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Autore: NadiHazza    15/11/2014    1 recensioni
A volte anche un cuore di pietra può imparare ad amare...
Genere: Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Oh giusto non ti ho detto il mio nome, sono Peter Pan-
Rimasi ammutolita.
-E solo io decido chi se ne va da qui chiaro?- mi chiese con aria di sfida
-Tu sei un pazzo se credi che resterò qui-
-Non puoi andartene-
-Si invece!-
-Cavolo, mi avevano detto che le ragazze non capiscono ma fino a questo punto..-
-Ehi non provare a darmi della stupida o ti riduco la guancia come il tuo amico-
-Certo che sei cattivella è- disse giocando con una foglia e facendo quello che mi era parso un sorriso. Poi ritornò improvvisamente serio, questi suoi sbalzi di umore mi spaventavano.
-L'ombra non sbaglia mai, se ha preso te al posto di Daniel un motivo ci sarà stato-
-Ha preso me perché Daniel non sapeva quel che...un momento, ma tu come fai a sapere di Daniel?-
-Te l'ho già detto, sono Peter Pan e non mi sfugge niente. Tu piuttosto, hai qualcosa di strano-
-Che intendi dire?-
Prima di rispondere iniziò a girarmi attorno, come per studiarmi.
-Io so i nomi di tutti, so chi è destinato a rimanere sull'Isola, chi invece si unirà ai pirati e chi tornerà a casa perché è troppo debole. Ma di te non so niente. Perché?-
-Ah se non lo sai tu- risposi ridendo
-Sei interessante-
Non sapevo come interpretare quelle parole. Peter adesso era davanti a me e aveva iniziato a fissarmi negli occhi; era come se dentro a quel mare blu nascondesse qualcosa...
Non sapevo che mi prendeva ma iniziai a provare una strana emozione, in quel momento, li sola con lui, mi sentivo protetta e non avevo idea del perché.
-Lo scoprirò- disse, non sapevo a cosa si stesse riferendo ma sembrava preoccupato.
Mi prese per il polso, proprio quello ferito; io lo ritrassi e poi me lo tastai. Quel taglio maledetto mi faceva ancora male.
-Che ti sei fatta?- mi chiese
-Niente-
-Fa vedere-
-No, non toccarmi-
-Senti ma perché sei così? Di solito tutti i bimbi sperduti obbediscono ai miei ordini senza obbiettare, tu..-
-Ti sei mai chiesto come mai non discutono con te?-
-No, non mi interessa-
-Forse perché hanno paura di te-
-E invece tu no a quanto pare- mi disse
-Non mi fai paura, sei solo un ragazzo egoista che sa solo dare ordini-
-Oh ma so anche essere gentile- e mi prese il braccio. Stavo per divincolarmi quando Peter mi tolse la stoffa che mi ero legata al polso, poi con un gesto della mano fece sparire la ferita.
-Sarò crudele ma io curo sempre i bimbi sperduti e tu non fai eccezione-
-Quanto te lo metterai in testa che io non sono né voglio essere una ragazza sperduta?-
-Tu sei stata abbandonata, non hai mai conosciuto i tuoi genitori-
-Come fai a saperlo? Non hai detto che non sapevi niente di me?-
-Infatti, ho tirato a indovinare: la prima cosa che chiedono quelli che vogliono andare a casa sono i genitori o i fratelli. Tu non hai mai detto nessuna di queste due cose.-
Sentivo le lacrime salirmi agli occhi, ma non volevo piangere di fronte a lui. Era vero, io non avevo una famiglia, non avevo nessuno che aspettava il mio ritorno, tranne forse i bambini dell'orfanotrofio. Volevo loro molto bene, ma nonostante ciò mi ero sempre sentita fuori posto. Forse sarei potuta restare, almeno per un po'...in fin dei conti non avevo niente da perdere, tuttavia non volevo diventare crudele come Peter. No, io sarei rimasta me stessa.
-Vieni-
Non ero ancora sicura se fidarmi di lui o no quindi rimasi ferma e non mi mossi.
Pan sbuffò poi venne deciso nella mia direzione a mi prese per un braccio, dopo pochi secondi stavamo volando. Sentivo l'aria fresca riempirmi i polmoni e la mia bocca si distese in un sorriso, in quel momento mi sentivo libera. Guardai Peter e notai che mi stava guardando e stava sorridendo, ma appena notò che anche io lo stavo guardando assunse di nuovo la sua espressione seria e cupa.
Arrivammo ai piedi dell'albero enorme che avevo visto...mmm quanto tempo era passato da quando l'avevo visto? Difficile a dirsi, qui il tempo scorreva in modo diverso.
L'albero era cavo; scoprii che quello era il “dormitorio” dei bimbi sperduti. C'erano tante piccole brandine una accanto all'altra e i ragazzi stavano dormendo, sembravano anche innocui a quella vista.
Stavo per dire qualcosa ma Peter mi fece segno di stare in silenzio. Poi riprese il volo e mi portò più in alto. L'albero era cavo fino alla sommità ed era illuminato da tante candele che diffondevano una luce fioca, ma quel che bastava per vedere la strada.
Atterrammo su una specie di pianerottolo, poi lui mi fece cenno di seguirlo ed entrammo in una specie di camera con al centro una brandina più grande delle altre, su un pezzo di tronco adibito a comodino c'era una grossa candela e un pugnale. Da quel dettaglio dedussi che si trattasse della camera di Peter Pan.
-Perché mi hai portata qui?- gli chiesi
-I bimbi sperduti non sono tutti d'accordo sul fatto che resti qui, quindi per il momento è meglio che rimani in camera mia, nessuno entrerà qui-
In quell'istante capii che forse non era crudele come voleva far credere, altrimenti come si spiegherebbe il fatto che mi stesse proteggendo?
-Amy- gli dissi
-Cosa?- mi chiese
-Mi chiamo Amy-
-Oh, bene Amy se vuoi puoi dormire-
-E tu?-
-Io ho delle faccende da sbrigare- rispose con quel suo tono cupo.
Mi diressi verso la branda e mi coricai, tirandomi la coperta fin sotto il mento.
-Peter?-
-Eh?-
Stava per andarsene ma io lo costrinsi a girarsi.
-Resteresti con me per un po'?-
-Cosa? Non dirmi che hai paura-
-Non ho paura!- ribattei secca -Solo che...che ho bisogno di qualcuno vicino per addormentarmi-
Alzò gli occhi al cielo e disse -Questa proprio mi mancava- e scuotendo la testa disse -ragazze-
Nonostante ciò venne verso di me e si sedette su un lato della branda. Tra di noi scese un silenzio imbarazzante, nessuno dei due spiccicò parola.
Mi sentivo veramente strana, prima stavo morendo di freddo e adesso avevo un caldo pazzesco, mi sentivo avvampare, e non credo fosse per colpa della coperta. Quel ragazzo mi faceva un effetto inspiegabile, mi incuteva timore ma al tempo stesso era come se mi trasmettesse tenerezza.
Peter, che era solito guardarmi negli occhi, adesso si fissava gli stivaletti a punta.
Il sonno stava cominciando a impossessarsi del mio corpo e iniziai a sentirmi gli occhi pesanti.
Peter adesso mi stava osservando, e per l'ennesima volta in quella giornata, mi persi in quegli occhi azzurro mare.
-Che hai?- gli domandai
-Niente, solo che sei diversa...diversa da come mi aspettavo- disse -Vuoi apparire come una invincibile, ma sotto sotto anche tu sei fragile-
-Non è vero- avrei voluto dirgli, ma stetti zitta perché sapevo che era la verità. Anche se nessuno l'aveva capito prima.
-Anche tu sei diverso da come mi aspettavo- gli dissi
Lui assunse un'espressione quasi meravigliata, di stupore, come se nessuno gli avesse mai detto una cosa simile prima d'ora. Forse io e Peter eravamo più simili di quando non pensassimo...
Dopo un po gli presi la mano e gli dissi- Guarda che l'ho capito che in te c'è molto di più- e prima di chiudere gli occhi mi parve di scorgere del rossore sul suo viso. Poi lasciai che il sonno mi trasportasse in un'altra dimensione.




