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Autore: mizuki95    14/11/2014    0 recensioni
[PalinuroxFedromo, dal "Curculio" di Plauto]
La storia, ambientata dopo la fine del libro, narra di come Palinuro comprenda i sentimenti che nutre verso l'incosciente padrone.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Buona sera a tutti! E' la prima volta che scrivo su un'opera latina, quindi siate clementi per favore xD Comunque la storia risale a due anni fa, e mi venne in mente di scriverla nel periodo in cui stavo studiando Plauto e le sue opere. Ovviamente so che nell'opera Palinuro non mostra il benché minimo interesse in "quel" senso nei confronti di Fedromo, ma il loro rapporto nonostante fossero padrone-schiavo, il loro modo di dialogare... beh, tutto di loro infiammava il mio cuore di fangirl, e questo è il mio tributo alla coppia. Anche se molto "casto", penserete, visto che non ci sono dichiarazioni d'amore, baci di fuoco e scene di sesso. Spero che la storia vi piaccia! Buona lettura! E se vi va, recensite! :)

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Erano passati circa sei mesi da quando il suo padrone aveva potuto unirsi in matrimonio con l’amata. Planesio era al terzo mese di gravidanza. Ciò era un’ulteriore giustificazione all’antipatia immotivata che provava nei suoi confronti, e per questo motivo trattava male Palinuro. Era davvero intrattabile e stranamente viziata (nonostante venisse da una casa di piacere), ma l’immotivato astio che provava nei suoi confronti non era poi così immotivato, piuttosto si sarebbe potuto definire “istintivo”…
 
«Palinuro, vedo che non mi stai prestando ascolto» disse Fedromo scontento, nonostante sprizzasse sempre buonumore da tutti i pori. Lo schiavo ribatté prontamente all’accusa «Ti sbagli padrone, ho udito le tue parole» «Ma davvero? Allora ripetimi ciò che ho detto» «Facile, farneticavi su quanto sia dolce e bella Planesio, su quanto tu sia felice di averla finalmente nella tua casa e tra le tue braccia» «La tua attenzione è lodevole» “E’ la tua testarda stupidità ad esserlo” pensò Palinuro mentre annuiva “Non fai altro che parlare di questo!”.
 
La conversazione si spostò sulle entrate ed uscite economiche, prima che Planesio interferisse come suo solito e portasse il giovane sposo con sé, lasciando lo schiavo da solo nella stanza e soprattutto solo con i propri pensieri. Pur essendo uno schiavo, era abbastanza intelligente da capirlo: si era infatuato del suo padrone.
 
 Fedromo era uno di quei rari padroni che trattava quasi come dei pari gli schiavi più fedeli, anche se entro certi limiti; Fedromo era stato l’unico ad averlo accettato con noncuranza al proprio fianco nonostante le sue origini barbare; ed era sempre stato Fedromo colui che gli aveva insegnato a leggere, il dono più grande che avesse mai ricevuto in vita sua. Ciononostante le pratiche omosessuali non erano diffuse a Roma come lo erano in Grecia; ciononostante, l’uomo che ammirava, odiava e amava allo stesso tempo era sposato ufficialmente con una donna; ciononostante, lui era solo un miserabile schiavo mentre Fedromo era il suo padrone, quindi ogni velleità amorosa era impensabile ed impossibile da realizzare.
 
 In quel momento Fedromo, col viso lievemente arrossato e i capelli scombinati, tornò nella stanza dicendo «Palinuro, devi svolgere un compito per me». Lo schiavo si alzò e, senza dire nulla, si accostò al padrone.
 
Lo bloccò con le spalle al muro, e appoggiò la mano sinistra accanto alla testa dell’altro, che lo guardava stupito per quell’atteggiamento insolito. Palinuro, con l’altra mano, gli sfiorò la guancia che non avrebbe mai potuto accarezzare, con i polpastrelli delle dita sfiorò le labbra che non avrebbe mai potuto accarezzare. Il suo sguardo era carico di tristezza e un altro sentimento che Fedromo conosceva bene, ma che in quel momento non riconobbe.
 
Prima che quest’ultimo potesse parlare, lo schiavo arretrò di due passi e disse «Dimmi cosa devo fare per te, prima che calino le tenebre. E vedi di togliere un po’ di cibo dalla bocca della “dolce” Planesio, necessiti tu di averlo più di lei. Sembra che tu sia appena stato alla corte di Plutone, tanto sei bianco in volto» «Osi insinuare qualcosa, Palinuro?» rispose seccato il padrone, ma lo schiavo scosse la testa.
 
 La questione finì lì e, dopo essersi fatto spiegare in cosa consistesse la faccenda che doveva sbrigare, Palinuro si allontanò lesto dalla domus.
 
Col cuore gonfio di sentimenti contrastanti, corse via dalla fonte del suo dolore, pur sapendo che prima dell’apparizione della luna in cielo sarebbe tornato da lui.
 
E sarebbe tornato il sentimento che torturava il suo cuore.
 
 
THE END
  
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