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Autore: Freya Crystal    15/11/2014    3 recensioni
- Perché mi hai scelta, Pai? -
Un istinto inspiegabile le suggeriva cosa doveva dire. Retasu non si era mai rifiutata di dare ascolto a quella voce.
Gli occhi viola dell'alieno furono attraversati da un guizzo d'odio.
- Non ho idea di cosa tu stia parlando. -
Il ventaglio era ancora puntato verso di lei, ma Pai non accennava ad attaccarla.
- Sì, invece. Perché sei venuto da me? -
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pai Ikisatashi, Retasu Midorikawa/Lory, Ryo Shirogane/Ryan
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Farplane

 




Il tempo parve arrestarsi. La percezione della realtà perse progressivamente di significato, inglobata insieme a lei in un nero abisso senza fondo. Il suo corpo continuava a precipitare lentamente e inesorabilmente verso l'ignoto, forse condannato in eterno a rimanere intrappolato in quella condizione. Retasu aveva gli occhi aperti, ma era come se li stesse tenendo chiusi, tanta era l'oscurità intorno a lei. Il nulla la circondava, silente e angoscioso. 
Dove sono? 
Forse si trovava ancora dentro alla gabbia, delirante per la fame e la sete, in attesa dell'arrivo di Profondo Blu che avrebbe posto fine al suo dolore. Sprofondata in uno stato di semincoscienza, aveva tramutato gli ultimi brandelli della sua speranza in quel sogno dove aveva creduto di essere riuscita a scappare, ma la rassegnazione aveva fatto la sua parte, conferendogli quel triste epilogo. A quel punto sarebbe stato meglio svegliarsi e andare incontro alla morte, piuttosto che rimanere sola in quel limbo infernale.
Retasu sentì il suo corpo capovolgersi di colpo. Avvenne in maniera naturale, quasi fosse stata lei a volerlo. I piedi sospesi nel vuoto, come se stesse nuotando, vide comparire una luca che a poco a poco mutò il nero intorno a lei in bianco.
È così luminoso...
<< Riesci a sentirmi? >>
Il cuore le risalì in gola. 
<< Ah, mi senti... >> continuò la voce, non appena lei girò la testa di scatto.
Retasu si inebriò del suono di quella voce profonda e rassicurante che pareva abbracciarla col suo suono. Era tanto tempo che non l'ascoltava. << Non ti vedo. Dove sei? >> 
<< Proprio qui. >>
Girò su se stessa, speranzosa. 
Niente. 
Non c'era proprio niente oltre a lei. Da nessuna parte. 
Una sensazione di torpore la invase, come se la stanchezza e la debolezza si fossero improvvisamente risvegliate in lei, sopraffacendola. Faticava a tenere gli occhi aperti. 
Vacillò. Nei brevi secondi che seguirono cadde distesa sul suolo inesistente, profondamente addormentata. 


