Come il leggiadro gabbiano, nella sua infinita perfezione,
Che si abbassa a cercare il cibo nella spiaggia più turpe e deforme
Trovando spesso il cibo dopo giorni di fatica e di pura dedizione,
accontentandosi però del pesce più scarso restando senza nutrizione,
Tal è la vita dell'uomo, macchina creata perfetta dalla natura
Ma che si diverte a demolirla senza pena e senza cura,
Poi costretto a viver in mezzo al nero, senza vita,
E non so come sia contento, senza meta , pur s'inchina
A viver senza verde, e le stelle e la bianca luna
Nascoste ormai dal fumo e la fabbrica e la furia
Delle costruzioni in ferro e metallo e la forza dell'industria
E il mio pensiero va al poveri gabbiano, vittima invano
Il cibo più non trova perché il mare ora è tutto nero e opaco
E morirà come gli uomini che cercano la vita dove è morte e all'angolo