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Autore: BlueWhatsername    01/12/2014    4 recensioni
"[...] Il cuore gli batteva troppo forte, stranamente, qualcosa…
Il silenzio che era calato nella stanza gli metteva ancora più ansia, se possibile, mentre avvertiva il cuore pompargli con dolore nel petto. Si costrinse a mantenere uno sguardo serio – se Cathy avesse letto qualcosa di strano nel suo sguardo si sarebbe fatta prendere dal panico, e non era proprio il caso – mentre avvertiva gli occhi di tutti su di sé.
“I libri parlano, papà?” rilanciò la bambina con tranquillità, azzannando la sua seconda frittella e alzando le spalle con noncuranza. "
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RACCOLTA DI ONE SHOT; OT5!Princes.
Genere: Fantasy, Fluff, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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“La fantasia è una naturale attività umana,
la quale certamente non distrugge  e neppure reca
offesa alla ragione, né smussa l’appetito per la
verifica scientifica, di cui non ottunde la percezione.
Al contrario, più acuta e chiara è la ragione, e migliori
Fantasie produrrà”

[J.R.R. Tolkien]

 
 
 
 
 
 
Il fuoco scoppiettava lieve nel camino, l’aria profumava di ciambelle alla vaniglia e la luce soffusa dell’ambiente rimandava ombre volubili e silenziose, compagne perfette per chi avesse voluto rimanersene in silenzio ad osservare le fiamme ardere e le volute di fumo sollevarsi lente contro il muro di mattoni ingrigiti dalla cenere e dalla fuliggine. Il divano davanti al camino ospitava due figure sedute, le teste vicine e chine davanti un pc posto sulle ginocchia di uno di essi, i loro volti erano illuminati dalla luce chiara dello schermo oltre che dai bagliori rossi e d’oro che rimandavano le fiamme scoppiettanti. L’orologio batté le nove in punto quando il campanello trillò allegramente.
“Andate voi!” urlò prontamente uno dei due seduti sul divano, i ricci castani scomposti davanti al viso, più lunghi del comune canone, e gli occhi verdi accesi come due fari dalla luce bianca del computer che sorreggeva precariamente.
L’altro, un tipo dai capelli biondi stranamente tendenti al castano sulla nuca, gli batté un colpo nelle costole, ridacchiando sommessamente. In tutta risposta, ricevette un soddisfatto schiocco di lingua contro il palato, ed un sorrisetto sbilenco che curvò le labbra del suo interlocutore in un che di incredibilmente delicato, ma seducente nello stesso tempo.
Un altro trillo al campanello bastò perché qualcuno abbastanza trafelato irrompesse nel salotto, accendendo di botto la luce e fulminando i due seduti sul divano con un’occhiataccia penetrante e oscura, in totale sintonia col colore denso e liquido delle sue iridi cangianti: sbatté le lunghe ciglia un paio di volte, sollevando gli occhi al cielo ed andando alla porta.
“Certo che voi due stronzi” si premurò di calcare con la voce, ringhiando in tono poco gentile “potreste anche andare ad aprire!” concluse poi, acre, pulendosi le mani sporche di quella che pareva farina contro i pantaloni neri che portava e lasciandosi addosso oltretutto delle chiare macchie biancastre ; afferrò la maniglia con decisione, per aprire finalmente la porta.
Uno spiraglio di aria gelida penetrò nel salotto, portando tutti i presenti a rabbrividire, mentre un fagotto si catapultava all’interno, bianco come la neve che stava scendendo all’esterno e schiamazzante più che mai.
“Zio Zayn! Zio!” si sentì solo dire, o almeno questo fece in tempo a recepire il suddetto interpellato prima che qualcuno gli saltasse addosso senza nemmeno lasciarlo respirare: cadde a terra, mancando per un pelo lo spigolo della porta e facendo appena in tempo a tenersi coi palmi a terra, per evitare che chi l’aveva investito lo tramortisse del tutto.
Due occhi azzurri e penetranti lo stavano fissando a qualche palmo dal viso, un nasino ben fatto fuoriusciva da una sciarpa che copriva malamente una bocca a cuore, allargata in un sorriso ed un berretto di lana rossa era semi storto sulla fronte di quella bambina che gli aveva appena agganciato le braccia al collo come se temesse di vederlo scomparire di lì a pochi secondi.
Zayn ridacchiò, scoccandole un bacio in fronte e discostandola quel tanto da poterla fissare negli occhi: la bambina rise, togliendosi il cappello e lanciandolo a terra, liberando i suoi lunghi capelli castani, di quel colore che gli ricordava sempre…
“No, ma grazie dell’accoglienza, eh! Che teste di caz…” stava dicendo appunto qualcun altro che era appena entrato e che stava stranamente sputacchiando contro il pavimento come un ossesso – a guardarlo, i capelli castani erano ricoperti di bianco, parevano mezzi bagnati, presumibilmente la neve gli era finita anche nel naso, oltre che in bocca.
Zayn scoccò un’occhiata divertita alla bambina, sollevandosi in piedi ed aiutandola a togliere anche il capottino bianco, che lanciò violentemente contro il divano, colpendo in pieno uno dei due che vi era precedentemente seduti sopra. L’indumento colpì in pieno una testa ricoperta di ricci confusi e scompigliati, spalmandosi poco delicatamente su di essi e facendo imprecare chi vi era finito nascosto sotto, presumibilmente con qualche bottone in bocca.
Il biondo, lì accanto, ridacchiò di gusto, scoccando un sorriso luminoso a quella piccola pulce che si stava sbellicando dalla risate in compagnia di uno Zayn altrettanto soddisfatto.
“Malik, ma tu sai che…” blaterò immediatamente Harry, riemergendo dal cappottino bianco, gli occhi verdi quasi blu alla luce delle fiamme ed i capelli ancora più elettrizzati di prima “… Ti salvi perché c’è la bambina, sai?” concluse, facendo un occhiolino alla piccola che lo stava fissando con un sorriso da orecchio a orecchio, in attesa di chissà cosa: questi ripiegò il cappottino che gli era precipitato in faccia nemmeno tre secondi prima, lanciandolo sul divano e allargando le braccia verso la nuova arrivata: questa gli corse immediatamente incontro, schiamazzando ancora di più, se possibile e facendosi sollevare in aria, per poi racchiudere in un caldo abbraccio ricco di parole masticate e baci in faccia.
“Ehy? E io?” s’intromise allora a quel punto il biondo, mentre Zayn gli lanciava un’occhiata di sbieco e si mordeva l’interno della guancia per non scoppiare a ridere spudoratamente: non era possibile che ogni volta fosse sempre la stessa storia… O sì?
“Niall…” sillabò soltanto, scuotendo il capo mentre lo vedeva simulare una finta espressione indignata che comunque apparve molto come un qualcosa di drasticamente comico.
La piccola, ancora impegnata tra le braccia di Harry, si volse appena per incrociare gli occhi celesti dell’altro uomo, ormai a braccia incrociate e silenziosamente in attesa di una sua mossa: senza indugi, scoccò un ultimo bacio sulla guancia di Harry, prima di fiondarsi dall’altro, solo per lasciarsi finalmente stringere e coccolare.
