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Autore: Marti Lestrange    27/11/2014    3 recensioni
{Flarke + Bellarke; SPOILER 2x05}
"L'esplosione risuona nelle mie orecchie come un rombo di tuono nel bel mezzo di una tempesta. Mi entra nelle vene e sento il cuore battere così forte che mi inginocchio, mi raggomitolo contro la parete della navicella e stringo le mie stesse caviglie, pregando. Non ho mai pregato in vita mia."
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Octavia Blake
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota iniziale: la shot è strutturata in due parti distinte. Il "prima" si colloca nell'episodio 1x13, nel momento dell'esplosione al campo. Il "dopo" invece descrive il risveglio di Clarke al Mount Weather in un primo momento, e poi la reunion con Bellamy della 2x05.
Altra piccola precisazione: la shot è nata come Flarke e in teoria si sarebbe dovuta concludere prima del "dopo". Ieri è invece diventata una Bellarke (i poteri di questa coppia). L'illuminazione per la seconda parte è arrivata inaspettata, ma ho voluto inserirla comunque. Insomma, forse è un caos nonsense, ma spero di non aver fatto una figuraccia con questo primo esordio nel fandom. Sì, vengo ad "appestare" anche questi lidi.
Buona lettura!






The moment I knew
 
 
 
{Prima.}
 
- Clarke, non puoi salvare tutti. Andiamo!
Clarke.
Non puoi.
Tutti.
Andiam...
And...
Ed eccolo lì, il famoso momento di silenzio prima del salto. Il fatto è che non sono pronta a saltare. Non senza di lui. Non senza Finn.
 
I suoi occhi me lo urlano. Gridano disperati e noi rimaniamo immobili in mezzo al caos, mentre il fuoco e la morte ci sfiorano. 
 
- Non posso, Finn. Non senza di te.
- Puoi farcela, Clarke. So che puoi.
- No. Non lo sai. E io non posso. Semplicemente non ci riesco.
Continui ad urlare, Finn, anche se in realtà non urli affatto. Le nostre voci si rincorrono nella mia mente. È tutto lì. So benissimo quello che mi diresti.
Ti guardo nitidamente, ora. 
Sento le labbra contrarsi. La gola mi si stringe e mi si mozza il respiro.
È finita, Clarke. Basta lottare. 
È tempo.
 
L'esplosione risuona nelle mie orecchie come un rombo di tuono nel bel mezzo di una tempesta. Mi entra nelle vene e sento il cuore battere così forte che mi inginocchio, mi raggomitolo contro la parete della navicella e stringo le mie stesse caviglie, pregando. Non ho mai pregato in vita mia.
 
 
*
 
 
I Preludi di Chopin.
Conosco questa musica. Mio padre la metteva sempre, a casa, quando tornava stanco morto dal lavoro e voleva rilassarsi. 
Coincidenze che uccidono.
 
Dove sono?
Fisso il soffitto bianco sopra di me e sento il sangue scorrermi rapidamente nelle vene. Mi sfilo l'ago che ho impiantato nel braccio e poi lo vedo, scorre rosso sulla pelle bianca. Lo guardo solo per un secondo.
Dove sono?
Mi alzo dal letto. Tutto intorno a me è bianco, così bianco da accecare. Un Van Gogh alla parete è l'unica macchia di colore. 
Dove sono?
Mi incammino verso la porta, alzo lo sguardo sull'oblò centrale. 
 
Monty mi osserva dalla porta di fronte alla mia. Monty
Scandisce il mio nome. Io grido il suo, e all'improvviso tutta la paura mi assale. 
Ho paura, sì. Non so dove sono, dove diavolo sono; non so chi mi abbia messo qui; non so chi sia sopravvissuto. Non so più niente.
 
La paura mi assale e io scivolo giù, trascino le dita sulla porta liscia, le lacrime che mi annegano il viso. 
Tutto il passato mi assale, prepotente. Bellamy. Finn. L'esplosione. Finn.
 
Mi manca. Mi manca da morire. 
Comincio a singhiozzare e la lacrime non scendono più. Singhiozzo e basta, il petto che si alza e si abbassa ritmicamente, la voce spezzata. 
Ho perso tutto. 
Mio padre; mia madre.
Bellamy. 
Finn.
Tutti gli altri. 
Tutti.
 
