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Autore: lapoetastra    20/11/2014    2 recensioni
Learco è stanco.
Della guerra, della violenza, della sua famiglia.
Della vita.
E decide di compiere l'unico atto che lo renderà libero per sempre.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Learco
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ho sempre pensato che sarei morto sul campo di battaglia, trafitto dalla lancia di qualche valoroso avversario.
È un modo nobile di andarsene.
Degno del principe quale sono io.
Mio padre e mio zio sarebbero fieri di me.
Eppure non andrà mai così.
Oggi io morirò.
Ma per mano mia.
E non c'è niente di nobile o valoroso in questo.
Il suicidio è da sempre considerato l'atto di un debole, di uno che non riesce a trovare il coraggio per affrontare la vita con tutti i suoi problemi e le sue difficoltà.
In fondo è vero.
Io non sono forte.
Solo uno smidollato, una femminuccia, come mi definisce sempre mio padre con disprezzo.
Non posso farci nullla.
Non posso cambiare ciò che provo.
Io non sono un vero principe, non lo sono mai stato e sicuramente mai lo sarò.
Odio la guerra.
Odio la violenza.
Ma soprattutto detesto uccidere altri uomini, spesso bambini, ragazzi come me, che non hanno fatto nulla.
E questa idea non piace ai miei parenti.
Dicono che il mio non è il comportamento che si addice all'erede al trono, al futuro re.
Io non voglio esserlo.
O forse sì, ma solo per poter governare con equilibrio e bontà, e risanare le ferite che mio padre, Dohor il Tiranno, ha causato alla Terra del Sole, al nostro popolo.
Ma non ce la faccio ad andare avanti.
A soffrire, ed essere costretto ad uccidere e picchiare innocenti.
Per questo motivo oggi mi toglierò la vita.
Non ho paura.
Non ho rimpianti.
Ho solo voglia - e bisogno - di farla finita, alla svelta, al più presto.
Perciò sono qui, ora.
Nella mia tenda da campo.
C'è silenzio, intorno a me.
Il caos della battaglia è lontano, adesso, anche se so che la guerra non è finita.
Tengo in mano la mia spada.
Il luccichio della lama affilata mi attira in modo irresistibile.
La appoggio delicatamente contro il polso sinistro.
Il freddo contatto con la pelle mi fa rabbrividire.
Non ci penso più.
Faccio scorrere la lama.
La carne si lacera.
Esce il sangue.
Provo dolore, ma solo per un attimo.
Poi il buio mi invade.
È finita, finalmente.
Sono felice.


Apro gli occhi.
La luce mi abbaglia e mi fa bruciare gli occhi.
Dove sono?
Su un letto.
Mi fa male il polso sinistro.
Lo guardo.
E' fasciato strettamente.
Ricordo ogni cosa.
Mi metto a piangere.
Credevo di esserci riuscito, una volta per tutte.
Ero convinto di aver abbandonato questo mondo per sempre.
Mi sbagliavo.
Sono ancora qui, e il dolore della mia esistenza mi distrugge.
Non riesco a preoccuparmi su chi mi abbia salvato.
Non mi importa.
Ora voglio solo restare da solo.
Con la mia disperazione.
Con il taglio di spada sul polso, coperto e curato dalle bende.
E con una profonda ferita di vita nel cuore, che niente e nessuno potrà mai sanare.
   
 
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