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Autore: Serith    18/11/2014    2 recensioni
Tai Lung fa i conti con i mostri della prigione, Shifu è in cerca di un equilibrio e la piccola Tigre combatte per avere un posto al sole.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Shifu, Tai Lung, Tigre
Note: nessuna | Avvertimenti: Furry, Tematiche delicate
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3. Il mostro dell'orfanotrofio


 

La piccola Tigre diede un calcio ai resti di quella che una volta era la sua sedia e poi si abbracciò, agitando nervosamente la coda. Iniziò a girare in circolo nella sua stanza come un animale braccato. La porta era bloccata, impedendole di uscire, l'unico contatto con l'esterno una fessura.

L'ansia che provava rasentava l'angoscia. La signora Bao stava parlando con un uomo che non aveva mai visto. Sapeva che sarebbe successo, avrebbe dovuto aspettarselo! Era stata molto cattiva e quell'uomo era venuto per portarla via, probabilmente in un posto tetro dove sarebbe rimasta sola per sempre. Come aveva detto, uno degli altri bambini? Sei tanto tanto cattiva, quindi finirai in prigione! Sì, Prigione, aveva detto così. Tigre si raggomitolò a terra, dandosi carezze di conforto. Sì, molto probabilmente l'avrebbe portata lì. Era quello che si meritavano le creature crudeli come lei. Altrimenti, perché avrebbe spezzato il braccio a Tong?

 

*

 

Shifu si fermo pensieroso davanti la porta dell'orfanotrofio, sospirò... Ed infine bussò. Le sue orecchie sensibili udirono immediatamente il ticchettare frettoloso di zoccoli su assi di legno, come se il personale dell'orfanotrofio non avesse aspettato altro che il suo arrivo, e si ritrovò davanti nient'altro che la signora Bao.

“Maestro Shifu! Sono così lieta che abbiate accettato di venire!” L'inclinazione supplichevole nella voce della direttrice incuriosì il panda rosso. Notò subito che la donna era cambiata rispetto a molti anni prima, più grigia, decisamente più stressata. Magari a causa della piccola che le stava causando dei problemi?

Ma in fin dei conti lui stesso sentiva di essere invecchiato negli ultimi tempi, ed a causa di qualcuno che tecnicamente era stato in sua custodia. Le coincidenze, eh?

Non essere sciocco. Sei venuto qui solo per correggere una bambina. “E' un piacere, signora Bao. Come vanno le cose qui?”

“Non bene temo, Maestro, io... Ma non restate qui fuori. Entrate”. Shifu percepì una certa ansia nel modo di comportarsi della pecora. Curiosamente, da una parte si sentì un po' dispiaciuto per lei. Dall'altra, il suo senso dell'indagine lo mise in allerta.

“Ho mandato tutti gli altri bambini a giocare nel cortile interno, così avrete tutto lo spazio di cui avete bisogno. E' terribile. Non ho mai visto nulla di simile...” la direttrice s'interruppe all'improvviso e lo guardò, come se si fosse ricordata di qualcosa. “Ho saputo di vostro- del vostro allievo. Sono veramente dispiaciuta”.

Shifu avrebbe dovuto aspettarselo. Si rese conto che aveva quasi sperato che la pecora non toccasse l'argomento. Ma come non avrebbe potuto farlo? Era unito con la direttrice Bao da un sottile legame, creatosi venti anni prima grazie ad un bebè di leopardo avvolto in un panno violetto...

 

*

 

Era stato un inverno molto duro quello che era sceso in gran parte della Cina quell'anno. Ad eccezione forse delle regioni costiere tutte ne avevano risentito, a pagare lo scotto maggiore ovviamente quelle più povere, dove l'inflazione impediva alla popolazione di comprare la legna per scaldarsi. Purtroppo le morti per assideramento erano state considerevoli, con alcuni casi perfino nella Valle della Pace.

A causa della sua posizione, il Palazzo di Giada rimase isolato per settimane; nessuno poteva arrivare od andarsene. Fortunatamente le cantine erano piene di cibo, così sia lui, Oogway che il personale del Palazzo non ebbero problemi, almeno da quel punto di vista.

In quelle giornate, Shifu aveva camminato inquieto per i corridoi dell'edificio, tanto che l'anziana tartaruga aveva accennato con divertimento ad un vecchio proverbio: “la pazienza è la virtù dei forti, caro Shifu”.

Poiché ciò che spazientiva il panda rosso era il non avere allievi, e lui voleva insegnare il kung fu. Era una cosa che gli riusciva piuttosto bene e che amava fare, riempendolo di orgoglio.

Sembrava purtroppo che l'inverno avesse generato una carenza di appassionati per quell'arte impegnativa, che richiedeva un impegno costante e completo.

