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Autore: Elyserei    01/12/2014    1 recensioni
Sogno o realtà?
In cosa mai poteva più credere?
Ciò che vedeva con i suoi occhi e toccava con le sue mani era reale o frutto della sua immaginazione?
Alhena non lo sapeva più ormai, riuscire a distinguere l’illusione dalla concretezza era diventato impossibile, o forse era lei che, semplicemente, non voleva più provarci.
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sogno o realtà?
In cosa mai poteva più credere?
Ciò che vedeva con i suoi occhi e toccava con le sue mani era reale o frutto della sua immaginazione?
Alhena non lo sapeva più ormai, riuscire a distinguere l’illusione dalla concretezza era diventato impossibile, o forse era lei che, semplicemente, non voleva più provarci.

 



«Apri gli occhi Alhena non aver paura.».
La ragazza si tirò su di scatto dal letto, era notte fonda, accese la piccola e tonda lampada che teneva sul comodino, la luce debole illuminò la stanza, si guardò attorno impaurita, sudava freddo ed aveva il batticuore.
Era già la quinta volta che le succedeva, da giorni nel cuore della notte si svegliava d’improvviso perché udiva una voce, maschile e soave, nulla di così spaventoso, ma la cosa che la terrorizzava era la nitidezza con cui, negli ultimi giorni, riusciva ad udirla, sembrava come se qualcuno le sussurrasse direttamente nell’orecchio.
Era normale sognare o avere incubi, tutti lo fanno, l’aveva sempre fatto anche lei, ma di solito quando accadeva non udiva le voci, capiva ciò che le persone le dicevano o quello che lei cercava di dire ma mai aveva sentito un vero e proprio suono, quella voce sembrava arrivare da altrove.
La ragazza sì alzò e andò al bagno a sciacquarsi il volto, si guardò allo specchio, gli occhi ambrati erano contornati dalle scure occhiaie che le si erano formate da qui ad una settimana, assonnata fece ritorno in camera per poi rimettersi a dormire.

Il risveglio fu brusco, la sveglia sembrava un trapano nelle orecchie della ragazza che, a fatica, riuscì a spegnere dopo aver allungato il braccio verso il comodino.
Sentiva il corpo pensate come un sasso e gli occhi aprirsi a fatica, li avrebbe richiusi volentieri per continuare a dormire, ma la porta della sua camera si aprì con violenza, sbattendo contro il muro, da essa entrò Taylor, la matrigna, che con passo veloce si diresse verso la finestra, tirò su le tapparelle e spostò le tende, per poi aprirla facendo entrare il freddo gelido di gennaio.
«Vuoi per caso farmi venire un infarto o un malanno?!» ringhiò Alhena portandosi le coperte al naso «Ah, magari tesoro, mi faresti un grandissimo favore se tirassi le cuoia proprio ora.» rispose maligna la donna dai ricci rosso fuoco e gli occhi verdi, facendo una smorfia di insoddisfazione mentre si girò per poi dirigersi verso la porta «Sì ti piacerebbe.» disse la ragazza guardandola storta mentre usciva «Esatto tesoro, mi piacerebbe!» urlò Taylor ormai dal corridoio, la ragazza sbuffo, ogni santa mattina era la solita storia, quella strega entrava come un carro armato in camera sua senza darle neanche due minuti di tregua dopo che la sveglia suonava.
Alhena rassegnata si alzò diretta in bagno, dove si lavo faccia e denti, per poi tornare in stanza chiudere la finestra e vestirsi, prima di uscire si guardò allo specchio aveva i dritti capelli biondo miele, che le arrivavano appena sopra le spalle, tutti spettinati, per non parlare della frangia era un vero disastro ogni mattina, storse il naso contornato dalle lentiggini in una smorfia per poi cercare di sistemare i capelli in qualche modo, ma la voce della vipera rimbombò per tutta la casa «TI VUOI MUOVERE?!» urlò dal piano di sotto.
Dopo essersi messa il basco in maglia color panna ed aver preso la tracolla scese velocemente le scale dove ad attenderla spazientita c’era Taylor «Finalmente, sei più lenta di una lumaca a prepararti! Non che facendolo riesci a risolvere la situazione.» squadrò la ragazza dalla testa ai piedi facendo una smorfia di disgusto, Alhena abbassò la testa mentre le passò davanti in silenzio aprendo la porta di casa, la donna la seguì fino alla jeep nera nel vialetto.

