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Autore: yllel    09/11/2014    10 recensioni
Sherlock e John incontrano una piccola persona molto saggia, che aiuta il consulente investigativo a capire alcune cose... anche se questa persona si presenta come un rivale!
Piccola one shot per rallegrare questa domenica...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Molly Hooper, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bored!!!
Lo so... dovrei concentrarmi sul nuovo progetto che mi hanno dato al lavoro. Dovrei scrivere il nuovo capitolo di “La somma di tutte le cose”.
Ma quest’idea è arrivata e semplicemente non se ne voleva più andare, ho dovuto per forza scrivere questa one shot!


 
Sposerò Molly Hooper
 
 
“Dov’è la Dottoressa Molly?”
John si voltò stupito, distogliendo per un attimo lo sguardo dalla figura di Sherlock china sulla cassaforte vuota.
Un bambino di non più di cinque anni lo stava guardando da dietro un paio di occhiali, il ciuffo biondo che ricadeva scomposto sulla fronte aggrottata.
Evidentemente, il ragazzino riteneva di aver fatto una domanda molto importante e la sua aria seria richiedeva una risposta immediata, tuttavia il Dottor Watson si trovò in grossa difficoltà.
“Chiedo scusa?” fu tutto quello che riuscì a replicare.
Il bambino sbuffò contrariato per quell’adulto che non l’aveva capito, ma poi sembrò ricordarsi di essere stato educato ad essere rispettoso verso i grandi, per cui ricominciò a parlare con studiata lentezza.
Non si poteva mai sapere, magari quel signore era un po’ sordo, come il nonno...
“Per favore, ho chiesto dove è”
“Al lavoro”
Sherlock Holmes si era intromesso nella conversazione senza neanche girarsi, occupato com’era ad esaminare la serratura della cassaforte di Trevor e Melissa Duncan, la coppia che il giorno precedente lo aveva ingaggiato per scoprire chi potesse averli derubati durante il party che avevano dato la sera prima.
John non potè trattenere un sorriso alla vista dell’aria apertamente delusa del bambino.
“Oh... ma io pensavo che voi due lavoraste insieme” disse infatti il piccolo, piegando gli angoli della bocca in una smorfia di disappunto.
Sherlock estrasse la sua lente di ingrandimento dalla tasca e si chinò sul pavimento per esaminare chissà quali tracce.
“A volte. Oggi mi assiste John” rispose distrattamente, alzando un lembo del tappeto dello studio di Mr. Duncan.
“Oh...” fu tutto quello che riuscì a ripetere il bambino con tono rattristato.
A quella vista, il Dottore si piegò sulle ginocchia e sorrise di nuovo, tendendo la mano.
“Molto piacere” si presentò “Io sono John Watson... e tu come ti chiami?”
Il suo piccolo interlocutore si morse il labbro e poi rispose al saluto.
“David Duncan, Signore... molto piacere anche io”
John annuì alle sue parole piene di buona educazione, poi gli strizzò l’occhio.
“Però avresti preferito vedere Molly” gli disse in tono cospiratorio.
Il bambino arrossì e poi annuì lentamente.
“Beh ti capisco, lei è più carina ma sai... sono io che molto spesso accompagno il Signor Holmes nei suoi casi.
E anche io sono un Dottore”
David spalancò gli occhi e fece un piccolo passo indietro.
“Uno di quelli che fa le punture?”
John strinse le labbra per non scoppiare a ridere.
“Qualche volta, ma solo quando è strettamente necessario. E cerco di non far male ai miei pazienti”
David inclinò la testa come per capire se ci si potesse davvero fidare, poi sembrò ricordarsi di qualcosa.
“Anche la Dottoressa Molly ha detto cosi. Lei però mi ha assicurato che non fa mai male a nessuno” disse con un sorriso.
“Questo perchè tutti i suoi pazienti sono”
Sherlock!
Il richiamo a denti stretti di John bloccò il commento del consulente investigativo prima che potesse terminarlo.
Non c’era davvero bisogno che il bambino avesse un’idea precisa del lavoro di Molly.
Sherlock roteò gli occhi, riprese il suo lavoro di investigazione e cominciò a sciorinare qualche osservazione mentre John prendeva appunti, ma a un certo punto il Dottor Watson si sentì tirare con decisione per una manica della giacca.
Gli occhi nocciola di David erano di nuovo puntati su di lui e la sua espressione diceva chiaramente che aveva bisogno di chiedere qualcosa, anche se questo significava interrompere i due adulti.
“Dimmi pure” lo invitò gentilmente John.
