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Autore: literatureonhowtolose    23/11/2014    8 recensioni
[How To Get Away With Murder]
Casher.
«Hai mai pensato di poter essere bisessuale?»
Le sue iridi color cioccolata da vacue tornarono brillanti, l'interesse di nuovo padrone di quel bambino troppo cresciuto. Connor scosse la testa, reprimendo un sorriso.
«Esistono sul serio i bisessuali?»
Ecco. Quel particolare talento nel rovinare sempre tutto con domande inopportune e stupide. Connor sollevò un sopracciglio; non aveva mai incontrato qualcuno con una così lacunosa immagine complessiva delle varie preferenze sessuali esistenti. Asher doveva essersi accorto, dalla reazione di Connor, che sì, esistevano sul serio e che sì, come intervento non era stato particolarmente intelligente, perché abbassò lo sguardo in fretta e furia mormorando qualcosa di non ben definito.
«Sì.» disse Connor a denti stretti, come se pronunciare quelle due lettere avesse richiesto uno sforzo disumano. «Cosa pensavi, che fossero delle cazzo di creature mitologiche?»
«Scusa.» mugolò Asher a testa china.
Connor avrebbe aggiunto altro, ma l'intervento di Asher fu così repentino che di colpo si sentì a corto di parole. Ovviamente pensava che fossero delle cazzo di creature mitologiche. Ovviamente. Cosa poteva saperne lui, che con ogni probabilità era cresciuto in una famiglia che seguiva il credo del “sei solo confuso”?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bisexuals do exist.

Connor aveva un mal di testa terribile. Annalise aveva, come di consueto, dato loro una mole di lavoro che – essendo lei un avvocato – avrebbe dovuto riconoscere come illegale, e mentre tutti erano riusciti a trovare scuse valide per andarsene indisturbati lui, inaspettatamente, era rimasto a corto di idee credibili. Fosse stato solo gli sarebbe anche andato bene, avrebbe ingollato una pastiglia e stretto i denti il più a lungo possibile, ma il fatto è che solo non era e tutte le pastiglie del mondo non sarebbero bastate contro pile di fogli unite alla voce di Asher che sparava domande così cretine da rendere difficile credere che non avesse cinque anni. Nonostante questo, Connor aveva imparato a provare una sorta di affetto divertito nei suoi confronti, perché aveva capito che lui era ben lungi dall'essere omofobo; la sua era genuina curiosità riguardo a un mondo che non si erano mai presi la briga di spiegargli. Asher aveva innumerevoli difetti – come, del resto, ogni essere umano – ma essere saturo di preconcetti sugli omosessuali non era uno di quelli; probabilmente di concetti non ne aveva proprio, che fossero pre o altro. Nondimeno, la sua voce – che sapeva essere estremamente petulante – stava perforando i timpani a Connor, al quale già senza il suo aiuto s'incrociavano gli occhi dalla stanchezza. 
«Senti, ma com'è ficcare la lingua in bocca a un ragazzo?»
Connor serrò le palpebre e inspirò a fondo, invocando a sé la forza necessaria a tramortire l'altro con una lampada in modo da farlo tacere. Poi però pensò meglio alla domanda appena ricevuta, cercando di capire come rispondere. Infine si alzò dal divano, percorse i pochi passi che lo separavano dalla poltrona dove  il compagno di studi era appollaiato con un fascicolo aperto sulle ginocchia, gettò tale fascicolo a terra e, sedutosi su Asher, si chinò in avanti e unì le loro labbra. L'approccio pratico era sempre stato il suo forte, perciò – nonostante fosse in grado di sentire la maniera in cui l'altro si era irrigidito al tocco – non si ritrasse,  anzi, insistette; posò entrambi i palmi delle mani sul suo collo, giocherellando con le punte dei corti capelli, e quando provò ad approfondire il bacio non incontrò particolare resistenza. Aprì gli occhi per un attimo e vide che Asher li teneva chiusi, cosa che lo fece sorridere. Ad Asher sfuggì un mugolio flebile per il quale Connor avrebbe successivamente potuto prenderlo in giro per il resto della vita, ma che in quel momento suonò stranamente dolce. C'era da dire che, contro ogni aspettativa, Asher baciava veramente bene; era attento, privo di quella violenza che ci si sarebbe aspettati da una persona così estrosa, i suoi movimenti erano lenti ma sicuri. A Connor, anche se non l'avrebbe ammesso, piaceva sentirsi le sue mani grandi addosso, ma quello che stava succedendo non doveva essere nulla più che una dimostrazione e dunque si costrinse a interrompere il contatto prima che diventasse troppo intenso. Asher si sporse in avanti, verso il tocco perduto; aprì gli occhi di scatto solo per rendersi conto che Connor era già tornato al divano. Tossicchiando, raccolse il fascicolo da terra e si mise ad esaminarlo con insolita concentrazione.
«Più o meno così.» disse Connor, riferendosi alla domanda posta da lui prima.


