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Autore: morphological    07/11/2014    1 recensioni
Una song-fic dedicata a tutte le companion del Dottore, a coloro che lo hanno accompagnato durante i suoi meravigliosi viaggi e che hanno condiviso con lui mille, intense e profonde emozioni.
La compassione di Rose, l'amore non ricambiato di Martha, l'energia di Donna, l'attesa di Amy, il "coraggio" di Rory. Il potente amore di River. E infine, l'impossibile Clara.
#1 capitolo: Doctor, Canzone "Somebody to die for"
#2 Capitolo: Rose Tyler, Canzone "A kiss from a Rose"
#3 Capitolo: Martha Jones, Canzone "Stay"
#4 Capitolo: Donna Noble
#5 Capitolo: Amy e Rory Williams, Canzone "Triangolo"
#6 Capitolo: River Song, Canzone "Strano il mio Destino"
#7 Capitolo: Clara Oswin Oswald
#8 Capitolo: SORPRESA!
se avete qualche canzone da cnsigliare fate pure
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clara Oswin Oswald, Companion - Altro, Doctor - 11, Idris
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Canzone: Somebody to die for – Hurts
https://www.youtube.com/watch?v=UWC35H6JWik

Capitolo 1 – Ricordi perduti

― Allora ci vediamo mercoledì! ― gli disse Clara Oswald voltandosi prima di oltrepassare l’uscio del TARDIS, con il suo solito tono di voce squillante e allegro. Nessuno, nel sentire quella voce, avrebbe mai sospettato quali pericoli avesse affrontato la ragazza qualche minuto prima, nemmeno guardandola in volto: ogni volta che tornava da un viaggio nel tempo, nel cuore di Clara rimanevano solo tutte le emozioni belle che aveva provato, la paura di non tornare a casa faceva presto a essere dimenticata. Specialmente quando si viaggia con Dottore.
― Naturalmente Clara. ― rispose lui illuminandosi. In quella rigenerazione era quasi impossibile scorgere i tormenti che avevano assillato il Dottore quando era ancora nella Decima, pareva quasi che quell’abissale cambio di carattere volesse dire “corpo nuovo, vita nuova”. Naturalmente non era così, e mai lo sarebbe stato. Per quanto ci avesse provato, le tenebre non sarebbero mai sparite del tutto dal suo cuore; così come non avrebbe mai potuto dimenticare la lista delle persone che avevano sofferto a causa sua, un elenco che si faceva di giorno in giorno più fitto, e del quale ogni nome bruciava come una sconfitta. Pareva che non avesse mai fine la sofferenza che portava nelle giovani vite di coloro che sceglievano di accompagnarlo. E questo faceva sì che i suoi cuori si facessero più freddi man mano che passava il tempo.
 
I could drag you from the ocean,
I could pull you from the fire
And when you’re standing in the shadow
I could open up the
sky
 
Potrei trascinarti dal mare,
potrei tirarti dal fuoco
e quando sei tra le ombre
potrei aprire il cielo

 
 
La giovane gli sorrise prima di uscire dalla macchina del tempo, lasciandolo da solo.
Ma se Clara avesse visto la sua espressione quando lei aveva chiuso la porta alle sue spalle sarebbe tornata indietro di corsa.
Solo.
Questa parola risuonava nella mente del dottore, gli sembrava che lui fosse solo questo. Solo. Sempre. Si chiese com’era possibile che, nonostante avesse passato gli ultimi anni della sua vita a viaggiare con tante persone diverse, si sentisse sempre solo e abbandonato a se stesso.
Eppure in quel momento accadde un miracolo: Clara, dimenticatasi di una cosa nel TARDIS, era tornata indietro, senza nemmeno pensare quanto fosse strano che il Dottore fosse ancora lì. Quando la giovane entrò e vide il suo amico in piedi con l’espressione più triste e sconsolata che avesse mai visto, corse verso di lui e senza pensarci un attimo lo abbracciò forte. Il corpo del Dottore era rigido come il ghiaccio.
 