“Vedrai la Dottoressa Molly oggi?”
Sherlock Holmes aveva appena finito una delle sue deduzioni e si girò verso il ragazzino.
“Veramente è più probabile che sia io a vederla. Collaboriamo spesso.”
Il suo tono serio e il suo sguardo penetrante sembrarono far desistere David da qualsiasi cosa fosse stato sul punto di dire.
John fu preso da pietà e si piegò di nuovo sulle ginocchia per guardarlo in viso, non prima di aver rivolto uno dei suoi sguardi di rimprovero all’amico.
“Sono sicuro che avrò presto anche io occasione di vederla. È una mia amica... vuoi che le dica qualcosa?”
David scosse lentamente il capo e abbassò gli occhi.
Il Dottor Watson aggrottò la fronte perplesso, ma poi il bambino parlò in tono sommesso.
“Le ho fatto un disegno, potresti darglielo tu?”
L’espressione di David era cosi imbarazzata e piena di speranza che John soppresse la risata che gli stava salendo in gola e assunse un’aria seria.
“Ma certo. Conta su di me”
Il sorriso spuntò sul viso del piccolo.
“È in camera. Vado a prenderlo!” disse con gioia girandosi per uscire di corsa dallo studio.
John si rialzò e per un attimo osservò Sherlock, che a sua volta osservava concentrato la libreria.
 “E cosi Molly Hooper è stata qui con te ieri...” commentò infine in modo casuale.
Il consulente investigativo sbuffò.
“Per forza John” rispose in tono annoiato “tu eri occupato con le coliche di tua figlia e a me faceva comodo un accompagnamento in questo caso; convenientemente Molly Hooper si trovava a Baker Street quando sono stato chiamato, quindi è stato logico chiederle di assistermi”
Il Dottore fece una smorfia divertita.
“Ah... quindi Molly era già a Baker Street...” chiese alzando un sopracciglio.
Sherlock agitò una mano nell’aria senza cogliere l’allusione dell’amico.
“Stavamo conducendo un esperimento” rispose, di nuovo distratto da qualcosa, questa volta sulla scrivania “evidentemente mentre io interrogavo i signori Duncan lei ha trovato il modo di fare amicizia con il loro figlio. Tipico di Molly, pone sempre troppa attenzione alle relazioni sociali”
Dei piccoli passi affrettati interruppero il loro discorso e David apparve sulla soglia dello studio agitando un foglio.
“Eccolo!” disse entusiasta tendendo il suo tesoro a John, il quale lo prese e lo studiò per qualche secondo.
“Ehm... ecco. Bellissimo” commentò infine con cautela, chiedendosi se lo stesse per lo meno guardandolo dalla parte giusta “È un bellissimo...”
“Gatto!” esclamò felice David.
John annuì convinto e un po’ sollevato dal non doversi esprimere sul significato del lavoro che gli era stato presentato.
“Un gatto. Certo. Molto bello, sul serio... molto... colorato”
Il bambino annuì con aria sicura, come se la moltitudine di colori attribuita alla forma sul foglio fosse la cosa più normale del mondo.
John si accorse però dell’occhiata incerta che David stava rivolgendo a Sherlock, il quale dal canto suo  non aveva minimamente seguito lo scambio che stava avvenendo. Con un preghiera silenziosa alla capacità di trattenersi dell’amico si schiarì la voce e richiamò la sua attenzione.
“Non trovi anche tu che il disegno di David sia molto bello, Sherlock?”
Il consulente investigativo alzò gli occhi dalla scrivania e incrociò quelli di John, cercando di capire perchè il Dottore lo stesse disturbando con una simile sciocca domanda; concludendo velocemente dentro di sè che dovesse essere un tentativo di rafforzare l’autostima del figlio dei Duncan, si disse che probabilmente sarebbe stato utile rilasciare un commento al fine di liberarsi finalmente della presenza del ragazzino.
Si avvicinò a John e gli prese il foglio dalle mani: le labbra strette bastarono a far capire al Dottore il tentativo che Sherlock stava facendo per non esprimere la sua vera opinione.
“Davvero... uno sforzo cromatico non indifferente” disse infine, restituendo il disegno all’amico.
L’espressione di David si fece confusa.
“Gli piacciono molto i colori” lo rassicurò subito John.
Il sorriso apparve sul volto del bambino.
“La Dottoressa Molly ha detto che le piacciono i gatti, ma io mi sono dimenticato di chiederle quale è  il suo colore preferito, cosi li ho usati tutti” disse con orgoglio.
“Ovviamente” fu il commento sussurrato a denti stretti da Sherlock, che si voltò di nuovo per dedicarsi al suo lavoro.