“Zio Niall! Ci sono le frittelle?!” urlò subito al suo orecchio, sperando che nessuno l’avesse sentita.
Zayn, a sentire quella solita richiesta, scoppiò in una risatina divertita, passandosi una mano tra i capelli e soffermandosi per qualche secondo ad osservare come ormai quella piccola peste avesse monopolizzato Harry e Niall, oltre che il divano: li osservò impegnati davanti al computer, intenti a discutere di qualcosa che suonava molto come ‘bambole’ e ‘vestiti’ e ‘ci andiamo, vero?’.
Con un sospiro a metà tra lo stanco ed il divertito, si volse, ammiccando a chi ancora era fermo sulla porta di casa, intento a sistemarsi i capelli fradici e rassettarsi almeno un po’ i vestiti: un maglione di lana verde intrecciata e un paio di jeans, gli occhi azzurri e limpidi scintillavano al di sopra della sciarpa pesante color pervinca. Quando anche questa fu tolta, Zayn poté finalmente sorridere al suo amico Louis – o almeno tentò di sorridere, visto lo sguardo indispettito che gli giunse.
Cathy?” chiamò immediatamente quello, sospirando pesantemente, gli occhi azzurri che rimandavano un riflesso poco rassicurante, davvero.
Quando non gli giunse risposta, allineò la labbra sottili in un che di ben poco confortante; Zayn si affrettò a porgli una mano sull’avambraccio, scuotendolo appena. Louis si volse a fissarlo, regalandogli un sorriso che gli rischiarò almeno in parte quel volto giovane e sorridente che si intravedeva benissimo al di sotto dell’ombra di severità che a volte lo investiva quando si trattava di sua figlia.
Cathy?” chiamò ancora, più chiaramente e con timbro secco.
La piccola interpellata si volse, i lunghi capelli castani – dello stesso colore di quelli del padre – ondeggiarono quando essa si mosse freneticamente verso destra e verso sinistra la voce che l’aveva chiamata; solo dopo che Harry le ebbe detto qualcosa all’orecchio, si poggiò sulle ginocchia, volgendo l’attenzione dietro le sue spalle: pose i piccoli gomiti sullo schienale del divano, i pugnetti chiusi che sorreggevano il mento e un sorriso luminoso a rischiararle i lineamenti dolci del viso – tanto simili a quelli del padre da non aver lasciato dubbio sul fatto che fosse sua figlia fin dal suo primo vagito.
Era impressionante quanto padre e figlia si somigliassero, e non solo nei tratti fisici: entrambi erano spigliati e irriverenti, in quel modo adorabile per cui risultava impossibile non amarli, erano socievoli e curiosi, affabili e chiacchierini, assolutamente incantevoli. O almeno… Cathy lo era, dall’alto dei suoi sei anni e mezzo, Louis invece tendeva ad essere sottile e quanto mai stronzo quando voleva. Ma tutto ciò non aveva evitato che riuscisse a conservarsi degli amici così stretti come erano loro, e da tanto tempo ormai.
“Che c’è, papà?” domandò lei, sbattendo le ciglia e mordendosi l’interno di una guancia, mettendo su un’espressione quanto mai buffa seppure tenera: non aveva ereditato solo gli occhi azzurri dei Tomlinson, ma anche la loro natura selvaggiamente sbarazzina.
Nello stesso istante, anche Harry e Niall si volsero verso lo schienale del divano, sedendo in ginocchio e puntellando i gomiti, così da ritrovarsi col mento poggiato sui pugni chiusi, nella stessa posa in cui si trovava la bambina tra loro. Faceva strano assistere ad una tale scena, specie perché quelli che Cathy aveva di fianco erano sì, uomini adulti e vaccinati, ma conservavano ancora l’indole ribelle di ragazzini scatenati – e questo lo sapevano bene tutti, non solo i diritti interessati.
Zayn frenò appena in tempo una risata un po’ troppo accentuata, tossicchiando con finta disinvoltura e scoccando un’occhiata ammonitrice a quei due idioti che, sapeva con certezza, avrebbero fatto saltare i nervi a Louis in men che non si dica: era la loro specialità, dopotutto, e seppure la loro amicizia durava ormai da tantissimi anni, chiunque era consapevole del fatto che Harry e Niall insieme erano peggio di una calamità naturale.
Specie se decidevano di abbattersi contro il caratterino spigoloso e tagliente di Louis.
Quest’ultimo osservò tutti e tre con un riflesso interrogativo nello sguardo azzurro, inspirando profondamente e tentando con tutte se stesso di non scoppiare a ridere alle espressioni buffe che quei due imbecilli avevano messo su, nella finta imitazione di due bambini intenti ad ascoltare la ramanzina giornaliera: volevano farlo passare per un padre troppo severo, forse? Beh, con una bambina sveglia e pimpante quale era Cathy non era mai troppa la prudenza, e lui questo lo sapeva fin troppo bene.
“Prima di cena vatti a lavare le mani, mi raccomando.” illustrò immediatamente, ignorando le occhiate penetranti di Harry e le smorfie buffe di Niall, volte solo a far ridere Cathy.
La piccola si mise una mano sulla bocca, tentando di frenare un verso divertito, e solo quando si rese conto dello sguardo del padre si costrinse a ricomporsi, annuendo con vigore e scivolando giù dal divano alla velocità della luce. Sgambettò velocemente verso l’ingresso, non tralasciando di fermarsi da Zayn, per scoccargli un altro bacio in un punto imprecisato tra il naso e l’occhio sinistro: questi sospirò, quando la vide scomparire velocemente in bagno, il riverbero dei suoi lunghi capelli castani che spariva oltre la porta chiusa.
“Devi per forza essere tanto antipatico, Tomlinson?” frecciò immediatamente Harry, sbuffando e crollando a sedere nuovamente sul divano, un braccio mollemente penzoloni oltre lo schienale.
Louis lo incenerì con lo sguardo mentre lentamente si portava davanti al camino, le mani incrociate dietro la schiena ed il tepore del fuoco che lo andava scaldando pian pianino, scongelandolo dal freddo che aveva patito per arrivare là: sospirò, facendo una rapida panoramica di chi avesse davanti solo per scoprire, il secondo dopo, che niente era diverso da come lo ricordasse, e questo gli diede non poco sollievo.
Zayn lo stava fissando di rimando, la stessa luce indecifrabile di sempre a illuminare il nero dei suoi occhi felini e scrutatori, un sorrisetto ambiguo a piegargli le labbra, mentre si sedeva sul bracciolo del divano, direttamente alla destra di Harry – il solito Harry, sempre sorridente ma con un che di diverso allo stesso tempo, come se il suo amico di anni e anni fosse maturato in un colpo, in un modo strabiliante.
Si rese conto che Niall stava ridacchiando solo quando individuò un’ombra sospetta dietro alla porta a vetri della cucina. Non poté fare a meno di imitarlo – come resistere a quella risata contagiosa e piena, se avesse potuto darle un colore avrebbe scelto senza dubbio il verde, lo stesso che contraddistingueva la terra da cui il suo amico proveniva – nel vedere quel qualcuno aprire di scatto la porta e fermarla con un piede (quasi prendendola in pieno col viso).