And I could give you my devotion
‘Til the end of time
And you will never be forgotten
With me by your side .

 
E potrei darti la mia devozione
fino alla fine del tempo
e non sarai mai dimenticato
con me al tuo fianco.

 
― Che succede?
In risposta, il Signore del Tempo la strinse di più, e, avvicinate le labbra alle orecchie di Clara, sussurrò ― Sono sempre solo, come è possibile? ― E se in quel momento il TARDIS non avesse cominciato a fare i rumori più strani e svariati, Clara gli avrebbe dato una risposta che il Dottore non avrebbe più scordato.
I due si lasciarono e subito dopo accaddero molte cose contemporaneamente.
Per prima, la luce. Un’esplosione luminosa invase la sala di controllo, ed era tanto forte che era impossibile tenere gli occhi aperti.
Poi venne il freddo, era come se del ghiaccio penetrasse sotto la pelle della ragazza, ala quale parve di sentire tante voci chiamare un solo nome.
E infine, il silenzio. La luce e il freddo se ne andarono tanto repentinamente quanto erano apparsi e i due si sentirono chiamati da una voce gentile, che li incitava ad aprire gli occhi. Cosa che entrambi fecero.
Davanti a loro c’era un donna dai capelli neri e gli occhi verdi che si guardava attorno come se tutto fosse nuovo per lei. Sorrideva come se fosse un bambina e la luce dei tasti della consolle, con quei loro giochi di luce, la attiravano come il miele con le api. Si fermò a guardarle con un sorriso che andava da un lato all’altro del suo giovane viso.
Poi volse lo sguardo su se stessa e sugli abiti che portava: un paio di stivali neri, dei leggins e una lunga maglietta, tutto nelle tonalità del blu.
Intanto, il Dottore e Clara la guardavano sconvolti, osservando i suoi movimenti come se avessero scoperto una nuova specie. Sul viso del primo c’era sbigottimento, stupore e una scintilla di qualche sentimento sepolto nel tempo, una specie di affetto meno forte dell’amore, quasi pari all’affetto per un fratello o una sorella. Negli occhi della seconda spiccava più di tutto la curiosità.
Quando la nuova venuta smise di guardarsi intorno e i suoi occhi si posarono sul Dottore, fu come se in un attimo nei suoi occhi spuntò una luce nuova, diversa da qualsiasi cosa Clara avesse mai visto. La ragazza gli corse incontro e lo abbracciò. ― Finalmente ci rivediamo.
Il dottore cominciò a balbettare qualcosa di incomprensibile e si staccò dalla ragazza, la prese per mano e le fece fare un giro su se stessa. ― Non è possibile, tu...
A quel punto, la giovane Oswald si sentì in dovere di ricordare a quei due la sua presenza. ― Tu chi sei?
 
And I don’t need this life
I just need…

 
E non ho bisogno di questa vita                                                                                                      
ho solo bisogno...

 
― Io sono il TARDIS.  ― rispose con nonchalance lei, facendo un giro nella sala di controllo a passo sostenuto, per poter vedere come appariva agli altri.
― Dottore... ― cercò di dire Clara, non riuscendo a capire se stesse accadendo sul serio o si fosse solamente immaginata tutto,  anche se non era molto propensa a seguire a quest’ultima ipotesi. Quando si viaggia con un alieno Signore del tempo in una cabina blu che viaggia nel tempo e nello spazio si comincia a credere che tutto è possibile.
Ma il suddetto alieno non la ascoltava, si limitava a guardare sconvolto la TARDIS, blaterando a mezza voce e camminando vicino a lei. La tristezza di poco prima pareva scomparsa, soppressa dal quell’emozione che la sua compagna di una vita poteva dargli.
 