La musica si interrompe, per poi riprendere ed esaurirsi subito dopo. A seguire, il silenzio. Dentro di me, il caos.
 
 
{Dopo.}
 
Nel momento in cui so che sì, sono vivi, Bellamy e Finn sono vivi, il rumore cessa. Il rimbombante rumore che mi ha accompagnata da quando sono fuggita con Anya dal Mount Weather, lo stesso rumore che mi è scoppiato dentro quando Jasper ha innescato l'esplosione - quando ho detto loro addio -, adesso cessa. Le mie orecchie tornano a percepire i suoni esterni come prima. I miei occhi guardano di nuovo, curiosi. Sento ogni singola parte del mio corpo rispondere, risvegliarsi, vivere. 
Sono vivi, Clarke, mi ripeto, ancora e ancora. Sono vivi e presto li rivedrai.
 
 
*
 
 
Ed eccolo lì. 
Bellamy Blake.
I cancelli elettrificati si aprono e lo scorgo poco lontano. Entra con passo sicuro ma stanco nel campo. Accanto a lui, una ragazza - il suo giubbotto che le riscalda le spalle, il suo braccio che la sostiene -, si guarda intorno, incerta. Dietro di loro, Octavia sorregge Monroe, che zoppica vistosamente.
- Bellamy - sussurro. Raven è ancora accanto a me: anche lei sta osservando i nuovi arrivati.
Mi giro a guardarla, impaziente. 
- Vai! - esclama sorridendo. - Ti raggiungo.
- Okay - acconsento riconoscente.
Ormai Raven sembra conoscermi molto bene. 
 
Sospiro e mi incammino. 
Mia madre sta parlando con Bellamy e la nuova ragazza e io inconsciamente affretto il passo, dapprima tranquillo, poi sempre più rapido.
Mentre lo raggiungo, lo osservo. 
È stanco, le spalle infossate, le mani suoi fianchi. Octavia accanto a lui ansima ancora per lo sforzo di sorreggere un altro corpo - per lo sforzo di un'altra vita salvata e un'altra missione portata a termine. 
 
Tutto ciò che voglio è rivedere il suo viso di fronte al mio, i suoi occhi scuri che mi osservano e quel sorriso sempre vagamente accennato ma che è tutto, forse troppo. Per un momento dimentico tutto il resto: gli altri ragazzi ancora al Mount Weather - Jasper e Monty -; il gesto di mia madre e la vita perduta di mio padre; la morte di Anya e forse, con lei, ogni speranza di pace; il Consigliere Kane che ancora lotta per essa, da qualche parte nella foresta, forse in pericolo; tutti quelli che sono morti; Finn. Finn.
 
Il suo pensiero mi attraversa la mente veloce, ma non si ferma. Transita nelle mie sinapsi e fugge via, in viaggio verso altre remote regioni della mia massa cerebrale. Non posso pensare a lui, non adesso. Non adesso che Bellamy e Octavia sono tornati, non adesso che il rumore è cessato. Non c'è rumore, ma non c'è neanche silenzio: sento un'impercettibile melodia, un suono che mi attira a sè, ma forse è solo una voce, lontana e conosciuta ma che non riesco ad afferrare, che mi chiama. Mi chiama a casa. 
 
Mi accorgo di correre solo quando scanso un ragazzino e sento il vento fischiarmi tra i capelli e il corpo di Bellamy è improvvisamente contro il mio. La forza cinetica li attrae e la mia folle corsa veloce si esaurisce tra le sue forti braccia, contro il suo petto e la sua schiena. Le mie mani lo afferrano, lo stringono, cercano ogni singolo brandello di pelle. Non possono crederci. Non possono credere che lui sia lì, vivo, per davvero, non dopo quando i miei stessi occhi lo hanno visto cadere a terra, nel fango, poco prima che io sparissi dietro quella tenda e dessi il via a tutto. Eppure è lì. Ed è vivo. Respira
 
Riesco a sentire la sorpresa quando si accorge di avermi tra le braccia, la bellezza dell'inaspettato che colpisce anche gli animi più cinici. Indugia fino all'ultimo, Bellamy. Lo sento. Le sue braccia spalancate che mi hanno accolto sono sospese, mentre io affondo il viso nel suo collo - nel suo profumo, un misto di sudore, erba e coraggio. Infine, lo sento stringermi a sè. Sento quelle stesse braccia, prima esitanti, cingere il mio corpo con forza, e sicurezza, e sollievo. Lo sento espirare tra i miei capelli, mentre ancora mi stringe.
E io non posso fare a meno di sorridere. 
 