 
*****


Fu il più bel risveglio degli ultimi sei mesi, preceduto da un pacifico sonno senza sogni. Un suono delicato dalla parvenza di un sospiro le accarezzò l'udito, regalandole il buongiorno. Retasu mosse la testa nella sua direzione, come a volerlo catturare prima che si disperdesse nell'aria. Nel compiere quel gesto si accorse di essere sdraiata. La prima cosa che vide fu una fitta distesa di fiori bianchi e violetti intorno a lei. Respirarne il profumo le provocò un piacevole senso di vertigine. 
Questo posto...
Rumore di acqua che scorreva su altra acqua. 
Si mise a sedere, abbracciando l'area con lo sguardo. Un campo fiorito circondato dalla nebbia, cascate che si riversavano le une sulle altre disposte a scalini. Non ricordava di aver mai visto un posto più bello in vita sua. Esprimeva sacralità, pace, mistero. 
Percepì un tocco leggero sul viso, accompagnato dal suono di un sospiro. Rimase incantata a osservare lo spettacolare fenomeno che le si manifestò davanti agli occhi. A pochi centimetri dal suo viso fluttuava una sostanza liquida a forma di goccia, nella quale si riflettevano i colori dell'arcobaleno. Non seppe spiegare a se stessa il perché, ma le ricordò una lacrima. Non osò toccarla per paura di vederla svanire, limitandosi a seguirla con lo sguardo. Era certa che fosse stata quella lacrima a sfiorarle la guancia e credeva anche che avesse cercato di... parlarle
Il suo cuore perse un battito. Attraverso la lacrima Retasu individuò in lontananza una figura maschile che camminava nella sua direzione. Scattò in piedi sulla difensiva, mentre il cuore riprendeva a battere a un ritmo acellerato, tuttavia non si mosse. L'ansia e la curiosità la tennero bloccata sul posto, ad aspettare che quella figura alta si palesasse da più vicino oltre la nebbia. Ogni pensiero venne congelato e l'area circostante, per quanto magica, finì in secondo piano ai suoi occhi. 
Orecchie a punta: quel tratto distintivo della razza aliena cancellò in lei il dubbio che potesse trattatarsi di un essere umano. Avvertì un brivido cocente risalirle lungo la schiena. Cercò di reprimere ogni emozione per prevenire un'imminente delusione, ma alla vista della piccola coda laterale che sfiorava la spalla dell'alieno non ne fu più in grado. Questi fece ancora due passi verso di lei finché il suo volto spigoloso non fu perfettamente riconoscibile oltre il velo della nebbia. 
Retasu sentì dapprima caldo, poi freddo, in un'altalena di sensazioni. Gli occhi d'ametista dell'alieno brillavano di una luce diversa che non avrebbe saputo definire. Raramente aveva visto balenare la traccia di un'emozione in quelle iridi impenetrabili. 
Pai si fermò solo quando le fu di fronte. 
<< Finalmente ti ho trovata. >>
Rabbrividì al suono della sua voce. Era più bella di come la ricordava. 
<< Ti ho aspettata così a lungo... >>
Quella confessione la mandò in tilt. Anche lei lo aveva aspettato per tanto tempo. 
<< S-sei davvero tu? >>
La sorpresa di trovarselo di fronte in carne ed ossa le impediva di pensare lucidamente. 
Pai tese una mano verso di lei. << Sì, sono io, Pai. >>
Retasu fece inconsapevolmente un passo verso di lui. << S-sei vivo? >>
Lui annuì, donandole un lieve sorriso. Le si mozzò il respiro. Credeva che non avrebbe mai più potuto vederlo compiere quel gesto. 
<< C-com'è possibile? Anche se in fondo... credo di averlo sempre saputo, non potevi essere- >> Abbassò la testa, arrossendo. << T-ti chiedo scusa. Sono felice... di rivederti. >>
Trasalì. Pai l'aveva afferrata con delicatezza per le spalle. Rialzò la testa per guardarlo, stupita, ma subito la riabbassò, in totale, completo imbarazzo. Non sapeva come comportarsi. Tanto tempo prima l'alieno l'aveva spiazzata con un'azione imprevedibile, tuttavia non se la sentiva di respingerlo. 
Il respiro le si mozzò quando lui l'attirò a sé, cingendole la schiena. Rimase a occhi sgranati, la guancia premuta contro al suo petto, coccolata dal calore di quell'abbraccio. 
<< Due anni fa mi sono risvegliato in questo posto e ho capito che ero svanito senza di te. Ora che siamo di nuovo insieme non temo più niente. Mi sei mancata, Airyu. >>
Retasu raggelò. Rialzò la testa per guardarlo negli occhi. Ebbe un sussulto, i loro visi erano più vicini di quando si era aspettata. << Ma io non sono Airyu. >>
L'alieno la strinse più forte a sé, come sordo a quella rivelazione. << Il mondo è cambiato, ma il mio popolo e il tuo sono rimasti gli stessi: l'odio è l'unico sentimento che alimenta le loro azioni. L'aldilà sarà la soluzione ad ogni problema. >> La sua voce era intrisa di un risentimento perdurato nel tempo. Retasu si sentì sprofondare. 
<< Non toccarmi... >> mormorò con voce flebile, cercando debolmente di scostarsi da lui. In pochi minuti il suo desiderio di rivedere Pai si era tramutato in cenere. 
Perché dici così? E chi è questa Airyu? 
<< Ti prego, aiutami. >> 
Si immobilizzò. Il tono della sua voce era... supplice.
Pai, che ti è successo?
Era troppo sconvolta per porgli quelle domande direttamente. Restò tra le sue braccia, a occhi chiusi, dimentica di volersi allontanare. La confusione e lo shock le impedivano di reagire. Si sentiva stanca. 
I sospiri intorno a lei erano reali o frutto della sua immaginazione? 
Probabilmente sto delirando. Forse sono già morta. Pai non può essere qui con me. E poi... anche se fosse vero, mi chiama Airyu. Non mi riconosce. 
Quel pensiero la trafisse come un coltello piantato nei polmoni. 
Non mi riconosce.
Il suono di una voce diversa da quella di Pai spezzò l'incanto, riscuotendola dal suo torpore mentale. 
<< Apri gli occhi! >>


 

*****



<< Ryou, corri! >>
Il cuore prese a martellargli forsennatamente nel petto. L'urgenza nella voce di Keiichiro significava una cosa sola. Si precipitò al fianco dell'amico intento a individuare le coordinate esatte da cui proveniva il segnale.
<< Sono sicuramente le ragazze, non ho dubbi! >>
<< In Egitto!? >>
Ryou appoggiò le mani sulla scrivania, gli occhi che saettavano sulle onde propagatesi lungo la piantina dell'Egitto, a sud della città del Cairo. 
<< Così pare. Trovate! >>
<< Non perderle di vista! Vado a impostare la velocità massima del pilota automatico! >>
<< D'accordo! >>
La piramide di Djoser. Com'era possibile che le ragazze fossero comparse all'improvviso sulla mappa ai piedi di una piramide? Erano due giorni che non ricevevano alcun segnale sulla loro presenza...
<< Ho una buona notizia e una cattiva>>, lo informò Keiichiro mentre picchiettava i tasti sulla tastiera.
<< Prima quella buona, ne ho dannatamente bisogno. >> Ryou impostò la velocità massima del velivolo e perse l'equilibrio per l'impatto. Grandioso, ora in cabina mi odieranno ancora di più, pensò mentre si rialzava . 
<< La buona notizia è che non c'è traccia alcuna di alieni vicino a loro. >>
<< Bene... Quella cattiva? >>
Keiichiro si morse il labbro. << I segnali sono solo quattro. >>


