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Autore: _Kennett    26/11/2014    1 recensioni
"E tu chi saresti?" Chiese alla figura maschile a lei sconosciuta.
L'uomo non si degnò di rispondere, si limitò semplicemente a sorridere facendole poi fuoriuscire un sussulto di sorpresa non appena utilizzò la velocità vampiresca per piazzarsi, in meno di un secondo, dinanzi alla sua visuale. Visto da quella vicinanza, la piccola strega riuscì a metterlo a fuoco a dovere. E dovette constatare che fosse alquanto interessante. Era alto si e no un metro e ottanta, portava i capelli alzati sul davanti ed erano di un marrone cenere. I suoi occhi erano dello stesso colore dei crini, ma erano splendenti, e il suo corpo era fasciato da un abito abbastanza antico.
"Posso aiutarti," le sussurrò a un passo dal suo viso carezzandole dolcemente la guancia. Bonnie si lasciò andare a quel contatto, inclinando leggermente il capo per bearsi di quella carezza. Quando avvertì l'assenza di quel tocco, aprì gli occhi bloccandosi per un secondo dallo shock: l'uomo era scomparso nel nulla ed in quel momento la sua presenza era stata sostituita da Klaus.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Klaus, Kol Mikaelson, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: Tenevo a precisare che quesa fanfiction non è ma ma di  The Dead Masquerade. Come qualcuno già saprà sto già traducendo una Dramione, ma ciò non mi impedisce di tradurne un'altra dal momento che The Vampire Diaries rientra fra le mie preferenze :) 
Personaggi&coppie: Bonnie; Damon; Stefan; Elijah; Klaus and Kol (questi sono i personaggi che racchiude il primo capitolo) .
Come coppia certa avremo quella di Bonnie e Kol, per cui la coppia Kennett! Fatevi avanti valorosi shippatori  :P 
Commenti: Nonostante non sia frutto del mio sacco, un vostro parere sul mio modo di tradurre, come anche le correzioni, saranno graditi.
A presto e buona lettura :)

 






Fool Me Once, Fool Me Twice

Stranger



 

Bonnie si trovò a piedi nudi in un luogo abbastanza familiare: uno che aveva visto tante volte nei suoi sogni; era il luogo dove erano state sepolte tutte le streghe della sua famiglia. Continuò, leggiadra, a camminare fra le pietre di testa sparse sulle bare delle streghe sepolte, avvolta da una leggera nebbia che offuscava il suo cammino, fino a trovarsi, ancora una volta, dinanzi a una bara di farro chiusa.

La strega, credendo di avere un po' di fortuna dalla sua parte, tentò di aprire la bara, ma naturalmente quest'ultima non si mosse di un millimetro. Esasperata, lanciò uno sguardo fugace a ciò che la circondava, chiedendosi istintivamente se Klaus fosse stato nei paraggi, come appunto capitava spesso, si destò quando udì dei passi provenire dalle sue spalle, passi che fecero scricchiolare le foglie pressate dalle suole delle scarpe. Lentamente, si voltò aspettandosi di scontrarsi, come le altre volte, con un Klaus beffardo, ma mai come quella volta si stava sbagliando. L'uomo che le si parò di fronte non lo conosceva nemmeno; non l'aveva mai visto prima in vita sua.

"E tu chi saresti?" Chiese alla figura maschile a lei sconosciuta.

L'uomo non si degnò di rispondere, si limitò semplicemente a sorridere facendole poi fuoriuscire un sussulto di sorpresa non appena utilizzò la velocità vampiresca per piazzarsi, in meno di un secondo, dinanzi alla sua visuale. Visto da quella vicinanza, la piccola strega riuscì a metterlo a fuoco a dovere. E dovette constatare che fosse alquanto interessante. Era alto si e no un metro e ottanta, portava i capelli alzati sul davanti ed erano di un marrone cenere. I suoi occhi erano dello stesso colore dei crini, ma erano splendenti, e il suo corpo era fasciato da un abito abbastanza antico.

"Posso aiutarti," le sussurrò a un passo dal suo viso carezzandole dolcemente la guancia. Bonnie si lasciò andare a quel contatto, inclinando leggermente il capo per bearsi di quella carezza. Quando avvertì l'assenza di quel tocco, aprì gli occhi bloccandosi per un secondo dallo shock: l'uomo era scomparso nel nulla ed in quel momento la sua presenza era stata sostituita da Klaus.

"Giungi sempre qui?" le chiese sorridendole beffardamente. Quando le vene cominciarono a formarsi intorno ai suoi occhi e le zanne cominciarono a scendere lentamente, Bonnie avvertì lo stomaco in subbuglio. Emise un grido alto ed acuto non appena le zanne di Klaus trafissero la pelle del suo collo.

