccia.
Poco più tardi raggiunse suo fratello. Shikaku era già in giardino, inginocchiato di fronte alla scacchiera.
"Ciao peste!" Il suo tono era di sfida.
"Credi di potermi battere stavolta?"
"L'altra volta ero distratto."
"Se lo dici tu." disse Shiori poco convinta, inginocchiandosi di fronte alla scacchiera lei stessa.
Shikaku fece la prima mossa e il gioco ebbe inizio. Dopo qualche minuto in cui avevano continuato a giocare in silenzio, Shikaku cominciò a conversare.
"Come è andata la missione?" Shiori cercò di non arrossire e modulare la voce. Quel genio di suo fratello, a volte, poteva essere peggio di lei nel rilevare le sensazioni.
"Bene. Eravamo un po' a corto di chakra quindi ci siamo dovuti rifugiare, ma la missione è stata un successo."
Non puoi immaginare quanto.
"E per il resto?"
"Tutto bene." rispose con un tono esasperato.
Lui bloccò la sua mano a mezz'aria nell'atto di spostare una pedina, fissando il suo sguardo su di lei.
"Smettila di guardarmi così! Riesco a stare con le altre persone senza impazzire. Lo giuro!"
Shikaku si rilassò e terminò la usa mossa.
La sua piccola sorrellina, che aveva pianto per il mondo sin dal suo primo giorno di vita, era cresciuta. E dire che sembrava che fosse accaduto tutto solo qualche minuto prima.
Non riusciva a perdonarsi di averla lasciata sola quella notte. Forse avrebbe potuto impedirlo. Aveva tentato di rimediare a quell'errore, cercando di scoprire chi le aveva fatto questo, ma era stato talmente idiota da non capire. Lui lo "stratega di Konoha" non aveva capito che era stata tutta colpa di Orochimaru, finchè le prove non gli sono state sbattute in faccia. Anche in quel momento non sapeva perchè quel mostro avesse scelto proprio sua sorella, in mezzo a così tanti bambini.
Aveva sofferto nel vederla separata da tutti, nel sentirla piangere perchè qualcuno stava soffrendo, nel sapere che poteva vedere l'oscurità dentro le persone. Era troppo piccola per imparare certe cose. Nessuno dovrebbe impararle così presto. Lei però aveva combattuto ogni giorno, diventando sempre più forte.
Inoichi e Choza, poi sua moglie, gli erano stati vicino, avevano aiutato lui e la sua famiglia in ogni modo. Nessuno, però, aveva dato alla sua piccola peste speranza come era riuscita a fare Kushina Uzumaki. La donna l'aveva sostenuta e allenata sempre con un sorriso sulle labbra. Sapeva quanto sua sorella fosse legata a lei.
Il giorno in cui la Jinchuriki morì, lo stesso in cui morirono anche i loro genitori, credeva di perdere per sempre anche lei. Aveva imparato a sorreggere il dolore degli altri, ma non aveva mai provato un dolore così forte lei stessa. Aveva temuto di non poterla aiutare, di fallire di nuovo. Invece, dopo tutti quegli anni Shiori era ancora lì, più forte e sorridente che mai. Realizzò che ormai quella piccola peste era diventata una donna, lui non avrebbe più dovuto insegnarle nulla.
"Cos'è tutta questa malinconia?" chiese sua sorella mentre spostava una pedina.
Shikaku si grattò il mento per qualche secondo, poi fece la sua mossa.
"Sei cresciuta sorellina. Sembra solo ieri che Lady Tsunade mi ha detto che potevo entrare nella stanza della mamma per conoscerti."
Shiori guardò il fratello con affetto.
"Non crederai che io non abbia più bisogno di te?"
"Assolutamente no. Con quella testa dura che ti ritrovi, finirai di certo per fare una sciocchezza."
Giocarono ancora un po', finchè Shiori non credette di aver finalmente messo suo fratello alle strette.
"Senti, quando sei tornata dall'ultima missione, mi sembravi un po' confusa."
"Shikaku non riesci proprio a mollare un po' la presa?"
Lui non rispose. Continuava ad osservare la scacchiera giocherellando con il suo pizzetto.
"D'accordo ero un po' preoccupata per il lavoro. Però ora si è risolto tutto."
Faceva sempre così! Stava zitto per interi minuti, ore se necessario, finchè lei non sputava fuori il rospo. Stavolta però non gli avrebbe detto nient'altro. Shikaku non era ancora pronto per tutta la verità.
"Sicura? Sai che puoi dirmi sempre tutto."
"Smettila di parlare e concentrati. Sei praticamente fregato. Fai la tua mossa e lasciami vincere."
Shiori si stava già sfregando le mani piena di soddisfazione.
"Ne hai ancora di cose da imparare peste."
Mosse la sua pedina con molta eleganza e, con un'espressione trionfante dipinta sul volto, le fece scacco matto.
"Ho vinto."
"Voglio la rivincita!" si impuntò lei.
In quel momento apparve Shikamaru sulla porta. Aveva le mani dietro la testa e un'espressione annoiata.
"La mamma ha detto che è pronto e di sbrigarvi, perchè è già fin troppo tempo che aspetta." sbuffò e scosse stancamente la testa.
I due fratelli ridacchiarono nervosi, se tardavano chissà che punizione avrebbe inferto loro Yoshino. Quindi si affrettarono a raggiungere la sala da pranzo per la cena.

