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Autore: Relie Diadamat    25/11/2014    4 recensioni
Morgana ha preso come ostaggio Merlino, incatenandolo nella sua capanna. Ma i pensieri della ragazza sembravano lontani anni luce da quel posto.
Non era lei che aveva voltato le spalle a quella gente. Erano stati loro, con le loro azioni, ad ucciderla giorno dopo giorno.
Morgana per un istante, un brevissimo istante provò un senso di smarrimento. Si sentì persa.
Persa dentro se stessa.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Merlino, Morgana | Coppie: Merlino/Morgana
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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note d'autrice: allora sono tornata con una piccolissima OS sull'episodio 4x06 di Merlin
incentrato sulla cattura di Merlin da parte di Morgana
Non so perchè ma io questo personaggio lo adoro di più 
quando è dalla parte malefica che all'inizio
In fondo Morgana non ha tutti i torti,sbaglierà i modi, ma ha tutte le buone ragioni per essere indignata.
Penso che se le avessero chiesto come stava,piuttosto che aggredirla
non sarebbe esistito un finale così striste.
A volte,ci si nasconde dietro della maschere, ma l'unica verità è che siamo tutti umani!


She’s lost inside

 
 



Gli occhi smeraldo della donna continuavano a guardare un punto morto nella stanza.
Si era abituata così tanto alla solitudine che si era del tutto dimenticata come ci si sentisse ad essere circondata da persone.
Quella stanza, era la sua unica casa. Avvolta nella fredda e buia foresta, proprio come il suo cuore.
Era sola, era ferita. Completamente svuotata.
Sentiva l’odio ribollirle in ogni singola parte del corpo, quell’odio che l’aveva portata a vivere lì, in mezzo al nulla, meditando di poter trovare un piano per uccidere il re.
Era davanti al fuoco e non emetteva una sola parola. Lasciava che in silenzio quel calore le carezzasse il corpo. Quelle, erano le uniche carezze ancora disponibili nella sua vita.
Morgana non era mai stata amata. Non si era mai sentita amata. Da nessuno.
Amava vestire di nero, adesso.
Prima le sue vesti erano rosse, viola, turchesi. Colori troppo accesi per una vita così spenta.
Le davano quasi fastidio, li trovava quasi ridicoli.
Le persone erano ridicole.
Si era voltata lentamente, senza alcuna espressione facciale, ricordandosi della sua presenza in quella stanza.
L’aveva legato per benino, ed ora pendeva dal soffitto come un salame.
Di notte una volta aveva sognato di soffocarlo con le sue stesse mani. Sì, le era capitato quando Arthur era abbastanza lontano dai suoi pensieri.
Quello stupido ragazzo l’aveva ostacolata ogni volta, sempre. Era un piantagrane esagerato.
Era anche sua la colpa di tutta la sua rabbia.
Era colpa sua se aveva perso sua sorella.
Era colpa sua se adesso Arthur era ancora in vita.
Era colpa sua se adesso era costretta a vivere segregata in quel posto orrendo.
Era colpa sua se non le era rimasto nessuno a cui essere leale.
Prese un catino pieno fino all’orlo di acqua gelata, con un ghigno compiaciuto.
Era colpa sua se adesso lei si comportava in quel modo con lui.
Con un rapido gesto Morgana riuscì ad imperniare d’acqua tutto il corpo del ragazzo, che a contatto con quel getto di acqua fredda iniziò a divincolarsi.
Era dannatamente divertente vederlo muoversi in quella maniera. Era impotente. Non poteva reagire. A Morgana piaceva tutto questo.
<< Buongiorno. >> il sorriso più falso del mondo si disegnò sul volto della donna. In tutti quegli anni aveva imparato così bene a fingere che talvolta le veniva naturale.
Merlino sentì un brivido traversargli la schiena, ma non lo avrebbe mai dato a vedere. Fermò il suo inutile tentativo di liberarsi dalle catene e le si fermò ad un passo dal volto. Un tempo avrebbe pagato per quel breve ed inesistente contatto.
Ma Morgana era cambiata. La ragazza dolce, caparbia e di buon cuore che conosceva non c’era più. Aveva provato a cercarla, aveva provato a farla ragionare, a farle ricordare. Ma non servì a niente.
Morgana era diventata come una pietra. Gelida, tremendamente dura, di colore grigio. Ed era tremendamente dolorosa.
<< Lo è? >>
Per un secondo si chiese se davvero quella ragazza provasse piacere nel vederlo in quello stato. Sanguinante in pieno petto, legato come un salame e senza alcuna difesa. Sentì le labbra quasi sfiorarla, mentre lei si era avvicinata per rivolgergli un ghigno malefico, sporgendosi in avanti verso di lui.
Per un attimo ebbe un fremito alle gambe, ma sentì il cuore fare un triplo salto mortale quando sentì la sua toccargli il petto, proprio sulla ferita.
In quel momento strinse i denti, serrando forte la mascella. Distogliendo immediatamente lo sguardo dal suo, spostando il viso verso il basso, in un punto indefinito del pavimento. Non importava cosa guardare, bastava non starle ad un passo dalla bocca.
