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Autore: lapoetastra    10/11/2014    2 recensioni
La storia di due grandi amici, Albrecht e Shmuel, separati a causa della Seconda guerra mondiale, che faranno di tutto pur di tornare insieme.
Genere: Guerra, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Shmuel aspettò che i suoi compagni si  fossero addormentati e, con massima attenzione, si alzò ed uscì dalla baracca.
Cercò di fare il meno rumore possibile ed infatti nessuno si accorse di lui.
Una volta fuori, si guardò intorno.
La luna illuminava lo spazio circostante di una luce spettrale, cupa.
< Shmuel! >, si sentì chiamare all'improvviso.
Sobbalzò.
Vide la scura figura di Albrecht venirgli incontro.
Quando arrivò, il soldato tedesco lo abbracciò e Shmuel si sciolse nel calore di quella stretta, che gli era mancata per così tanto tempo e che quasi non riusciva più a ricordare.
< Mi dispiace, mi dispiace. Io non volevo farti del male, ma ho dovuto, altrimenti... >, sussurrava intanto Albrecht, singhiozzando contro la spalla magra dell'amico.
< Shh, non importa. Non mi hai fatto niente, davvero. Vedi? Non sono mai stato meglio di così >, lo rassicurò Shmuel, sorridendo incoraggiante.
Rimasero così per molti istanti, uniti come non lo erano da molto.
Poi Albrecht, staccandosi, disse: < Devi scappare, Shmuel. Se rimani qui, loro... i nazisti ti uccideranno, come hanno già fatto con tanti altri ebrei prima di te. Io l'ho... visto, e non ho fatto niente per fermarli. Ma non posso permettere che ciò accada anche a te. Ho giurato che mi sarei sempre preso cura di te, ricordi? >
Shmuel annuì.
< Certo che me lo ricordo, non potrei mai dimenticarlo. Ma come puoi farmi scappare? Ci sei solo tu di guardia stanotte, e se non mi trovassero più, di sicuro incolperebbero te. >
Albrecht sorrise, sicuro dell'infallibilità del suo piano.
< Non devi preoccuparti. E' proprio per questo che ho fatto finta di picchiarti, prima. Era importante che gli altri deportati nella baracca credessero che ce l'avevo a morte con te. Così, se qualcuno dovesse denunciare la tua scomparsa, cosa di cui comunque dubito fortemente, dirò che sei venuto da me nel cuore della notte per farmela pagare per averti maltrattato senza motivo e che io, per legittima difesa e per far valere la mia condizione superiore di ariano, ti ho ucciso e ho gettato il tuo corpo insieme alle centinaia di altri. Non andranno di certo a controllare, fidati. >
Shmuel era rimasto a bocca aperta dall'orrore.  < Hanno... hanno ucciso centinaia di.. ebrei? >, chiese con un filo di voce.
Albrecht gli strinse il braccio in un gesto confortante, ma non rispose.
Non c'era niente da dire, in fondo.
< Dai, adesso muoviti. Il mio turno finisce all'alba, e per allora verranno altri soldati a darmi il cambio >, lo incitò il tedesco.
< Ma.. dove devo andare? Mi troveranno >, disse Shmuel, preoccupato ed incerto.
< Già, scusa, non te l'ho detto. Ricordi quella parte di bosco dove andavamo sempre a raccogliere le bacche, da bambini? Ecco, lì io una volta ho trovato una capanna, tra le fronde. Mi ci sono imbattuto per caso, è completamente nascosta alla vista. Credo sia stata la casa di qualche taglialegna, ma adesso è abbandonata, questo lo so per certo. Non so perchè non te ne abbia mai parlato, ma non è importante, adesso. Vai lì, nasconditi, procurati il cibo cacciando la selvaggina del bosco, bevi dal ruscello che si trova poco lontano e rimanici. Nessuno ti troverà. E, quando la guerra sarà finita, verrò a prenderti. >, spiegò concitatamente Albrecht, terminando con il fiatone.
< D'accordo, farò così. Ma tu... mi prometti che verrai? > sussurrò Shmuel.
< Certo. Te lo giuro. >
< Croce sul cuore? >
< Croce sul cuore. >
   
 
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