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Autore: Frida Rush    30/11/2014    1 recensioni
Scritta per il drabble week end del gruppo facebook "We are JOHN locked".
AU primary school in cui Pitch si trasferisce e viene evitato da tutti per il suo carattere schivo e per i suoi vestiti neri, ma Jack lo farà sorridere dopo tanto tempo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jack Frost, Pitch
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Fin da quando aveva messo piede nella sua nuova classe, il piccolo Pitch aveva capito che non sarebbe stato semplice relazionarsi con gli altri bambini. La maestra era simpatica certo, ma i suoi compagni l'avevano guardato con un'aria di superiorità e si accorse solo dopo che era perché indossava vestiti neri che facevano a pugni con quelli colorati degli altri. Pitch amava il nero, gli sembrava rispecchiare il suo stato d'animo soprattutto in quel periodo, ma non sembrava che ai suoi nuovi compagni piacesse questa sua caratteristica. A volte i bambini di otto anni sapevano essere davvero crudeli.
Era passata una settimana dal suo arrivo nella nuova scuola e già era stato preso di mira dai bulletti più grandi per via dei suoi vestiti e del suo carattere timido, così quel venerdì mattina durante l'intervallo delle undici si accoccolò contro il grande albero nel giardino e, tirandosi le ginocchia al petto, nascose il viso per celare le lacrime: era troppo tempo che le tratteneva e in quel momento la sua tristezza raggiunse il culmine.
Improvvisamente però si accorse dell'ombra che si era allungata verso di lui e, alzando lo sguardo, si ritrovò a fissare due enormi e curiosi occhi azzurri. Era un bambino minuto e bassino, con la pelle chiarissima e i capelli così chiari da sembrare bianchi, disordinati e con i ciuffi sparati in tutte le direzioni. Gli occhi di Pitch lo scrutarono intensamente per quanto glielo permettesse il velo di lacrime che li copriva.
"Che vuoi?" gli domandò scattando sulla difensiva, credendo ovviamente che il bimbetto volesse prenderlo in giro "Vuoi tirarmi addosso un libro anche tu?"
Il bambino inclinò la testa con fare perplesso.
"E perché dovrei fare una cosa del genere?"
"Beh, non lo so, lo fanno tutti" rispose il bambino con i capelli corvini.
"E perché?"
Questo era davvero strano. Pitch pensò che lo stesse prendendo in giro.
"Non fare il finto tonto. Lo sai benissimo che non piaccio agli altri bambini e che pensano che io sia strano!"
"E perché non piaci agli altri?"
"Perché mi vesto di nero"
Tutte quelle domande così dirette ed inopportune lo stavano facendo innervosire ed era sul punto di aggiungere una frase scontrosa per mandare via quel piccolo ficcanaso, quando questi disse qualcosa che lo lasciò senza fiato.
"Ma a me tu piaci!"
Aveva sentito bene? Non riusciva a credere che ci fosse qualcuno al mondo che provasse un minimo di simpatia nei suoi confronti, non era mai stato fortunato con le amicizie.
“Io mi chiamo Jack! E tu come ti chiami?”
Con un filo di voce e qualche secondo di esitazione l’interpellato rispose che si chiamava Pitch.
“Ciao Pitch, posso sedermi lì con te?”
Ma Jack non attese la risposta perché si era già seduto accanto all’altro che continuava a guardarlo sorpreso e perplesso. Se non avesse avuto la pelle piuttosto scura si sarebbe notato il rossore che aveva pervaso le sue guance scavate.
Passò qualche minuto e il nuovo arrivato riprese a fargli domande.
“Sei nuovo, vero?”
“Sì”
“Ti sei trasferito qui? Ti trovi bene?”
“Sì, mi sono dovuto trasferire perché mio padre ha accettato un lavoro qui e no, non mi trovo bene, per niente”
“Perché?”
“Perché qui tutti mi prendono in giro”
“Ma…”
“Ma parli sempre così tanto?” chiese Pitch tirando un sospiro quasi rassegnato.
“E tu non parli mai?” ribattè Jack facendolo ridacchiare “Sei sempre così triste… forse dovresti parlare di più”
“Nessuno mi ascolterebbe…”
“Nemmeno a me. Nessuno mi ascolta nonostante io provi a farmi sentire”
Pitch venne colto da un senso di fraternità verso quel bimbetto chiacchierone. Entrambi volevano farsi ascoltare, ma sembrava che entrambi venissero ignorati e scartati, l’unica differenza sembrava essere che mentre Pitch non parlava quasi mai, forse per timidezza, forse per rassegnazione, Jack non si era affatto rassegnato e aveva continuato a chiacchierare con gli altri, non abbattendosi se non veniva ascoltato.
Jack sembrò aver intuito i suoi pensieri perché lo guardò con gli occhi che brillavano.
“Tra poco dobbiamo tornare in classe, ma se vuoi possiamo vederci dopo la scuola!” propose.
Beh, cosa avrebbe dovuto rispondere Pitch? Non poteva certo rifiutare un’offerta del genere, tra l’altro, nonostante la parlantina, quel bimbo aveva l’aria simpatica e di uno a cui piacevano gli scherzi, visto lo sguardo vispo e allegro che aveva.
“M… ma certo!” balbettò.
“D’accordo, allora, ci vediamo all’uscita! Ciao!” e Jack corse via seguendo la folla di bambini che stavano tornando nelle proprie classi, lasciando il povero Pitch ancora sbalordito e a stringersi nella sua giacca scura.
Per la prima volta da quando si era trasferito, Pitch sorrise di gioia.
  
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