E quando anche Zayn e Harry si volsero verso la fonte di tale rumore, le risa divennero complete e totalmente sguaiate, perché certo Liam Payne con al collo uno strofinaccio sporco, un vassoio di frittelle alla vaniglia tra le braccia, ed un piede – ginocchio – incastrato nella porta per evitare che gli finisse in faccia era cosa assai esilarante da vedere.
Specie se si tenevano in considerazione le sue imprecazioni a denti stretti ed il suo sbuffare continuo, perché, insomma, Liam Payne non era forse la persona più calma e pacata del mondo?
Louis tentò di darsi una regolata, mentre accerchiava il divano – non senza mancare di dare un pugno nemmeno tanto piano ad un Niall particolarmente divertito – e andava ad aiutare il povero Leeyum con quella che doveva essere il loro benvenuto: le famigerate frittelle alla vaniglia che solo ‘il grande zio Payno’ preparava alla perfezione, come ci teneva sempre a precisare Cathy.
Gli tolse di mano il vassoio, ridacchiando all’espressione scocciata che gli vide dipinta in viso; Liam si scrollò di dosso lo strofinaccio, passandosi le mani nei capelli più lunghetti rispetto all’ultima volta che si erano rivisti tutti e cinque e mandando qualche occhiataccia a coloro che ancora se la ridevano, dai divano.
“Certo che avreste anche potuto scomodarvi, sapete?” frecciò, acidamente, mollando un pugno sulla spalla di Zayn non appena gli fu vicino abbastanza ed forte da ribaltarlo quasi addosso a Harry. Quest’ultimo imprecò, ridendo, mentre risollevava l’amico a sedere goffamente sul bracciolo del divano.
“Perché quando la tua espressione è tanto esilarante?” ribatté Zayn, massaggiandosi il braccio, ma senza abbandonare la sua usuale aria di sfida. Liam assottigliò lo sguardo, senza ribattere al sorrisetto indecifrabile che l’altro gli stava puntando addosso senza timore apparente.
“Sì, Liam, sei tanto spassoso quando capitano tali situazioni…” rincarò la dose Harry, accavallando le gambe e stendendo un braccio lungo lo schienale del divano, con una tale nonchalance da far apparire quella semplice azione come abitudinaria, quando poi passavano i mesi prima che tutti e cinque riuscissero a rivedersi di nuovo.
Vivevano tutti in città diverse ed erano legati da impegni altrettanto diversi, non riuscivano a sentirsi certo tutti i giorni, ma nemmeno passavano tempi lunghissimi perché si chiamassero vicendevolmente, con le scuse più impensate.
E come piaceva ricordare a tutti loro, certe cose legano tanto indissolubilmente quanto riescono a segnare.
Per questo, e per la naturale amicizia che ormai li univa, cercavano di riuscire a vedersi almeno una volta l’anno – quella particolare volta l’anno – per poter godere della compagnia reciproca ma anche dei ricordi che sapevano non li avrebbero mai abbandonati, anzi, sembravano fortificarsi giorno per giorno come radici millenarie che non intendono certo distaccarsi dal suolo, ma bensì nutrirsi di esso fino a prosciugarlo: e questo accadeva ad ogni di loro, con ciò che condividevano ma che nello stesso momento sembrava diverso da sopportare per ognuno.
“Che meraviglia notare che col passare degli anni la tua ironia non sia migliorata affatto, Styles! Posso forse sperare che il prossimo anno tu abbia anche imparato a distinguere tra la destra e la sinistra? Sarebbero passi avanti, in effetti…” ribatté Liam, portandosi davanti al fuoco e godendo del calore benevolo del fuoco.
Louis fischiò piano, come in ammirazione per quella battutaccia tagliente, e schiaffeggiando la mano di Niall, che si era sporto in avanti per prendere una delle frittelle poggiate sul tavolinetto. Il biondo si lamentò a quel trattamento, sbuffando sonoramente e alzando le spalle, come per far intendere che non era colpa sua, ma del suo stomaco.
“Aspetta che torni Cathy” chiarì Louis con un sospiro che nascondeva ben altro oltre al sorriso che si costrinse ad esibire “o dovrai sopportarla mentre si lamenta di non aver assaggiato la prima frittella del grande zio Payno!” scimmiottò un tono di voce fanciullesco, scoccando un’occhiata divertita a Liam, che per tutta risposta sorrise – il primo sorriso della serata, reso ancora più luminoso dal riverbero infiammato del caminetto acceso.
“Almeno la bambina ha cervello, che vogliamo farci?” dichiarò questi poi retoricamente, schioccando la lingua contro il palato con fare estremamente soddisfatto.
“Oh ti prego, Liam, falla crescere e vedrai che cambierà immediatamente genere di ragazzo!” gli rispose prontamente Zayn, con una sottile nota ironica nella voce.
“Perché dovrebbe? Evidentemente i tipi come me le piacciono e…”
Harry diede di gomito a Niall, il quale sollevò a sua volta gli occhi al cielo, pronto ad un’ennesima discussione senza senso – oltre che infinita.
“Ragazzi, io non penso che…” si apprestò a dire, prima di venire interrotto dallo sguardo sempre più sconcertato Louis: pareva così preso a seguire quel battibecco che non si era nemmeno accorto di stare quasi calpestando il vaso di fiori preferito di Liam – perché era a casa sua che si trovavano, come ogni anno.
“… tu non capisci che presumibilmente cercherà il modello di ragazzo che più le rimanda alla figura maschile più…” stava per l’appunto dicendo questi, rivolto verso uno Zayn dall’aria tanto annoiata quanto contrariata.
“Perché non hai studiato psicologia, me lo spieghi?” lo scimmiottò a quel punto il moro, inarcando un sopracciglio “Sei un rompicoglioni tale e quale a quegli strizzacervelli da strapazzo, sai? E se mai Cathy troverà un ragazzo simile in futuro la dissuaderò personalmente dal frequentare tale individuo con le rotelle fuori posto!” terminò poi, con un ringhio stizzito nel tono di voce, solitamente pacato.
“Siete due suocere, quando la smetterete?” s’intromise a quel punto Harry, ridendo e accendendosi una sigaretta: Louis gliela strappò di mano ad una rapidità sorprendente, gettandola nel fuoco e guardandolo in modo inequivocabile che lasciava davvero poco all’immaginazione.
Il riccio storse il naso, per poi annuire gravemente: non era carino fumare con una bambina in casa, giusto perché di cattivi esempi Cathy ne aveva fin troppi – bastava guardare quei due che ancora continuavano a bisticciare come due vecchie zitelle acide – senza che ci si mettesse anche lui con le sue dannate sigarette.
“Mi domando come facesse la tua ex a sopportarti, sai Malik? Povera, non la biasimo per averti mollato!” cantilenò Liam, con un sorrisetto divertito, sapendo di andare a cogliere nello smisurato orgoglio dell’altro, in un punto che oltre che dolente era anche ancora aperto.
Niall si dette una manata in fronte, scuotendo il capo. “La piantate?” chiese, retoricamente.
Appunto.