Kakashi dopo il primo momento di euforia, si era trovato in uno stato di shock. Ora come avrebbe potuto gestirla? Cosa avrebbe fatto quando gli si sarebbe spezzato il cuore?
Non doveva andare per forza male. Forse questa volta sarebbe potuta finire in maniera positiva. Con la memoria tornò indietro, ricordando l'uomo che era stato il suo esempio.
"Minato sensei sei in ritardo!"
"Scusa Kakashi, ma Kushina voleva a tutti i costi il ramen di Teuchi alle tre di notte. Ho dovuto svegliare quel pover uomo solo per darle questa soddisfazione. E stamattina non riuscivo ad alzarmi." disse grattandosi la testa e ridendo. Cominciarono ad allenarsi, ma il ragazzino era distratto. Così il quarto Hokage si fermò e lo fece sedere accanto a sè. "Cosa succede?"
"Niente. Sono solo un po' distratto." disse cercando di non far tremare la sua voce.
"Mancano anche a me." disse il suo maestro guardando tristemente il cielo.
Come faceva a sapere a cosa stava pensando?
"E' colpa mia." si decise infine a dire.
"No, non lo è."
"Davvero? Perchè ricordo che era la mia mano quella..."
Si mise a piangere a dirotto. Non era riuscito a farlo dal giorno in cui Rin era morta, qualche mese prima. Il suo maestro gli cinse le spalle e lo strinse a sè. Non c'era bisogno che dicesse nulla. Con un solo gesto aveva mostrato l'affetto che provava per lui, il desiderio di proteggerlo.
"E' stato un incidente. Non puoi punirti per questo per sempre."
"Siete tutti fin troppo indulgenti. Quindi qualcono deve pur pensare di farmela pagare."
Era talmente arrabbiato da aver trovato il coraggio di urlare in quel modo al suo sensei. Minato per tutta risposta gli strinse più forte le spalle.
"Capisco il tuo dolore, ma non puoi continuare a punirti per sempre. Obito e Rin non lo vorrebbero. Se qualcuno ha delle colpe sono io. Era mio compito proteggervi tutti quanti. Tu ora sei il mio unico allievo rimasto e io...Se non vuoi provare a vivere per te stesso, fallo per me. Non sono così forte da sopportare di perdere anche te."
"Sensei..."
"Io affido le mie speranze per il futuro a te e al piccolo che sta per nascere. Riuscirò ad essere felice solo sapendo che voi due lo siete. Mi prometti che almeno proverai a vivere?"
Il givane ninja guardò il suo maestro con le lacrime agli occhi.
"Prometto che ci proverò."
Poi cercando di cambiare argomento chiese: "Avete già deciso il nome del bambino?"
"Naruto."
"Come nel libro di Jiray sama?"
"Esatto."
Il giovane ninja stette in silenzio per un po' pensieroso.
"Sensei?"
"Si?"
"Voglio che il futuro sia un luogo migliore in cui vivere. Lo voglio per Naruto e per tutti gli altri bambini. Io confido in loro le mie speranze."

Non ripensava a quella chiacchierata da tanto. Dopo l'attacco della Volpe aveva perso la capacità di sperare. E quell'oscurità da cui, prima della nascita di Naruto, era riuscito in parte a fuggire, era tornata per tormentarlo.
Shiori l'aveva rifatto sperare, sorridere, come da tanto tempo non faceva e, cosa ben più importante, gli aveva fatto desiderare di essere vivo. Sospirò profondamente. Forse Minato sensei aveva ragione valeva la pena vivere per le persone a cui tieni.




Angolo dell'autrice.
Ciao!!!
Volevo usare questo spazio per elogiare questo magnifico, meraviglio e geniale manga, che ieri è terminato :(  
Tra alti e bassi, ci ha fatto ridere, piangere e ci ha tenuto compagnia. Mi mancherà  dover aspettare ogni settimana per un nuovo capitolo.
Scusate per l'attacco di malinconia da fine serie!!!
Al prossimo capitolo!
Baci
WibblyVale
  
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