 
*****



Ichigo, Minto, Purin e Zakuro salirono a bordo. Erano stremate. Pallide, sudate, coperte di graffi. I ragazzi le costrinsero a bere una pozione rigenerante a testa, poi, con sommo stupore di tutte e quattro, le abbracciarono con trasporto. I famigliari accorsero festanti in cabina e per un'ora buona non ci fu modo di ottenere una spiegazione su ciò che era successo. Ma la felicità scemò presto, di fronte al dolore di una famiglia mutilata. Retasu non era tornata a casa.
Le ragazze vennero sfamate e Ichigo raccontò a tutti l'accaduto, incapace di affrontare lo sguardo dei Midorikawa. 
<< L'esplosione generata dall'attacco del chimero ha fatto crollare una parete. Credevo che insieme a Minto, Purin e Zakuro avrei ritrovato anche... >> si morse la lingua. << Quando ci siamo riunite abbiamo capito che... Retasu... era rimasta intrappolata al di là della parete crollata. Abbiamo cercato di tornare indietro, ma gli alieni ci hanno chiuso la strada, facendo esplodere un pezzo del soffitto. Abbiamo cercato di incenerire le macerie mentre combattevamo, ma niente... erano indistruttibili. Poi, di colpo, tutto ha cominciato a tremare. Quei bastardi degli alieni si sono guardati negli occhi con un'espressione di puro panico e tutte noi abbiamo intuito subito cosa stavano per fare. Ci siamo fiondate su due di loro; io tenevo Purin per mano; Zakuro teneva Minto. Come ci aspettavamo, si sono teletrasportati in superficie. >>
<< Che ne è stato di quei due alieni? >>
Alla domanda di Ryou, Ichigo strinse i pugni. Fu Zakuro a parlare al suo posto. << Li abbiamo uccisi. >>
Calò un silenzio spettrale, interrotto bruscamente da Ichigo. << Ad ogni modo, Profondo Blu sarebbe dovuto venire a prenderci oggi. Gli serviamo, perciò Retasu è ancora viva. E noi ce la riprendermo. >>