“Forse sei stato informato male, Payne, perché sono stato io a mollare lei.” scandì Zayn, deciso, tentando di resistere con tutto se stesso dal lanciare all’altro la lampada che c’era sul mobile vicino al divano e che sembrava perfetto da fargli indossare manco fosse stata un cappello.
“Da quel che mi ha riferito Harry, le cose sono andate diversamente!” cantilenò Liam, lasciando che il suo sorriso si allargasse mano a mano che il viso dell’altro impallidiva a vista d’occhio.
E non era il sole che era sbiancato, a giudicare dal colore marmoreo che avevano le guance di Harry: solo quando lo scappellotto di Zayn lo colpì in pieno nella nuca si decise a riscuotersi, per massaggiarsi la parte lesa.
“Ma cosa cazzo c’entro ora io?” si lamentò, lanciando un’occhiataccia a Liam e pestando il piede a Niall, ormai troppo preso a ridere per rendersi conto di esser quasi scivolato dal divano “Risolvete le vostre questioni tra voi stronzi e non mettetemi nel mezzo!”
“Vaffanculo, Styles.” soffiò Zayn, abbozzando un’espressione di scuse all’occhiata sanguinaria che gli aveva appena rivolto Louis: nemmeno le parolacce erano ammesse in presenza di Cathy, e questo era un qualcosa il cui trasgredire equivaleva a morte certa.
“Harry!” scattò a quel punto Liam, inarcando il sopracciglio con finta aria sorpresa “Perché ti fai trattare così da uno che una volta ci rivelò che hai preso a baciare una cabina telefonica perché l’avevi presa per una che ti piaceva ma eri troppo ubriaco per rendertene conto?” e lanciò uno sguardo soddisfatta ad uno Zayn sempre più perplesso.
“Tu… TUcosa?!” ululò Niall, asciugandosi le lacrime che gli stavano scendendo lungo le guance per le troppe risate.
Louis inarcò un sopracciglio, preferendo rimanere in silenzio e starli a sentire, come ormai accadeva sempre: forse era stato il tempo, o le esperienze, magari era solo il momento o il semplice fatto che fosse concentrato in altro – tipo cercare di capire perché Cathy stesse trascorrendo tutto quel tempo in bagno per lavarsi le mani o combinare chissà che altro, se solo ci pensava aveva voglia di mettersi le mani nei capelli e tirare – ma era da ormai parecchio tempo che il suo cervello sembrava sintonizzato su altre frequenze rispetto a quelle di tutti gli altri. Si rendeva conto che le cose che per il mondo erano problemi, per lui erano diventata bazzecole ridicole, che ormai le sue priorità erano ben altre che starsi a scannarsi su stupide questioni, che non doveva più pensare solo a se stesso, ma anche a qualcun altro.
Era stato strano diventare padre, rifletté mentre osservava Harry prendere a pugni Zayn sul braccio e nello stesso istante osservava Niall che provava a separarli e Liam che se la rideva di gusto, ma anche naturale, in un certo senso. Cathy era diventata una costante che sottilmente si era andata ad inserire nei suoi ritmi, alterandoli e rendendoli migliori di volta in volta.
Non avrebbe saputo descrivere a parole cosa significasse esattamente, l’unica cosa che sapeva con certezza è che c’era stato un momento in cui aveva deciso che qualcuno che non fosse se stesso valeva molto più di qualunque altra cosa, andava messo avanti ad ogni altra cosa, che aveva necessità che non avrebbero mai potuto essere ignorate. Non solo da un punto di vista materiale, bensì come un qualcosa di particolarmente intimo e… Inesorabilmente indissolubile. Quella bambina era la sua vita, quando la guardava si sentiva orgogliosa di come era e di quanto meravigliosa fosse – nonostante Ruth gli rimproverasse sempre che non somigliava solo a lui, anzi. Sorrise, al ricordo dell’ultima volta in cui gliel’aveva detto, mentre brandiva un piatto insaponato e quasi non se lo lasciava scivolare di mano per la troppa enfasi del discorso. Ormai la conosceva da una vita e sposarla era stata la scelta migliore della sua vita – dopo la decisione di avere Cathy: lei era una delle poche persone al mondo che sopportasse i suoi sbalzi d’umore ed il suo caratterino poco malleabile, o perlomeno… Aveva imparato con gli anni a gestirlo al meglio, riuscendo a prenderlo dal verso giusto nella maggior parte dei casi, cosa certo non facile per chi lo conoscesse almeno un po’.
Sospirò, notando finalmente che Harry e Zayn erano stati separati e che Niall sedeva comodamente tra i due, lanciando sguardi affamati al vassoio di frittelle alla vaniglia, di tanto in tanto.
“Ma Cathy?” domandò a quel punto Liam, guardandosi intorno con un sopracciglio alzato, constatando che fino a quell’istante non l’aveva ancora vista sgambettare felice come al solito intorno alle sue gambe.
“Era andata a lavarsi le mani prima che arrivassi tu” spiegò Louis con tono semi preoccupato “ma ancora non ha finito, mi domando?!” sbruffò, facendo per prendere la via verso il corridoio “Santa misericordia, Ruth mi ammazza se…”
“Che bravo papino che sei, Tomlinson…” cantilenò Harry, sorridendo a quarantadue denti.
“Si starà sistemando come al solito…” commentò Zayn, dando una botta ai fianchi di Niall e facendolo spostare sul divano, così da acquistare un posto; poggiò il gomito sul bracciolo e poi la testa sul pugno chiuso “… Oppure starà architettando qualche scherzo e…”
“Io dico che tra poco arriverà a rubarsi l’intero vassoio di frittelle!” concluse Niall, sorridendo al pensiero di quella piccolina con la bocca piena e le guance sporche di zucchero: probabilmente era l’unica persona al mondo a cui avrebbe volentieri lasciato anche la sua porzione, e beh, poteva ritenersi davvero tanto fortunata.
Fece nuovamente per aprire bocca quando uno scalpiccio acuto si diffuse per l’aria, chiaro sintomo dei passi di Cathy verso il soggiorno. “Che vi avevo detto?” aggiunge, subito, il biondo.
Si volsero tutti a fissare la piccola figuretta che comparve sulla soglia, sorridente come sempre e con gli occhi luminosi.
“Perché ci hai messo tanto, tesoro?” chiese immediatamente Louis, con un tono leggermente più severo del normale “Mi stavo preoccupando e…”
“Ciao, amore!” lo interruppe Liam, subitaneo, schioccando un bacio nell’aria, in direzione della nuova arrivata.
Cathy rise, correndo verso quest’ultimo per avvinghiarsi alle sue gambe con le sue piccole braccia e lasciarsi scompigliare i lunghi capelli castani. “Ciao zio PaynO…” mormorò, sollevando il viso verso l’uomo, attendendo il classico buffetto sul naso che questi le concedeva sempre.
“Come stai, amore?” domando poi lui, inginocchiandosi all’altezza di lei e rubandole un bacio per ogni guancia.
La bambina si volse a fissare il padre, che le rimandò un’occhiata azzurra e schietta, poco più rilassata rispetto a prima; sospirò poi, voltandosi di nuovo verso la fonte della domanda.
“Bene… Tu?” chiese di rimando, cercando di tenere a mente quello che Louis le aveva insegnato riguardo alle regole di comportamento.