Quando mi risvegliai notai che Peter non se n'era andato, era lì che dormiva sul pavimento.
Sembrava quasi dolce così rannicchiato e con gli occhi chiusi. Mi sorpresi a fissarlo. Che stavo facendo?!
Decisi di andare a dare un'occhiata fuori,ma delle braccia mi tirarono indietro non appena misi la punta del piede sul pianerottolo.
-Dove credi di andare?-
-Ma tu non stavi dormendo?-
-Ho il sonno leggero- mi rispose Peter -Allora qual'era il discorso che in me vedi qualco..-
Fummo interrotti da delle urla provenienti dal piano di sotto.
-Aspetta qui- mi disse, per poi sparire oltre il pianerottolo.
Dopo quelle che mi parvero ore, eccolo che tornava, ma la sua espressione non era delle migliori.
Con lo sguardo sembrò dirmi che c'era qualcosa che non andava.
-Problemi con i bimbi sperduti?- gli chiesi
Si limitò a guardare per terra, poi iniziò a torturarsi il labbro con la mano; a quel punto gli riformulai la domanda, forse in modo più brusco di quanto avrei voluto -Mi dici che cavolo è successo?!-
-Vuoi davvero saperlo?!- mi urlò -Per colpa tua è successo un casino! Ieri sera quando mi hai detto quelle cose, Rufio era venuto sul pianerottolo per avvertirmi dell'arrivo di nuovi ragazzi-
prese fiato e poi proseguì -Ha sentito il nostro discorso e l'ha detto agli altri, ora pensano che sto perdendo il mio ruolo da leader e vogliono che tu te ne vada-
Vedendomi in dubbio finì la frase -O te ne vai tu o saranno loro a cacciarti dall'Isola che non c'è-
-Ma come possono se solo tu decidi chi se ne va da qui?!-
-Se non ti mando via all'istante mi verranno a cercare e...-
-E?-
-E non mi vorranno più come capo-
Ci fu una pausa di silenzio, poi Peter mi guardò con indifferenza e assunse quella sua posizione da “qui comando io non provare ad opporti alle mie decisioni”. Purtroppo avevo capito: sarei dovuta andare via.














Eccomi qui come promesso col nuovo capitolo :) Che ne pensate?
So che probabilmente mi starete odiando per averlo fatto finire così u.u ma portate pazienza ;) Il prossimo capitolo sarà l'ultimo, perchè come ho già detto all'inizio della storia, mi sono ispirata ad un sogno quindi non volevo fare una ff troppo lunga e credo che 3 capitoli siano giusti u.u
Aggiornerò la settimana prossima così finalmente saprete cosa succederà a Amy e Peter....
Un abbraccio a tutti
NadiHazza

p.s. Personalmente credo che Robbie Kay (Peter Pan) sia molto carino u.u
 

  
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