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Autore: lapoetastra    13/11/2014    2 recensioni
JJ è stata costretta a cambiare lavoro. E se n'è andata.
Spencer è distrutto. E scrive una lettera per dirle tutto ciò che non hai mai avuto il coraggio di rivelarle.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jennifer JJ Jareau, Spencer Reid
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cara JJ,
sinceramente non so perchè sono qui, a scriverti questa lettera di cui probabilmente non ti importerà nulla.
E' solo che ho bisogno di dirtelo.
Non sono mai riuscito a farlo di persona.
Ho sempre avuto paura di vedere la derisione nei tuoi occhi, e so che non avrei potuto sopportarlo.
Magari anche ora, mentre stai leggendo queste mie parole, starai ridendo di me, ma voglio, devo, credere che non sia così.
Ho proprio bisogno di dirtelo, JJ.
Non voglio che tu parta.
Non voglio che tu cambi lavoro.
Non possono portarti via.
Non puoi lasciarmi.
Non riesco a vivere, senza di te.
Senza vedere i tuoi lunghi capelli d'oro.
Senza sentire il suono melodioso della tua voce, che è come musica per le mie orecchie.
Senza bearmi del modo in cui mi chiami.
Non Reid, come tutti gli altri, ma Spence.
Tremo quando ti appelli a me così.
Mi fa sentire particolare.
Speciale, anche.
E nessuno al mondo ci è mai riuscito.
Per questo io non voglio perderti.
Non posso, a dire il vero.
Perchè io ho bisogno di te, nella mia vita.
Non possono portarti via.
Non puoi lasciarmi.
Ti prego.
Ti amo.
           Spencer





Spencer era a casa.
E piangeva.
JJ, la donna che più amava al mondo, se n'era andata, partita da una settimana, traferita forzatamente al Pentagono come responsabile delle comunicazioni con il pubblico.
Lontano da tutti.
Lontano da lui.
Spencer aveva nascosto la lettera che le aveva scritto di getto, in un momento di lucida follia causata dall'amore e dalla paura di perderla, in uno dei suoi libri preferiti, con la speranza che lei la leggesse e che ritornasse da lui, prima o poi.
Ma i giorni passavano e Reid era sempre solo, attaccatto alla sua fotografia, come se essa potesse dargli almeno un po' di energia vitale.
Ma il tempo non si fermava, e il ricordo di lei allargava sempre più la sua cupa ombra nell'animo del giovane genio.
Spencer era a casa, ora, e continuava a piangere, per la solitudine che provava e per il sentimento forte e intenso che doveva continuamente cercare di soffocare, per non farsi distruggere a sua volta da esso.
Era disperato, e per poco i suoi singhiozzi non coprirono il trillo del campanello.
Pensò di non andare ad aprire.
Tanto sicuramente era Morgan, o qualche altro suo collega della B.A.U., che era andato a trovarlo per accertarsi delle sue condizioni.
Ma lo scampanellio continuava, insistente ed interminabile, e Spencer non potè fare a meno di recarsi a vedere chi fosse, almeno solo per far cessare quel fracasso infernale che gli spaccava la testa.
Aprì la porta, ancora con le lacrime agli occhi.
Non volevano cessare di scendere, e lui non aveva la forza di impedirlo.
Ma, all'improvviso, sorrise.
La sua JJ.
Era tornata.
Era lì, ora.
Davanti a lui.
Bellissima come sempre.
Piangeva anche lei.
Di gioia.
Di commozione.
Di amore.
Aveva una lettera stretta nella mano destra.
E tante parole che erano per tanto - troppo - tempo rimaste chiuse nel cuore da dire a Spencer.
< Non ho permesso che mi portassero via >, disse semplicemente.
Reid non rispose.
Era troppo emozionanto per farlo.
Sapeva solo che il suo cuore aveva ricominciato a battere, adesso.
E che sarebbe iniziata una nuova vita.
Per lui
Con lei.
Insieme.
Per sempre.
   
 
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