“Tesoro, come vuoi che stia lo zio Liam? Peggiora di giorno in giorno…” s’intromise a quel punto Zayn, in tono inequivocabile di presa in giro.
Niall gli mollò una gomitata nelle costole, simulando un’espressione seria; Harry, dal canto suo, scuoteva il capo con rassegnazione – la solita, dopotutto.
“Che vuol dire, zio?” domandò Cathy a Liam, con occhi preoccupati.
L’uomo sospirò, incendiando il moro con lo sguardo “Ma niente, amore, lo zio Zayn scherza… Guarda là, ci sono le frittelle alla vaniglia che ti piacciono tanto!” e la spinse verso il vassoio, incitandola a prenderne una.
La piccola fissò Louis, come a chiedere il permesso, e quando lui sorrise, facendole un occhiolino, si apprestò a scegliere la frittella più grossa e zuccherata che ci fosse su quel vassoio.
Ne morse un pezzetto, ingoiando con un sorriso.
“Papà?” domandò poi, di punto in bianco.
Louis le sorrise di nuovo, incitandola a continuare.
“Sai che ho visto in bagno?” esalò la bambina in tutta tranquillità, mentre masticava velocemente la frittella e faceva arrivare lo zucchero fin sopra la fronte.
Liam e Harry si scambiarono un’occhiata perplessa a quell’uscita, ma non fiatarono. Niall per poco non si strozzò con la sua frittella, mentre Zayn strinse gli occhi in una sottile linea scura, mordendosi il labbro.
“Cosa hai visto, Cathy?” Louis puntò la figlia negli occhi, simulando tranquillità.
Il cuore gli batteva troppo forte, stranamente, qualcosa…
Il silenzio che era calato nella stanza gli metteva ancora più ansia, se possibile, mentre avvertiva il cuore pompargli con dolore nel petto. Si costrinse a mantenere uno sguardo serio – se Cathy avesse letto qualcosa di strano nel suo sguardo si sarebbe fatta prendere dal panico, e non era proprio il caso – mentre avvertiva gli occhi di tutti su di sé.
I libri parlano, papà?” rilanciò la bambina con tranquillità, azzannando la sua seconda frittella e alzando le spalle con noncuranza.
Gli occhi di Liam si spalancarono, mentre cercava in ogni modo di non emettere l’urlo stridulo che gli era salito su per la gola e che quasi gli stava impedendo di respirare: emise un sospiro roco, incrociando gli occhi di Zayn, che a suo volta diede di gomito a Niall. Quest’ultimo tossì forte, pestando oltretutto un piede ad Harry – un Harry le cui mani avevano preso impercettibilmente a tremare, e le cui labbra erano strette convulsamente nella morsa dei denti.
Louis sospirò, sentendo il sudore freddo scendergli lungo la schiena.
“Cathy, amore… Perché me lo domandi?” chiese poi alla figlia, fingendosi indifferente – e mai come in quel momento ringraziò le sue straordinarie doti mimiche, quelle che gli permettevano quasi sempre di cavarsela anche nelle situazioni più tragiche.
E quella lo era.
Eccome.
La bambina alzò le spalle, sorridendo: arrivata alla sua terza frittella, probabilmente, sarebbe stata molto più favorevole a parlare.
“Perché ci ho parlato!” esclamò divertita, mostrando un sorriso soddisfatto.
Quello di Louis, invece, si incrinò pericolosamente.
Drasticamente.
 
 
 
 
“Così non va!” sibilò irritato Harry, ticchettando un piede sul pavimento.
Niall sbuffò, ingurgitando un altro goccio del vecchio sherry che Liam aveva tirato fuori dalla dispensa e che aveva versato a ognuno.
Dalla porta della cucina, riuscivano a vedere benissimo Cathy e a studiare qualsiasi mossa facesse: era seduta a terra, davanti al fuoco, le ginocchia incrociate e l’espressione più rilassata del mondo. Sulle sue piccole gambe stava un vecchio libro dalla copertina nera e spessa, consunta sui bordi e scolorita dal tempo: le pagine gialle scricchiolavano ogni volta che venivano voltate, ed erano opache ed immacolate al tempo stesso, come se qualcuno lo avesse riposto in quel modo dopo averlo finito di stampare chissà quanto tempo prima. Cathy sembrava concentrata in quei semplici gesti che facevano scorrere le sue piccole dita sulla carta, gli occhi azzurri erano puntati su ogni particolare – dai bordi mangiucchiati ed ingialliti alle piccole crepe che incontrava di tanto in tanto, a testimonianza di tante altre dita audaci che prima di lei avevano sfogliato quelle pagine.
Louis le gettò un’ultima occhiata allarmata prima di buttare giù in un sol sorso tutto il bicchiere di sherry e versarsene dell’altro in tutta frutta. Liam fu scosso da una risatina mentre gli toglieva la bottiglia di mano e la riponeva al sicuro nella credenza.
“Ci servi intero e sobrio, Tomlinson, ok? Ed hai una figlia da riportare a casa, non so se l’hai dimenticato… Ma immagino di no!” cantilenò poi, in tono nervoso, fingendo che quell’ansia che stava riempiendo la stanza fosse solo una sua vaga impressione e non lo stato d’animo che si era impadronito di loro da quanto Cathy aveva messo piede in salotto ammettendo di aver ‘chiacchierato con un libro’.
“Lo so, dannazione… Lo so!” sbottò Louis, collerico, facendo per prendere di nuovo il bicchiere ma vedendoselo togliere di mano da un Harry alquanto serio e preoccupato che gli lanciò un’occhiata inequivocabile, difficile da fraintendere – cosa, questa, che gli fece abbassare lo sguardo al pavimento con una rassegnazione pesante come cemento.
Zayn sospirò, deglutendo a vuoto. “Stiamo calmi, ok? Non è detto che…”
“Cosa?” lo interruppe Liam, a quel punto “Se Cathy ha parlato con quel… Con quel… Beh…” fece una pausa acre, densa di aspettative ma vuota di speranza, studiando l’espressione di ognuno dei presenti “… Insomma, è tornato!”
Il silenzio di piombo che calò tra loro fu come il rintocco sordo di una campana stonata.
Fin troppo.
“Non è possibile.” dichiarò Niall risoluto, sospirando con pesantezza “Ricordate? Abbiamo chiuso il cerchio tempo fa, non è concepibile che…”
“Per quel che ne sappiamo Cathy lo ha trovato e proprio ora è nel mio salotto a sfogliarselo in tutta calma!” ribatté di nuovo a tono Liam, con fare esasperato; si passò una mano fra i capelli, sentendo lo stomaco accartocciarsi su se stesso fin quasi a lasciarlo senza respirare “Che dite di fare?” chiese ancora, mentre le idee gli si accavallavano nel cervello come tante cavallette impazzite.
“Dargli fuoco.” sancì Zayn tagliente, stirando le labbra in una linea netta, gli occhi neri erano fermi e decisi, il suo volto tirato.
Liam annuì a malapena, mentre cercava con gli occhi lo sguardo di Harry.
Quest’ultimo alzò le spalle, il suo solito sguardo verde brillante pareva spento e sfuocato, quasi disperato.