 
*****



<< Apri gli occhi! >>
Retasu li riaprì di scatto, come a comando. Pai aveva sciolto l'abbraccio, permettendole di indietreggiare di qualche passo. Ogni forma di autocontrollo si sgretolò in lei di fronte a ciò che vide. 
Pai... non era più Pai. Al suo posto c'era un alieno dai lunghi capelli scuri e gli occhi di ghiaccio.
Retasu scivolò in ginocchio, attonita, fissando a occhi sbarrati l'alieno dall'inconfondibile mantello blu che la guardava dall'alto con aria di disprezzo. Il suo corpo era inconsistente, trasparente come il riflesso della propria immagine sulla superficie dell'acqua.
Profondo Blu parlò con voce sfigurata, gutturale. 
<< La fine non è lontana. >>
Retasu sentì le ossa raggelare e si irrigidì su se stessa. Il sovrano degli alieni le diede le spalle e alzò le braccia al cielo, come in preghiera. La nebbia si addensò sopra di lui e ben presto venne sostituita da una grossa sfera rossa pulsante. Profondo Blu si voltò un'ultima volta verso Retasu con espressione diabolica, prima di saltare all'interno della sfera e venirne risucchiato. 
Il tocco di una mano sulla sua spalla la ridestò dal suo stato catatonico. 
<< Tutto okay? >>
Retasu voltò la testa alla sua sinistra e restò senza fiato
Non può essere. 
<< Ehy! Mi senti? >>
<< Ma non lo capisci che è sotto shock? Lasciale il tempo di riprendersi un attimo! >>
Retasu voltò la testa alla sua destra, questa volta lentamente. Era in completo accordo con la seconda persona che aveva parlato e che adesso stava guardando negli occhi. Sì, aveva bisogno di contare fino a dieci, chiudere gli occhi e riaprirli per verificare se quei due fossero ancora davanti a lei. 
Così fece, sotto lo sguardo interrogativo del primo interlocutore e quello incuriosito del secondo. Quando riaprì gli occhi, Kisshu e l'alieno dagli occhi d'ambra erano ancora lì, in carne ed ossa.
<< Ma... Ma... >>
<< Capiamo come ti senti, o almeno credo >>, esordì Kisshu, grattandosi il mento con l'indice con fare pensoso. << Meno male che poco fa mi hai dato ascolto, quando ti ho urlato di aprire gli occhi, altrimenti Profondo Blu ti avrebbe sottratto la forza vitale. Immagino che se ci fosse stata la scimmia al tuo posto, quel bastardo avrebbe astutamente preso le sembianze di Taruto. >>
<< Smettila, deficiente! >>
<< Taruto...! >> 
L'esclamazione della ragazza fece sobbalzare entrambi.
Retasu si teneva le mani davanti alla bocca, un'espressione di puro stupore riflessa negli occhi. L'alieno dai corti e ribelli capelli castani era la versione cresciuta di quel piccolo diavoletto, sì, adesso ne era sicura; aveva faticato a riconoscere quei lineamenti da adolescente, perché due anni prima erano molto più infantili, così come il suo corpo, ora non più gracile. 
Taruto le sorrise. << Sì, sono io. >>
Qualcosa dentro di lei la convinse a credere a quelle parole. La voce stridula dell'alieno si era fatta più adulta assieme a lui: se nel tempo era cresciuto, significava che non era morto. E quindi anche Kisshu doveva-
<< Non siamo morti >>, le rivelò quest'ultimo, come se le avesse letto nel pensiero. 
Ora che lo osservava con più attenzione, mano a mano che lo shock si diradava in lei, Retasu notò che anche in lui erano avvenuti dei cambiamenti. Portava i capelli legati in un'unica coda e i lineamenti del viso non erano più quelli di un ragazzino, bensì di un giovane uomo; solo in altezza non era cresciuto più di tanto.
<< Come avete fatto a salvarvi? Volevamo offrire sepoltura ai vostri corpi ma prima che potessimo farlo... >> Retasu si sentiva a disagio a parlare di sepoltura, << beh, ecco... sono svaniti. >>
Kisshu scosse la testa con aria saputa. << L'acqua cristallo ci ha salvati, anche se salvati non mi sembra il termine più adatto visto che ci ha portati-
<< Kisshu, smettila. Non abbiamo tempo per spiegare! >> lo interruppe Taruto con urgenza, lanciandogli un'occhiata d'intesa. 
Kisshu sospirò. << Hai ragione. >> Retasu lo osservò mentre estraeva un oggetto luminoso dalla tasca dei calzoni. << Dà questa a Ichigo. >> 
La ragazza afferrò la fredda videosfera portale da Kisshu. 
<< E dà questa a Purin, non è molto ma non siamo riusciti a trovare altro. >> Taruto le mise una seconda videosfera nella mano destra. 
<< Ci spiace doverti lasciare così, senza poterti dare alcuna spiegazione, ma andiamo piuttosto di fretta. Abbiamo anche perso Pai. >>
Retasu sentì il cuore schizzarle in gola udendo le ultime parole di Kisshu. << È vivo? >>
Questi le lanciò un'occhiata maliziosa. << Certo che lo è. Ora dobbiamo proprio andare. >>
<< Andare? Dove? >> domandò con apprensione. 
<< Qui è tutto sotto controllo. Tu occupati della superficie >>, sentenziò Kisshu. 
Superficie? Allora sono davvero caduta in quel buco.
<< Aspettate! >> Retasu provò a fermarli, quando capì le loro intenzioni. I due alieni si erano fermati sotto la sfera rossa pulsante. 
<< Non preoccuparti, a Profondo Blu ci pensiamo noi. Voi Mew Mew impossessatevi più in fretta che potete degli ultimi frammenti d'acqua cristallo rimasti. >> Taruto la salutò agitando la mano. 
<< Aspettate! >> ripeté la ragazza con ansia crescente. << Dove state andando? >> 
<< Questi non sono affari tuoi >>, replicò Kisshu con un ironico sorriso. << Sono certo che qualcuno di nostra conoscenza ti aiuterà a uscire da qui. Ci rivedremo, pesciolina. >>
Retasu scattò in piedi così in fretta che avvertì uno strappo all'altezza delle cosce. Rincorse Kisshu e Taruto, mentre il primo già svaniva risucchiato dalla sfera. Non fece in tempo ad afferrare la caviglia di Taruto che anche lui scomparve. Indietreggiò dalla sfera come se le avessero dato la scossa, il cuore che batteva all'impazzata. Avvertiva un forte magnetismo che l'attirava verso di sé. Indietreggiò di qualche passo, accasciandosi sul prato. Era arrabbiata con entrambi e allo stesso tempo preoccupata per la loro sorte. Stavano andando incontro a Profondo Blu da soli. Mentre lei sarebbe dovuta rimanere in quel campo fiorito con le sue domande. 
Adesso cosa faccio?
Come esco da qui?
Che n'è stato delle ragazze?
Dov'è il vero Pai?


