La scelta del
cuore.
“Voglio
fare l’amore con te, ti prego, voglio
sentire il calore del tuo corpo stretto al mio. Non
respingermi, non farlo, non potrei
sopportarlo, sto troppo male.”
Marron lo aveva detto a bassa voce, accorciando la
distanza tra loro, con gli occhi socchiusi e le labbra vicinissime a
quelle di
lui.
Fece scorrere le dita sul torace di Trunks, con
delicatezza, molto lentamente, mentre
intanto l’altra mano scivolava verso il basso per abbassargli
la cerniera dei
pantaloni.
“Smettila! Non posso e lo sai perché, sai che sono
innamorato di Karim, non sarebbe giusto fare l’amore con te
pensando a lei,
perché ti ostini a non capire? Mi dispiace se soffri, ma non
posso fare nulla
per aiutarti.” Non poteva offrirle un rapporto senza passione
solo per
soddisfare un bisogno fisico.
Era stanco e adirato, non sopportava che la
realtà fosse troppo diversa da come l’aveva
sognata.
“Lascia che ti aiuti, non mandarmi via, non chiudere
tutte le porte della tua vita, non puoi isolarti dal mondo, non esiste
solo
lei.” Ogni volta che la giovane parlava gli era sempre
più vicina, era astuta, bella,
maliziosa, pronta a tutto pur di ottenere ciò che voleva. Gli sorrise guardandolo
negli occhi e dopo un
po’ fu soddisfatta nel cogliere un ‘espressione
spiazzata sul viso del saiyan.
C’era un silenzio assoluto, solo lievi sospiri,
brividi, solo i fruscii della stoffa degli indumenti che scendeva lungo
le
gambe.
Trunks
provava un sensazione strana, quasi
di
vergogna.
Il suo corpo si stava arrendendo a quelle piacevoli
sensazioni, suo malgrado sentiva l’adrenalina corrergli nelle
vene mista
all’eccitazione, la voce di lei era dolce come il miele,
stuzzicante,
invitante.
Trunks non
voleva, eppure chiuse gli occhi per baciarla, trattenendo il respiro
mentre
sentiva le mani di Marron muoversi
per infilarsi
sotto all’elastico dei boxer.
Restarono fermi, immobili per qualche secondo, e
poi senza pensare il giovane la sollevò da
terra e con un senso di abbandono totale la lasciò ricadere
sul letto, le
scivolò accanto di lato e in un delirio quasi rabbioso
cominciò a toglierle i
vestiti, il reggiseno, le mutandine.
Voleva prenderla, godere di un corpo, era nudo e
vulnerabile, desolatamente consapevole di non poter amare
nessun’altra donna
che non fosse Karim, ma si sentiva disperatamente solo ed era stanco di
trincerarsi dietro ad un ricordo, doveva per forza aggrapparsi ad una
speranza
se non voleva impazzire e la speranza in quel momento aveva il volto di
Marron.
°°°°°°°°°
Per fortuna
nell’ armadio aveva trovato un abito
decente, era di cotone, di gusto semplice a quadretti bianchi e
azzurri, ma una
volta indossato, Karim
notò che la
stringeva sui fianchi per via della leggera prominenza del ventre.
“Uff… ” si sentiva
goffa, anche il seno le dava un certo
fastidio, era aumentato almeno di una taglia.
La ragazza sospirò pensando che ben presto avrebbe
dovuto compararsi degli ampi camicioni, la pancia le cresceva a vista
d’occhio
e il bambino non smetteva mai di fare capriole, sentiva i suoi
movimenti
agitati, quei calcetti che a volte la facevano trasalire.
Aveva indubbiamente eredito l’energia del padre e
lei cercò di restare tranquilla mentre si chiedeva se il suo
carattere sarebbe
stato dolce e sensibile, o
magari rude
come quello di nonno Vegeta.
“Spero che assomiglierai al tuo papà in tutto
piccolino, spero che sarai un persona meravigliosa come lui.”
Karim alzò lo
sguardo verso lo specchio per legare un fazzoletto bianco dietro alla
nuca che
incorniciò il suo grazioso viso, facendo
risaltare il verde intenso dei suoi occhi.