Tuttavia, avrebbe notato Shifu anni dopo, dove la quantità era mancata sarebbe poi eccelsa la qualità. Alcune delle scuole di kung fu più famose di tutta la Cina - Li Dai, Kunyu, Wudang - avrebbero quell'inverno ammesso tra i loro allievi alcuni dei talenti più promettenti dell'ultimo secolo: Rino Tonante, Maestro Croc, Hua Mao...

Sembrava destino quindi che Shifu trovasse Tai Lung davanti alle porte del Palazzo proprio in quel periodo.

Erano stati i vagiti ad attirarlo fuori, pensando che una famiglia di volatili con un neonato fosse volata fin lì a chiedere ospitalità o un po' di cibo... era già successo. Gli era sembrato strano però che nessuno avesse bussato. Aveva aperto le porta, aspettandosi di trovarsi davanti delle facce supplichevoli... ed invece si era ritrovato davanti solo il buio della notte, ed un neonato avvolto strettamente in un panno viola.

Stava nevicando. Shifu si era guardato attorno, sperando di vedere un movimento o comunque qualcosa che avrebbe rivelato la presenza dei genitori del piccolo. Chi mai aveva scavato nella neve per arrivare fin lì con il solo scopo di abbandonare il proprio figlio? Purtroppo o per fortuna, nessuno comparve. Né in quel momento, né mai.

Nei giorni seguenti Shifu era stato estremamente indeciso su cosa fare con il neonato. Aveva scoperto che era un leopardo delle nevi, e ciò aveva suscitato in lui molti interrogativi. Era risaputo infatti che la razza risiedesse nelle regioni montagnose del Gansu e del Sichuan, dove il clima impervio ed il territorio isolato aveva forgiato gente dura, schiva, tenace ad ogni condizione climatica...

Perché il piccolo era stato portato lì, in un posto così lontano dalla sua terra natìa?

Inizialmente Shifu non aveva nemmeno provato a considerare l'idea di tenere il leopardo. Non si era mai sentito a suo agio nei contesti familiari, non quando il suo stesso padre l'aveva molti anni prima abbandonato.

Così, quando il tempo migliorò, portò il neonato all'orfanotrofio di Bao Gu.

Anche allora gli aveva aperto la direttrice, la signora Bao. Alla sua richiesta se poteva tenere il piccolo, la pecora si era molto dispiaciuta, ammettendo che all'orfanotrofio erano venuti ultimamente molti piccoli, vuoi perché i genitori preferivano che stessero sotto un tetto al riparo dal freddo, vuoi perché il freddo se li era portati via...

Un tantino deluso dalle risposte della pecora, Shifu era tornato al Palazzo con il piccolo leopardo. Alcuni giorni dopo aveva deciso due cose: che il neonato si sarebbe chiamato Tai Lung, e che sarebbe rimasto al Palazzo di Giada a tempo indeterminato.
 

*

 

“Non ha importanza. Dunque, cosa vi ha spinto a chiedere il mio aiuto?”.

S'incamminarono per un lungo corridoio che Shifu aveva solo potuto intravedere anni prima. Gli interni della struttura erano quasi tutti in legno, ed era chiaro che necessitassero di un restauro. Ad ogni loro passo una trave scricchiolava, e rumori a volte venivano anche dalle pareti. In generale il posto dava l'idea di essere vecchio, anche se tenuto in ordine il più possibile.

“Non so se il vostro inserviente vi ha-”

“Sì. Mi ha accennato di una piccola con dei problemi... comportamentali”.

La signora Bao deglutì. “Sì... sì. Vedete, vive qui da quando è in fasce ed è sempre stata un po' problematica, ma nell'ultimo periodo la situazione è diventata insostenibile” le parole le uscirono in un tono esasperato, agitando perfino le zampe. Il senso di colpa che aveva dipinto sul muso non poteva che peggiorare il quadro complessivo.

La direttrice continuò: “Rompe le cose, e... e quando si arrabbia non è più una bambina, ma un mostro incontrollabile! Io... ho dovuto rinchiuderla nella sua stanza”. Pronunciò quelle parole come un'ammissione di colpa.

Il Maestro l'ascoltò serio ed imperscrutabile. Era evidente che la donna non aveva i mezzi necessari per gestire la situazione, e per questo non poteva fargliene una colpa.

La signora Bao continuò il suo discorso un po' più titubante, forse perché messa in soggezione dal suo sguardo severo. Il panda rosso era consapevole del timore che poteva incutere.

“Lei... lei dice che vuole solo giocare, ma fa gli agguati ed afferra le persone con gli artigli! E l'altro giorno... santo cielo, l'altro giorno ha rotto il braccio di un altro bambino!” ancora un po', e Shifu si aspettava che la donna si sarebbe messa le mani nei capelli. Non ricevendo risposta, la signora Bao continuò: “E' arrivata a spaventare anche le altre tutrici, me, e perfino le coppie che venivano qua ogni mese! …nessuno verrà qui ad adottare un piccolo, hanno paura di lei! Lei è un mostro! Un mostro!”