I’ve got nothing left to live for
Got no reason yet to die
But when I’m standing in the gallows
I’ll be staring at the sky

 
Non ho nulla per cui vivere
Nessuna ragione per morire
Ma quando sono nel patibolo
Starò fissando il cielo


     Quando la mora si fermò e si schiarì la voce, nel suo sguardo non c’era più nessuna luce, era ricolmo di dura serietà. ― Immagino che vi stiate chiedendo perché sono qui. ― si avvicinò al Dottore e lo guardò fisso negli occhi. ― Tu non sei solo, e te lo dimostrerò. ― prese per mano entrambi, trascinandoli attraverso i corridoi, passando per porte collocate nei posti più impensati e passaggi nascosti che nemmeno il Dottore conosceva.
Si resero conto di essere arrivati quando videro dinnanzi a loro solo un grande muro bianco, davanti al quale Idris si fermò, quasi fosse in attesa di qualcosa.
Sia Clara che il Dottore fissarono la parete, entrambi si chiedevano che cosa sarebbe dovuto accadere. Il cuore e la mente del Signore del Tempo erano pieni di dubbi e confusione. Voleva sapere dove Idris volesse andare a parare, e per farlo doveva restare in attesa.
Dopo qualche minuto la ragazza si alzò e si avvicinò al muro. ― Siamo quasi pronti
― Pronti per cosa esattamente? ― chiese la Ragazza Impossibile, cercando di capire qualche cosa in più su quell’assurda situazione.
Idris sorrise, uno di quei sorrisi che si fanno ai bambini che non capiscono qualcosa più grande di loro. E in fondo per lei erano tutti dei bambini, perfino il Dottore, con le sue migliaia di anni, era niente in confronto a lei. ― A fare un giro nei ricordi di un certo Signore del Tempo.
 
Because no matter where they take me
Death I will survive
And I will never forgotten
With you by my side.

 
Perchè non importa dove mi portano
morte, sopravviverò
e non sarò mai dimenticato
con te al mio fianco.

 
Ad Idris Clara non stava tanto antipatica quanto sia la ragazza che il Dottore pensavano, non ce l’aveva con lei e non la odiava, semplicemente non voleva che un’altra persona facesse soffrire il Dottore, i cui cuori erano ormai troppo coperti di cicatrici. E sapeva perfettamente che quel suo comportamento poteva passare per gelosia.
― Che cosa? No tu non puoi... va contro i principi morali... non puoi immischiarti così nella mia... ― Idris, che intanto si era avvicinata tanto da lasciare solo pochi centimetri di spazio tra il suo corpo e quello del Dottore, gli mise due dita sulle labbra, in modo tale da porre fine ai suoi sproloqui. Non che le desse fastidio sentirlo parlare a vanvera, quello era sempre un modo per esprimere quella genialità che in ogni su forma lo caratterizzava, eppure in quel momento lei non aveva tempo da perdere. ― Ti costa tanto fidarti? ― E negli occhi di quella che doveva essere la versione umana del TARDIS, il dottore vide quella domanda trasformarsi in una supplica, muta e potente, che gli attraversò i cuori da parte a parte.
Alla fine dovette cedere, tuffarsi nell’ignoto. Una cosa che comunque aveva sempre fatto, trascinandosi dietro altri, facendo correre loro pericoli mortali, nel sangue l’adrenalina quando si era con il Dottore scorreva a fiumi, il battito di un qualunque cuore umano era messo alla prova. Eppure loro lo seguivano sempre.
Perché? si chiedeva spesso lui. E la risposta arrivò quando conobbe lei, Amelia Pond, la Ragazza che ha Aspettato. Lei lo seguiva in ogni sua avventura perché aveva una totale e incondizionata fede in lui, fede nel suo Dottore stropicciato, anche se l’aveva abbandonata al freddo, di notte.
Ma il Dottore sapeva che si poteva smettere di avere fede, Amy glielo aveva dimostrato.
 
And I don’t need this life
I just need…

 
E non ho bisogno di questa vita
ho solo bisogno...