Era trascorsa una mezz'ora, al limite una quarantina di minuti, quando Connor parlò di nuovo. Nessuno dei due aveva spiccicato parola fino ad allora, e Connor doveva ammettere che lavorare in pace era stato piacevole per un po', però resistere alla tentazione di stuzzicare Asher si stava dimostrando assai difficile e alla fine cedette.
«Ti è piaciuto.» buttò lì.
Anche se era evidente che Asher non era rimasto impassibile e che quindi, almeno in minima parte, era sicuramente vero, Connor non credeva più di tanto a quello che aveva appena detto. Voleva solo infastidirlo.
«Perché?» chiese Asher dopo averci pensato un attimo su.
Quel “perché?” solitario poteva riferirsi a un sacco di cose, ma Connor credeva di aver afferrato ciò che Asher voleva intendere. Stava confermando che sì, gli era piaciuto e non l'avrebbe nascosto, però perché mai? Perché gli era piaciuto?
«Non lo so, Polpettone.» rispose con noncuranza. Poi vide l'espressione persa che Asher gli offrì in cambio, e decise di dargli una mano. «Hai mai pensato di poter essere bisessuale?» 
Le sue iridi color cioccolata da vacue tornarono brillanti, l'interesse di nuovo padrone di quel bambino troppo cresciuto. Connor scosse la testa, reprimendo un sorriso.
«Esistono sul serio i bisessuali?»
Ecco. Quel particolare talento nel rovinare sempre tutto con domande inopportune e stupide. Connor sollevò un sopracciglio; non aveva mai incontrato qualcuno con una così lacunosa immagine complessiva delle varie preferenze sessuali esistenti. Asher doveva essersi accorto, dalla reazione di Connor, che sì, esistevano sul serio e che sì, come intervento non era stato particolarmente intelligente, perché abbassò lo sguardo in fretta e furia mormorando qualcosa di non ben definito.
«Sì.» disse Connor a denti stretti, come se pronunciare quelle due lettere avesse richiesto uno sforzo disumano. «Cosa pensavi, che fossero delle cazzo di creature mitologiche?»
«Scusa.» mugolò Asher a testa china.
Connor avrebbe aggiunto altro, ma l'intervento di Asher fu così repentino che di colpo si sentì a corto di parole. Ovviamente pensava che fossero delle cazzo di creature mitologiche. Ovviamente. Cosa poteva saperne lui, che con ogni probabilità era cresciuto in una famiglia che seguiva il credo del “sei solo confuso”?
«Sì, esistono.» ripeté, incanalando nella frase quanta più dolcezza riuscì a racimolare lui che di dolce non aveva mai avuto granché. 
Asher non rispose e per un po' regnò il silenzio, interrotto solo dal frusciare di carta su altra, infinita, carta. Poi a Connor venne in mente un'altra cosa che ad Asher, di certo, non avevano mai detto.
«Asher?» chiamò, per essere sicuro che l'altro l'avrebbe ascoltato. Aspettò di avere la sua attenzione e dopodiché disse: «E' normale.» 
Asher aggrottò le sopracciglia, gli occhi fissi su di lui. Si alzò, lasciando cadere con assoluta noncuranza quello su cui stava lavorando e dirigendosi verso Connor, che ebbe appena il tempo di buttare i suoi fogli a terra prima di ritrovarselo addosso. Le loro labbra si scontrarono disordinatamente, la lentezza confusa della prima volta rimpiazzata dalla voglia di finire quello che avevano iniziato. Con i ruoli invertiti rispetto a prima ora era Asher – a cavalcioni su di lui – ad accarezzargli il collo mentre lui si aggrappava con le dita ai suoi fianchi, eppure non era comunque abbastanza: quelle mani voleva sentirsele addosso, ovunque; ne afferrò una e se la portò sotto la camicia, dove la lasciò libera di vagare. Nel contempo infilò le sue sotto alla polo di Asher per esplorare la sua larga schiena e spinse il bacino in avanti, movimento al quale Asher andò incontro. La frizione che ne derivò servì a consolidare quelle che fino ad allora non erano state altro se non mezze erezioni; Asher gemette nella bocca di Connor, che gli morse il labbro inferiore nel tentativo di strappargli un altro di quei versi gutturali e profondi. Ci riuscì, e questo gli diede la carica necessaria a spingere l'altro all'indietro sul divano e gettarsi su di lui; cominciò a farsi strada lungo la sua mascella, lasciandosi dietro una scia vagamente umida di baci fino ad arrivare al collo, dove cominciò a succhiare proprio di fianco al pomo d'Adamo. Asher rovesciò la testa all'indietro in modo da lasciare più spazio possibile a Connor, una gamba piegata in mezzo a quelle dell'altro a spingere contro il suo membro duro e le mani affondate nei suoi capelli. Quando Connor morse il livido violaceo che aveva appena creato, Asher inspirò forte e tirò le ciocche nere chiuse nella sua stretta, avvicinando nuovamente l'altro al suo viso. Ma proprio in quel momento le cose cominciarono ad andare per il verso sbagliato.
«Se credete di non riuscire a essere nemmeno minimamente utili, andatevene.»
Annalise si ergeva in tutta la sua compostezza sulla soglia della porta che dava sul soggiorno, le braccia incrociate e l'espressione più neutra che Asher avesse mai visto in vita sua. Rimase pietrificato, boccheggiante, senza la minima idea di cosa fare. Al contrario, Connor si alzò si lisciò gli abiti, raccolse il mucchio di fogli sparsi alla rinfusa sul pavimento e raccattò le sue cose. Annalise se ne andò proprio mentre Connor stava avviandosi verso l'uscita e Asher, svegliatosi dalla sua temporanea trance, si affrettò ad imitarlo e corrergli dietro, solo per vederlo mettere l'auto in moto e lasciarlo lì col freddo a smorzare la sua erezione trascurata.

