Quattro novembre: primo mattino.
Un unico specchio di cielo si stagliaconto lo scenario buio della notte ed è
come nuotare e come volare,
come annegare e salvarsi insieme –
non so bene se inghiotto acque putride e nere
o se, semplicemente, inalo il tuo profumo
perdendomi in liquidi iridi stellate.
M’importa unicamente di percepire
il tuo respiro tra i miei sogni; ti ruberei
o spirito ghermendolo in abbracci infiniti ed
eternamente relegati in pure imperfezioni
emotive – ma così reali e vivide!
rabbrividirei al tuo sfiorarmi caldo, tiepido,
soffierei note ovattate di una melodia dimenticata.
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