Una volta nell’auto cadde un silenzio tombale, nessuna delle due sembrava volersi rivolgere parola, la ragazza passò tutto il tragitto, da casa a scuola, guardando fuori dal finestrino, gli alberi e le case scorrere veloci davanti ai suoi occhi, era una giornata grigia ed uggiosa, molto probabilmente si sarebbe messo a piovere da un momento all’altro, una volta raggiunto il parcheggio della scuola la donna fece fermare l’auto e prima che Alhena scendesse cominciò a parlare «Il tuo caro paparino vuole vederti.» disse beffandosi della ragazza che non la guardò neanche mentre richiuse la portiera «Quindi vedi di farti trovare qui alle quattro in punto o me ne vado senza di te.» continuò Taylor, abbassando il finestrino e urlandole dall’auto mentre la guardava allontanarsi.
«Strega.» sussurrò la ragazza mentre percorreva il corridoio dell’edificio, nella mente le frullarono mille altri insulti che evitò di bisbigliare, e dopo aver salito due rampe di scale facendosi largo tra gli altri studenti raggiunse l’aula, andò a sedersi al suo posto, ovviamente nessuno la notò o provò ad approcciarsi a lei, erano ormai passati tre mesi da quando si era trasferita nella nuova scuola, ma nessuno sembrava volersi avvicinare a lei, Alhena ci aveva provato durante qualche pausa a parlare con qualche compagna di classe ma era sempre finito con qualche sguardo strano e loro che si allontanavano o con loro che continuavano a parlare senza neanche calcolarla.
Forse era per i diversi interessi che la ragazza aveva, riscontranti con quelli moderni delle compagne di classe che non facevano altro che parlare di ragazzi, feste, sbronze e sesso.
Già, per Alhena quelle cose erano sconosciute e forse era meglio per lei che fosse così.
Le prime ore furono dure per la ragazza, gli occhi le si chiudevano da soli e a fatica riusciva a tenerli aperti, durante la quarta ora però, la mancanza di un professore le diede l’occasione per poter riposare un po’, così usando un libro per coprirsi provò ad appisolarsi per qualche istante.
Con il sonno che aveva non le fu per nulla difficile, infatti dopo pochi minuti, nonostante il caos provocato dai compagni di classe, cadde in un sonno profondo.
«Apri gli occhi. Avanti non è difficile.».
La campanella della fine dell’ora fece sobbalzare Alhena che a sua volta fece cadere il libro, fortunatamente nessuno se n’era accorto perché troppo presi a guardare l’idiota di turno che disegnava assurdità e genitali alla lavagna.
Quella voce si era ripresentata alla ragazza, lasciandola ancora più perplessa “sto diventando pazza” pensò massaggiandosi le tempie, era così nitida e viva nelle sue orecchie che le pareva impossibile fosse un sogno.