Bonnie urlò girandosi nel proprio letto in preda al terrore, ansimante e coperta di sudore, osservò l'orologio posto sul comodino accanto al suo letto, per poi ricadere ancora sconvolta sul suo materasso comodo con un profondo sospiro. Avrebbe dovuto fermare quei sogni.

 

 

 

 

 

Klaus e Elijah destavano dinanzi alle loro quattro bare. Solo una era vuota poi le altre contenevano i loro restanti frateli: Rebecca, kol e Finn. Klaus con un po' di pazienza era riuscito a convincere Elijah a mantenere ancora per un po' la loro sorellina all'interno della bara, poiché non avrebbe potuto raccontarle tutte le possibili bugie e quindi di conseguenza sarebbe stato più sicuro tenerla lì che saperla in giro chissà dove.

Entrambi i fratelli Originali aprirono le due bare: Elijah aprì la bara del fratello Kol, mentre Klaus quella di Finn; e con un conteggio mentale estrassero i pugnali di quercia bianca dal cuore dei rispettivi. Poggiarono quest'ultimi sulla scrivania che non destava lontano dalla loro postazione e misero un sacchetto di sangue fresco, per quando si sarebbero svegliati, in ciascuna bara.

Tutto ciò che restava da fare era attendere e attendere, nella speranza che sarebbe andato a buon fine.

 

 

 

 

 

 

Erano passati troppi anni dall'ultima volta che avesse rivolto la parola ai suoi fratelli e si sarebbe anche sdraiato comodamente se non fosse stato nervoso per il loro risveglio, in più come se non bastasse so fratello Elijah si era posizionato di fronte ad esso per fissarlo con occhio scrutatore e questo lo fece innervosire maggiormente. Klaus non era così ingenuo da non considerare suo fratello maggiore una minaccia, poiché proprio perché lo avvertiva come una minaccia aveva conficcato, per primo, il pugnale. Se ci fosse stato qualcuno su quel mondo capace di sconfiggerlo era proprio il vampiro seduto di fronte ad esso, pronto ad attaccarlo in qualsiasi momento.

Un forte respiro ansimante fu il suono che irruppe fra gli sguardi competitivi dei due fratelli, un respiro seguito subito dopo da un altro.

Adesso si poteva dire che fossero entrambi svegli, ed entrambi non erano molto soddisfatti.

 

 

 

 

 

"Stefan, Damon!" Bonnie richiamò la loro attenzione mentre camminava in pensione. Stefan, precedentemente, le aveva mandat un messaggio cercando il suo aiuto per un piano che aveva escogitato.

"Judgey," la salutò Damon varcando la soglia, "Stefan è nello studio." Bonnie annuì e si fece strada allo studio.

Bonnie bussò alla porta parzialmente aperta, come per avvertire della sua presenza, prima di entrare. "Qual è il piano?" Chiese. Stefan era appena tornato dal suo appuntamento con Klaus, e adesso aveva cominciato ad elaborare le cose con lei, per cui Bonnie aveva deciso di lasciar perdere i convenevoli. Ormai il bel vampiro non era più lo stesso e l'unico obiettivo che possedevano entrambi era quello di annientare, una volta e per tutte, gli Originali.

"Ho bisogno che tu faccia un incantesimo per me," le disse senza alzare lo sguardo dal libro che stava sfogliando.

'Tipico', pensò ed alzò leggermente gli occhi. "Che tipo di incantesimo?"

"Ho bisogno di capire cosa Klaus stia progettando, e l'unico modo per farlo è quello di vegliare su di lui, ma probabilmente avvertirebbe ogni mio passo," cominciò a darle le sue spiegazioni gettando al contempo il libro sul tavolo e facendolo atterrare con un tonfo sonoro. "Questo dovrebbe esserci utile," le disse alzandosi dalla sedia, "ho bisogno che tu mi renda invisibile agli occhi degli Originali."

Bonnie ci pensò su per un po' ma poi si trovò ad annuire con accordo. "Okay, penso di riuscire a trovare qualcosa anche da me. Sono sicura che all'interno dei miei grimori ci sia un incantesimo ideale."

"Tienimi aggiornato su ciò che troverai!" Le urlò dietro il vampiro mentre la strega abbandonava la stanza.

Si fece strada verso la porta ma venne bloccata dalla figura maschile di Damon. "Elena mi ha parlato del tuo sogno frequente," le disse. "Mi ha detto che c'è Klaus con un altro ragazzo, non sai chi sia l'altro?"