Mentre lei era intenta a disinfettargli la ferita, lui sperò vivamente che il suo cuore smettesse di battere in una maniera così sconsiderata. Cosa sarebbe successo se Morgana avesse ascoltato il suo cuore accelerare solo per la sua vicinanza? Probabilmente niente. L’avrebbe irrimediabilmente scambiata per paura.
Morgana, ormai, vedeva nemici ovunque.
<< Sai Merlino… c’è una cosa che non ho mai capito. >> il fiato della ragazza ricadeva inesorabile sul suo collo, facendolo rabbrividire, mentre la sua gola diventava improvvisamente secca. Lei proseguì, non curandosi della quasi mancata attenzione del ragazzo << Tu sei il servo di Arthur, nient’altro eppure rischieresti la vita pur di salvarlo. Perché? >>
Possibile che quella fosse la stessa donna che un tempo era scappata da palazzo per aiutarlo a salvare sua madre?
No, quella non era la Morgana che aveva conosciuto. Quella per cui, forse, avrebbe anche mandato al diavolo il suo destino.
Quegli occhi di ghiaccio che gli penetravano la pelle, non erano gli stessi che lo avevano lasciato senza parole. Non erano gli stessi che, una volta in balia delle sue assurde fantasie, si era immaginato di poter vedere con insistenza, magari appena si fossero aperti.
Un filo di voce uscì dalle sue labbra, quasi per magia << Cosa state facendo? >>
La vide irrigidirsi, per un solo, brevissimo secondo, per poi riprendere a tamponare sul suo petto, alzando un sopracciglio con la solita superbia  firmata Pendragon << Non hai mai visto Gaius disinfettare una ferita? >>
Tremava quasi, mentre le rispondeva, per l’impotenza della sua posizione affermava a se stesso << So cosa state facendo, quello che non capisco è il perché. >>
Morgana era sempre stata una donna con poca pazienza e glielo dimostrò stringendogli forte il mento con la mano destra, costringendolo così a guardarla dritto negli occhi << Ti ho fatto prima io una domanda. >>
Lasciò che i suoi occhi incontrassero quelli azzurri del ragazzo, che lui vedesse la sua insistenza nella sua iride. Che capisse che con Morgana Pendragon non si scherza. Già lo aveva fatto in passato e adesso avrebbe dovuto pagare per quello. << Perché sei fedele ad Arthur? >>
Mollò la presa,lasciando così che lo sguardo del ragazzo ritornasse a fissare il pavimento. Non era capace di guardarla negli occhi, non più.
Ripensò a tutto quello che quella ragazza era diventata. A come bramasse la morte di suo fratello, del totale disinteresse che provava verso le sofferenze degli altri. Per il modo in cui aveva tradito suo padre, Camelot, i suoi amici.
Di come fosse riuscita a voltare le spalle ad una vita che, una volta, era felice di vivere.
<< Non mi aspetto che voi capiate, Morgana. Non avete alcun senso del dovere, alcun senso di lealtà. >> aveva detto con voce roca, quasi stesse trattenendo il pianto. Voleva colpirla in pieno, non temendo magari un coltello dritto nel petto.
<< Ti sbagli. >> la voce della ragazza non era più minacciosa, non era nemmeno accompagnata da un sadico sorriso, quella era la voce della vera Morgana << Non pensare che io non conosca la lealtà solo perché non mi è rimasto più nessuno a cui essere leale. >>
Lui, aveva smesso di serrare la mascella. Aveva smesso di cercare di nasconderle il ritmo impazzito del suo stupido cuore. In quel momento per lei provò pena. Pena per ciò che era diventata, in parte anche per colpa sua.
Morgana mise entrambe le mani sul petto del ragazzo, che ormai sembrava essersi abituato a quell’assurda vicinanza. Recitò una frase nell’antica lingua, mentre i suoi occhi diventavano dorati, solo per un breve istante.
Spinse all’indietro Merlino facendo pressione sulla sua guancia per spostarlo, mentre il ragazzo cadeva in un sonno profondo.
Così, Morgana si ritrovò dinuovo sola, persa nei suoi pensieri.
Ricordò la sua infanzia. Di come Uther si fosse preso cura di lei, di come, nonostante tutto, non le avesse mai fatto mancare nulla. Ricordò delle battaglie con spade di legno, nei fitti pomeriggi estivi vinti contro Arthur.
Ricordò Gwen, la sua serva fedele nonché sua grande amica. Quella ragazza era spesso il motivo del suo sorriso.
Ed infine ripensò anche a Merlino, che nonostante tutto, l’aveva sempre aiutato mantenendo il suo segreto al sicuro.
Ma Uther aveva ordinato di uccidere tutti quelli come lei. Arthur non era diverso da suo padre. Gwen l’aveva tradita, voltandole le spalle, senza nemmeno chiederle perché facesse tutto quello. E, Merlino per concludere l’opera l’aveva avvelenata.
Non era lei che aveva voltato le spalle a quella gente. Erano stati loro, con le loro azioni, ad ucciderla giorno dopo giorno.
Morgana per un’istante, un brevissimo istante provò un senso di smarrimento. Si sentì persa.
Persa dentro se stessa.
   
 
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