“Non so, possiamo liberarci di lui in definitiva?” chiese poi, sospirando, nonostante conoscesse già da solo la risposta.
“Propongo di tentare comunque!” sbottò Niall, stridulo, passandosi le mani sul viso come a voler scacciar  via un sonno immaginario; si schiarì poi la voce, assumendo un’espressione seria “Per quanto possa sembrare una cosa strana…”
“… E non lo è?” lo interruppe Zayn, scoppiando a ridere con ben poca allegria.
“Semplicemente è stato…” incalzò Harry, con lo sguardo perso nel vuoto.
“… Inaspettato.” concluse un Liam dal volto tirato e stanco – pareva invecchiato di dieci anni nell’arco di dieci minuti, e quella vena d’inquietudine in mezzo alla fronte sembrava stesse per scoppiare da un momento all’altro; chiuse gli occhi per un istante, portandosi poi di un passo avanti nel momento in cui li riaprì – il marrone chiaro e splendente di sempre era diventato una melma scura e inestricabile, era davvero poco rassicurante “Tomlinson?” proruppe poi di punto in bianco con voce stanca, cercando in tutti i modi di non far trapelare l’isteria che lo stava divorando.
Louis, che era rimasta a testa china per tutto quel tempo senza emettere alcun suono, alzò sui presenti due occhi glaciali e spenti, pareva quasi allucinato e il risolino strambo che gli uscì poco dopo dalle labbra non prometteva davvero niente di buono.
Liam deglutì, la gola bruciacchiata dalla paura velenosa che stava attorcigliano le budella di tutti; non riuscì a battere ciglio, lasciando che la situazione evolvesse com’era giusto che fosse. Zayn si mosse in avanti, incrociando le braccia al petto e lanciando uno sguardo preoccupato a Louis, ancora immobile e – cosa ancora più preoccupante – totalmente silenzioso.
“Io penso che…” si lasciò sfuggire Niall in un vago sussurro che si esaurì comunque nell’arco di qualche secondo, non appena lo scoppio di vetri infranti del bicchiere che Louis aveva appena sbattuto sul pavimento li fece sobbalzare tutti.
“Ma cosa…” tentò di articolare Harry, accigliato, prima di vederlo mollare oltretutto un calcio ad una sedia della cucina e farla sbattere violentemente contro il tavolo.
Zayn emise un sospiro secco, senza avere il coraggio comunque di aprire bocca; si portò solo vicino alla porta, per controllare che almeno Cathy non avesse recepito l’inferno che si stava per scatenare al di là di quel muro: quando la notò ancora immersa nella contemplazione di quel libro enorme, sospirò, volgendo gli occhi su un Liam dall’espressione dura come un marmo inciso.
“Tomlinson!” sbottò Niall in quello stesso istante, afferrando l’amico per le spalle e scuotendolo con forza: solo quando lo vide sbattere le palpebre con fare deciso e riacquistare almeno un po’ quell’aria di lucidità che pareva essergli venuta a mancare negli ultimi attimi di rabbia si concesse di mollarlo, non prima di avergli battuto una sonora pacca sulla spalla.
“Non mi importa se mi demolisci la cucina, sai?” scherzò Liam, per sciogliere un po’ la tensione; quando sentì la risata di Harry e Zayn risuonare leggermente meno ansiosa di quanto si sarebbe aspettato, si concesse un sorriso aperto, incrociando lo sguardo azzurro e limpido di Louis: questi rimase serio, inchiodato al pavimento come se una scossa elettrica l’avesse trapassato da parte a parte “L’importante è che rimaniamo lucidi abbastanza da non farci prendere dal panico e…”
Come pretendi che io non mi faccia prendere dal panico?!” ringhiò Louis, con gli occhi fuori dalle orbite e mentre il fiato gli si spezzava in lievi ansiti incolleriti “Mia figlia è in salotto con in mano quel… QuelQuel coso! E noi ce ne stiamo qui a discutere se sia meglio bruciarlo o farlo a pezzi?! Quindici anni sono passati e questa… Cosa” la voce gli si incrinò pericolosamente, tanto da deformargli la voce, solitamente squillante e schietta, in un masticare basso e confuso “ancora ci tormenta e… Ma come cazzo è potuto accadere che sia sbucato fuori così?! Era… Era sparito! Misericordia…” imprecò in modo spazientito, passandosi le mani tra i capelli con fare nevrotico e sollevando gli occhi al soffitto mentre ancora mormorava qualche colorita parolaccia.
“Non ne ho idea, Lou…” ammise Liam, scombussolato, passando in rassegna gli sguardi degli altri e trovandoci null’altro se non quel terrore congelante che rischiava di gettarli tutti e cinque nuovamente nel baratro.
Quando Cathy aveva fatto quell’ammissione in salotto la cosa li aveva quasi uccisi sul colpo, e questo lo sapeva ognuno di loro. Non c’era stato bisogno di parlare o altro, e nel momento che Niall si era scapicollato verso il bagno ed era ritornato con un libro enorme e vecchiotto tra le braccia a poco erano bastati gli sguardi atterriti e le occhiate basse, accompagnate da mute parole di sconcerto che ognuno di loro era riuscito a leggere nel viso dell’altro. Era servito solo darlo in mano a Cathy perché la bambina se ne appropriasse con fare possessivo e sentenziasse di volerci ‘giocarci per sempre’.
Ecco, questo non era del tutto positivo, indiscutibilmente.
Specie perché – e questo lo sapevano tutti – non era un qualcosa che potesse gestirsi tanto facilmente, ma che in particolare rischiava di risucchiarti senza più farti uscire.
“Come glielo dico a Cathy che deve mollare quel coso perché non è un giocattolo?” domandò Louis, di punto in bianco, interrompendo il filo del loro silenzio carico di interrogativi.
“Non puoi dirglielo.” ribatté Zayn con calma e la dovuta cautela che gli proveniva dal suo carattere attento e perspicace “Non puoi togliere alla bambina quell’oggetto senza che lui decida di tornare… E questo lo sai.” concluse, sapendo di aver detto una verità che suonava molto più come una condanna.
“Quindi ce lo teniamo come un souvenir aspettando che accada l’irreparabile?” Louis assottigliò lo sguardo, mordendosi un labbro fin quasi a sangue “Non intendo tollerare che mia figlia…”
“Niall, per essere chiari…” lo interruppe prontamente Harry, prevenendo l’irreparabile battibecco che sembrava pronto a scoppiare da un momento all’altro “ … Dove…?”
Il biondo sbuffò, poggiandosi al bancone della cucina e buttando giù l’ultimo goccio di sherry che era rimasto nel suo bicchiere; tossicchiò, poi, schiarendosi la voce: aveva raccontato quel particolare almeno quindici volte nell’arco dell’ultima ora e ripeterlo non avrebbe aiutato alcuno di loro ad uscire da quella situazione.
Insomma… Era scioccante.
Che dopo quindici anni il libro che ti ha risucchiato senza motivazione apparente quando eri adolescente si ripresenti a tormentarti in una piacevole rimpatriata tra amici… No?
Anche solo pensarlo gli suonava strano, figurarsi a pensare che davvero quel coso fosse nel salotto a pochi metri da loro.