___
 

Il mattino dopo Asher s'imbatté in Connor nella strada verso la loro aula. Lo guardò senza dire niente, perché a dire la verità non aveva idea di come cominciare una conversazione dopo quanto successo, però in fin dei conti non ce ne fu bisogno perché fu Connor a parlare per primo.
«Forse dovresti coprirlo.» suggerì, indicando il gigantesco succhiotto che campeggiava sul suo collo nudo.
Asher guardò il punto da lui additato e spalancò gli occhi, schiaffandoci immediatamente una mano sopra; si era a stento guardato allo specchio prima di uscire – cosa assolutamente fuori dal suo carattere – perché ancora non era riuscito ad elaborare bene come si sentiva, e di conseguenza non aveva assolutamente dato peso al segno del loro rapporto che poteva o poteva non essere rimasto. 
Connor mise su il suo caratteristico sorriso sghembo, togliendosi la sciarpa e passandogliela nel modo più discreto possibile.
«Ringrazia che non l'ho mai messa e che quindi nessuno mi ha mai visto indossarla, altrimenti ti lascerei andare in giro con quella cartina del Maine in bella vista.»
Detto ciò, cominciò ad allontanarsi. Asher fissò la sciarpa per un attimo, sorridendo appena, poi se l'avvolse intorno al collo e, chiedendosi se avrebbe dovuto far finta di essere senza voce, seguì l'altro lungo il corridoio.

 

  
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