LACRIME
NERE
Era semplicemente
inconcepibile, doveva essere una fottuta menzogna costruita a suo uso e consumo da qualche
bastardo nullafacente dell’ultimo anno.
Non era
assolutamente possibile!
Non dal suo
migliore amico! NO! Cristo!
Si appoggiò al
muro e cercò di calmare un conato di vomito,portandosi
la mano magra tra i corti capelli rosa.
Senti le lacrime
bagnarle le guance, le raccolse tra le dite, erano nere.
Nere di matita
troppo pesante per darsi un’aria da dura.
Nere di dolore
represso.
Nere di antiche
umiliazioni.
Nere.
Cominciò a
singhiozzare piano, si accasciò contro il muro in quel corridoio vuoto.
Sasuke e naruto. Naruto E Sasuke.
Due nomi che le
vorticavano in testa.
Il suo migliore
amico e il suo ragazzo.
Due nomi
amalgamati dal suo affetto.
Due nomi amalgamati
da una voce nervosa in una diceria senza senso.
Non poteva essere
così.
Non doveva!
[“Sakura”
La voce finto dispiaciuta di quella iena di Karin, l’aveva fatta
voltare già sulla difensiva.
Odiava quella
ragazza, ogni volta che la vedeva la sua bocca di
piegava in una smorfia di disgusto, troppe volte le aveva aizzato contro Sasuke.
Troppe per
perdonarla.
Per un’attimo le parve di annegare nel
rosso dei suoi occhi e fu come annegare in un’orribile vasca di sangue.
“Cosa vuoi?”
“Mi dispiace…deve
essere stato un duro colpo per te, scoprire che Sasuke
e naruto adesso stanno insieme….”
Eh!?]
Sentì dei passi e
si asciugò le lacrime, era sicura che fosse lui, avrebbe riconosciuto la sua
camminata tra mille.
Alzò lo sguardo e
impallidì.
Era lui, mano nella mano con Naruto.
“BASTARDO!”
“SAKURA! ASPETTA!”
Corse via, una
nuova ferita sanguinava aggiungendosi alle innumerevoli altre, tutte ad opera di Sasuke UChiha.
Quanti tradimenti
avrebbe dovuto sopportare?
Quante amiche
avrebbe dovuto perdere ancora dopo Ino?
Quanto avrebbe
sofferto ancora?
Quante volte
ancora sarebbe morta?
Si fermò senza
fiato, ormai era sulla terrazza sul tetto della scuola, avrebbe dovuto smettere
di fumare, le faceva solo male, ma non le importava.
Sfilò un pacchetto
dalla tasca della giacca di pelle e si accese una Marlboro.
Il fumo le scese
fino ai polmoni, bruciandole tutto, facendole male.
Le lacrime
ripresero a scendere e tutto a girare.
Perché?
Perché tutto questo?
Avrebbe mai avuto
fine?
C’era un modo per
far finire tutto?
Per fermare quelle
lacrime?
Per far smettere
al sangue di uscire?
Buttò la sigaretta
con un gesto nervoso e cominciò ad arrampicarsi sulla recinzione, con il vuoto
nella testa che la implorava di far smettere tutto, il modo lo conosceva.
“Sakura!”
Non si fermò.
“Sono Sasuke.”
Sapeva fin troppo
bene chi era.
“Non
farlo.
È una cazzata la storia con Naruto.”
In altri tempi
sarebbe sta divertente vederlo supplicare così, la voce fredda piena di ansia,
ma ora era troppo tardi.
Non si fermò.
“Non
era vera!
SE
l’è inventata Karin.”
Si fermò di botto,
scese piano e si voltò verso di lui, in cerca di conferme.
Lui si avvicinò
piano, spaventato forse e le prese il viso tra le mani, lei si perse in quel
nero.
“Sakura credimi,
non mi interessano le teste quadre o le oche rosse.
Solo tu.
Tu e basta,
hai capito?”
annuì.
Lui la strinse in
un abbraccio micidiale, per poi mollare la presa.
“E
soprattutto non fare più queste cose.
Ho
perso dieci anni di vita!”
Lo abbracciò a sua
volta e scoppiò a piangere.
Aveva fermato le
lacrime, aveva fatto smettere di uscire il sangue.
Ora poteva doveva
solo punire una certa persona e tutto sarebbe stato di nuovo perfetto.