Calò il silenzio, l'unico suono udibile costituito dai respiri energici con cui la pecora riprendeva fiato.

Shifu aveva sentito abbastanza. “Mostratemi dov'è”.
 

*
 

Il cuore di Tigre batteva all'impazzata. Dal buco alla sua porta aveva visto le ombre della signora Bao e dell'uomo misterioso, sentito quello che la direttrice aveva detto di lei. Le lacrime le solcarono le guance prima ancora che potesse accorgersene, ma se le asciugò con rabbia ed una punta di orgoglio. Lei voleva davvero giocare! Era così ingiusto! Era chiaro, dal modo severo con cui l'uomo si esprimeva, che anche lui pensava che lei fosse un mostro. Altrimenti perché, quando la signora Bao aveva finito di parlare, l'aveva invitata a mostrargli dov'era Tigre? Ma perché lei era cattiva, e quindi l'avrebbe subito portata in prigione.

Si rintanò in un angolo della sua stanza, rassegnata al suo destino.

Attimi dopo la porta si aprì cigolando. “Tigre” la chiamò l’uomo, “io sono Shifu. Sono-“

“Spaventato?” lo interruppe scontrosa. Tutti avevano paura di lei, nemmeno questo adulto così serio avrebbe fatto eccezione.

“No” rispose tranquillo lui chiudendo la porta. Tigre nascose la sua sorpresa. Quell’individuo era così strano! La guardava in modo così diverso dalla signora Bao e dagli altri bambini!

Provando a fare l’espressione più spaventosa possibile, disse: “Beh dovresti esserlo, perché io sono Tigre, Tigre il Mostro!” la veemenza delle sue stesse parole la sorprese. Erano sempre stati gli altri bambini e ora la signora Bao a chiamarla in quel modo, ed il farlo da sola dava un senso tutto nuovo e più traumatico a quelle parole. Oltre a questo l’uomo l’aveva ascoltata senza battere ciglio, come se lei e le sue parole non avessero avuto importanza. Si sentì ancora più sola. “Un mostro che nessuno vuole…” mormorò.

Passarono alcuni secondi. “Non sei un mostro, sei solo una piccolina” affermò tranquillo lui.

Per un momento Tigre credette di avere sentito male. Questa era decisamente una novità. Lo guardò incredula: possibile che quell’adulto avesse veramente detto... quello che aveva detto? Aveva una sguardo così severo - se avesse avuto qualche anno di più l'avrebbe definito autoritario e sapiente - ma la sua figura era minuta quanto la sua, avrebbe osato dire buffa con quelle orecchie così grandi, e lei era Tigre e con la sua forza faceva del male agli altri…

L’adulto che diceva di chiamarsi Shifu infilò un mano dentro la veste. Timorosa, ma abbastanza fiduciosa del fatto che non stesse cercando qualcosa per punirla, la piccola si avvicinò cautamente a lui… per scoprire che ciò che nascondeva erano dei tasselli del domino.

Ciò che fece subito dopo fu per Tigre assolutamente incredibile. Shifu gettò i tasselli a terra con noncuranza e questi caddero in piedi, formando un semicerchio. Era pura magia.

“Giochiamo?” Tigre alzò stupita lo sguardo dal domino, per ritrovarsi davanti al naso la piccola mano di Shifu che le porgeva un tassello. Ora, non solo lui le aveva lanciato una sfida, ma nei suoi occhi attenti c’era addirittura dell'aspettativa.

Dopotutto forse non sarebbe finita in prigione.

Fece automaticamente per prendere l’oggetto, lo strinse nel palmo… e udì il rumore familiare del legno che si spezza. I frammenti schizzarono via a grande velocità, e senza che ella avesse il tempo per pensare Shifu li afferrò al volo. Tutto ciò senza nemmeno distogliere lo sguardo da lei.

“Devi imparare a controllare la tua forza” disse mostrandole i resti del tassello. Tigre era a bocca aperta. Come riusciva lui a fare tutte quelle cose?! Secondo dopo secondo, sentiva crescere sempre più un senso di riverenza verso quell’uomo.

“Ora ti spiegherò alcune cose” disse lui “sicuramente vorrai sapere come sono riuscito a fare ciò che hai appena visto”.

Sembrava che le avesse letto nel pensiero. Annuì timidamente, anche se non aveva capito se lui si aspettasse davvero una risposta.