Prima di uscire si voltò a guardare la stanza, la
fotografia di Goten poggiata sulla scrivania, l’orsacchiotto
di Trunks, il
letto dove aveva pianto, dove aveva fatto quella difficile scelta, una
scelta
che l’avrebbe finalmente resa felice.
In silenzio scese le scale, attraversò il soggiorno
e aprì la porta per uscire in giardino, per dirigersi verso
il bosco che
odorava di muschio.
Il cuore le batteva forte, i piedi calpestano le
foglie fradice d’umidità , muovendosi veloci su
per il sentiero, l’aria fresca
della montagna le carezzava il viso e ora le guance erano rosate, gli
occhi più
lucenti.
“Quanto manca? Quanto manca ancora?” Aveva fretta, molta fretta,
sfiorava con le mani i
tronchi nodosi degli alberi e talvolta vi si poggiava un attimo con la
schiena
per riprendere fiato, ascoltando i versi dei numerosi animali.
“Quanto? Quanto ancora?”
In un certo senso aveva paura, paura di arrivare
alla radura, di guardare quel prato, quel giaciglio dove aveva fatto
l’amore
all’ombra della quercia gigantesca. Aveva
paura di non reggere a quell’emozione, di scoppiare a
piangere e non voleva,
non voleva che Goten la vedesse in lacrime come quando si erano
lasciati,
voleva che la vedesse sorridere, voleva che comprendesse quanto era
felice di
rivederlo.
Gli uccelli cantavano gioiosi e il rumore dell’acqua
la risvegliò dai suoi pensieri richiamandola alla
realtà, era il gorgoglio
della cascata che le giungeva come un eco.
Karim
puntò la propria attenzione verso un muro di siepi colme di
bacche, era
vicinissima ormai al luogo del loro appuntamento, doveva fare ancora
qualche
passo immersa nella semioscurità del fitto bosco e poi
finalmente avrebbe visto
la luce, la luce verde abbagliante di un prato infinito, una sorta di
paradiso
racchiuso tra le rocce della montagna, un mondo incontaminato, un mondo
che
apparteneva solo a loro due.
°°°°°°°°°°
“Adesso
ti faccio cadere tutti i denti, voglio
vedere se sorridi ancora dopo!” Probabilmente Madison non
avrebbe sorriso per
un po’, Nives ne era certa, non lo aveva mai visto
così impaurito, la mano di
Goten gli premeva sul collo e gli rendeva difficoltoso il respiro, era
pallido
come un cencio.
“Basta! Smettila o ti darò io una lezione,
capito vicino?” Si era
fatta avanti e lo
aveva costretto a guadarla, era minacciosa, ma terribilmente sensuale,
mentre
passava una mano tra i capelli per scostarli dal viso.
Il saiyan respirò e respirò ancora per calmare la
propria rabbia, mentre lei lo guardava con aria bellicosa.
Pensò che forse era meglio non ingaggiare uno
scontro con la rossa, la temeva più di qualunque altro,
aveva il potere di
renderlo confuso e non era sensato accettare quella sfida.
Il giovane d’improvviso allargò la mano per
lasciare
la presa sul colletto e l’uomo piombò
rovinosamente a terra, restò sdraiato a
pancia all’aria con gli occhi sbarrati e la braccia
spalancate, come se fosse
privo di vita.
“Madison…” Erano tutti intorno a lui,
chi in
ginocchio, chi in piedi, cercavano di farlo rinvenire, il barista gli
posò una
pezza bagnata con dell’acqua fresca sulla fronte; Goten fece
una smorfia di
disgusto e dopo avergli voltato le spalle si diresse verso
l’uscita.
“Aspetta, dove pensi di andare?” Era la cosa più
insopportabile che lei gli
corresse sempre dietro, ma perché non lo lasciava in pace?
Cosa voleva ancora?
“Va dal tuo capo, non vedi che ti sta chiamando ?
E’
moribondo, puzza persino di urina, che schifo!” La ragazza
aprì con rabbia le labbra carnose e
umide di saliva per urlargli contro.