 
*****



Aveva fatto un cenno con la mano a Keiichiro, per fargli capire che aveva bisogno di restare solo. Si era chiuso nella stanza di Purin e Retasu coi propri pensieri, lo sguardo che vagava sui pupazzi di stoffa appoggiati sulla scrivania. L'ideatrice di quelle piccole creazioni era ancora imprigionata nel sottosuolo del deserto, forse morta. 
Ryou si passò aggressivamente una mano sulla fronte come a voler scacciare quel pensiero con le dita. Prima che potesse calcolarlo, si alzò in piedi e si mise a rovistare tra gli effetti personali della ragazza. Aprì i cassetti della scrivania, frugando tra i vari oggetti alla ricerca di nemmeno lui sapeva cosa. Trovò alcuni libri dalla copertina logora che Retasu era riuscita a salvare dalle macerie di casa sua, una penna, alcuni fogli da disegno e un album fotografico.
Un album fotografico. 
Ryou si bloccò nella sua febbrile ricerca e sfiorò la copertina lucida dell'album. Aprirlo avrebbe potuto intensificare il suo senso di colpo di fronte alla vista di alcune foto di famiglia, o avrebbe potuto inondarlo di malinconia se sullo sfondo avesse riconosciuto le pareti del Cafè Mew Mew. Con un tuffo al cuore decise di riporlo nel cassetto, consapevole che avrebbe solamente fatto del male a se stesso perdendosi nei propri ricordi e invadendo quelli privati di lei. Non era quello il momento adatto per sfogliare fotografie, mentre fuori dalla stanza qualcuno piangeva la perdita di una figlia e di una sorella. Infilò l'album nel cassetto, ma non appena lo spinse in fondo sentì qualcosa di metallico graffiare contro il legno.
Inspiegabilmente attratto dal desiderio di scoprire di che cosa si trattava, rovistò con le dita finché non sentì l'indice e il medio toccare un oggetto minuscolo. Ryou estrasse una chiave e i suoi occhi si posarono sul comodino accanto al letto di Retasu; l'ultimo cassetto aveva una fessura in cui la chiave avrebbe perfettamente combaciato, ne era sicuro. Si sentiva fuori posto, a disagio, ma allo stesso tempo non riusciva a ignorare il richiamo martellante che quel cassetto aveva esercitato su di lui non appena aveva messo piede nella stanza. 
Non posso farlo.
Fece per riporre la chiave sotto l'album fotografico, ma non appena le sue dite si staccarono dall'oggetto, Ryou lo afferrò con una presa ancora più salda e si diresse verso il cassetto chiuso. Fu così rapido ad agire che si accorse di quello che aveva fatto solo ad atto compiuto. 
Un quaderno verde. Si sedette alla scrivania, torturandosi le dita. 
Non devo farlo.
Perché Retasu teneva un normalissimo quaderno chiuso a chiave sul fondo del suo ultimo cassetto? 
Perché lo sto facendo?
Aveva giurato a se stesso che avrebbe solamente guardato il contenuto di quel cassetto e che poi lo avrebbe richiuso. Invece aveva preso quel quaderno e stava considerando l'idea di aprirlo. Cosa poteva avere di tanto importante?
Il senso di colpa lottò duramente contro di lui, ma alla fine ne uscì sconfitto. Ryou iniziò a sfogliare il quaderno e realizzò che in diverse pagine ogni singola riga di spazio era stata coperta dall'inchiostro. La calligrafia di Retasu era grossolana, un tantino goffa, ma chiaramente decifrabile. A quel punto Ryou non fu più in grado di tornare sui propri passi.

 
30 aprile 20**
Ventisette giorni. 
Sembra sia trascorso un anno, invece si può parlare a stento di un mese. 
Ho perso il conto del numero di morti che ho visto per le strade di Tokyo. Vorrei poter dimenticare assieme al loro numero anche le immagini  dei loro corpi che si sono insediate nella mia mente, ma non ci riesco. 
Quanta gente hai visto morire durante la tua vita? Forse tanta, forse nei modi peggiori. Che cosa pensavi in quei momenti? Come facevi a riprendere il controllo di te stesso? Cosa ti faceva andare avanti ogni giorno? Non smetto mai di domandarmelo. 
Quanti morti dovrò ancora vedere? Quanta sofferenza dovrò ancora respirare? Quanto durerà il mio tormento di fronte all'inaccettabile realtà? 
Tu non sei morto, mi ripeto. Non lo penso da ragazzina triste e sotto shock, sento una lucida consapevolezza radicata dentro di me. 
Per assurdo, questa è l'unica certezza che mi rimane.


Leggere quelle frasi risvegliò in lui immagini che aveva cercato inutilmente di dimenticare. Quelle parole d'inchiostro erano espressione di un dolore condiviso. 
Spezzata. Ecco come vide Retasu mentre descriveva con poche, affaticate righe, il suo stato d'animo in quel periodo così lontano e al tempo stesso così vicino.
Ciò che non riuscì a spiegarsi fu il destinatario del suo sfogo, anche se dentro di sé aveva intuito di chi potesse trattarsi. Continuò la lettura, incapace di staccarvisi dopo quel piccolo assaggio.