Shifu continuò: “prima che tu m’interrompessi, ti stavo dicendo che sono un Maestro di kung fu. Tutti quelli che hanno un’elevata conoscenza di quest’arte sono chiamati ‘maestri’, ed è questo il titolo con cui ti rivolgerai a me.” Fece una pausa, studiandola con un sopracciglio alzato. “Mi sono spiegato?”

Tigre sentì le guance accalorarsi all’allusione sulla sua maleducazione. Inoltre, nonostante il tono di pazienza, persino di gentilezza nella voce del Maestro, era evidente dal modo severo e diretto con cui la guardava che difficilmente avrebbe perdonato degli errori. Nessuno l’aveva mai fatta sentire così piccola, non quando le bastava ringhiare per far scappare la signora Bao a gambe levate. “Sì… Maestro” disse abbassando la testa.

“Bene” tenendo un braccio dietro la schiena Shifu raccolse un tassello dal semicerchio, rigirandolo per studiarlo meglio. Quando parlò nuovamente, nella sua voce c’era una nota di riflessione nuova. “Non t’insegnerò il kung fu, ma posso farti imparare dei trucchi di cui persino i più grandi Maestri hanno avuto bisogno, per controllare le proprie emozioni o la propria forza fisica, o entrambe." Le scoccò un’occhiata penetrante. “La meditazione, la Danza del Vento, la sottile arte della scrittura col maobi. Procederemo con ordine. Prima però, devo sapere che avrò la tua totale obbedienza e dedizione.”

Uno strano silenzio calò su di loro. Non potendo sostenere oltre il peso di quegli occhi azzurri, Tigre deglutì. Annuì nervosamente. Quest’uomo le stava dando una fiducia che nessuno le aveva mai concesso prima, e non voleva assolutamente deluderlo. Non avrebbe mai pensato che qualcuno potesse compensare la mancanza di statura con una tale autorità. A differenza degli altri però, non la faceva sentire un mostro.

Il silenzio divenne imbarazzante. Shifu continuò a guardarla con un sopracciglio elegantemente alzato, come se si aspettasse qualcosa da lei.

Tigre sobbalzò un poco. “Si, Maestro.” Disse infine arrossendo.

“Molto bene”. Il Maestro le fece scivolare il tassello che aveva studiato prima sul palmo. Tigre lo osservò a sua volta, evitando però di stringere la presa.

“Il mio compito per te, in questi giorni, è di portarti dietro questo tassello ovunque vai. In mensa, nell’area giochi, persino in bagno- non ridere”. Tigre aveva solo sogghignato, ma smise immediatamente. Il Maestro aveva usato un tono apparentemente tranquillo, ma la fermezza in esso invitava all’obbedienza assoluta. “Perdonatemi… Maestro!”.

“Ovunque vai. Non devi assolutamente romperlo. Sono stato chiaro?”

“Si, Maestro”.

“Porta a termine il compito. Ci vediamo la prossima settimana”.

Seguirono i saluti. Come le era stato insegnato Tigre s’inchinò per prima, in segno di rispetto. Shifu rispose al suo inchino, annuì soddisfatto… e dopo averle rivolto un ultimo, indecifrabile sguardò se ne andò.

Tigre si sedette a terra, l’ansia che aveva provato prima completamente scomparsa. Non sapeva che cosa provare da quello strano incontro. In apparenza quell’uomo le aveva dato fiducia, ma una parte di sè aveva paura di un inganno. E poi, non capiva come portarsi in giro quel pezzetto di legno potesse aiutarla. Era così frustrante!

Crick! La piccola s’irrigidì. Oh no! Aprì lentamente la mano, per scoprire che nel giro di alcuni secondi aveva fallito il primissimo compito datole dal Maestro.

Avvertì una nota di panico. Poi lo sguardo le cadde sul semicerchio dei domini che il Maestro aveva lasciato a terra. Le era venuta un’idea.


 

Serith: ed eccoci finalmente con il terzo capitolo. Purtroppo in questi giorni ho avuto dei problemi che mi hanno impedito di trovare la concentrazione per scrivere, ma alla fine con ispirazione ed una punta di testardaggine ce l'ho fatta.

L'incontro tra Tigre e Shifu era così interessante che non sapevo quale dei due punti di vista usare, così ho scelto entrambi. In futuro comunque ci saranno dei capitoli in cui userò solo il punto di vista di Tigre.

Per quanto riguarda i nomi dei personaggi inventati, ho usato un traduttore per delle parole semplici, come bambino o aiutante. Le scuole di kung fu che ho nominato (a parte, anche se non sono certa, Li Dai) esistono davvero, ed i leopardi delle nevi vivono realmente nel Gansu e nel Sichuan.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. E' stato più complicato da scrivere rispetto agli altri, anche da un punto di vista della struttura e dei contenuti. Fatemi sapere! A presto :)

   
 
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