 

Aveva cercato in tutti i modi di non ricadere in quell’errore, aveva cercato di chiudersi a riccio nella sua solitudine, ma per una semplice umana, un’anima all’apparenza come le altre, era tornato ad essere quello di sempre, quel Dottore che aiuta le persone.
La Sua Clara.
La stessa che ora lo fissava con gli occhi ricolmi di confusione, in superficie, anche se nel fondo vi poteva scorgere la solita determinazione che vi osservava quando, ogni mercoledì, le apriva le porte del suo TARDIS, pronto a stupirla portandola nei posti più belli dell’universo. Anche lei era pronta a fare quel viaggio.
 Il Dottore sospirò, si spostò da Idris e prese a strofinarsi le mani facendo qualche passo davanti al muro. Si stupiva di se stesso: a quanto pare, per una volta, stava lasciando in qualche angolo remoto della mente il suo egoismo, facendo del bene sia a se stesso che agli altri.
 
 Somebody to die for
Somebody to cry for
When I’m lonely

 
 Di qualcuno per cui morire
di qualcuno per cui piangere
quando sono solo

 
 
― Cosa devo fare quindi?
Idris sorrise tra sé e sé: in fondo doveva a Clara più di quanto desiderasse ammetterlo. ― Avvicinati alla parete.
Lui fece come la mora gli aveva detto, fissando quel muro come se sopra vi potesse trovare le risposte alle più antiche domande dell’universo.
Si sentiva quasi attratto da esso, quasi avesse un effetto particolare su di lui. Uno strano istinto gli stava dicendo di toccarlo, anche se il Signore del Tempo cercava di resistervi. Smise di opporsi solamente quando il pensiero che quel muro – o qualsiasi altra cosa fosse – faceva parte del suo TARDIS, lo stesso che lo aveva accompagnato nelle sue avventure, il rifugio sicuro, il luogo in cui ripararsi per sfuggire ad un attacco alieno. Solo in quel momento si decise a sfiorare la superficie. Quando lo fece, si stupì di trovare la superficie perfettamente liscia. Nessun muro era così liscio e perfetto, in qualsiasi altro muro si sarebbero potuti notare – e non solo con i sensi di un alieno – i punti in cui la mano che stringeva il rullo o il pennello aveva modificato la pressione che esercitava sullo strumento, modificando così anche la quantità della vernice. E invece niente!
Proprio in quel momento capì che quello non era un muro, bensì qualcos’altro. Qualcosa che non avrebbe mai creduto di poter vedere. ― Dove lo hai preso? ― chiese, dando le spalle a quel qualcosa, sul quale intanto, nel punto toccato dal Dottore, cominciava ad apparire una traccia blu scuro, il blu più puro e profondo.
 
When I’m standing in the fire
I will look him in the eye
And I will let the devil know that
I was brave enough to die


Quando sono nel fuoco
lo guarderò negli occhi
e lascerò che il diavolo sappia
che fui abbastanza coraggioso da morire


― Quando trovi un TARDIS in riparazione assicurati sempre di cosa c’è dentro le sue stanze.
― Non mi avevi mai permesso di venire qui. ― borbottò lui.
― Che cosa ne avresti fatto? ― chiese Idris, pur conoscendo già la risposta.
― L’avrei distrutto.
E durante quello scambio di parole e, soprattutto, di sguardi, Clara li aveva osservati, preferendo rimanere in disparte senza parlare, ripensando a che cosa potesse essere quello strano oggetto tanto similare ad un muro che c’era in quella stanza. Non aveva il coraggio di chiedere, aveva paura che guardando gli occhi del Dottore avrebbe trovata un sentimento che non conosceva. Non era da molto che viaggiava con lui, si conoscevano da poco, veramente poco, stando ai normali canoni terrestri. Ma la giovane si era resa perfettamente conto che un pomeriggio col Dottore poteva equivalere a quasi una settimana terrestre. Perché un viaggio con lui era intriso delle emozioni più profonde, che, se venivano condivise con qualcuno, ti portavano a conoscerlo almeno un po’. Forse era per questo che lei era così curiosa di sapere qualcosina di più rispetto al suo passato.

And there’s no heaven he can show me
Steeper than my pride
‘Cause I will never be forgotten
Forever I’ll figh.