“Smettila di dire cazzate! Ti rendi conto di
cos’hai
fatto? Sei nei guai amico, tu non lo conosci Madison, ha amici
importanti e…” Lui
avvicinò
il viso al suo e la tenne
prigioniera con lo sguardo.
Il cuore di
Nives cessò di battere per un momento, gli occhi neri di
Goten ardevano, erano in
preda al risentimento, alla collera, a un qualcosa che non riusciva a
decifrare, che superava ogni immaginazione.
“Chi sei tu? Chi sei veramente?” sussurrò
la ragazza sconvolta.
Aveva un odore così maschio, così virile e le
scatenava un unico desiderio, avrebbe voluto baciarlo lì
davanti a tutti,
davanti a Madison che adesso era seduto e imprecava contro il mondo. Non le importava di
nient’altro, solo di
avvicinare le labbra a quelle del saiyan, solo quello avrebbe voluto.
“Non mi fa paura quel tipo, digli che se cerca di
farmi un torto posso diventare molto pericoloso, questo è
stato solo un
assaggio, posso essere peggio, molto peggio; e stai attenta, non ti
fidare di
lui, è ovvio cosa voglia ottenere da te.”
“Assolutamente no!”, rispose
lei indignata.“Per chi mi hai presa?
Pensi che ci finirò a letto?”
Nives avvertì una fitta allo stomaco al solo
pensiero di finire tra le braccia del suo principale e poi il modo in
cui il
vicino di casa la guardava non le piaceva neanche un po’,
cosa stava
insinuando?
“Senti, non ho altro tempo da perdere, voglio
tornarmene in quel buco di casa, farmi una doccia e possibilmente
dormire per
un giorno intero, quindi sturati bene le orecchie, che non ti venga in
mente di
venire a bussare alla mia porta, capito?” C’era
qualcosa di oltremodo
provocante in quelle parole, piacevolmente provocante, che accentuarono
in lei
la voglia di sfidarlo.
La rossa gli abbrancò il braccio, decisa
a restargli appiccicata almeno per
tutto il tragitto fino a casa.
“Cosa stai facendo? Ma sei proprio testarda!”
Anche se non la sopportava, doveva
ammettere che era piacevole avere
qualcuno che si interessava a lui, da un altro punto di vista avrebbe
anche
potuto accettare di pensare a lei come una possibile amante, ma non
voleva
ricadere in quel tranello, un atto sessuale non avrebbe risolto il
tormento che
provava, non gli avrebbe ridato la serenità e questo Goten
lo sapeva bene.
Alcuni minuti più tardi erano già in strada, lui
si
lamentava mentre lei lo prendeva per un braccio e lo obbligava a
curiosare tra
gli oggetti esposti nelle vetrine buie dei negozi.
Nives sorrideva ai brontolii del giovane, ai
continui sbuffi, ai gesti stizziti che faceva ogni due secondi.
Sapeva che
sotto a quei muscoli si nascondeva un essere fragile e vulnerabile e
lei riusciva
a vederlo, aspettava solo che emergesse per aiutarlo, per dimostrargli
che non
era solo.
Ad un tratto in corrispondenza di un piccolo
piazzale la ragazza vide una panchina illuminata dalla luce di un
lampione e
con slancio si andò a sedere incurante di aver accentuato il
malumore di una
certa persona.
“Ehi, cosa ti viene in mente? Ti sembra il caso di
sederti a quest’ora, ma lo sai che ore sono?” ,
sospirando Nives
chiuse gli occhi e ringraziò mentalmente
la sua migliore
amica che tempo addietro
l’aveva fatta partecipare ad un corso accelerato di yoga.
“Calma, devo stare calma, un respiro, due, tre.”
Era
proprio come un
bambino, imbronciato,
capriccioso, ma era l’ora di finirla, si era convinta che
quello fosse il
momento adatto.
“Siediti e sfogati, avanti,
parlami di lei, adesso, subito.” disse
con voce tesa, timorosa, ma decisa ad
andare fino in fondo.
Goten s’irrigidì, la fissò con occhi
immensi che
tradirono tutta la sua insicurezza, non credeva possibile che gli
avesse
chiesto una cosa del genere, comunque fosse non le avrebbe mai
raccontato nulla
che riguardasse Karim.
