Scritta per il Come as you
are not Hallowen Fest @ Fanfic Italia
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono e la storia è scritta senza intenti di lucro.
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono e la storia è scritta senza intenti di lucro.
There used to be a graying tower
alone on the sea.
You became the light on the dark side of me.
(Seal – Kiss from a rose)
You became the light on the dark side of me.
(Seal – Kiss from a rose)
La
osservi incantato. Il suo viso è così assorto
mentre studia il cielo violetto della sera quasi fosse un nuovo, raro
fenomeno scientifico. Ma lei è sempre così.
Soprattutto adesso che non ha più un freddo laboratorio nel
quale nascondersi e sentirsi sicura. Sorridi, è seduta
composta in veranda, dritta, i suoi lunghi capelli biondi ondeggiano
alla vento leggero della sera. Ti avvicini e le poggi delicatamente una
coperta sulle spalle.
“Non ti sei neanche accorta di avere
freddo” le
dici con leggero tono di rimprovero. Hannika sorride, ha imparato da
poco ed è così bella da fare quasi male.
“Stavo guardando il cielo, è così
diverso visto da qui” risponde. Ti siedi accanto a lei e la
stringi a te. Ha ragione lei, puoi provare ad immaginare cosa sia
vivere sulla Terra per una ragazza cresciuta tra i borg, una ragazza
che lei stessa era un cyborg fino a pochi anni prima. Dopo che la
Voyager tornò sulla Terra lei era frastornata, i suoni, i
colori, i profumi: tutto era quasi troppo. I primi tempi ne ebbe paura,
poi ne rimase entusiasta. Aveva scoperto la pioggia e i tramonti, la
sabbia tra le dita dei piedi e il freddo che rendeva rosse le guance e
trasformava il fiato in fumo. Puoi capire davvero? Scuoti la testa e
baci con dolcezza i suoi capelli che profumano di miele.
Hannika
si volta lievemente, i suoi immensi occhi azzurri ti scrutano curiosi.
Ha in mente qualcosa, lo capisci da come si comporta, dai suoi silenzi
concentrati. Ti bacia incerta un angolo della bocca. Quel gesto ti
riempie di tenerezza, quella sua timidezza sotto la scorza di apparente
durezza è sempre stata per te irresistibile. Improvvisamente
ti viene in mente quel primo appuntamento nella stiva di carico, quella
specie di pic-nic. Ti sei sempre chiesto perché non abbia
scelto un posto più comodo, o non abbia portato almeno dei
cuscini. E quanto rimanesti stupito e compiaciuto quando venisti a
sapere che aveva usato il tuo doppio olografico per i suoi
“esperimenti”
sul comportamento umano. Dopo tanti
anni ad inseguire una chimera, un’illusione, il fatto che ci
fosse qualcuno realmente interessato a te, fu come un balsamo per le
tue ferite. Dentro eri come spento, grigio, sembrava che non avresti
mai più potuto vedere la luce. Tutti quegli anni passati a
sperare inutilmente, i pericoli, la paura di non poter più
vedere il cielo di Dorvan, le persone che amavi, ti avevano quasi
spezzato. Ti sentivi una torre isolata in un mare in tempesta.
All’inizio il fatto che una
donna giovane e bella avesse un interesse romantico per te ti
riempì di orgoglio. Non avresti mai creduto che una cosa
simile potesse ancora accadere. Ma fosti reticente, avevi paura di
soffrire ancora e di ferire una donna che non se lo meritava. Sei stato
paziente con lei, le insegnasti con dolcezza come essere donna, ad
accettare i suoi limiti, a vivere. Sospiri a quei ricordi e le baci le
labbra polpose, ne assapori la turgidezza, il sapore e lei si abbandona
tra le tue braccia, fiduciosa. La stringi ancora un po’ e
continui a baciarla accarezzandole piano una guancia. Vi staccate
lentamente sorridendo, ha le guance arrossate e gli occhi le brillano.
Fai per avvicinarti di nuovo quando lei ti blocca, gli occhi di nuovo
offuscati da quell’espressione assorta di prima. Le chiedi se
c’è qualcosa che non va. Hannika si mordicchia il
labbro inferiore. La penombra vi avvolge con il suo mantello fresco e
l’unico suono è il frinire dei grilli. Hannika
sembra raccogliere i pensieri, poi si decide.
“Chakotay, tu pensi che noi potremmo mai avere un
figlio?” ti chiede tutto d’un fiato. Non sei sicuro
di avere capito bene. Sorridi apertamente e le scruti il volto
preoccupato. Lei si torce le dita quasi avesse paura di avere toccato
una corda dolorosa.
“Hannika” non sai cos’altro dire, il
fatto che lei pensi una cosa del genere ti fa comprendere quanto sia
forte il sentimento che prova per te. Lei ti guarda fisso in viso e
riprende:
“Ti amo tanto. E vorrei davvero darti un figlio. Ma ho paura
che nelle mie condizioni non possa” le sue labbra si piegano.
La prendi tra le braccia.
“Non importa amore, adesso la scienza è in grado
di aiutarci. Potremo avere un figlio nostro, se tu lo vuoi”
le rispondi dolcemente. Il tuo cuore è colmo di una
felicità quasi insopportabile, puoi quasi assaporarla ed
è dolce come un frutto troppo maturo. Ma Hannika non sembra
contenta di quella risposta, si allontana lievemente da te.
“Intendevo dire, che vorrei…generarlo io. Da
qui!” esclama toccandosi il ventre. Le prendi la mano e la
baci. La fai alzare insieme a te e sistemandole una ciocca di capelli
le dici malizioso:
“Possiamo cominciare a provarci adesso!”
Hannika arrossisce e ridacchia. Spiriti, l’adori quando fa così! Scoppi a ridere e l’abbracci.
Entrate in casa tenendovi per mano.
Hannika arrossisce e ridacchia. Spiriti, l’adori quando fa così! Scoppi a ridere e l’abbracci.
Entrate in casa tenendovi per mano.