 
11 maggio 20**
Trentacinque giorni. 
Non imparerò mai come funziona la mente umana. Una mattina ti svegli e all'improvviso te la senti di parlare di cose di cui non avresti mai voluto parlare. 
Il giorno successivo alla fuga di Profondo Blu le astronavi hanno iniziato a solcare il cielo di Tokyo e nel giro di poche ore l'intera città è stata assorbita dalle fiamme. La mia squadra si era riunita al Cafè Mew Mew. Sapevamo che avremmo dovuto abbandonare il locale, quindi prelevammo tutto il materiale delle nostre ricerche. Ma non credevamo che l'invasione nemica sarebbe stata tanto tempestiva, così non appena sentimmo le prime esplosioni andammo nel panico. I ragazzi e Zakuro si rifugiarono sulla vostra astronave e noi Mew Mew rimamenti ci precitiammo dalle nostre famiglie. 
Quando Ryou, Keiichiro e Zakuro andarono a prendere Ichigo, la sua casa crollò sotto i loro stessi occhi mentre l'astronave decollava con a bordo i coniugi Momomiya. La governante di Minto e il suo cane fuorno trovati morti in giardino, mentre Minto trascinava un agonizzante Seiji verso l'uscita della villa in fiamme. 
Purin condusse i fratelli e le sorelle fuori dalla propria abitazione semicrollata con l'aiuto di Zakuro e questi continuarono a piangere ininterrottamente per un giorno intero dopo che furono saliti sull'astronave. 
I miei genitori salirono a bordo prima di me. Io riuscii a domare le fiamme lungo il corridoio che portava alla stanza di mio fratello, supportata dai miei poteri, ma il pavimento era fatiscente, così dovetti gettarmi fuori dalla finestra con Touya che mi tossiva tra le braccia. Devo ringraziare Minto, che mi afferrò durante il salto, o probabilmente saremmo morti entrambi dopo la caduta. 
Credo che quel giorno Zakuro, Ryou e Keiichiro, vedendo in che stato ci trovavamo noi ragazze, ringraziarono di non avere nessun famigliare da proteggere. Forse... Oppure il mio è un pensiero crudele. Tu che cosa diresti?
Rivelare la nostra vera identità ai nostri cari fu arduo. Ma necessario. Quando i miei genitori mi videro salire a bordo con Touya in tenuta da combattimento non potei negare loro l'evidenza. Lo shock che provò ognuno di loro di fronte alla distruzione di Tokyo si sommò alla consapevolezza di avere una figlia o una sorella Mew Mew. 
Nei giorni a seguire ci sentimmo in colpa nei confronti dei cittadini. Non c'era spazio a bordo per altre persone. Ne avremmo potute salvare altre dieci. Ma questo avrebbe significato negare la salvezza al resto della popolazione. Ti chiederai perché non provammo a salvare nemmeno dieci persone. E io ti rispondo con un'altra domanda: con quale criterio avresti scelto quelle dieci persone? Bambini? Ma quali bambini meritavano più di tutti gli altri milioni di essere salvati?
Fosse dipeso da me, avrei caricato a bordo tutta Tokyo. Ma non si poteva fare. 
Io e le ragazze scendemmo spesso in campo per cercare di contrastare gli alieni, ma dopo tre giorni di vana resistenza fummo costrette a ritirarci perché eravamo in netto svantaggio di numero, mentre la gente veniva rapita, moriva di stenti o veniva uccisa a sangue freddo. 
Credevo che il peggio fosse già arrivato. E invece...
Tramite i vostri computer i ragazzi localizzarono la presenza di altri alieni che si stavano espandendo in tutto il Giappone. Masha, la nostra robottina-rilevatore, si agitò a tal punto che dovemmo disattivarla momentaneamente, perché non riusciva a reggere le migliaia di segnali che le arrivavano. Tornò in funzione solo quando i ragazzi modificarono al meglio le sue apparecchiature.
La mia squadra ha volato senza sosta da allora, ignara di quanto carburante disponesse la vostra astronave e della maggior parte delle sue funzionalità, finché i ragazzi non sono riusciti a svelare alcune delle numerose incognite. Devo ammettere che le vostre scorte di carburante sono infinitesimali, quello che abbiamo trovato nella sala macchine basterà, secondo i ragazzi, a tenere in moto l'astronave per dieci anni. Il vostro cibo ci ha sfamati fino ad oggi e credo che quando finirà saremo costretti a saccheggiare i supermercati abbandonati come sciacalli. Ma per il momento grazie al tuo aiuto e a quello dei tuoi compagni, ce la stiamo cavando. Anche se non ci siete più, continuate a sostenerci. E di questo vi sarò debitrice a vita. 
Grazie.


Non è stato crudele il tuo pensiero, Retasu, bensì sincero. Se solo sapessi quanto ringraziai quel giorno di non avere nessuno da proteggere.
Ryou prese un respiro profondo. Non poteva negare che Kisshu, Pai e Taruto fossero stati di vitale aiuto a tutta la squadra, eppure provava un senso di bruciante fastidio di fronte alla palese gratitudine che Retasu mostrava nei loro confronti. Si sentiva... inutile. 

