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Autore: dilpa93    19/11/2014    7 recensioni
"Se fossi tua moglie metterei del veleno nel tuo caffè.”
La sua risposta fu, "Se fossi tuo marito lo berrei."
Winston Churchill
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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I swear I lived

 "If I were your wife I would put poison in your coffee".
His replay was, "If I were your husband I would drink it."
Winston Churchill

 
 
 
 
 
Era l’ennesima battuta del giorno. Non che di solito si trattenesse dal farle o che lei, seppur cercando di nasconderlo roteando gli occhi o sbuffando fingendosi scocciata, non le apprezzasse. Ma era stata una giornata lunga e, a giudicare dalla pila di fascicoli sulla sua scrivania, nonostante l’ora tarda, sembrava ancora lontana dal concludersi.
Castle aveva insistito per restare a tenerle compagnia e, consapevole che l’indomani, appena si fosse lasciata sfuggire un qualsiasi commento su quanto la serata fosse stata noiosa, lui l’avrebbe tormentata rinfacciandole di essere stata lei a mandarlo a casa, aveva ceduto alla richiesta praticamente subito. Lo stesso Castle era rimasto sorpreso, ma si era limitato a sorridere felice per non rischiare che cambiasse idea.
Eppure, per quanto fosse piacevole averlo intorno e la sua presenza fosse rasserenante, la sola cosa che voleva in quel momento, approfittando del distretto completamente deserto, era un po’ di silenzio mentre sorseggiava il suo caffè, cercando ristoro nella caffeina, nel suo profumo rigenerante e nel calore che si sarebbe diffuso in tutto il suo corpo già al primo sorso.
Prese la tazza delle sue mani, gli sfiorò le dita sentendo quel brivido che ormai sempre più spesso provava quando accidentalmente la loro pelle entrava in contatto, persino il solo sbattere per sbaglio contro l‘altro riusciva a mandarla nel panico e farla arrossire.
Cercò di non badarci, sperando che lui non se ne accorgesse, abbassando immediatamente il viso verso il liquido scuro. Con gli occhi chiusi per assaporare, oltre la bevanda, il momento stesso, mandò giù un sorso, tuttavia quello non fu sufficiente ad isolarla dal mondo e a non farle sentire l’incessante farneticare dello scrittore. Ormai stanca, sia fisicamente che mentalmente, poggiò la tazza sulla scrivania, si lasciò andare contro lo schienale prendendosi la prima vera pausa da ore, e si umettò le labbra. “Sai, se fossi tua moglie metterei del veleno nel tuo caffè”.
Voleva prenderlo in giro, forse addirittura stuzzicarlo parlando di lei come sua potenziale moglie. E poi, visto l’assuefazione di Castle verso la caffeina, assolutamente al pari della sua, il veleno nel caffè sarebbe stato davvero il solo modo per essere sicuri di ucciderlo e finalmente farlo tacere. Più di una volta in quegli anni qualcuno aveva provato a toglierlo di mezzo. 3xk, la bomba con cui avevano dovuto combattere fino agli ultimi secondi qualche giorno prima e, se si tornava un po’ indietro nel tempo, tra la lista compariva anche il nome di Dick Coonan. Niente e nessuno fortunatamente era mai riuscito nell’intento, lui aveva sempre trovato un modo per cavarsela, per salvare entrambi. Un uomo come lui, abituato a tutto quello, avrebbe mai potuto sospettare di un’apparentemente innocua tazza di caffè? No è la risposta che si era data la detective.
Rick accettò la sfida; abbandonò la sua tazza accanto a quella di Kate. Con un sorriso accattivante sulle labbra, poggiò le mani sulla scrivania sporgendosi verso di lei, penetrandola con lo sguardo quasi a voler arrivare a vederle l’anima.
“Se fossi tuo marito lo berrei”.
Sbatté più volte le palpebre sorpresa, senza sapere se lo stupore fosse dovuto al fatto che conoscesse quella particolare frase di Winston Churcill, o se fosse per la serietà con cui lo aveva detto.
Nei suoi occhi blu si era spenta la scintilla del bambino cresciuto. Erano divenuti scuri, più profondi del solito, e benché lui non avesse distolto lo sguardo dai suoi, si era sentita toccata da quei due zaffiri in ogni punto del suo corpo. Si perse per un solo secondo sulle sue labbra e poi, per la prima volta da quando le era stata tolta sua madre, si lasciò guidare unicamente dall’impulso e da quell’organo, che ora batteva all’impazzata, a cui aveva impedito di prendere decisioni troppo a lungo. Dandosi un lieve slancio, si sospinse verso di lui catturando la sua bocca in quel bacio che nessuno dei due si aspettava sarebbe arrivato in quell’istante. Rick la raggiunse veloce una volta staccatosi per riprendere fiato, riappropiandosi di lei immediatamente, non volendole dare il tempo di ripensarci ed allontanarlo.
Quelle idee erano bel lontane anche solo dallo sfiorare la mente di Kate, decisa a donarsi a lui con tutta se stessa. Per una volta lasciò che fosse il suo cuore a guidarla, le sensazioni che si stavano diffondendo lungo il suo corpo a dirle cosa fare. Non era l’eccitazione del momento ad aver preso il sopravvento su di loro, o il bisogno di sentirsi vivi dopo che solo quarantotto ore prima avevano rischiato di svanire nel nulla, dissolti in cenere insieme a più di metà città, ma erano i sentimenti che ribollivano in entrambi da anni, e che si erano sentiti in dovere -per un motivo o per un altro- di tenere a bada e reprimere, che ora erano esplosi come un vulcano che erutta senza alcun preavviso.
Kate non pensò al fatto che chiunque sarebbe potuto arrivare da un momento all’altro; non pensò a Josh, a quel rapporto che aveva cercato disperatamente di tenere in piedi benché fosse consapevole che non ci fosse nulla da salvare. Tra loro, nonostante alcuni momenti piacevoli, non c’era mai stato qualcosa di reale e concreto e, per quanto ciò che stava facendo non fosse corretto nei confronti di quel ragazzo che, come lei, si era impegnato per far funzionare la loro storia e che aveva rinunciato ad un’enorme opportunità, non riusciva -e non voleva- pensare a lui adesso. Domani sembrava il giorno perfetto per pensare, mentre oggi... oggi sembrava il giorno perfetto per vivere.




Diletta's coroner:

Cos'è questa cosa? Con esattezza non lo so neanche io. Tutta colpa di un caffè con panna e cioccolato (molta panna), di una frase di Winston Churchill scritta sul muro del bar e di tre ragazze che erano lì con me e alle quali dedico questa ff.
Chi mi legge di solito è abituato a stragi a non finire, spero di non aver causato uno shock a nessuno con questo momento "fluff" :p
Auguro una buona serata a tutti!
Baci
  
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