“Era sul tappeto del bagno…” ripeté meccanicamente, senza una particolare inflessione di voce che tradisse il suo stato d’animo, in quel momento congelato come i fiumi racchiusi dal gelo dell’inverno “… L’ho trovato lì e…”
“Questa cosa non ha senso, capite?!” scattò ancora Louis come una vipera teca: pareva stesse per sputare veleno da un momento all’altro, e non era difficile crederlo a giudicare dal soffio adirato che trapelava dalla sua voce “Queste cose accadono… Nei libri! Nei film! Nei racconti! Alle persone malate di mente! Queste cose…”
“Ne abbiamo già parlato, Lou, e…” tentò di fermarlo Liam, pure se non con molto successo.
“E cosa, Payne?!” lo interruppe difatti l’altro a tono “Ti pare naturale mettersi a colloquiare con un libro?! Ancora… Per giunta? No, mi rifiuto.” trasse un profondo respiro, esponendo la sua espressione più seria e concentrata “Porto via Cathy, fate quel che vi pare con quel coso, io…” e mosse un passo verso la porta, deciso ad oltrepassarla per compiere chissà che azione avventata.
Zayn scambiò un rapido sguardo con gli altri, prima di pararsi davanti ad essa e bloccargli il passaggio.
“Tomlinson, non mi pare il caso.”
Louis inarcò un sopracciglio, sconcertato. “Prego?!”, domandò poi, in vago tono isterico.
Zayn scosse il capo, risoluto, sentendo nello stomaco un masso del peso del cemento armato crollare e sfracellarsi con danni irreparabili: poteva leggere l’ansia e la paura negli occhi azzurri del suo amico – e poteva provare a comprenderla, pure se gli era difficile riuscire ad immaginare cosa significasse avere una figlia e saperla in pericolo senza poter fare nulla, visto che Cathy lo era e questo lo sapevano tutti loro – ma allo stesso tempo era perfettamente consapevole che quella cosa andava affrontata insieme.
Com’era cominciata, così doveva andare a finire.
“Sai che me ne frega di quel può capitarmi, Malik?” sibilò Louis a quel punto, con gli occhi rossi dall’irritazione e la paura “Io sto pensando a mia figlia, sto tentando di ragionare perché anche lei non…”
Appunto.
“Lo so!” Zayn lo agguantò per le spalle, inchiodando il proprio sguardo a quello azzurro e vitreo dell’altro e sorridendogli debolmente, sperando intensamente che il suo messaggio – non solo quello a parole – arrivasse forte e chiaro dov’era conveniente che giungesse “Lo so, Louis! Lo sappiamo tutti! Ma… Questa cosa… “
“Non puoi farlo da solo, Tomlinson. Nessuno di noi può senza te. Sono le regole del gioco!” intervenne a quel punto Harry, con un’alzata rassegnata di spalle.
“Non siamo più adolescenti.” controbatté Louis, risoluto, scuotendo il capo con fare ovvio.
“E quindi non siamo nemmeno più inesperti e ignoranti di quel che potrebbe succedere!” Liam si fece avanti, indagando gli occhi di ognuno con lo sguardo e valutando attentamente quel che sarebbe stato più intelligente dire per dare a quella situazione almeno una parvenza minima di normalità – cosa alquanto difficoltosa, a dire il vero “So che sei preoccupato per Cathy e posso capirlo, ma… Non puoi farlo, Louis. Sai meglio di me che non ne usciremmo mai e che… Pensi che servirebbe? Se vuole ti trova… “ terminò, lasciando che la voce si affievolisse tristemente, con cupa rassegnazione.
“Per quanto mi pesi ammetterlo, Liam ha ragione.” Niall gli si avvicinò con l’ombra di quel suo solito sorriso rassicurante a incurvargli le labbra carnose, a dare di nuovo forma alle sue guance quasi sempre arrossate “E poi ci sei anche tu in questa cosa, dove pensi di scappare? Il Louis Tomlinson che conoscevo io non avrebbe abbandonato i suoi amici in una situazione tale!”
“Come sei romantico, Horan…” Harry gli batté una gomitata nelle costole, ridacchiando, dopodiché annuì con solennità, sollevando le spalle con naturalezza.
Louis passò lo sguardo dall’uno all’altro, poi scosse il capo, grattandosi i capelli sulla nuca e mormorando qualche parola ciancicata che somigliava più a un misto di imprecazioni che non a delle scuse vere e proprie.
Dite che ci risiamo dentro?” domandò poi, mordendosi l’interno di una guancia.
Zayn accennò ad un sorriso, accennando col capo al salotto.
Il riverbero del fuoco brillava vermiglio lungo il muro, mandando riflessi cupi, insoliti.
Louis si perse a studiarli, mentre il cuore nel suo petto diventava un ammasso informe di sentimenti ingarbugliati e tacite parole sussurrate che nemmeno ricordava di poter più udire: sospirò, prima di poggiare una mano sulla porta e avanzare definitivamente verso ciò che gli premeva più della sua stessa vita – sua figlia, l’unica plausibile ragione per non farsi prendere dal panico – e che allo stesso tempo lo atterriva.
Fosse stata la volta buona, ci sperò intensamente.
 
 
 
 
Era successo quasi per caso, questo era il punto su cui ognuno di loro era sempre stato concorde.
Quando quindici anni prima si erano ritrovati magicamente risucchiati da quell’oggetto in un giorno che stentavano a ricordare con esattezza – o erano scappati alla bidella della scuola che li stava rincorrendo con lo spazzolone bagnato per la milionesima marachella combinata?! -  mai avrebbero pensato che sarebbe finita esattamente come stava andando in quel momento: ritrovarsi quella cosa tra i piedi non era il massimo, specie se tutti erano stati sicuri di non doverla mai più rincontrare.
Non che nessuno di loro ne avesse mai fatto parola con alcuno – nemmeno Louis lo aveva mai rivelato a Ruth, e di certo non intendeva dirglielo, specie il modo in cui stava precipitando tutto, chi gliel’assicurava che sarebbe tornato a casa vivo e vegeto? E se anche ci fosse riuscito chi gli dava la certezza che lei non avrebbe squartato in ogni caso dopo che le avesse rivelato ogni cosa? O che anche non lo avrebbe fatto rinchiudere in qualche clinica psichiatrica, come biasimarla?
E forse anche per quello nessuno di loro aveva mai avuto il coraggio di raccontarlo ad altri. Insomma, chi avrebbe mai creduto a dei ragazzini ed alla loro storia sul ‘libro che ti porta nelle favole’?
Assurdo, a dir poco.
Non era qualcosa che si ascoltava alla televisione, e non era nemmeno un’esperienza che ci si aspettava di fare una volta usciti di casa alla mattina, eppure tutti e cinque erano stati consapevoli di una cosa, una volta che si erano ritrovati di nuovo insieme, a guardarsi negli con quel perché ‘È successo davvero?’ pronto a traboccare dalle loro bocche da un momento all’altro.
Ma a poco era servito anche quel ‘Ma l’ho visto anche io!’ sussurrato con orrore perché la realtà si era rivelata più acuta di qualsiasi altra cosa, perfino della consapevolezza che quello che avevano vissuto non era potuto essere reale.