 
13 maggio 20**
Trentasette giorni.
Sono sicura che se tu fossi qui, potresti darci una spiegazione. Pare che la dispersione dell'acqua cristallo abbia permesso la formazione di misteriose pietre contenenti video di alcune aree della Terra.Queste pietre sono trasparenti come vetro, di forma sferica perfettamente levigata, grandi quanto una mela; al loro interno scorre una sostanza liquido-gassosa che, secondo i ragazzi, genererebbe l'innesco di emozioni e ricordi in esse contenuti sottoforma di filmato. Non sappiamo di preciso di quale sostanza siano fatte, ma pare che fungano da registratori naturali. Nessuno di noi riesce a spiegarsi l'origine di questo fenomeno e io fatico tutt'ora a credere nella loro autenticità. Tu sapresti dirci di che cosa si tratta, ne sono certa. 
Dieci giorni dopo la fuga di Profondo Blu, Ryou e Keiichiro rilevarono un segnale sospetto nelle Filippine che non indicava la presenza di un essere vivente. Noi Mew Mew decidemmo di andare in esplorazione lungo la costa sud-occidentale. Stando alle cordinate forniteci, raggiungemmo una di queste sfere sepolta sotto la sabbia. I ragazzi la studiarono per due giorni interi, finché non scoprirono che conteneva un filmato visibile tramite computer; la chiamarono videosfera. Non credetti ai miei occhi, mi sembrò di assistere a un documentario. La videosfera ci mostrò un'autentica meraviglia naturale, una macchia di verde e blu disabitata. I ragazzi riuscirono a ricavarne le coordinate geografiche e, nel luogo indicato, trovammo quindici frammenti d'acqua cristallo immersi in una conca d'acqua nascosta tra la vegetazione. Il potere sprigionato dai frammenti fu così forte che tutte noi ci sentimmo improvvisamente pervadere da un senso di benessere e forza uniche. Prelevammo i frammenti e i ragazzi li sigillarono in provette apposite. Da allora, abbiamo rivenuto circa centocinquanta frammenti d'acqua cristallo grazie alle indicazioni forniteci dalle videosfere sparse su tutto il pianeta. E pensare che Profondo Blu vi aveva fatto credere che in tutto ne esistevano meno di una decina... 
Senza la vostra astronave non potremmo percorrere viaggi extracontinentali, impossessarci delle sfere e recuperare i frammenti d'acqua cristallo. Ancora una volta, mi sento in debito con voi. Ancora una volta vi dico la parola più bella mai esistita.
Grazie.


Ryou strinse inavvertitamente la pagina del quaderno. Gli si mozzò il respiro quando la vide stropicciarsi sotto le sue dita, non si era accorto di quel gesto involontario.
 
17 maggio 20**
Quaranta giorni.
Oggi siamo state in Kenya. Gli alieni ci avevano precedute, così la ricerca della videosfera rilevata da Ryou e Keiichiro si è tramuta in una battaglia all'ultimo sangue. Non ho la forza per riviverla, perciò perdonami se non te la racconterò... Anche se risparmiarti certi dettagli non credo sia proprio un male. 
Posso ancora sentire le imprecazioni esasperate del signor Momomiya al nostro ritorno a bordo. E' avvilente per noi mostrarci alle nostre famiglie con un polso slogato, un taglio su una gamba o una bruciatura sul collo. Venerdì scorso Purin è tornata con un grosso livido sul braccio, a seguito di uno scontro avvenuto con gli alieni in Turchia per impadronirsi di un'altra videosfera; mia madre per poco non è svenuta vedendo in quali condizioni si trovava, per lei è inacettabile che la Terra abbia scelto di mandare in guerra una bambina poco più grande di Touya e vederla tornare a casa con delle ferite del genere la devasta. Ma d'altronde noi non possiamo farci niente. La nostra vita è questa, ormai. Se non vogliamo morire dobbiamo accettarla e le nostre famiglie ne sono consapevoli quanto noi. 
Per fortuna continuiamo a vincere contro i nostri avversari. I frammenti d'acqua cristallo di cui disponiamo aumentano di giorno in giorno. Ancora non sappiamo cosa ne è stato di Profondo Blu, ma non abbassiamo la guardia. E' una gara continua, alla ricerca di videosfere e frammenti d'acqua cristallo; se gli alieni ci battono sul tempo, dobbiamo infiltrarci in icognito nelle loro basi per sottrargli ciò che ci serve. 
Non credo mi sentirò mai pronta per affrontare nuovamente Profondo Blu, ma so che prima o poi quel giorno arriverà. Quando non siamo in missione, in attesa che Ryou e Keiichiro rilevino nuovi segnali, io e le ragazze ci alleniamo nella vostra palestra. Se non ci fosse, non potremmo sviluppare le nostre potenzialità in un luogo sicuro. Ancora una volta,
grazie.


Ricordava bene la reazione dei genitori delle ragazze. Ricordava ogni singola occhiata che gli veniva riservata ogni volta che loro cinque tornavano a bordo dopo uno scontro con gli alieni. Disappunto, rimprovero, rabbia sorda, questi i sentimenti che gli venivano riversati addosso. Erano stati lui e Keiichiro ad ingaggiare le Mew Mew. Agli occhi dei famigliari, erano loro i responsabili dei pericoli ai quale venivano sottoposte. Non poteva biasimarli. 
Come non poteva comprendere a fondo quel "grazie" che Retasu continuava a rivolgere a Kisshu, Pai e Taruto. 

 
21 maggio 20**
Quarantaquattro giorni. 
Ryou e Keiichiro sono davvero geniali. Hanno progettato degli oggetti speciali dagli effetti devastanti: si chiamano pecegranate e sono in grado di sollevare una nube accecante nell'area in cui vengono gettate; si riveleranno molto utili nelle missioni, quando dovremo depistare i nostri inseguitori o darcela a gambe in situazioni d'emergenza. 
Il tempo passa così in fretta, eppure i ragazzi riescono sempre a fare mille cose in un solo giorno. Da tempo stavano svolgendo ricerche su noi Mew Mew, sostenevano che avessimo bisogno di seguire una dieta speciale per potenziare le nostre abilità. Ebbene, oggi ci hanno fatto bere da una fiaschetta di vetro una sostanza che sapeva di acqua di mare. Il sapore era terribile, ma stando a quanto dicono loro, questa sostanza ci permetterà di sviluppare nuovi poteri. Mi fido della loro parola. 
Tutto torna, finalmente. Adesso capisco il loro atteggiamento enigmatico quando ci chiedevano di prelevare sempre un po d'acqua di mare prima che tornassimo a bordo. 