- Un'altra cosa che mai avrei pensato di vedere. 
La voce di Octavia giunge da remote profondità, riportandomi alla realtà. 
Ha ragione. Neanche io mi sarei aspettata di abbracciare Bellamy. Se solo ripenso alle nostre vicende passate, ai nostri inizi lì sulla Terra... Se, allora, mi avessero descritto questa scena, molto probabilmente non ci avrei creduto. 
Sento Bellamy sospirare e forse sorridere alla battuta della sorella. La tensione dell'incontro è svanita. Entrambi abbiamo pienamente capito che sì, siamo vivi - tutti e due. 
 
Finalmente decidiamo di separarci e i nostri occhi si incontrano. Ecco, potrei rimanare delle ore a stare lì, così, semplicemente guardandolo. E in quelle misteriose profondità c'è tutto ciò che non ho mai capito di Bellamy Blake: le sue scelte, il suo coraggio, il suo dolore. La sua anima. E Bellamy mi si scopre piano piano, tassello per tassello, e ogni volta è una scoperta diversa. Non lo avrei mai creduto possibile, ma il mio cuore mi martella nel petto come una forza primordiale. Potrebbe quasi annientarmi. 
 
E questo è il momento. Il momento in cui so che Bellamy Blake è qualcosa. Che cosa non lo so bene neanche io, ma non è solo una persona, non è solo un altro compagno di viaggio verso la Terra e tutto ciò che ci ha riservato, non è solo un leader fiero e impavido e tenace. Bellamy Blake è qualcosa per me, dentro di me, in ogni parte di me. E il pensiero di Finn mi sfiora nuovamente - dopo l'abbraccio ad Octavia, dopo l'arrivo di Raven, dopo le prime parole.
 
- Dov è Finn? - chiedo, conscia solo in quel dannato momento che no, lui non c'è. Le porte del campo sono chiuse e di Finn non c'è traccia.
- Ti sta cercando - risponde solo Bellamy, una traccia di incertezza nello sguardo. Incertezza? Incertezza o delusione? In quel momento non saprei dirlo. In quel momento, mi riscopro nuovamente ignorante su Bellamy Blake e sui suoi sentimenti, sulle sue paure, su tutto. 
 
Bellamy sembra essersi chiuso a riccio, di nuovo preda di chissà quali demoni. Io invece non so più cosa voglio. Non so più cosa sento. Il dubbio si insinua spavaldo nella mia anima, mi confonde, mi stordisce, e l'unica cosa che riesco a fare - che posso fare - è distogliere lo sguardo da lui. In quel momento, mi libero di tutte le domande e i dubbi. L'obiettivo adesso è cercare e trovare Finn, tutto il resto non conta. Guardo Bellamy un'ultima volta. 




 

NOTE
  • La battuta iniziale è ripresa dalla serie tv, puntata 1x13.
  • "I Preludi di Chopin", nello specifico l'Op. 28, No. 4 in E Minor: Largo, fanno parte della colonna sonora della serie, sempre nella puntata 1x13, quando Clarke si risveglia al Mount Weather.
  • Il piccolo scambio di battute fra Raven e Clarke (così come la battuta di Octavia e il dialogo fra Clarke e Bellamy) è ripreso dalla serie tv, puntata 2x05.
  • Il titolo è quello dell'omonima canzone di Taylor Swift, "The moment I knew".


Beh, a chiunque sia arrivato fin qui: grazie. 
Insomma, vi siete sopportati questa palata di angst,  è il minimo che io possa fare.
A parte questo, spero che questa pazzia vi sia piaciuta così come a me è piaciuto scriverla. Credo che mi "vedrete" ancora... questo telefilm è una continua fonte di ispirazione. E dovrò pur arrivare al 3 dicembre, no?


Alla prossima, Marti.
 
   
 
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