“Naturalmente quando la sposerò potrà avere tutti i gatti che vuole, anche di tanti colori diversi”
John spalancò gli occhi a quel commento fatto con estrema naturalezza e vide Sherlock irrigidirsi di colpo, raddrizzare le spalle e voltarsi lentamente.
David si sistemò meglio gli occhiali sul naso e continuò a parlare, totalmente ignaro delle reazioni che le sue parole avevano scatenato.
“Ci vorrà una casa grande, però” disse fra sè e sè, come se il pensiero l’avesse improvvisamente colpito per la prima volta e corrugò la piccola fronte, prima di alzare le spalle con noncuranza “meglio cosi. Avremo spazio anche per il giardino e i cani. E magari anche per un cavallino”
Sherlock l’aveva ormai raggiunto e lo stava squadrando, le mani dietro la schiena e gli occhi chiusi a fessura.
“Ovviamente no” disse con voce profonda.
David alzò la testa verso di lui.
“Non ti piacciono i cavallini?” gli chiese confuso.
Sherlock inspirò a fondo e John si ritrovò di nuovo a pregare che non facesse un qualche commento sgradevole.
“Ovviamente non puoi sposare Molly Hooper” disse invece il consulente investigativo.
Il bambino strinse i pugni e fece una smorfia corrucciata.
“E perchè no?”
“Perchè sei troppo piccolo” rispose Sherlock e John non potè fare a meno di notare una nota petulante nel tono dell’amico.
Oh cielo. Si sta mettendo allo stesso livello di un bambino di cinque anni.
L’espressione di David si fece più rilassata mentre roteava gli occhi e scuoteva la testa, chiaramente stupito dall’ignoranza degli adulti.
“Ma di certo non adesso... quando saro’ cresciuto e sarò andato a scuola e avrò un lavoro, no?!? È cosi che si fa, non lo sai?”
Sherlock strinse di nuovo le labbra all’espressione chiaramente soddisfatta di David, che aveva congiunto le braccia al petto e lo stava guardando con un’aria di superiorità.
“La rendero’ felice come fa il mio papa’ con la mia mamma” continuò imperterrito il bambino “Lui la fa sempre ridere, anche quando lei ha gli occhi stanchi o è arrabbiata perchè ha avuto una brutta giornata al lavoro. La Dottoressa Molly ha proprio un bel sorriso, vero?”
Sherlock sembrava essere stato preso in contropiede e incapace di rispondere, per cui John si affrettò a confermare.
“Hai ragione, David. Ha proprio un bel sorriso, è un peccato quando qualcuno la fa arrabbiare oppure non è gentile con lei” disse con lo sguardo rivolto a Sherlock.
Lo vide fare una smorfia.
“Io sarò sempre gentile con la Dottoressa Molly” riprese il bambino con uno sguardo serio “E il mio papà fa dei regali alla mamma anche quando non è il suo compleanno o non è la loro festa... sono sicuro, perchè le ha portato dei fiori una settimana fa e non era il loro anniversario, quello è stato l’estate scorsa e loro sono andati in viaggio, mi hanno lasciato dai nonni due giorni e anche se mi mancavano mi sono divertito molto. Farò un sacco di regali alla Dottoressa Molly!”
“Lo apprezzerebbe senz’altro” confermò John, continuando a guardare Sherlock di sfuggita, rilevando lo sguardo attento con cui stava ascoltando il ragazzino.
“E poi ha un buon profumo, buono quasi come quello della mia mamma e i suoi capelli sono molto lucidi e sembrano morbidi. Io però non li ho toccati, naturalmente...” disse di nuovo David tornando ad essere un po’ timido.
“E’ stata gentile con me” disse infine con voce sommessa “ieri mi sono spaventato quando tutta quella gente è arrivata in casa e papà e mamma sembravano molto arrabbiati. La Dottoressa Molly si è seduta con me sul divano e mi ha tenuto compagnia, mi ha spiegato che il Signor Holmes avrebbe trovato i cattivi che hanno rubato i soldi e poi sarebbe tornato tutto a posto, che questa per un po’ sarebbe stata la scena del... del cri-crime...”
“Crimine” intervenne Sherlock quasi in modo distratto, mentre sembrava continuare ad essere concentrato su qualcosa d’altro.
David annuì.
“Crimine, si. Però ha detto che non dovevo preoccuparmi... e poi ci siamo raccontati un sacco di cose. Non è bellissimo quando trovi qualcuno a cui raccontare quello che ti piace e che ti ascolta con attenzione?”
“È bellissimo, si” confermò John con un sorriso.
“Ecco perchè io sposerò la Dottoressa Molly” concluse David con un cenno sicuro del capo.
Nella stanza calò per un attimo il silenzio.
