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Autore: lapoetastra    25/11/2014    4 recensioni
La vedo avvicinarsi a me.
Vestita di bianco.
Vuole portarmi via con sè.
Mi dimeno, ma non posso oppormi al suo volere.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non provo dolore.
Dovrei, ma non sento niente.
Mi sembra di non appartenere più al mio corpo, che adesso è steso sull'asfalto, martoriato e distrutto.
Non capisco cosa mi stia capitando.
Una luce bianca mi avvolge, completamente.
I miei occhi ne sono invasi, e non vedo più nulla.
Non sono sicuro che riuscirò di nuovo a farlo.
Una figura, d'improvviso come un pensiero, prende forma di fronte a me.
E' vestita di bianco.
Ho paura.
Così, di colpo.
Un sentimento assolutizzante e devastante.
Perchè capisco che è lei.
E' venuta a prendermi.
Io non voglio seguirla, voglio restare qui, sulla Terra.
Voglio vivere.
Ma lei si china su di me e la luce che emette mi abbaglia.
Mi dimeno, per quanto mi è possibile.
Non se ne va.
Si fa sempre più vicina.
E' a un passo da me, ora.
Vestita di bianco.
La Morte.
E' venuta per me.
Chiudo gli occhi.
Sento le sue fredde mani sul mio corpo.
Sprofondo nell'ombra.

Apro gli occhi, di scatto.
Faccio fatica a mettere a fuoco ciò che si trova di fronte a me.
Non capisco dove sono, e cosa mi sia successo.
Non provo dolore.
Non provo niente.
E' come se il mio corpo fosse addormentato e non rispondesse più alla mia volontà.
Che cosa è accaduto?
Perchè sono qui?
Di colpo realizzo di essere in un ospedale, in una stanza bianca e spoglia, adagiato su un letto morbido.
Tutto intorno a me ci sono tubi e macchinari.
Posso sentire il ticchettio regolare del mio cuore.
Sono vivo.
L'incidente mi torna in mente veloce come un lampo.
Camminavo per la strada.
Un camion non si è fermato.
Mi ha preso in pieno.
Da allora riesco solo a ricordare il freddo dell'asfalto e il dolore dappertutto.
E c'è qualcos'altro, ancora, ma non riesco a capire di cosa si tratti.
Mi sfugge via dalla mente, e non riesco ad impedirglielo.
La porta della mia camera si apre un poco.
Una figura si materializza di fronte a me, e ricordo all'improvviso quel tassello mancante: è di nuovo lei, quella che mi era apparsa subito dopo l'incidente.
Vestita di bianco.
La Morte.
E' venuta a prendermi, a completare il lavoro che non è riuscita a terminare prima.
Mi dimeno.
Si avvicina.
Non posso fermarla.
Ho paura.
Sento i battiti del cuore accelerare, come se mi volesse schizzare via dal petto.
Lei è ad un passo da me, ora.
Serro gli occhi.
< Come ti senti? Va un po' meglio? >
Quella voce dolce e melodiosa giunge come un canto alle mie orecchie.
Non capisco.
Chi ha parlato?
Sollevo le palpebre, che mi fanno male per la forza con cui le ho tenute chiuse.
La figura vestita di bianco è ancora lì, davanti a me.
E' lei che ha parlato.
Mi guarda.
La guardo.
Sospiro di sollievo.
La paura abbandona il mio corpo ferito.
Non è la Morte.
E' una dottoressa.
Non è venuta per uccidermi.
Ma per salvarmi.
E ce l'ha fatta.
   
 
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