Fortunatamente le ore mattutine finirono abbastanza rapidamente e nel pomeriggio avrebbe dovuto solamente starsene in biblioteca per qualche ora.
Alhena passava da uno scaffale all’altro alla ricerca di un nuovo libro da leggere, cercò qualcosa sulla botanica, vedere le immagini di fiori e piante le dava uno strano senso di pace, tutti quei colori così vivaci e armoniosi tra loro, alle volte provava ad immaginare il profumo di essi, o di essere in un campo circondata da margherite.
Finalmente, dopo una lunga ricerca, trovò un libro che attirò la sua attenzione, lo prese e fece per tornare al posto dove si era seduta precedente ma lo ritrovò occupato, così si mise alla ricerca di un altro tavolo libero, la ragazza non era solita a sedersi nello stesso tavolo dove c’era già seduto qualcuno, ne cercava sempre uno completamente libero, ma questa volta sembrava non essercene rimasto neanche uno.
Si guardò attorno, scrutò ogni persona, c’era un tavolo da cinque con un solo posto libero ma occupato da ragazze con i capelli biondo platinati che si mettevano lo smalto ridacchiando sotto voce, passò oltre, non si sarebbe mai seduta in un tavolo del genere, non se voleva ricevere battutine acide o occhiatacce.
Da lontano notò un tavolo appena dietro ad un alto scaffale, sembrava libero, così aumentando il passo cercò di raggiungerlo il più velocemente possibile, quando superò lo scaffale, ormai con una mano sulla sedia notò che nel posto di fronte c’era un ragazzo, dai capelli neri tutti scompigliati, li portava lunghi, alcune ciocche li finivano davanti al pallido volto, aveva gli auricolari ed era preso a guardare il cellulare quando Alhena fece per poggiare il libro sul tavolo egli alzò lo sguardo, gli occhi neri di una tale profondità si scontrarono con quelli della ragazza, erano contornati da due occhiaie violacee ben marcate che le fecero pensare alle sue e automaticamente divennero non più così vistose, il ragazzo fece tornare lo sguardo sul cellulare e Alhena si sedette timidamente.

Aprì il libro e cominciò a leggere, ma dopo la prima riga si distrasse e buttò l’occhio sul ragazzo, indossava una larga maglia nera a girocollo, le dita affusolate reggevano il cellulare e sul medio indossava un anello in argento semplice, senza alcun decoro, continuò ad osservarlo da dietro il libro, sembrava diverso dagli altri ragazzi della scuola ma era anche la prima volta che lo vedeva, aveva il naso all’insù leggermente a patata, Alhena era stranamente incuriosita, avrebbe voluto parlargli ma non poteva far altro che tornare sul suo libro.
Dieci minuti prima delle quattro la ragazza si alzò per mettere via il libro, prese la tracolla e si diresse allo scaffale dove l’aveva preso qualche ora prima, lo ripose dando un’ultima occhiata ai libri intorno quando una voce tranquilla e ferma la fece voltare velocemente «Hey, ti è caduto questo.» era il ragazzo di prima che le stava porgendo il cappello «Grazie..» rispose Alhena abbassando lo sguardo timidamente e recuperandolo «Beh… Allora, ci si vede.» dette quelle parole il corvino stava per fare dietro front ed andarsene ma dalla bocca di Alhena fuoriuscirono delle parole «Posso! E-Ehm…» si schiarì la voce per l’imbarazzo mentre il ragazzo si girò a guardarla con aria confusa, lei si guardò attorno, non c’era nessuno, se mai avesse fatto una figuraccia non l’avrebbe vista anima viva, così si buttò «Posso sapere il t-tuo nome?» scostò lo sguardo altrove strizzando gli occhi per la vergogna, era pronta al peggio, il corvino sgranò gli occhi sorpreso «Puoi chiamarmi
Szno*.» rispose con mezzo sorriso, Alhena alzò gli occhi stranita «Szno?» lui fece spallucce «Sì, è il mio soprannome, tu sei?» continuò guardandola «Alhena, nessun soprannome.» rise nervosa, pensò alla cavolata appena detta, non essendo un asso nelle conversazioni era l’unica cosa che le potesse uscire in quel momento «Ci si vede Alhena.»  Il ragazzo alzò la mano all’altezza del petto e fece un gesto di saluto per poi girarsi ed andarsene, lei tirò un sospiro di sollievo, non era stato così difficile alla fine.

Raggiunse il parcheggio, mancavano due minuti alle quattro, di Taylor neanche l’ombra, ormai tutti gli studenti stavano uscendo dall’edificio scolastico, mentre aspettava, la ragazza poté intravedere Szno che si allontanava a piedi verso la strada principale, rimase in attesa della matrigna che fece il suo arrivo ben venti minuti dopo.


 

*Szno si legge come Snow in inglese.

Salve a tutte, è la mia primissa storia pubblicata qui su efp, è una delle poche mie scritte che mi convince veramente e spero piaccia anche a voi!
Non aggiungo altro anche perchè non so cosa dire, spero vi sia piaciuto questo primo capitolo~
Cercherò di postarne uno alla settimana, bye ♥
  
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