E qui  nessun paradiso potrà vedermi
è più profondo del mio orgoglio
perchè non sarò mai dimenticato
combatterò per sempre.

 
Idris sorrise ― Appunto. ― si limitò a dire.
Fu a quel punto che il Dottore si volse a guardare Clara, un lieve sorriso gli affiorava sul viso, niente di paragonabile a quelli che le rivolgeva di solito. Questo era terribilmente malinconico. Rimasero a fissarsi per qualche attimo, fino a quando la curiosità della Ragazza Impossibile non ebbe la meglio. ― Dottore, che cos’è quel coso? E perché sta diventando blu? E, soprattutto, come fa il TARDIS ad avere una forma umana? ― quelle tre domande erano niente in confronto a tutte quelle che aveva in testa, ma preferì cominciare per gradi, un quesito – o quasi – alla volta.
Il Signore del Tempo prese fiato prima di iniziare a parlare, e questo fece temere a Clara che quella fosse una delle sue risposte lunghe e scoordinate che perdevano senso man mano che si procedeva . ― quello è un Riproduttore di Memorie, può farti vedere qualunque momento desideri della vita di una persona e sta diventando blu perché... oh beh questo è troppo complicato da spiegare, diciamo che ci sono queste nano particelle che... ― notando lo sguardo di Clara, l’alieno si riscosse. ― te l’ho detto: complicato. E per quanto riguarda il TARDIS, devo ammettere che ho mille idee al riguardo, ma nessuna convincente. Magari ce lo potrebbe spiegare lei, anche se dubito lo farà.
― Esatto. ― Idris si avvicinò al Riproduttore di Memorie e, quando vi appoggiò le mani, lo sentì caldo. Segno che era pronto per andare
 
 And I don’t need this life
I just need…

 
Somebody to die for
Somebody to cry for
When I’m lonely 


E non ho bisogno di questa vita
ho solo bisogno


Di qualcuno per cui morire
di qualcuno per cui piangere
quando sono solo


― Ora dobbiamo solo decidere dove andare. E naturalmente, Dottore, la destinazione tocca a te deciderla.
Il Signore del Tempo ci rimuginò sopra, ma smise quando gli occhi gli caddero su Clara. La giovane, sentendosi osservata, lo fissò di rimando. ― Cosa c’è?
Lui non rispose, si limitò ad avvicinarsi. Quando non ottenne una risposta, la Ragazza Impossibile cominciò a preoccuparsi. ― Mi vuoi dire che ti prende? ― Non capiva che cosa gli stesse succedendo, quel giorno era più strano del solito.
Il Dottore si riscosse. ― Il tuo fermacapelli è a forma di... rosa. Non lo avevo notato. ― Come aveva fatto un particolare così importante a sfuggirgli?
Idris si intromise con dolcezza. ― Hai scelto? ― chiese, intuendo la risposta.
― Sì, prima fermata ― Esordì con entusiasmo, cercando di mascherare la sua indecisione. ― Rose Tyler!
Clara non chiese nemmeno chi fosse quella donna, era certa che lo avrebbe scoperto di lì a poco. Si preparò mentalmente a scoprire quali fantasmi sconvolgevano il sonno del Dottore; in fondo era ciò che aveva sempre desiderato: scoprire di più su quell’alieno. E adesso si sentiva finalmente pronta per farlo davvero.
Idris prese di nuovo entrambi per mano e tutti e tre insieme si diressero verso il Riproduttore di Memorie, e, sebbene Clara avesse una paura matta di impattare contro quella parete, non proferì verbo e non mosse un muscolo. E la sua fiducia fu ricompensata: attraversarono quella barriera bianca come se fosse acqua, e si ritrovarono in un posto che la ragazza non conosceva.

 
Don’t go gentile into the good night
Rage on against the dying blood

non essere gentile durante la notte
infuria contro la luce morente.




 

 




disclaimer: i personaggi non sono di mia proprietà, bensì degli aventi diritto
  
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