“Parlare di chi? Cosa stai farneticando, cosa ti
dovrei dire?“ Stava fuggendo, era come avvolto da una coltre
di nebbia, vagava
in un luogo popolato da un unico fantasma.
“Parlare di lei, della
ragazza che ami, perché stai così male?
Voglio saperlo, vorrei aiutarti.” La paura
e il risentimento erano svaniti, ora
Nives provava solo tenerezza.
Si alzò in piedi, quello che doveva fare lo sapeva,
doveva fargli confidare quella pena, perché sarebbe stata
una piccola
liberazione per lui.
°°°°°°°°
Trunks non aveva
mai avuto un amplesso così rude,
freddo, senza sentimento e quando giunse all’orgasmo
provò quasi una
liberazione.
Cadde nella propria parte di letto, adesso voleva
solo chiudere gli occhi e non pensare a niente, sentiva il corpo scosso
da sussulti
di sofferenza, era stato un fatto puramente fisico e non aveva risolto
niente,
se non quello di fargli provare un forte disgusto.
“Tutto bene?” mormorò lei.
Marron era
accaldata, sudata, sfinita, ma anche felice. Era stata
l’essenza pura del
piacere sentire le spinte del saiyan, benché fosse stato
sbrigativo aveva
saputo appagarla come nessun altro prima di lui.
“Si, sto bene.” Non si volse a guardarla,
restò
immobile a riflettere, a frugare nel passato, a darsi dello stupido. La
verità
era che, anche se
avevano appena fatto
l’amore, per lui Marron era come un estranea, non provava
entusiasmo, nessuna
voglia di parlarle.
°°°°°°°°°
“Dove
sei? Perché non arrivi?”
Era trascorso un po’ di tempo, Karim si era seduta
sull’erba e teneva le ginocchia strette al petto, guardava
verso il cielo
azzurro, sperava di veder apparire la figura di Goten, magari accesa dai bagliori
della potenza del
supersaiyan.
Quanto doveva aspettare ancora? Non mancava molto al
crepuscolo, i colori smaglianti dell’arancio cominciavano
già ad intravvedersi
in lontananza.
“Goten, non
ti importa più di me? Eppure ti ho scritto cosa provo, ti ho
detto quanto ti
amo? Mi hai già dimenticata?” Gli occhi verdi si
volsero verso una farfalla, la
rimirarono a lungo posarsi da un fiore all’altro,
finché una malefica tela di
ragno non la intrappolò.
Karim chiuse subito gli occhi, non voleva vederla
morire e non poteva fare nulla per aiutarla, i filamenti della tela
dell’aracnide le si erano appiccicati alle ali, il suo
destino era ormai
segnato.
Che cosa voleva dire? Che era inutile ribellarsi
alla sorte?
La giovane non poté fare a meno di paragonarsi a
quella piccola farfalla, poiché
avvertiva un brutto presentimento, come se un’ ombra minacciosa la stesse per
inghiottire, non
c’era nessun rumore, neppure il vento
soffiava, era sola in quel silenzio greve ad aspettare il ragazzo che
amava, ma
forse, pensò
tristemente lui non
sarebbe mai arrivato.
continua…
Wew ciao a tutti
^^
Sono riuscita ad
aggiornare, ma vado
molto di fretta e non posso ringraziare uno da uno i recensori dello
scorso
capitolo, scusate mi farò perdonare la prossima volta, vi
dico solo che
apprezzo molto i vostri commenti, mi danno soddisfazione, sono un
po’ una
specie di compenso per il mio lavoro.
Grazie a :
raffa_94,
miss
miyu 91, carol2112,
scImMIA, Ishyna,
riza, Amina_chan,
cri92, hachi88,
Molly_Brief.
Grazie a tutte
voi, mi raccomando... aspetto il vostro parere sul capitolo, i vostri
pensieri, ditemi se vi è
piaciuto. ^^
Grazie anche a
voi che leggete soltanto e non siete pochi, vi mando un bacio.
Ciao, a presto
e buon Halloween
EFP... dalla streghetta dai capelli rossi XD
LORIGETA ^^