Eppure lo era stato eccome, era stato tangibile e così intenso che tutti loro avevano perfino dubitato di essere del tutto sani di mente, per un certo periodo. Ne avevano parlato solo dopo, quando ormai la consapevolezza di quella cosa sembrava averli talmente sopraffatti da renderli incapaci a tenere certe questioni per sé… E con chi condividerle se non con coloro che avevano gestito la stessa sorte?
Era stato strano parlare dell’essere risucchiati da un libro, eppure… Alla fine era stato anche naturale, almeno tra loro lo era sembrato. Avevano vissuto quell’esperienza insieme, eppure separatamente, e ognuno ne teneva un segno ben preciso con sé… Qualcosa che gli avrebbe sempre ricordato quel che aveva passato.
Ed erano passati esattamente quindici anni da quell’esperienza – che poi a chiamarla esperienza pareva così strano… Come si poteva? Si sarebbe dovuta definire tale un qualcosa di vagamente riconducibile al mondo fisico, qualcosa di intellegibile e integro, non qualcosa che pareva più da sceneggiatura di un film di fantascienza o chissà che altra diavoleria da botteghino da quattro soldi.
Eppure anche in quel momento, i ricordi di quella cosa stavano tornando nitidi nella mente di tutti e cinque, investendoli in un modo del tutto inaspettato e totalmente privo di logica.
Non può essere la realtà, pensava Liam mentre entrava in salotto seguito a ruota dagli altri quattro. Cathy se ne stava ancora seduta a terra, il grande libro sulle gambe e le piccole mani intente a sfogliarlo e carezzarlo, nei suoi occhi azzurri c’era una luce appassionata e morbosa.
Louis le passò accanto, inginocchiandosi accanto a lei e prendendo a carezzarle i lunghi capelli castani.
“Tesoro?” chiamò solo, lanciando uno sguardo d’ammonimento agli altri; sospirò, avvicinandosi al viso della bambina e lasciandole un bacio su una guancia liscia “Che stai combinando? Non hai sonno?” le domandò a tradimento, calcolando mentalmente che quello era su per giù l’orario in cui la sua piccola andava sempre a dormire.
Per tutta risposta, lei scrollò le spalle, continuando a sfogliare le pagine spesse ed ingiallite – il fuoco gettava su di loro un riverbero dorato davvero poco rassicurante.
“Papà?”
A quella domanda Louis strinse le labbra, tentando di mantenersi serio e di resistere all’istinto che gli suggeriva di afferrare quel coso e gettarlo tra le fiamme. Con la coda dell’occhio vide Zayn annuire mestamente, quasi a dargli coraggio ed incitarlo a proseguire quella conversazione stramba e che non avrebbe portato a nulla di buono.
“Tomlinson, rispondi alla creatura, dai!” lo esortò a quel punto Niall, chissà se tutti avevano notato quel tono isterico che a stento l’irlandese era riuscito a trattenere.
Louis annuì, sospirando. “Dimmi, amore, cosa c’è?”
Cathy si bloccò improvvisamente, la mano che teneva ferma sulla pagina aperta si contrasse impercettibilmente, i suoi occhi azzurri brillarono di una luce particolare, parevano più limpidi e luminosi del solito alla luce del fuoco, le sue guance rosse erano incandescenti – lui se ne rese conto quando le si avvicinò d’istinto, per poggiarle la bocca sulla pelle. Chiuse gli occhi, a quel contatto, col profumo familiare di lei che gli correva fin nel cervello, azzerandoglielo, e con la paura che rischiava di fargli commettere qualcosa di avventato.
“Cosa c’è Cathy?” ripeté poi, dopo qualche istante.
Sentiva gli occhi di tutti addosso, avvertiva il tempo contrarsi ed imbottigliarlo senza lasciarlo respirare.
La piccola si volse, sorridendogli e scoccandogli un bacio sulla punta del naso – cosa che faceva sempre, quella, quando stava per porgergli qualche richiesta stramba.
E non era cosa da niente, vista la situazione in cui erano.
La vide prendere un bel respiro, e gonfiare le guance, divertita.
“Sì, Cathy?”
Pazienza, ci voleva solo che pazienza con i figli, e questo Louis lo aveva capito da un po’.
In quel momento, poi, con tutta l’attenzione su di sé in quel modo il suo carattere impulsivo e focoso era messo proprio a dura prova. Sospirò ancora, prendendo un respiro profondo.
“Papà…” e assottigliò gli occhi, mettendosi una manina davanti alla bocca come per non farsi udire da chissà chi “… Il libro mi parla, lo sai?”
Udì un tonfo, senza riuscire a decifrarlo.
Forse era il suo cuore esploso, forse qualcuno era svenuto per lo shock – come biasimarlo – ma probabilmente poteva essere subordinato a quella semplice domanda che lo stava sgretolando.
Letteralmente.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTE D’AUTRICE.
Buona sera mie care lettrici, come state?
Spero bene, anche perché io ci tengo voi siate intere e pimpanti per sopportarmi ogni qual volta io mi presenti a rompere l’anima su questo sito, BENE lol
Anche perché SCUSATE LA MIA ASSENZA, SCUSATE IL MIO PUBBLICARE A RANDOM COSE CHE NON HANNO SENSO, SCUSATE SE AGGIORNO OGNI MORTE DI PAPA(?), SCUSATEMI E BASTA ma io ci penso sempre a voi e quiiiiiindi… Niente, vi amo <3
 
Dunque, spieghiamo questa cosa qua, DUNQUE.
 
INNANZITUTTO, SI TRATTA DI UNA RACCOLTA.
Che ha come tema LE FAVOLE. L E  F A V O L E.
Bene, ottimo.
Io ne ho in mente un casino di raccolte del genere, ma beh… Qualche tempo fa tra una cosa e l’altra mi son detta che mi andava di iniziare questa LOL soooo, here it is!
POI, ALTRO PUNTO, IL LIBRO CHE RISUCCHIA LA GENTE(?).
Dunque, per farla breve – spero si sia capito dalla lettura, semmai non si fosse capito lo rispiego:
1)i nostri cinque eroi(?) erano stati inghiottiti da questo libro quindici anni prima rispetto al tempo del prologo (quello  che avete letto) ma NON abbiamo altre notizie al riguardo perché a quelle ci penserà la sottoscritta coi prossimi capitoli (tempo permettendo);
2)Cathy, la figlioletta di Louis TOMLINSONPADREIOCREPOMALEDUNQUE trova ‘magicamente’ questo libro e… Boh. Chissà lol;
3)spero che l’idea vi piaccia, penso sia una cosa abbastanza originale e soprattutto non mi è mai capitato di leggerla qua su Efp quindi… Conto che vi piaccia!
AVETE NOTATO I MIEI CAPITOLI LUNGHISSIMI/INFINITI?! STANNO TORNANDOOOOO MUOIO.
 
ED ANCHE LE MIE NOTE DELIRANTI STANNO TORNANDO. STO MALE.
 
Per il resto…. Mh. Nulla, solo che vi amo <3
E siccome domani ho la sveglia alle 6 tipo, magari è il caso che mi esclisso.
Buonanotte <3 <3 <3
  
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