“A meno che...” cominciò di nuovo David con voce esitante rivolto a Sherlock “a meno che non sia già la tua ragazza e non devi sposarla tu”
John questa volta non potè trattenere una risata alla vista dell’espressione scioccata dell’amico.
“Che cosa te lo fa pensare?” chiese il consulente investigativo alzando un sopracciglio.
“Beh... il Dottor Watson ha un anello come quello dei miei genitori per cui vuol dire che lui è già sposato e tu invece no. Quando siete arrivati ieri ho visto che tenevi una mano sulla schiena della Dottoressa Molly mentre entravate in casa, per non farla urtare da tutte le persone che c’erano. Anche il mio papà fa sempre cosi con la mia mamma e poi... e poi prima sembravi un po’ arrabbiato quando ho detto che la vorrei sposare. E poi sei d’accordo con me che lei è simpatica e gentile e ha un bel sorriso, o avresti detto di no... magari hai anche toccato i suoi capelli e sicuramente pensi che ha un buon profumo, ieri le stavi molto vicino...”
Sherlock assunse un’aria imbarazzata e lasciò vagare lo sguardo per la stanza.
John lo vide deglutire prima di replicare.
“Ieri il suo profumo era particolarmente buono perchè  non aveva lavorato in”
Sherlock!
Ignaro del fatto che John con il suo richiamo avesse di nuovo evitato di rivelare ulteriori informazioni sul lavoro del suo idolo, David continuò a parlare.
“Se è già la tua fidanzata naturalmente io non la posso sposare” disse serio “la Signora Milligan a scuola dice sempre che le cose degli altri non si toccano o prendono, e se funziona per le cose di sicuro vale di più per le persone... una volta Eric Solls ha preso il libro di Melanie Gratter e l’ha scarabocchiato, la Signora Milligan l’ha messo in punizione. Dirai a mamma e papà di mettermi in punizione?”
A quel pensiero, gli occhi si spalancarono preoccupati dietro gli occhiali e vedendo che Sherlock esitava (aveva di nuovo uno sguardo vago, come se stesse riflettendo su qualcosa), John fu veloce a piegarsi di nuovo sulle ginocchia, fino ad essere faccia a faccia con il bambino.
“No, assolutamente no. Come hai detto tu, la Dottoressa Molly ha molte qualità che fanno desiderare di starle accanto, non c’è niente di male in questo. Quello che sarebbe sbagliato è negare questa cosa e fare finta che non esista... fare finta di non volere stare con lei” gli disse, forzando volutamente il suo tono perchè sapeva che Sherlock stava adesso ascoltando con attenzione.
David scosse la testa.
“Sarebbe molto sciocco” commentò infine.
 “Molto sciocco, hai ragione”
John si voltò stupito dalle parole di Sherlock, ma l’amico gli stava già togliendo di mano il disegno di David e lo stava mettendo con cura nella tasca del cappotto.
“Glielo darai lo stesso?” chiese il bambino.
Sherlock mimò i movimenti di John e si chinò verso il bambino.
“Assolutamente si. Le piacerà molto. Grazie, David... John! Contatta Lestrade e chiedigli di indagare sul servizio catering, specificatamente su un cameriere assunto da poco, mancino e con i capelli tinti di biondo”
“Ehi aspetta! E tu te ne vai cosi?” gli chiese il Dottore rilevando che le sue parole non avrebbero avuto risposta, perchè Sherlock si era già fiondato verso l’uscita.
“Ma certo, non lo sai?” intervenne David con espressione saggia “se vuole sposarla deve farle la corte!”

***

Conversazione del gruppo su WhatsApp: Operazione: S/M

John: ragazzi... non ci crederete mai... missione compiuta!
Mary: che intendi dire?
Mrs Hudson: sei riuscito finalmente a mettere un po’ di sale in zucca a quel ragazzo?
Lestrade: sale in zucca? Gli ci vorrebbe una martellata!
Mrs Hudson: Ispettore!
Lestrade: scusi...
Mary: John?? Vuoi dirci quello che penso tu voglia dirci? E se si, come ci sei riuscito??
John: non posso prendermi il merito, purtroppo... siamo stati battuti dalle deduzioni di un bambino di cinque anni, ma quel che conta è che possiamo ritenere conclusa l’operazione “Mettiamo insieme Sherlock e Molly”.
Mrs Hudson: oh...  che noia!
Mrs Hudson… gioia… scusate. Questo brutto brutto correttore automatico!
Lestrade: non ci posso credere...
Mary: a cena tutti a casa  nostra per i particolari!
Mrs Hudson: va bene!
Lestrade: ok!
John: sto arrivando. Preparatevi, questa volta è strana davvero!
 
 
 
 
 
 
  
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