Ero ubriaco nel quartiere più ricco di New York, Manhatthan.
Camminavo di pomeriggio, con in mano una bottiglia di vodka liscia, tra i passanti che camminavano svelti, mentre io ad ogni passo mi sentivo di morire.
La testa girava, cazzo se girava.
Ero diretto al suo palazzo.
“Ti odio”. Continuavo a gridare sotto gli sguardi dei passanti che mi prendevano per pazzo?
Lo ero? Forse, ma non me ne fregava un cazzo.
Dovevo andare da lei!
Doveva saperlo! Doveva sapere che la odiavo, che mi aveva spezzato il cuore, che era una fottutissima stronza.
Si, mi aveva lasciato. Perché?
‘Siamo troppo diversi’
Queste furono le sue parole prima di andare via, neanche il tempo di una spiegazione, neanche il tempo di poter contrabbattere.
Era andata via, fuggita via da me, senza se e senza ma.
Ridacchiai. Che poi era così buffo, perché alla fin dei conti, è l’amore a renderci uguale.
Mi sono ritrovato ubriaco alle quattro del pomeriggio, preso la metropolitana, il pullman, ed ero qui, a camminare per una meta a me conosciuta cosi bene.
Erano, quanto? Forse due o tre settimane che non ricevevo più sue notizie, ma io stavo impazzendo.
La odiavo.
La odiavo perché lei mi mancava, e io non mancavo a lei. Mi aveva umiliato, lasciandomi così al parco.
Era una stronza.
Presi un lungo sorso dalla bottiglia di vodka liscia.
Bianca, incolore. Forse, come me?
Doveva saperlo che io l’odiavo, sarei andato lì e glielo avrei detto, gli avrei detto che l’odiavo e per sempre.
“ Vaffanculo” gridai di nuovo.
Mi ritrovai ai piedi di questo enorme edificio. Presi un lungo respiro ed entrai dalla porta girevole, ma chissà come mi ritrovai di nuovo fuori.
“ Vaffanculo” esclamai.
Non lo avevo mai capito questa merda di porta girevole, ne come funzionava.
Così guardai le porte e con i piedi mi trascinai dentro senza salutare il portinario.
Mi avviai verso l’ascensore prima di essere bloccato.
“ Signore, signore?” mi girai. “ Chi sta cercando?”
Sbuffai. Mi conosceva, venivo sempre qui. “ Chi sto cercando? La ragazza che mi ha spezzato il cuore”
Fece una smorfia di disgusto, forse per il mio alito?
“ Lei è ubriaco, prego venga, chiamerò la sua famiglia, non si preoccupi”
Mi prese per il braccio, ma lo spinsi dimenandomi.
“ Lasciami stare” urlai.
Quando presi l’ascensore cliccai sul tasto numero 10 sempre se la vista non mi giocava brutti scherzi.
Arrivai all’ultimo piano e mi trascinai verso la sua porta.
Sapevo il numero della sua stanza. Lo sapevo a memoria.
Quante volte ero entrato?
Quante volte mi ero sdraiato sul suo divano a guardare la televisione insieme a lei?
Quante volte nell’arco di un anno ero stato tra le sue coperte profumate? Per farla sentire mia, adorarla, assaporarla, per fargli provare piacere?
Eppure mi aveva lasciato.
Ridacchiai ripensando a tutto.
In un anno non eravamo stati capaci di dirci cosa provavamo l’uno per l’altro, ma non importava perché non eravamo quelle tipiche coppie da baci e carezze, no, noi ci prendevamo a schiaffi, ci urlavamo in faccia, e forse era proprio questo il motivo del perché mi piaceva, il motivo del perché non riuscivo a tenerla lontana..
Presi un altro sorso di vodka, forse per farmi coraggio, e poi suonai.
Uno
Due
Tre
Quattro volte finchè il suo fottuto viso non apparse ai miei occhi.
E cazzo, io ero ubriaco, ma lei era ugualmente bellissima.
“ Justin” sussultò “ Che ci fai qui?”
La guardai negli occhi per quelli che mi parvero anni.
Poi ripensai a tutto e mi incazzai. Ero pronto a dirglielo. Doveva saperlo, io l’odiavo.
“ Vaffanculo ti amo”
A volte devi stare lontano dalle persone che ami, ma non significa che le ami di meno, a volte questo te le fa amare ancora di più.
*Spazio autrice*
Hi guys. How are you?
Amavo questa frase per cui ci ho fatto una mini OS sopra.
Mi piacerebbe sapere un vostro parere.
Un bacio!