Ryou sorrise innavertitamente. Avrebbe voluto sentirsi utile alle ragazze come quel giorno. Fu felice di leggere quelle righe. 
 
A quanto pare il mare riveste un ruolo fondamentale nella mia vita. Ne sono sempre stata attratta sin da piccola. Adoravo sfogliare libri di fotografie di paesaggi naturali e di barriere coralline. Il mio DNA è unito a quello di una neofocena e quando sono in acqua in circostanze particolari posso subire una mutazione che mi rende simile a una sirena. Adesso dell'acqua di mare mi nutro anche. Sembra che il mio destino sia stato scritto per rendermi una Mew Mew. Faccio fatica a formulare questo pensiero, nei primi mesi della mia nuova vita stentavo a credere che la Terra mi avesse conferito questo ruolo e spesso mi sentivo inadeguata. Sorvolerò sul fatto che proprio tu, spesso, mi hai fatta sentire come tale. Acqua passata, lo giuro, perché adesso capisco che non è mai stata colpa tua. Ero io che mi sentivo inferiore e davo modo agli altri di sfruttare questa mia insicurezza.


Sapeva a quale dei tre alieni si riferiva Retasu. Il freddo e spietato Pai, colui che inspiegabilmente aveva dato la sua vita per salvarli. 
Un lampo di consapevolezza lo investì come uno schiaffo in pieno volto. 
Non era per tutti che Pai si era sacrificato.
Avendo scavato tra i ricordi di Retasu, ormai gli risultava evidente che durante le battaglie tra i due fosse nato una sorta di legame, per quanto assurdo potesse sembrargli. Era innegabile, altrimenti perché lei continuava a scrivere come se gli stesse parlando direttamente? 
Pai si era sacrificato per Retasu. 

 
Forse proprio a causa di questa mia insicurezza quel giorno agisti in modo tanto imprevedibile. Sapevi che non avrei potuto difendermi da te. Immaginavi che quando ci saremmo rivisti non avrei avuto il coraggio di affrontare la questione e che quindi sarebbe stata dimenticata nel giro di poco tempo. 
Volevi confondermi? Volevi che la smettessi di cercare un dialogo con te? O forse, semplicemente, per una rara volta, anche tu hai perso il controllo e hai agito d'impulso? Qualunque sia stato il tuo intento, di una cosa sono certa: quel gesto per te ha avuto significato. Un significato che forse resterà per sempre inespresso. Mi tormento ancora, sai?, cercando di interpretarlo. 
Mi hai spaventata, ma mi hai anche mostrato una parte di te che non credevo avrei mai potuto vedere. Mi hai dimostrato di non essere il soldato di pietra che volevi far credere di essere, ma un essere vivente fatto di carne e di sangue e, dunque, di emozioni. Chi si sacrifica per la salvezza del popolo nemico non fa mai niente senza una ragione. Benché volessi porre una maggiore distanza tra me e te con quel gesto, in modo contorto mi hai dimostrato che era proprio di emozioni che avevi bisogno, emozioni che tu continuavi a reprimere perché consapevole di non potertele permettere. Pai, il bacio che mi hai dato è stato uno sfogo, una richiesta d'aiuto auto-negata. Sbaglio?
Mi piacerebbe chiederti se ho ragione oppure no.

Mai, nemmeno vedendo Ichigo e Masaya insieme si era sentito così. Mai prima d'allora. Che cosa gli stava accadendo? Si sentiva così... così strano per cosa? Per un bacio rubato due anni prima da uno che era ormai morto? 
Perché aveva accartocciato la pagina? Perché aveva voglia di prendere a pugni l'armadio? Perché aveva preso a camminare avanti e indietro lungo il perimetro della stanza?
Perché Retasu gli mancava così tanto da togliergli il respiro e da farlo sentire soffocare? 
Perché? 
Era giusto lasciarsi sopraffare da quelle emozioni in un momento del genere? Sarebbe stato giusto provarle in qualsiasi altro momento?
Ovunque guardava, Ryou trovava solo domande.



 
*****















Spazio dell'autrice
Sì, lo ammetto: mi piacciono i casini. E scommetto che le fan di Pai hanno fatto questa faccia =.='' quando hanno capito che non era il vero Pai quello che ha visto Retasu :P Lo sapete che sono antipatica, ma almeno vi ho fatte contente con la comparsa di Kisshu e Taruto! :D Non erano morti! (ma va? u_u)
Profondo Blu con un cattivo trucco si è finto Pai per ingannare Retasu e chissà perché si stava facendo una passeggiatina in quello strano posto (posto che tra l'altro dovrebbe ricordarvi qualcosa)...
Vi era mancato l'algido alieno? A me no. Lo so io chi vi manca u_u
Pai: << ?? >>
Ci vediamo presto, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Un bacio!






  
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