Bonnie scosse la testa un po' frustrata. "Ci ho pensato tutto il giorno, sono certa di non averlo mai incontrato, ma ha un viso familiare. Potrei correlarlo a qualcuno che ho intravisto di sfuggita."

La loro conversazione venne bloccata dallo bussare alla porta. Come Damon si affrettò ad andare ad aprire gli occhi di Bonnie si spalancarono dallo stupore non appena vide Elijah in piedi incorniciato fuori alla porta, e lei che pensava che fosse ancora in una delle bare. "Quando mi hai avvertito del piano di Klaus, ho nascosto la quarta bara ma ho anche avuto la premura di liberare Elijah dal pugnale," Spiegò Damon a Bonnie come se le avesse letto nel pensiero. Elijah al contempo varcò la soglia. "Parlando di bare, sai chi vi è dentro?" Damon all'Originale.

"Ovvio," rispose, "ma penso che vi lascerò scoprirlo da soli," concluse. "Ora, passiamo al vero motivo per cui sono qui. Quindi sei stato tu a risvegliarmi, giusto?" Osservò Damon che annuì con gli occhi socchiusi. "Per cui sono giunto qui per darvi una sorta di avvertimento. Klaus ed io abbiamo estratto i pugnali dal cuore dei nostri fratelli."

"E Rebekah?" Chiese Bonnie.

"Klaus ha ritenuto più opportuno lasciare Rebekah all'interno della bara." Spiegò platealmente.

I due sorrisero con scherno. "Certo che sia così." mormorò la strega. Entrambi erano a conoscenza della vera ragione per cui Klaus aveva preso quella decisione, e di certo non per tenerla al sicuro.

 

Era bello sapere che possedevano ancora una certa influenza su Klaus, con una bara fra le loro mani e con la consapevolezza di sapere che Elijah e gli altri suoi fratelli non erano a conoscenza del fatto che Klaus avesse ucciso la loro madre.

 

 

 

 

 

Erano passati solo tre giorni da quando Elijah e Klaus avevano estratto i pugnali dal cuore dei loro fratelli e le cose stavano fluendo lisciamente mentre Klaus attendeva il momento giusto. Inizialmente Finn aveva riversato tutta la rabbia che si era svegliata con lui sull'Originale, spingendogli un grande palo di legno, che aveva preso dalla rampa di scale del grande palazzo, al centro del suo cuore per poi scaraventarlo dall'altra parte dell'atrio e facendogli battere il cranio sul duro pavimento di marmo.

Kol tuttavia, fece svanire la sua rabbia diversamente dal fratello maggiore. Aveva minacciato Klaus di annientare la Doppelganger se solo si fosse azzardato nuovamente a ficcargli il paletto nel suo cuore, e questa minaccia turbò leggermente Klaus. Non perché gli importasse di Elena, a dirla tutta di lei non gliene fregava un bel niente. A volte si trovava a pensare che l'altra Doppelganger fosse stata di gran lunga più interessante: almeno Katerina possedeva un po' di personalità, Elena invece era la più noiosa ragazza che avesse incontrato nei suoi mille anni. Ma ciò nonostante il suo sangue era di fondamentale importanza, senza quello non avrebbe più potuto creare ibridi. Per cui la Doppelganger, purtroppo per il fratello, doveva rimanere assolutamente al sicuro.

Kol era sempre stato un ottimo calcolatore; Avrebbe sempre di gran lunga preferito minacciare qualcuno piuttosto che sporcarsi le proprie mani. Era il tipo di vampiro che avrebbe soggiogato qualcuno per farci uccidere anziché uccidersi. Kol non si sarebbe mai mostrato mortificato, anche se poteva ferirlo, anche perché le sue azioni passate avrebbero potuto far rabbrividire il diavolo in persona, ma quello faceva parte del loro essere un vampiro. Era una delle conseguenze impreviste.

In quegli ultimi tre giorni, Klaus aveva fatto aiutare i suoi due fratelli dai suoi ibridi, in modo tale da adeguarsi al nuovo mondo moderno. Li avevano aiutati con tutti i gadget e la cultura ormai cambiata. Ma non ci volle molto ad adeguarsi, dopotutto, i suoi fratelli non erano di certo stupidi.

Inoltre, non ci volle molto ad aprire il caso di Rebekah, e Klaus in tale circostanza fece del suo meglio per far comprendere al fratello che la cosa migliore era quella di tenere la sorella all'interno della bara. Poté, però, constatare che di quella spiegazione non ne fu poi così felice, ma lasciò cadere, per il momento, il discorso. 

  
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